AGENZIA DELLE ENTRATE E DIMINUZIONE DEL CONTENZIOSO: QUANDO UN SISTEMA INCENTIVANTE (SIRIO) RISCHIA DI INCORAGGIARE I RILIEVI TEMERARI DELL'AMMINISTRAZIONE - di Cleto Iafrate
Il sottosegretario all'Economia, nel corso di un'audizione alla Commissione Finanze della Camera, ha dichiarato che il sistema della giustizia tributaria in Italia ha tempi più lunghi che nel resto d'Europa sottolineando come ci sia ''una differenza stravolgente con altri Paesi se si esamina il numero dei ricorsi''.
A fronte dei 359mila ricorsi fiscali all'esame dei giudici tributari in Italia, in Spagna nel 2008 ne sono stati affrontati 143mila in sede amministrativa e di questi 8.800 sono finiti in sede giudiziaria, in Germania nell'ultimo anno i ricorsi affrontati dai giudici sono stati 2.300; in Francia se ne contano 16mila in sede amministrativa di cui 500 vanno in sede giudiziaria.
''Per limitare il numero dei ricorsi in Italia – ha affermato - occorre puntare maggiormente sulla fase conciliativa''. Inoltre, per il sottosegretario, bisogna cambiare le regole visto che oggi, ''appena arriva un accertamento, la prima cosa che si decide di fare con il commercialista e' quella di fare ricorso, almeno per prendere tempo''.
Andrebbero, poi, sempre per il rappresentante del Tesoro, aggiornate e migliorate le norme sul conflitto di interessi dei giudici tributari e mettere ''paletti anche sotto il profilo geografico”. Infine, ci vorrebbe ''la totale introduzione della telematica nel processo'', visto che ''la sola notifica telematica porterebbe un risparmio di circa 5 milioni di euro''. (Fonte ANSA – Roma 18 gennaio 2011),
Concordo con la diagnosi, ma sono completamente in disaccordo con la prognosi. Prima di esporre la mia opinione intendo integrare la diagnosi con i dati mancanti, che ritengo essenziali.
“Sono quasi un milione le liti pendenti in materia tributaria (rispetto all'anno precedente le cause in attesa di giudizio sono addirittura aumentate +9.246). In tribunale il contribuente ha la meglio sul fisco una volta su tre in primo grado e oltre il 44% delle volte in secondo”. Sta scritto nella “Relazione di monitoraggio sullo stato del contenzioso tributario e sull'attività delle Commissioni Tributarie'', aggiornata al 2009 e messa a punto dal Dipartimento delle Finanze del Ministero dell'Economia.
A mio avviso, la percentuale del 44% sarebbe addirittura più alta se tenesse conto anche dei contenziosi che si sono estinti strada facendo (a seguito di condoni oppure per decorrenza dei termini) e di tutte quelle cartelle di pagamento in cui il ricorrente avrebbe avuto ragione sull’Amministrazione, se avesse fatto ricorso, ma che ha reputato antieconomico intraprendere la via del contenzioso, preferendo pagare una sanzione presumibilmente non dovuta (gli addetti ai lavori che se la cartella esattoriale non supera almeno 2mila euro non conviene adire la giustizia tributaria in quanto, anche in caso di vittoria, si uscirebbe dal contenzioso economicamente sconfitti).
La dilatazione dei tempi della giustizia tributaria - provocata dalle giacenze, che aumentano di anno in anno - apre la strada anche a fenomeni di elusione fiscale.
Tutti quegli evasori che, invece di pagare subito il dovuto, intraprendono una lunga “lite temeraria” beneficiano, in effetti, di una dilazione delle imposte (elusione), in attesa o della decorrenza dei termini oppure di un condono, che negli ultimi anni non è stato mai negato ad alcuno.
I giudici tributari ritengono che l’elevato numero di soccombenze e di giacenze siano causati dal comportamento dall’Amministrazione Finanziaria, in quanto i rilievi mossi non sempre sono sostenibili ed i contenziosi vengono curati distrattamente.
L’Amministrazione, di contro, si difende sostenendo che un giudice non togato, qual è quello tributario, non offre le necessarie garanzie di imparzialità perchà © esposto a rischi di conflitto di interessi (attualmente nell’organo complessivo dei giudici tributari italiani si annoverano circa 740 avvocati e 330 dottori commercialisti).
