DELEGATI COCER, SEGUITE L'ESEMPIO DEI COLLEGHI AM: RISPETTATE IL MANDATO RICEVUTO DAI COLLEGHI E RIMETTETEVI ALLE DECISIONI DELLE ADUNANZE PLENARIE- di Gianluca Taccalozzi

mercoledì 27 aprile 2011

Di seguito, un articolo di Gianluca Taccalozzi. Il titolo è della redazione del sito.

 

L’ultima proroga del X mandato della rappresentanza militare non è passata, come le precedenti, nel più assoluto silenzio, merito delle iniziative di qualche partito, di qualche associazione e, soprattutto, del neonato “Comitato art. 52 -  militari tra la gente” che ha dato il giusto risalto alla problematica, stimolando un vivace ed a tratti anche aspro dibattito.

 

Tuttavia, la stragrande maggioranza del personale militare, un po’ per disinformazione, un po’ per ignoranza ed un po’ per sfiducia nello strumento, è portata a sottovalutare l’importanza della problematica, mentre, in realtà , essa assume una rilevanza fondamentale, non fosse altro per l’importante ruolo che i Co.Ce.R. ricoprono nella fase di preparazione dei provvedimenti legislativi che interessano tutto il personale (trattamento economico, carriere, condizioni di lavoro, trasferimenti, diritti, ecc.).

 

àˆ con i Co.Ce.R., infatti, che si interfacciano le istituzioni e le forze politiche, nella convinzione (formalmente giusta) di interagire con i rappresentanti di tutti i lavoratori con le stellette, analogamente a quanto accade con i sindacati per lavoratori civili. àˆ proprio partendo da tale assunto che si presentano poi all’opinione pubblica gli eventuali provvedimenti adottati come condivisi o concertati da o con il personale.

 

Ma le cose stanno realmente così? La rappresentanza militare ha le stesse capacità  di tutela del sindacato, può essere paragonata ad esso quale portatrice degli interessi del personale? 

 

La risposta è no! E l’ennesima proroga del mandato lo testimonia.

 

Infatti, aldilà  di quelli che possono essere la buonafede e l’onesto, assiduo ed, in molti casi, encomiabile impegno di qualche delegato, l’istituto della rappresentanza militare presenta molti “limiti” e molte “inadeguatezze” strutturali rispetto al sindacato, dovute ai meccanismi di elezione e, soprattutto, ai MECCANISMI DI CONTROLLO DELL’ATTIVITà€ DEI RAPPRESENTANTI da parte dei rappresentanti ed alla condizione di organo interno alle amministrazioni:

 

1.      i rappresentanti sindacali non possono essere prorogati per legge, i delegati della rappresentanza sembra di sì;

 

2.      i rappresentanti sindacali sono eletti dalla base con un meccanismo democratico i delegati della rappresentanza (in particolare Co.Ce.R. e C.O.I.R.) sono eletti con un meccanismi poco democratici che privilegiano la costituzione di cordate elettorali, il grado e l’anzianità ;

 

3.      i delegati sindacali possono essere sfiduciati dalla base i delegati della rappresentanza militare no;

 

4.      il sindacato ha piena autonomia finanziaria ed è pagato dagli iscritti, la rappresentanza non ha autonomia finanziaria ed a completo carico dallo Stato;

 

5.      il sindacato ha dietro di sà© autonomi uffici che studiano normative e provvedimenti dal punto di vista del lavoratore, la rappresentanza militare deve affidarsi agli uffici dell’amministrazione che ovviamente non  possono non rispondere in primo luogo alle indicazione e agli interessi dei dirigenti responsabili;

 

6.      il sindacato ha potere contrattuale di primo e secondo livello (cioè a livello nazionale e ai livelli territoriali), la rappresentanza concerta;

 

7.      il sindacato è autonomo, la rappresentanza no;

 

8.      il sindacato interagisce liberamente con i media ed il mondo esterno, la rappresentanza no;

 

9.      le azioni e le scelte dei singoli dirigenti sindacali sono conosciute, discusse ed eventualmente criticate dai lavoratori iscritti, le azioni e le scelte dei singoli delegati della rappresentanza militare rimangono sconosciute ai rappresentati visto che vengono rese pubbliche solo le delibere e non i verbali e le dichiarazioni di voto dei singoli delegati.

