GRAVE IMBARAZZO TRA I PARLAMENTARI DELLA MAGGIORANZA: FAVOREVOLI ALLA LIBERTA' DI ASSOCIAZIONE PER I MILITARI IN EUROPA (OSCE), FERMAMENTE CONTRARI A RICONOSCERLA IN CASA NOSTRA � di Giuseppe Fortuna e Simone Sansoni

lunedì 19 luglio 2010

GRAVE IMBARAZZO TRA I PARLAMENTARI DELLA MAGGIORANZA: FAVOREVOLI ALLA LIBERTà€ DI ASSOCIAZIONE PER I MILITARI IN EUROPA (OSCE), FERMAMENTE CONTRARI A RICONOSCERLA IN CASA NOSTRA – di Giuseppe Fortuna e Simone Sansoni

 

Dal 6 al 10 luglio 2010, si è svolta ad Oslo (Norvegia) la 19ma Sessione annuale dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE(Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), il cui tema è stato "Lo stato di diritto: lotta alla criminalità  organizzata transnazionale e alla corruzione".

Ai lavori hanno partecipato il Presidente della Delegazione italiana, on. Riccardo MIGLIORI (PdL), gli onorevoli Claudio D'AMICO (LNP), Pierluigi MANTINI (UDC), Matteo MECACCI (Radicali), Guglielmo PICCHI (PdL) e i senatori Laura ALLEGRINI (PdL), Luigi COMPAGNA (PdL), Mauro DEL VECCHIO (PD), Andrea MARCUCCI (PD) e Nino RANDAZZO (PD).

Il Presidente Migliori è stato eletto a larghissima maggioranza Vice Presidente dell'Assemblea per un mandato triennale, che scadrà  nel 2013. Le tre Commissioni generali hanno provveduto al rinnovo dei propri Uffici di Presidenza: si segnala la rielezione per acclamazione dell'on. Matteo Mecacci alla carica di Relatore per la III Commissione generale Democrazia, Diritti umani e Questioni umanitarie; Mecacci e' stato quindi eletto Presidente del Gruppo Liberale all'interno dell'Assemblea Parlamentare dell'OSCE.

I lavori si sono conclusi con l'approvazione della Dichiarazione finale di Oslo, che, come di consueto, riunisce le Risoluzioni delle tre Commissioni Generali e quelle scaturite dagli argomenti supplementari presentati e approvati dalle Commissioni competenti.

Tra le risoluzioni supplementari approvate dall'Assemblea, si segnalano le quattro presentate da parlamentari italiani: "Contrasto al terrorismo, alla produzione e al traffico di stupefacenti e all'emigrazione illegale in Afghanistan", e "Compartecipazione all'assistenza ai rifugiati" presentate dall'on. D'Amico; "Pena di morte" e "Diritti umani e libertà  fondamentali del personale delle forze armate", presentate dall'on. Mecacci del Partito Radicale.

Tale Risoluzione sui diritti dei Militari, della quale pubblichiamo la traduzione, impegna i Paesi Membri a garantire il rispetto di alcuni diritti fondamentali delle persone che prestano il loro servizio nelle forze armate. In particolare, la risoluzione chiede a tutti i paesi dell’OSCE di promuovere in modo effettivo l'esercizio della liberta’ di associazione e di espressione rimuovendo gli ostacoli posti ai componenti delle forze armate.

Nel documento dell’OSCE approvato all’unanimità  vengono però mosse severe critiche a quei Paesi membri dell’UE, come l’Italia, che sull’argomento non collaborano con l’organismo internazionale e non tutelano i diritti e le libertà  dei militari, in particolare quello d’associazione e di riunione.

Si noti come, ancora una volta, mentre nei contesti internazionali (come accaduto recentemente al Consiglio d’Europa) i politici italiani, sia di maggioranza che di opposizione, aderiscono senza remore agli ormai numerosi documenti che invocano il riconoscimento dei diritti civili per i militari, quando invece si trovano in Patria non esitano a mettere una pietra tombale sulle giuste rivendicazioni dei militari italiani in materia di libertà .

Ricordiamo infatti che proprio mentre i suddetti parlamentari italiani ad Oslo votavano a favore della libertà  d’associazione professionale, il 7 luglio i loro rispettivi Gruppi parlamentari alla Camera dei Deputati bocciavano praticamente all’unanimità  la proposta dell’On. Maurizio Turco (PR) in materia di libertà  sindacale, con l’unica solita ed encomiabile eccezione del Partito Radicale

GIUSEPPE FORTUNA
Direttore del sito www.ficiesse.it
Vicepresidente del Direttivo nazionale Ficiesse
g.fortuna@ficiesse.it

SIMONE SANSONI
Segretario nazionale FICIESSE
s.sansoni@ficiesse.it

 

RISOLUZIONE SULLA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI E DELLE LIBERTA’ FONDAMENTALI DEL PERSONALE DELLE FORZE ARMATE

1. Considerando che nel 1994 i paesi aderenti all’OSCE hanno adottato il Codice di condotta sugli aspetti della sicurezza politica, dal quale hanno tratto spunto l’Ufficio OSCE per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) e il Centro per il controllo democratico delle forze armate di Ginevra (DCAF) per la realizzazione del Questionario per i diritti umani del personale delle forze armate negli Stati aderenti all'OSCE;