Entrambi gli addetti al contenzioso tributario con funzioni diverse, sotto il peso delle critiche dell’altro, cercano, come possono, di porre dei rimedi.
L’Agenzia delle Entrate con la circolare 29E ha fornito alle articolazioni dipendenti le linee strategiche per incrementare la sostenibilità della pretesa tributaria; inoltre, ha messo a punto il “Progetto Qualità del Contenzioso”: una sorta di vademecum per gli uffici, avente lo scopo di incrementare gli esiti favorevoli degli atti di accertamento.
Dal canto suo, il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria (l’organo di autogoverno della magistratura tributaria) ha adottato forme più rigorose di contrasto all’incompatibilità dei giudici: ha potenziato i controlli delle singole posizioni e predisposto formulazioni sempre più penetranti di dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà che i giudici devono sottoscrivere per certificare l'assenza di cause di incompatibilità .
LA PROGNOSI
Le cause dell’eccessivo numero di ricorsi vanno cercate a monte dei rilievi. Se un dipendente dell’Agenzia delle Entrate formula una contestazione, per cosi dire, “temeraria”, cioè di assai dubbia fondatezza, ma lo fa con una negligenza minima (per esempio, lo esegue senza conformarsi al Massimario, oppure invertendo l’onere della prova a suo vantaggio) non incorre in alcuna responsabilità amministrativa, poichà © la sua negligenza è considerata lieve.
Ciò in quanto si presume che il funzionario delle imposte, nello svolgere gli accertamenti, non tuteli un interesse personale nà © pensi al suo profitto, ma persegua un interesse assolutamente pubblico.
Ma è veramente così?
L’articolo 3, comma 165, della legge 350/2003, stabilisce che il 2% di tutte le somme riscosse a titolo definitivo a seguito dell’attività di accertamento tributario e della lotta all’evasione fiscale venga ripartito tra i dipendenti delle Agenzie Fiscali.
Nel 2009 le risorse che costituiranno il “premio incentivante” destinato ai dipendenti delle agenzie fiscali (Entrate, Dogane e Territorio nel 2009 sono addirittura aumentate rispetto al 2008 e sono pari a 194 milioni di euro (nel 2008 erano stati stanziati 101 milioni di euro).
Il cosiddetto “premio incentivante” è un riconoscimento economico che si matura solamente se si raggiungono determinati obiettivi assegnati all’ufficio, in base al complesso sistema SIRIO con cui sono valutati i pubblici dipendenti. Tale premio arriva persino a sfiorare i 19 mila euro all’anno per i dirigenti di prima fascia, ed 11 mila euro per quelli di terza fascia (totalmente pensionabili).
La Guardia di Finanza, paradossalmente, è stata sempre lasciata fuori dalla spartizione di questa torta, alla cui lievitazione ogni anno contribuisce con oltre un miliardo di euro.
E’ evidente che la posta in gioco è appetitosa per chi consegue i risultati prefissati! (numero di rilievi assegnati all’ufficio). Esiste persino un sistema interno “di redistribuzioni di eccedenze di obiettivi raggiunti” che evita penalizzazioni per chi si trova in uffici meno redditizi per il fisco.
Ciò che fa lievitare il numero dei ricorsi è il seguente ragionamento che il funzionario dell’Agenzia delle Entrate è indotto dal meccanismo a fare: “intanto accerto il maggior reddito, che è il presupposto per il raggiungimento degli obiettivi dell’ufficio (e quindi un futuro probabile “dividendo”); poi sarà il Giudice a decidere nel merito e lo Stato, eventualmente, a risarcire".
Se il premio venisse elargito ad un dato ufficio, al netto delle spese di soccombenza sostenute dallo Stato per gli atti prodotti da quell’ufficio; oppure venissero previste anche per il pubblico dipendente delle ipotesi di responsabilità per “rilievo temerario” così come già avviene nei confronti dei contribuenti in caso di lite temeraria, sicuramente il numero dei ricorsi tributari italiani si attesterebbe a quello degli altri paesi europei e si avrebbe anche una riduzione dei casi di soccombenza dello Stato.
Qualsiasi ipotesi di “progetto qualità ” del contenzioso, non può prescindere da un’adeguata riflessione sul seguente dilemma: “Si riceve un premio di produzione per aver raggiunto determinati obiettivi, oppure si raggiungono determinati obiettivi per ricevere un premio di produzione?”.
CLETO IAFRATE
Componente Direttivo nazionale Ficiesse
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