 

PER FARLA BREVE, IL MANDATO DEI RAPPRESENTANTI SINDACALI àˆ SEMPRE NELLE MANI DEI RAPPRESENTATI, MENTRE IL MANDATO DEI DELEGATI DELLA RAPPRESENTANZA, UNA VOLTA ELETTI, NON àˆ PIà™ NELLE MANI DEGLI ELETTORI MA IN QUELLE DELLA CONTROPARTE POLITICA             E DATORIALE.

 

 

Una condizione di debolezza tanto inopportuna quanto pericolosa per un organismo elettivo il cui unico compito è quello tutelare esclusivamente gli interessi dei rappresentati, che rende l’incarico del delegato decisamente più difficile rispetto a quello del rappresentante sindacale.

 

Il rappresentante militare, infatti, è stretto tra il forte potere della controparte politica (che può concedere proroghe, rieleggibilità , cariche amministrative locali, ecc.) e datoriale (che può concedere ricompense morali, benefici di carriera, ecc.) ed il relativamente poco incisivo potere degli elettori, che non possono sfiduciare i propri delegati e nemmeno sono in condizione di conoscere, e quindi giudicare, le azioni dei singoli delegati.

 

In queste condizioni, per rendere efficace l’azione della rappresentanza militare, i delegati devono essere dotati e mantenere UNA INTEGRITà€ E UNA SALDEZZA DI INTENTI ECCEZIONALI, unite ad un ALTRETTANTO ECCEZIONALE RISPETTO VERSO I RAPPRESENTATI che vada aldilà  delle già  citate, genetiche inadeguatezze dello strumento.

 

Una condizione, quindi, di enorme debolezza che è stata ben individuata e che si sta cercando di sfruttare appieno dalle controparti politica e datoriale per dare corpo a quel “PROCESSO NEO ISOLAZIONISTA” teso ad invertire la democratizzazione delle istituzioni militari iniziato con la Legge 382/1978 e con la Legge 121/1981.

 

Oggi, questa seconda proroga del X mandato, giustificata dalla necessità  di addivenire ad una riforma dell’istituto stesso, e la concomitante proposta di riforma (testo Galioto o Ramponi che sia) presentata dalla maggioranza, rappresentano proprio uno di quei momenti in cui lo strumento della rappresentanza militare manifestata tutte le sue inadeguatezze ed in cui molti delegati Co.Ce.R. non sembrano saldamente intenzionati a dimostrare quel rispetto verso i propri rappresentati necessario per sopperire alle deficienze strutturali dell’istituto.

 

àˆ, infatti, quantomeno inopportuno, che organismi di rappresentanza solo formalmente legittimati dalla controparte politica senza una sostanziale legittimazione elettorale, vadano a concertare, non un semplice provvedimento, ma la loro stessa riforma.

 

SAREBBE COME SE IL PARLAMENTO NEL REGIME DI SEMESTRE BIANCO DISCUTESSE UNA RIFORMA COSTITUZIONALE RIGUARDANTE Sà‰ STESSO.

 

àˆ democrazia questa? Si pensa in tal modo di rispettare il disposto perentorio dell’articolo 52 della Costituzione della Repubblica?

