LO SCIOPERO DELLA FAME DEL MARESCIALLO SCATIGNO: PERCHE' E' SEMPRE SBAGLIATO PER LA GDF CHIUDERE LE PORTE AL PERSONALE - di Giuseppe Fortuna

lunedì 20 settembre 2010

LO SCIOPERO DELLA FAME DEL MARESCIALLO SCATIGNO: PERCHà‰ E' SEMPRE SBAGLIATO PER LA GDF CHIUDERE LE PORTE AL PERSONALE - di Giuseppe Fortuna

 

Anni fa, in un’audizione alla Commissione Finanze della Camera (http://www.ficiesse.it/cerca.php?cerca=zignani&button2=Cerca), l’allora Comandante generale del Corpo Alberto Zignani, rispondendo a una domanda dell’onorevole Grandi, affermò testualmente di aver trovato nella Guardia di finanza una severità  “quasi feroce”, che “sicuramente non esiste nelle altre Forze Armate” e alla quale egli si era dovuto adeguare pur provenendo dall’Esercito.

Il generale Zignani si riferiva ai casi patologici, ai finanzieri sorpresi a rubare. Ma non c’è dubbio che esista nel Corpo, e affiori qua e là , specialmente nei territori più difficili, una certa tentazione alla chiusura nei rapporti umani, a reagire impugnando i regolamenti militari, a chiudersi negli uffici, a decidere ex cathedra sulla base di regolamenti concepiti per organizzazioni che operano in scenari molto più semplici, sebbene spietati, come quelli di guerra.

Ma il fatto è che lo scenario in cui opera la Guardia di finanza è complicato quanto più non si potrebbe.

Il Corpo, come noto, è una forza di polizia a struttura militare che opera nei settori economico-finanziari, e che per di più svolge le proprie attività  istituzionali non in via esclusiva ma sempre a supporto o in concorso con altre pubbliche amministrazioni (entrate, dogane, monopoli, polizia, enti locali, ecc.) o con la magistratura. Il che vuol dire che le Fiamme Gialle sono in competizione continua, in quanto non strettamente indispensabili, e quindi o rimangono più brave degli altri competitors o sono destinate a scomparire.

La scienza dell’organizzazione ha da anni teorizzato come la cosidetta “politica delle porte aperte” sia quella che più si addice alle organizzazioni che operano in scenari come quelli del Corpo, dove è determinante l’apporto di tutti, saper giocare in squadra, saper coinvolgere e motivare, saper intercettare sul nascere i comportamenti opportunistici e devianti. L'obiettivo è riuscire a esaltare e a coniugare la preziosa metodicità  del lavoro di (tanti) operatori di routine con l’altrettanto preziosa genialità  creativa di (inevitabilmente pochi) innovatori e ad evitare l’insorgere di patologie.

Il gruppo, quindi, e lo spirito di gruppo, per chi compete su scenari complessi e competitivi, sono determinanti.

Coniugare metodo, genio e affidabilità  non è una mission impossible. Si tratta di trovare il modo e gli stili per gestire il gruppo con regole chiare, condivise e applicate in modo totalmente trasparente. Certo, è sempre un risultato molto difficile da ottenere, specie da pubbliche amministrazioni che, come quelle italiane, sono caratterizzate da rigidità  formidabili e non di rado da altrettanto formidabili comportamenti clientelari. Ma se il vertice massimo è fortemente determinato, ci si riesce.

La politica delle porte aperte, in sintesi, funziona così. Quando ci sono diversità  di opinioni tra un inferiore e un superiore, viene sempre garantita al subalterno la facoltà  di essere ricevuto dal livello immediatamente più alto. E se l’interessato non è soddisfatto, di poter salire ancora, gradino dopo gradino, lungo tutta la scala gerarchica, fino ad arrivare all’amministratore delegato o al presidente, insomma al “numero 1”.

Quali sono i vantaggi?

Innanzitutto, se, come avviene nella maggior parte dei casi, il dipendente ha torto, questo gli verrà  ribadito, sebbene cortesemente, dall'intera scala gerarchica. Il dipendente, quindi, non potrà  che prenderne atto, con due sole opzioni: o si mette l’anima in pace e rientra disciplinatamente nel gruppo, oppure molla il colpo e prima o poi si risolve a lasciare l’organizzazione.

Può darsi, però, e  questa - si badi bene - è un’ipotesi fortunata per l’organizzazione, che il dipendente abbia ragione. Magari è un geniale creativo, una persona ricca di intuizione che non riesce a farsi compredere da superiori più limitati. O magari è semplicemente una persona per bene che soffre per il verificarsi nella sua unità  operativa di fenomeni che lo mettono a disagio.

In questi casi, la dirigenza è nelle condizioni o di valorizzare al meglio le nuove idee, e il dipendente sarà  collocato in una posizione adeguata con superiori in grado di comprendere e sfruttare le sue capacità  aumentando così il vantaggio competitivo dell'organizzazione, oppure di venire a conoscenza di situazioni di devianza e di intervenire prima che il male si propaghi.

In tutti i casi l’organizzazione ribadisce la giustezza delle fondamentali regole di gestione e la trasparenza dei comportamenti dei vertici, rinforzando così la coesione e il senso identitario del gruppo.

Quello che in ogni caso Ã¨ certamente sbagliato è barricare la porta con regolamenti polverosi: ascoltare il personale conviene a tutti.

Poi, è vero, c’è la particolarissima situazione della Puglia.Abbiamo parlato del caso Scatigno con alcune persone che conoscono bene quella realtà . “Non avete idea di cosa avviene quaggiù - ci è stato detto -; se un comandante si mostra disponibile, riceve centinaia di segnalazioni per trasferimenti e problemi di ogni natura, e non riesce più a lavorare”.

La Puglia è effettivamente una terra difficile, ma problemi come quello dei trasferimenti, sono di tutta l’organizzazione, non dei soli comandanti locali, e vanno affrontati e risolti – stavolta sì - con ferocia, ma con “feroce trasparenza”, a cominciare dal livello nazionale. Se i finanzieri vedono o credono che le stesse regole non valgano per tutti e che ci sono dei canali preferenziali, tutto si complica, la coesione va a ramengo e i dirigenti sul territorio entrano in difficoltà .

Ultima notazione. Abbiamo spiegato perchà© secondo noi ogni dipendente che lo chieda debba sempre essere ricevuto e ascoltato. Questa regola va ancor più osservata quando sono in ballo questioni legate ad attività  operative, specialmente se di verifica fiscale, che meritano vere e proprie “corsie preferenziali”. Ci sarebbe mai stata Mani pulite al Nucleo di Milano se a quel brigadiere che si trovò la mazzetta sulla scrivania il maggiore comandante di sezione e il tenente colonnello comandante di gruppo avessero chiuso le loro porte?

Mi auguro di cuore che il maresciallo Scatigno interrompa immediatamente un’iniziativa che mette a grave rischio la sua salute e auspico che i superiori lo ricevano al più presto e ascoltino quello che ha da dire in piena libertà .


GIUSEPPE FORTUNA
Direttore del sito www.ficiesse.it
Email g.fortuna@ficiesse.it
Tel. 06.4742965 – 340.2813453


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