SPECIFICITA', PENSIONI, CONTRATTO, PREMIO ANTIEVASIONE: CONTINUANO LE FREGATURE. MEGLIO AVERE I DIRITTI CHE NON LE SOLITE FALSE PROMESSE - di Gianluca Taccalozzi

martedì 02 novembre 2010

Le circolari INPDAP sulle pensioni hanno confermato l’applicazione dei tagli previsti dalla Legge 133/2010 anche al personale del comparto sicurezza e difesa, mentre, a quanto pare, gli adeguamenti stipendiali e la corresponsione degli arretrati previsti dall’ultimo rinnovo contrattuale potrebbero slittare al 2011 e quindi all’interno del tetto salariale imposto dall’art. 9 co 1 della Legge 133/10. In sostanza, gli arretrati sarebbero pagati (o meglio recuperati) con i tagli alle altre indennità  (straordinario, missioni, ecc.), come dire con una mano ti pago e con l’altra mi faccio rimborsare.

 

Mentre il c.d. premio antievasione dell’amministrazione finanziaria viene tranquillamente corrisposto in busta paga solo ai dipendenti civili (titolari di contrattazione), per i finanzieri (militari e quindi senza diritto a contrattare) lo stesso premio è elargito al FAF con tutti i limiti del caso.

 

Dunque, i fatti continuano inesorabilmente a sbugiardare chi aveva presentato la specificità  come una grande conquista per tutti i militari. Secondo questa teoria, infatti, le ulteriori pesanti limitazioni in termini di diritti avrebbero dovuto essere seguite da sensibili vantaggi economici e previdenziali. Ad oggi, molte ulteriori compressioni dei già  limitati diritti dei militari sono già  state perfezionate (libertà  di espressione, di riunione e di partecipazione alla vita politica) con il Codice dell’Ordinamento militare D.Lgs. 66/2010, mentre di vantaggi economici e previdenziali non se parla, anzi, le ultime due manovre economiche hanno tagliato il trattamento economico e previdenziale dei militari e poliziotti in maniera addirittura superiore rispetto al resto del pubblico impiego. Tanto che gli impegni che il Governo ha preso in sede di approvazione della Legge 133 (con i famosi o.d.g. annunciati dai Ministri La Russa e Maroni) e ribadito in sede di rinnovo del contratto, non solo sono rimasti ancora impegni, ma, qualora mantenuti, serviranno solo ad equiparare i tagli effettuati al trattamento economico  e previdenziale del personale del comparto sicurezza e difesa rispetto a quelli previsti per gli altri pubblici impiegati.  

 

D’altronde, la storia ci insegna che, almeno in Italia, sono i diritti (contrattazione e sindacato) che migliorano le condizioni economiche del lavoratore dipendente e non le false promesse della specificità . Prima del 1981, infatti, la specificità  era piena e reale e non mi sembra che i mestieri di poliziotto e soldato riscuotessero molto successo. Dal 1981 ad oggi i poliziotti smilitarizzati (molto meno specifici) hanno ottenuto la contrattazione e con essa notevoli miglioramenti economici, di carriera e di condizioni di lavoro. Gli stessi vantaggi sono stati estesi ai poliziotti militari ed ai soldati (molto più specifici) solo in fasi successive ed a seguito di ricorsi (sentenza Corte Costituzionale 277/1991). Tanto che il carabiniere, il poliziotto e il finanziere sono diventate professioni molto più ambite.

 

Non è un caso se la politica ha interpretato, e continua ad interpretare, un’altra sentenza della Corte Costituzionale (la 449/1999) in senso restrittivo, negando ai poliziotti militari gli stessi diritti dei poliziotti civili.  

 

Quindi: i soldi sì! Ma solo se e quando lo decide il potere e solo per mitigare il malcontento e placare le spinte verso la sindacalizzazione. I diritti no!! Perchà© con essi i vantaggi sarebbero automatici e non si dovrebbe più “pregare” e/o “ringraziare” nessuno.

 

 

GIANLUCA TACCALOZZI

Presidente Direttivo nazionale Ficiesse

gianlucataccalozzi@alice.it


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