 

Tuttavia, va notato come in tale situazione:

 

à˜     solo il Cocer Aeronautica ha finora chiesto di convocare un’adunanza plenaria di tutti i delegati di Cobar, Coir e Cocer per rimettersi alle decisioni del consesso democratico più ampio possibile, considerato che è stato impedito il ritorno alle urne, che possa fornire una legittimazione formale e sostanziale;

 

à˜     la maggior parte dei Cocer ha ricevuto (e, nel caso del Cocer Carabinieri, ha anche chiesto) la proroga senza prendere una preventiva posizione ufficiale in merito e senza chiedere la convocazione di adunanze plenarie per confrontarsi con la base;

 

à˜     Il Cocer Guardia di Finanza che sino a questa seconda proroga era in sintonia con il Cocer dell’Arma Azzurra nel ritenere inaccettabile qualsiasi proposta di riforma della rappresentanza che non prevedesse la costituzione di una forma di rappresentanza autonoma ed esterna alle amministrazioni (come il p.d.l. Galioto-Ramponi), sembra che oggi ritenga (seppur non all’unanimità ) opportuno negoziare i risicati margini di modifica offerti dal Governo sul quel testo base (rieleggibilità  e inamovibilità  dei delegati e poco altro) a fronte di nessuna apertura sulla trasparenza dell’attività  dei Consigli e sui meccanismi di controllo da parte dei rappresentati. Una strategia che appare in completa controtendenza rispetto al documento approvato a L’Aquila nel dicembre del 2008 dalla (fino a oggi) unica adunanza plenaria tenuta in questo mandato dei Finanzieri.

 

Posto che l’attuale situazione politica non consente, se non con l’avallo di tutti i Cocer, l’emanazione, in tempi ristretti, di un provvedimento legislativo così delicato come la riforma della rappresentanza militare e che le proroghe del X mandato sono state giustificate proprio con la necessità  di addivenire a tale riforma, la situazione che si è venuta a creare ci sembra molto pericolosa.

 

VI àˆ, INFATTI, IL RAGIONEVOLE DUBBIO CHE UNA RAPPRESENTANZA CENTRALE LEGITTIMATA “OPE LEGIS” DALLA CONTROPARTE POLITICA, CHE EVITA A PRIORI IL DIRETTO CONFRONTO CON LA BASE IN ADUNANZE PLENARIE, POSSA BARATTARE, ANCHE IN BUONA FEDE, IL CONSENSO AD UNA RIFORMA DELLA RAPPRESENTANZA INSODDISFACENTE O ADDIRITTURA INVOLUTIVA CON PICCOLI MA SIGNIFICATIVI VANTAGGI PERSONALI (RIELEGGIBILITà€ O CARICHE AMMINISTRATIVE LOCALI). 

 

A nostro avviso, la riforma della rappresentanza militare rappresenta il provvedimento più importante per tutti i lavoratori con le stellette e pertanto non può e non deve essere affrontata da una rappresentanza debole in regime di prorogatio con una legittimazione solo formale e senza uno straccio di legittimazione sostanziale.

 

Per quanto attiene al Cocer Guardia di Finanza, inoltre, se l’intenzione è quella di trattare le piccole aperture al testo Galioto-Ramponi offerte dal Governo in aperta contraddizione con i contenuti del documento unitario approvato a L’Aquila, ci sembra necessario discutere preventivamente tale eventuale nuova e diversa strategia in una nuova adunanza plenaria,  anche alla luce delle numerose e rilevanti novità  intervenute dal 2008 ad oggi.

 

Il pericolo che incombe sulla testa di tutti i militari è che oggi vertici e forze politiche conservatrici approfittino delle debolezze strutturali e delle ambizioni personali dei singoli delegati dei consigli centrali, per far passare quella riforma della rappresentanza militare involutiva ed inconsistente (ben sintetizzata nelle proposta Galioto-Ramponi) che nelle precedenti legislature ha sempre incontrato il veto della rappresentanza. Si completerebbe così quel progetto di isolamento dei militari dal resto della società  civile sotteso alla c.d. “specificità ” e si riporterebbero (in pochi anni) tutti i militari a quella condizione di lavoratori e cittadini di serie “B” già  in essere prima del 1978.

 

 

GIANLUCA TACCALOZZI
Presidente Direttivo nazionale Ficiesse

gianlucataccalozzi@alice.it


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