LAUREA, L'ESPERIENZA NON CONTA PIU'. I CREDITI FORMATIVI LEGATI ALLE COMPETENZE SCENDERANNO A 12. LA STRETTA VOLUTA DAL MINISTRO GELMINI (ItaliaOggi)

domenica 05 dicembre 2010


ItaliaOggi – 22 novembre 2010


LAUREA, L'ESPERIENZA NON CONTA PIU'

I crediti formativi legati alle competenze scenderanno a 12
La stretta voluta dal ministro dell'università  Mariastella Gelmini colpisce molti professionisti



Laureare le proprie competenze e conoscenze, un vantaggio per professionisti e particolari categorie di lavoratori che sta per esaurirsi. Anche se la condizione politica al momento è molto confusa, la riforma licenziata dal Senato il 29 luglio scorso e pensata dall'attuale ministro della pubblica istruzione Mariastella Gelmini potrebbe diventare realtà . Un'opportunità , quella dei crediti formativi derivanti dalla professione, che secondo i dati del ministero dell'istruzione nel corso degli anni si è mantenuta marginale, certo, rappresentando solo il 9,31% delle immatricolazioni totali nell'A.A. 2005/06 (anno del picco massimo) ma che, dopo il tonfo del 2004/05 con solo il 3,35% sul totale, negli ultimi tempi stava vedendo una lenta ripresa: 4,74% nel 2007/2008 (14.583 neoimmatricolati su 307.586), e 5,02% nel 2008/09 (14.876 su 295.961 matricole). Si avvicina dunque un'ultima infornata di laureandi decisi a sfruttare la possibilità  introdotta dal decreto 509/99 all'art. 5, comma 7 che, nel riformare il sistema universitario italiano, ha permesso di riconoscere come credito formativo conoscenze, competenze e abilità  maturate in ambito lavorativo e professionale. Un vantaggio per lavoratori e professionisti nell'ambito dell'autonomia universitaria, con atenei liberi di decidere l'entità  dei Cfu: un campo libero che però ha portato a riconoscimenti pari a 120 crediti (per ottenere una laurea triennale ne sono richiesti 180). Dopo il giro di vite del decreto Mussi (dl 262/2006 e circolare ministeriale n. 149 del 2006, che estende la portata del decreto a tutti gli studenti e non solo quelli previsti dalla legge 448/2001 cui il dl si richiama) questo limite è sceso a 60, abbattendo gli esami «abbuonati» e in ogni caso tali crediti non possono rappresentare più di un anno di studi. Infine, la circolare 160 del 4/9/2009 del ministro Gelmini abbassa il numero di crediti extrauniversitari riconosciuti allo studente a quota 30. Dagli abusi alla Gelmini. La chiave di volta è ora nel ddl 3687, approvato dal senato il 29 luglio scorso che contiene il testo della riforma Gelmini. In particolare, è l'articolo 14, sulla disciplina di riconoscimento dei crediti, a stabilire che i Cfu scenderanno da 60 a un massimo di 12, rendendo quindi la vita più difficile a questa categoria di studenti universitari. Non solo: la norma ribadisce, come il decreto Mussi, che: «Il riconoscimento deve essere effettuato esclusivamente sulla base delle competenze dimostrate da ciascuno studente. Sono escluse forme di riconoscimento attribuite collettivamente», dunque non per categorie di professionisti come accaduto all'inizio dell'applicazione della riforma universitaria.

Ultima chiamata per la laurea. E la pensione. Questa scelta ha suscitato critiche. E c'è chi la trova troppo drastica. Spiega a IOLavoro Luca Arnaldi, ad di Studies.it, tra le maggiori aziende di preparazione universitaria a distanza: «La riforma di Mussi era un giusto compromesso in questo campo, visto che metteva fine ad abusi incredibili grazie ai quali per anni vari atenei hanno regalato Cfu e molti professionisti si sono laureati con pochi esami. Questa, invece, nega del tutto il valore delle conoscenze acquisite in ambito lavorativo dai professionisti, che per lavoro e per obbligo di formazione professionale richiesto dai vari ordini, sono costretti quotidianamente ad aggiornarsi su diverse materie». Una soluzione, però, è possibile. Dice l'ad di Studies.it: «Dal momento che le università  non potranno più riconoscere molti crediti, a questo punto sarebbe utile un adeguamento dei programmi universitari in modo che tenessero conto nelle diverse discipline anche di argomenti capaci di valorizzare le esperienze professionali acquisite sul campo. In questo modo», continua, «i professionisti, pur non vedendosi riconosciuti degli esami, potrebbero utilizzare la loro esperienza per sostenere varie materie d'esame». Ma c'è un altro aspetto che riguarda questa possibilità : il riconoscimento di competenze e conoscenze, ricorda Arnaldi, è utile: «In particolare per chi ha iniziato a studiare e poi, a causa del lavoro, non si è potuto laureare. Per questa categoria sono previsti vantaggi ai fini pensionistici, visto che si può riscattare il periodo legale del corso di laurea».

Antonino D'Anna

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