MA LO STATUTO DEL CONTRIBUENTE DOVE È FINITO? (Il Sole 24 Ore)

martedì 24 agosto 2010

Il Sole 24 Ore – 24 agosto 2010

Ma lo Statuto del contribuente dove è finito?

di Guido Gentili

Tra i cinque punti programmatici sui quali il premier Silvio Berlusconi chiederà la fiducia in parlamento per verificare la tenuta della maggioranza c'è il capitolo sul fisco. Nel quale si parla di "graduale" riduzione della pressione tributaria e contributiva da raggiungersi entro la fine della legislatura nel 2013, si accenna al meccanismo del "quoziente" familiare e si fa riferimento, soprattutto, a una drastica opera di semplificazione.
Obiettivo è disboscare la giungla normativa (circa 1.800 leggi!) e procedurale che si è infittita nel corso di decenni, rendendo più facile la vita, assai travagliata, dei cittadini-contribuenti (in particolare quelli che pagano regolarmente le tasse). Scelta sacrosanta, a patto di prendere atto della situazione oggettiva in cui versa il rapporto tra lo stato ed i contribuenti, di non ricadere nel dizionario degli annunci scontati e, magari, di alzare un po' il tono della sfida. Costituzione compresa.
Il caso dello Statuto dei contribuenti, legge varata dal parlamento in perfetto assetto bipartisan nel 2000, trent'anni dopo lo Statuto dei lavoratori, è esemplare. Lo Statuto doveva garantire certezza dei diritti e dei doveri, informazione puntuale e trasparente, rispetto della "buona fede" quando errori o inadempimenti non dipendono dalla cattiva volontà del contribuente.
Dire che lo Statuto non è servito sarebbe ingiusto e, soprattutto, un errore. Passi avanti ci sono stati, eccome. Però è vero che in dieci anni (come documentato dalle inchieste del Sole 24 Ore) questa legge è stata disattesa per circa 400 volte dallo stesso parlamento, dai governi che si sono succeduti, dalla pubblica amministrazione. Come per le frequenti deroghe al principio dell'irretroattività delle leggi tributarie: ultimo il caso, recentissimo, delle disposizioni sulla tassazione - a carico delle imprese assicurative, dalle Generali alla più piccola compagnia - delle riserve tecniche del ramo vita.

Ancorché "rinforzato" dalla giurisprudenza più autorevole, lo Statuto del contribuente resta pur sempre una legge ordinaria, come tale facilmente superabile. E poi non sono previste sanzioni per i numerosi, possibili trasgressori. «Più che un insieme di norme cogenti applicabili contro l'amministrazione lo Statuto - ha detto, significativamente, il direttore dei servizi ai contributi delle Entrate, Antonio Polito - è un humus culturale entro cui agire, con più o meno sensibilità a seconda dei casi».
In parlamento sono depositate diverse proposte di legge per costituzionalizzare lo Statuto e renderlo più forte. Una di queste è dell'attuale presidente della commissione Finanze della Camera Gianfranco Conte (Pdl): potrebbe essere tirata fuori dai cassetti, o il governo potrebbe riprenderla con una sua iniziativa, se davvero si vuole "disboscare" la giungla alle radici.

Ps: che fine ha fatto la riforma dell'articolo 41 sulla libertà d'impresa annunciata dal governo all'inizio di giugno? Possono bastare quattro mesi per approvarla in parlamento, aveva detto il governo. Ne sono passati già tre, ma il nuovo dell'articolo 41, dopo un primo esame, non è stato ancora licenziato dal Consiglio dei ministri. Vero, è stata approvata una legge ordinaria che comincia ad anticipare il riassetto. Ma la promessa puntava più in alto, e nel frattempo si è persa per strada.

 


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