2. Ricordando che lo scopo che perseguiva l’ODIHR – DCAF era di raccogliere informazioni sulle politiche dei paesi membri dell’OSCE in tema di diritti umani e libertà  fondamentali del personale delle forze armate;

3. Constatando che in esito a tale iniziativa risposte esaurienti sono state ricevute da 35 paesi membri dell’Osce, mentre altri paesi membri dell’Osce, tra i quali Liechtenstein (senza forze armate regolari), Tagikistan, e la Santa Sede (senza forze armate regolari) hanno inviato una nota verbale;

4. Constatando che i seguenti paesi membri dell’Osce non hanno risposto al questionario: Albania, Andorra (senza forze armate regolari), Armenia, Cipro, Grecia, Ungheria, Islanda (senza regolare forze armate), Italia, Kazakistan, Kirghizistan, l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Moldavia, Monaco (guardia di palazzo con funzione cerimoniale), Romania, San Marino (senza forze armate regolari), Turkmenistan e Uzbekistan;

5. Ricordando la collaborazione degli stati membri dell’Osce che hanno risposto e acconsentito alla redazione del Manuale per i diritti umani e delle libertà  fondamentali del personale delle forze armate, il cui scopo non è finalizzato a stabilire nuove norme, ma a contribuire all'effettiva attuazione delle norme esistenti, presentando una serie di modelli e metodologie adottati in ambito OSCE, a dimostrazione di come strutture militari possano rispettare con successo i diritti umani e le libertà  fondamentali;

6. Considerando che tale manuale è alla base della recente Raccomandazione CM / Rec (2010) 4 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa in materia di diritti umani dei membri delle forze armate e che la raccomandazione è stata adottata dal Comitato dei Ministri il 24 febbraio 2010 in occasione della Riunione 1077 dei Ministri sul tema del godimento dei diritti umani e delle libertà  fondamentali da parte dei membri delle forze armate nel contesto del loro lavoro e servizio;

7. Ricordando che tra questi diritti ci sono, quelli elencati: il diritto alla vita, a non essere sottoposti a tortura o trattamenti inumani o degradanti, a non essere utilizzati per il lavoro forzato o obbligatorio, il diritto a un processo equo, alla privacy, alla libertà  di pensiero, di coscienza e di religione, alla libertà  di espressione, alla libertà  di riunione pacifica e alla libertà  di associazione, al diritto di voto e di eleggibilità  alle elezioni, alla tutela della salute e alla sicurezza sul luogo di lavoro, alla tutela dei minori di 18 anni arruolati e ad avere un organismo indipendente presso il quale possano presentare una denuncia per il rispetto dei loro diritti umani;

8. Ritenendo che gli stati membri dell’Osce che non solo non hanno considerato utile fornire il proprio contributo rispondendo al questionario, abbiano deciso di non dare ampia divulgazione al manuale traducendolo e rendendolo facilmente fruibile dal proprio personale militare, dimostrino in tal modo, quantomeno, una scarsa sensibilità  verso queste problematiche;

9. Considerando che tra questi paesi suddetti ci sono, anche paesi membri dell’UE e che ciò sia un segnale particolarmente grave, poichà© si tratta di paesi impegnati in vari scenari internazionali di peacekeeping, al cui personale militare ivi impiegato si chiede di svolgere un ruolo attivo nell’indurre nelle popolazioni locali il rispetto di principi fondanti quali i diritti umani e le libertà  fondamentali, oltre che della democrazia;

10. Considerando che in alcuni paesi membri dell’Osce, non è rispettato il diritto alla libertà  di riunione pacifica e alla libertà  di associazione con dei militari, argomentando tale diniego col fatto che l'azione di tutela collettiva esercitata da una o più associazioni pregiudicherebbe la disciplina militare e, di conseguenza, l'efficacia operativa della sicurezza nazionale;

11. Considerando che le uniche accortezze necessarie a evitare quanto temuto da questi paesi, è che l’adesione agli organismi di rappresentanza sia limitata ai membri delle forze armate e non sia legata alle altre organizzazioni sindacali civili, in modo da evitare qualsiasi influenza esterna ed, inoltre, che non siano ammessi scioperi o altre forme di azione sindacale che potrebbe potenzialmente interrompere l'efficacia operativa o minacciare la sicurezza nazionale.

L’Assemblea parlamentare dell’OSCE:

12. Chiede ai governi degli Stati partecipanti, con particolare riferimento per quelli che non hanno ritenuto opportuno rispondere al questionario, di impegnarsi per la divulgazione capillare della conoscenza dei diritti umani e delle libertà  fondamentali tra i membri delle forze armate, gli addetti del settore, le organizzazioni e i componenti delle istituzioni politiche, anche riguardo a come siano riconosciute al di fuori dei rispettivi confini nazionali. Nello specifico, ciò può avvenire attraverso la traduzione e la divulgazione del Manuale per i diritti umani e delle libertà  fondamentali del personale delle forze armate;

13. Chiama gli Stati partecipanti, con particolare riferimento a quelli che non hanno ritenuto opportuno rispondere al questionario, ad impegnarsi nell’intervenire nell’ordinamento nazionale al fine di garantire un più ampio spettro di tutele e garanzie al personale delle forze armate, in un’ottica d’implementazione degli standard necessari al conseguimento di un vero esercito europeo e transnazionale, i cui componenti possano riconoscersi in un’univocità  di regole e diritti.


 


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