GAY IN DIVISA, 'AGENTI COLLEGAMENTO' CON MONDO OMOSESSUALE - P.A.: PEC; SONO CIRCA DUE MLN, MA SOLO IL 10% E' IN USO
GAY IN DIVISA, 'AGENTI COLLEGAMENTO' CON MONDO OMOSESSUALE
FORZE ORDINE AGEVOLINO DENUNCIA CRIMINI E DISCRIMINAZIONI
(ANSA) - ROMA, 08 OTT - Una campagna di sensibilizzazione per
avvicinare le vittime di violenze omofobe alle forze di polizia,
con l'obiettivo di creare un rapporto di fiducia e agevolare la
denuncia dei ''crimini d'odio'', che spesso rimangono nel
sommerso. Lo chiede l'associazione ''Polis Aperta'' alle forze
dell'ordine.
Durante una conferenza stampa a Roma, l'associazione di
volontariato, formata prevalentemente da gay e lesbiche in
divisa, ha proposto anche l'individuazione di ''agenti di
collegamento'', che siano da tramite tra le forze dell'ordine e
la popolazione lgbt, e l'avvio di ''un progetto di formazione
del personale affinche' venga preparato a fronteggiare i crimini
d'odio contro la comunita' lgbt''. ''A monte - ha affermato il
presidente di Polis Aperta, Nicola Cicchitti - serve pero' un
provvedimento normativo che preveda l'aggravante dell'omofobia
in caso di violenza. E' un appello che abbiamo piu' volte
lanciato, ma che non ha trovato risposta''.
Secondo il presidente dell'European Gay Police Association,
la rete delle associazioni gay di polizia d'Europa, Jan Snaider,
per avvicinare le vittime di violenza omofoba alla polizia ''e'
importante che gli agenti e i militari omosessuali sfilino in
uniforme ai Gay pride di Roma e Milano: un fatto che creera'
scalpore e dibattito, ma spero che vi diano il permesso di
farlo''.
Enzo Calabria, della direzione generale della Polizia
criminale, ha infine sottolineato che esiste un ''impegno
interforze'' per contrastare il fenomeno degli atti
discriminatori, anche attraverso l'Osservatorio ad hoc creato
dal dipartimento di Pubblica Sicurezza: ''Le forze di polizia
sono attente a questo problema - ha precisato Calabria - e
vogliono mettere le persone in condizione di poter far emergere,
quello che oggi non emerge''.
P.A.: PEC; SONO CIRCA DUE MLN, MA SOLO IL 10% E' IN USO
(ANSA) - ROMA, 8 OTT - Le caselle di Posta elettronica
certificata sono ad oggi sono circa 2 milioni, ma quelle
realmente utilizzate sono circa il 10%. E' quanto e' emerso dal
convegno 'e-Government e e-Democracy', organizzato dalla Siav
Academy.
Renzo Turatto, capo dipartimento per la digitalizzazione
della Pubblica Amministrazione e l'Innovazione Tecnologica, ha
spiegato che ''la vicenda Pec si e' articolata su quattro linee
d'azione: la Pec gratuita per il cittadino, attraverso cui si
puo' parlare con la Pa, ma anche l'operazione fatta sul fronte
dei consulenti, e sulle nuove imprese e sulla Pubblica
Amministrazione''. Guardando alle cifre, continua Turatto,
''abbiamo oltre 400 mila richieste d'attivazione Pec da parte
dei cittadini; abbiamo 18-19 mila Pec attivate dalla Pa; ci sono
1,1 milioni di professionisti che hanno la Pec; e ci sono circa
800 mila nuove imprese che gia' l'hanno''. Quindi, conclude,
''in questo momento abbiamo, mal contati, 2 milioni di caselle
Pec che possono funzionare, ma la cifra potrebbe raddoppiare
rapidamente''.
Ha parlato di Pec anche Giovanni Seno, l'amministratore
delegato della Siav, l'azienda che si occupa di sviluppo e
innovazione tecnologica e che ha appena siglato un'intesa con il
dipartimento per la digitalizzazione, in base a cui mette a
disposizione di tutte le amministrazioni pubbliche il software
per la gestione e l'archiviazione integrata delle Pec. Uno
strumento che, evidenzia Seno, ''facilita l'espansione della
Pec, che per caselle aperte arriva a qualche milione, mentre per
utilizzi reali, si parla di un rapporto uno a 10, rispetto,
appunto, alle caselle aperte''. (ANSA).