MOTOPESCA: COMANDANTE GDF IN LIBIA, 'NON SIAMO OSTAGGI'
MOTOPESCA: COMANDANTE GDF IN LIBIA, 'NON SIAMO OSTAGGI'/ANSA
PARLA COL.MAGGIORE, AVVISO' ITALIA PRIMA CHE I LIBICI SPARASSERO
(di Eva Bosco)
(ANSA) - ROMA, 18 SET - ''Operiamo in una realta' complessa e
difficile, teatro operativo straniero, e l'impegno di tutti noi
e' sempre stato altissimo e consapevole dell'importanza di
rappresentare non solo il Corpo ma l'intera Italia''. Ma
''viviamo in condizioni di assoluta liberta' di movimento'' e
''non siamo 'ostaggi' ''.
Per la prima volta da domenica scorsa, quando una motovedetta
libica, su cui erano presenti anche militari della Guardia di
Finanza, ha aperto il fuoco contro un peschereccio italiano, il
tenente colonnello Antonello Maggiore, comandante del
contingente della Gdf a Zuwarah in Libia, decide di parlare
pubblicamente, per spiegare quale sia la situazione dei militari
che operano in quel contesto.
Maggiore non vuole entrare nel merito di quanto e' accaduto,
perche' la vicenda e', al momento, oggetto di accertamenti da
parte della magistratura. L'ufficiale non si trovava a bordo
della motovedetta, ma nella sede di Zuwarah e da li', informato
di quanto stava accadendo, e ancora prima che i libici
iniziassero a sparare, ha avvisato le autorita' militari
italiane che si era creata una situazione difficile, girando le
segnalazioni al comando aeronavale della Finanza di Pratica di
Mare. Ed e' stato lui a ordinare di astenersi da ''comportamenti
attivi'' - l'eventuale uso di armi - ai suoi uomini sulla
vedetta, che da parte loro hanno tentato di dissuadere i libici
dal farlo. Elementi, questi, che risultano dalla relazione di
servizio stesa dai finanzieri dopo l'accaduto.
''Parlo a nome di tutti i militari che nell'arco di circa un
anno e mezzo si sono alternati sotto la mia responsabilita' a
Zuwarah. Ogni giorno, da quando ha avuto inizio la missione in
territorio libico, lavoriamo fianco a fianco con militari di
quel Paese, con assoluto rispetto reciproco''. Maggiore comanda
la missione in Libia da quando e' stata avviata, un anno e mezzo
fa e in quest'arco di tempo ha avuto la responsabilita' di una
sessantina di uomini che si sono alternati, a scoglioni di venti
per volta, ogni sei mesi. Oggi i militari delle Fiamme Gialle di
stanza a Zuwarah sono 22. Le domande in giacenza di quanti hanno
chiesto di poter andare in Libia sono circa 300 e vengono via
via selezionate. ''Durante questo periodo - prosegue Maggiore -,
nel corso del quale addestriamo, a terra e in mare, i militari
libici e abbiamo svolto e svolgiamo compiti di 'osservatori' e
tecnici, secondo le norme del Trattato firmato dal nostro
Governo, ci confrontiamo quotidianamente con i militari libici,
i quali sono ben consci di quanto importanti e preziose siano
l'esperienza e la conoscenza che trasmettiamo''. L'ufficiale
tiene a sottolineare un aspetto: la scelta di operare in Libia
e' volontaria. ''Viviamo - dice - in condizioni dignitose con
assoluta liberta' di movimento, non solo all'interno della
struttura alberghiera che ci ospita, ma anche all'esterno e
senza alcun limite che non sia il rispetto delle leggi di quel
Paese e delle norme del trattato. Fino ad oggi non ci sono state
difficolta'. Mai nessuno si e' sentito ostaggio, mai qualcuno si
e' sentito costretto, anche perche' la nostra presenza qui e' su
base volontaria, e non avremmo nessuna difficolta' a richiedere
il nostro rientro in Italia''. (ANSA).