CACCIA AGLI EVASORI, QUASI UN FLOP LA LISTA FALCIANI (MilanoFinanza)
Mf di martedì 6 luglio 2010, pagina 3
CACCIA AGLI EVASORI, QUASI UN FLOP LA LISTA FALCIANI
La banca inglese avrebbe consigliato ai correntisti di ricorrere alla protezione offerta dallo scudo fiscale.
di Massaro Fabrizio
I finanzieri che stanno lavorando alla Lista Falciani scoprono una brutta sorpresa alla fine dell'inchiesta sulle quasi 6 mila persone che hanno avuto conti all'estero presso la Hsbc fra il 2005 e il 2006: la protezione dello scudo fiscale.
Sebbene non ci siano finora dati ufficiali, visto che il monitoraggio sulle cento posizioni più delicate terminerà a fine mese, si respira un certo scetticismo tra gli investigatori. Da un lato gioca a favore della scelta dello scudo fiscale la tempistica: della lista Falciani si parla apertamente dall'inizio di aprile e dunque chi temeva di essere finito nell'elenco degli oltre 127 mila nomi sottratti dall'ex informatico della banca inglese Hervé Falciani non dovrebbe aver perso tempo a ricorrere alla protezione dello scudo-ter (che scadeva a fine aprile).
Inoltre c'è un secondo aspetto, più finanziario, da non sottovalutare: secondo quanto raccolto da MFMilano-Finanza in ambienti finanziari, sarebbe stata la stessa Hsbc, a conoscenza della sottrazione degli elenchi, a suggerire ai clienti italiani di aderire allo scudo. Una scelta logicamente corretta, una volta che la banca non era riuscita a tutelare la riservatezza bancaria dei correntisti, oltre che una ulteriore opportunità di business per l'istituto.
Già qualcuno della lista Falciani ha ammesso di avere fatto ricorso allo scudo: è l'ambasciatore in pensione Giuseppe Maria Borga, 75 anni, che ha giustificato il suo conto in Svizzera da 1 milione di euro con la facilità nei movimenti di denaro che la finanza elvetica gli consentiva nei suoi spostamenti di lavoro in giro per il mondo.
Quello di Borga potrebbe non essere l'unico caso. Per saperlo con certezza bisognerà attendere una decina di giorni: il campione di cento soggetti della lista considerati più interessanti dal Comando generale della Guardia di finanza, che ha ottenuto la lista dai colleghi francesi e sta spulciando le 6.936 posizioni finanziarie (corrispondenti a 5.595 persone fisiche e a 133 persone giuridiche) per complessivi 6,9 miliardi di dollari, è stato inviato ai nuclei di polizia tributaria dei comandi provinciali di competenza (Lombardia e Lazio, con 24 soggetti a testa, sono le regioni pi coinvolte) per avviare le verifiche.
Gli ispettori hanno notificato nei giorni scorsi a questi 100 italiani l'apertura di una verifica fiscale chiedendo la documentazione che attesti lai regolarità del possesso delle somme all'estero, dando 15 giorni di tempo per a presentazione delle carte. Per chi non opporrà lo scudo fiscale scatterà la presunzione di esportazione illecita, con la relativa inversione dell'onere della prova, e l'accertamento fiscale.
Insomma, per gli inquirenti l'indagine appare facile, almeno dal punto di vista amministrativo. Ma anche il rischi di contestazioni penali potrebbe essere ridotto. La procura di Torino guidata da Giancarlo Caselli ha acquisito la lista per verificare se sussistano ipotesi di riciclaggio. Ma questa fattispecie penale, come spiegava ieri un investigatore, non è facilmente contestabile. Intanto c'è la protezione dello scudo (sebbene non sia assoluta dal punto di vista penale). Poi c'è da considerare che non possono essere imputati di riciclaggio (tantomeno di auto-riciclaggio, che non esiste come reato) gli stessi soggetti che hanno evaso, ma solo coloro che li hanno agevolati, come professionisti, mediatori o prestanome: tale potrebbe essere qualcuno fra il 15% di casalinghe e il 2% di studenti compresi nella lista. Poi bisogna vedere se gli importi accertati (e non scudati) sono superiori alle soglie che fanno scattare l'ipotesi di reato di infedele o omessa dichiarazione infedele. E sono soglie parecchio alte e complesse.