FISCO: CONTROLLATE ESTERE E BLACK LIST, IL VADEMECUM ENTRATE - 'NDRANGHETA: SIULP, ESERCITO? NO A OPERAZIONI DI FACCIATA. SILP-CGIL, INVIO MILITARI E' DESOLANTE DEJA VU

giovedì 07 ottobre 2010

FISCO: CONTROLLATE ESTERE E BLACK LIST, IL VADEMECUM ENTRATE
(ANSA) - ROMA, 6 OTT - Radicamento, societa' senza impresa e
tax rate. Sono queste le parole chiave che tracciano il confine
tra applicazione e disapplicazione della normativa antielusiva
sulle controllate estere. La circolare diffusa oggi dall'Agenzia
delle Entrate fa luce sulla disciplina delle Cfc (controlled
foreign companies, le societa' controllate estere) e si sofferma
sulla disciplina degli utili provenienti da Paesi a fiscalita'
privilegiata e sulle regole che si applicano ai costi da 'black
list'.
Per escludere l'artificiosita' della controllata estera il
radicamento diventa un elemento essenziale. La struttura
organizzativa, infatti, e' una condizione necessaria ma non
sufficiente per provare che la controllata svolge nel territorio
a fiscalita' privilegiata un'effettiva attivita' industriale o
commerciale. Per radicamento, chiarisce la circolare, si intende
un collegamento economico e sociale con il mercato dello Stato o
territorio di insediamento. Per esempio, una percentuale di
acquisti o di vendite sul mercato locale superiore al 50%
costituisce elemento per la disapplicazione del regime Cfc.
In ogni caso, il radicamento non basta a vincere la
presunzione del Fisco se i proventi della controllata provengono
per piu' del 50% da attivita' finanziarie come, per esempio,
titoli, partecipazioni, crediti o diritti immateriali. In
alternativa al principio del radicamento, ai fini della
disapplicazione della disciplina Cfc, la circolare illustra il
principio del tax rate, ossia della congruita' del carico
fiscale che grava sul gruppo societario in relazione ai redditi
prodotti da una Cfc appartenente al gruppo. Se, infatti,
l'imposizione complessiva sui redditi prodotti dalla Cfc e'
almeno pari all'aliquota nominale applicata in Italia, 27,5%, e'
implicitamente dimostrato che la localizzazione all'estero non
ha finalita' elusive. (ANSA).

'NDRANGHETA: SIULP, ESERCITO? NO A OPERAZIONI DI FACCIATA
(ANSA) - ROMA, 6 OTT - ''Basta con le passerelle, le sfilate
e le operazioni di facciata: per sconfiggere la criminalita'
organizzata, oltre alle eccellenti professionalita' gia'
presenti nella magistratura e nelle forze dell'ordine reggine,
c'e' innanzi tutto bisogno di risorse, di mezzi e di strumenti
per portare avanti le attivita' investigative''. Lo afferma il
segretario generale del sindacato di polizia Siulp, commentando
l'ipotesi di inviare l'esercito a Reggio Calabria dopo le
minacce al procuratore Giuseppe Pignatone.
''Se l'esito del Comitato per l'ordine e la sicurezza
pubblica di oggi dovesse ridursi al solo invio di militari da
utilizzare 'come guardiania' al palazzo di giustizia - sostiene
Romano - e' bene che il ministro Maroni sappia che egli e
l'intero governo si assumono la responsabilita' di 'disarmare'
l'azione di contrasto che si sta facendo contro la 'ndrangheta
calabrese ed esporre magistrati e investigatori ad atti di
ritorsione che potrebbero concretizzarsi, poiche' la
criminalita' organizzata riterrebbe queste persone completamente
abbandonate dallo Stato''.
Per questo, aggiunge il segretario del Siulp, ''attendiamo
con attenzione l'esito del Comitato e se non ci sara' una
risposta adeguata con l'assegnazione delle necessarie risorse,
umane ed economiche, il sindacato preannuncia sin da ora una
forte mobilitazione invitando la societa' civile e tutti coloro
i quali hanno a cuore l'affermazione della legalita' e dello
Stato sulla criminalita' e sull'anti Stato''. (ANSA).

'NDRANGHETA: SILP-CGIL, INVIO MILITARI E' DESOLANTE DEJA VU
(ANSA) - ROMA, 6 OTT - L'invio dei militari in Calabria e'
''un desolante deja vu''. Lo sostiene Claudio Giardullo,
segretario generale del sindacato di polizia Silp-Cgil.
''La 'ndrangheta, nonostante i risultati importanti ottenuti
da forze di polizia e magistratura - osserva Giardullo - non da
segnali di ridimensionamento della sua pericolosita' sui
versanti dell'economia illegale, del controllo del territorio e
della minaccia verso chi, nella societa' civile, nelle
istituzioni e tra gli amministratori locali non intende
abbassare la testa''.
''Servirebbero - secondo il segretario del Silp - politiche
di sicurezza e legalita' credibili, come il potenziamento del
sistema delle forze di polizia e degli uffici giudiziari. E,
invece, assistiamo ancora una volta al desolante deja' vu
dell'invio dei militari in terra di mafia, con l'unico scopo di
abbassare l'allarme e dare la sensazione di una pronta risposta
del Governo. Purtroppo - aggiunge - anche questa costosa
operazione di propaganda, quando finiranno i soldi, non lascera'
alcun presidio permanente di polizia a tentare di strappare
all'illegalita' ogni metro di quel territorio, e con quella del
Governo diminuira' anche la credibilita' dello Stato''. (ANSA).

 

 


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