REDDITI DA LOCAZIONE, LA CEDOLARE "FA SECCA" LA PROGRESSIVITA' DELL'IMPOSTA: TOGLIE AI POVERI PER DARE AI RICCHI - di Cleto Iafrate

mercoledì 27 aprile 2011

Di seguito, un articolo di Cleto Iafrate. Il titolo è della redazione del sito.


SOMMARIO: 1. Introduzione  – 2. La cedolare secca  – 3. Considerazioni dell’autore – 4. Conclusioni


1.
INTRODUZIONE

 

L’aliquota di un’imposta si dice progressiva se aumenta più che proporzionalmente rispetto all'aumento dell'imponibile.

 

La progressività  è una caratteristica del nostro ordinamento tributario; l'art. 53 della Costituzione, infatti, dispone: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità  contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività ".

 

Quando i Padri costituenti decisero il criterio cui informare il nostro sistema tributario intesero perseguire il benessere dell’intera collettività  attraverso l’affermazione dello spirito solidaristico, che rappresenta un principio indiscusso di civiltà  e benessere.

 

Non fu certo un’idea innovativa, lo stesso Rousseau già  nel 1755 esprimeva un concetto analogo; parlando di imposte, affermava: “chi possiede soltanto il necessario non deve pagare nulla; la tassa pagata da chi ha il superfluo può equivalere, in caso di bisogno, all’intera somma eccedente ciò che per lui è strettamente necessario”.

 

Ritengo che il metodo di tassazione del reddito scelto dall’Assemblea Costituente sia addirittura aderente al pensiero di Dio rivelato attraverso la Buona Novella: nei due Vangeli di Luca e Marco, denominati “l’obolo della vedova”,  i pochi spiccioli che la vedova mette nella cassa del tesoro del tempio hanno, agli occhi di Dio, un valore uguale o perfino maggiore alla gran quantità  di denaro che vi gettano i ricchi mercanti.

 

In quel tempo non c’era la previdenza sociale e gran parte di quel denaro veniva usata per aiutare i poveri, i quali dipendevano totalmente dalla carità  pubblica.

 

Se continuano le politiche di smantellamento dello stato sociale, quei tempi potrebbero riattualizzarsi!

 

 

2. LA CEDOLARE SECCA

 

L’articolo 3 del D. Lgs. 23/2011 ha introdotto nell’ordinamento giuridico tributario la cosiddetta “cedolare secca”. Essa non è altro che un nuovo sistema di tassazione dei redditi da locazione, alternativo all’IRPEF ed esercitabile su opzione da chi si convince che sia per se più conveniente.

 

Con il preesistente regime ordinario IRPEF la base imponibile da tassare corrisponde per i contratti a canone libero all’85% del canone di locazione; se il contratto è a canone concordato, l’85% del canone viene abbattuto di un ulteriore 30%. L’imposta da versare, in ogni caso, dipende dall’aliquota marginale, cioè dipende dall’ammontare degli altri redditi che ciascuno contribuente possiede.

 

Con il nuovo metodo, invece, all’intero canone annuo di locazione si applicherà  una cedolare - denominata “secca” perchà© è fissa e non dipende dalla situazione reddituale del contribuente - essa è pari al:

• 21%, per i contratti di locazione a canone libero;

• 19%, per i contratti di locazione a canone concordato, che rappresentano la maggioranza, in virtù del risparmio d’imposta che offrono al locatore.

 

La cedolare secca, oltre a sostituirsi all’IRPEF, assorbe anche le addizionali (comunale e regionale), l’imposta di bollo e l’imposta di registro.

 

Il varo del nuovo metodo di tassazione è stato preceduto ed accompagnato da varie dichiarazioni, che ne hanno esaltato vantaggi e benefici.

 

1.      Il ministro della Semplificazione normativa, che è il padre della riforma, a margine dell’assemblea di Confindustria del 2009, nel presentare la cedolare secca, disse: “il governo ha trovato il punto di equilibrio sulla copertura”; poi aggiunse:  “la cedolare si autofinanzia, cioè la copertura sarà  interna”.

 

2.      Da una nostra prima stima, se tutti i locatori decideranno di applicare la cedolare secca, il risparmio complessivo per le loro tasche sarà  di quasi un miliardo di euro l’anno” (il segretario della CGIA di Mestre).

 

3.      “Emersione dei contratti irregolari, minore pressione sul mercato della compravendita, stimolo per la ristrutturazione e l'immissione sul mercato locativo di una parte del patrimonio edilizio oggi non utilizzata, con innegabili benefici sul piano della crescita delle occasioni d'impresa e di lavoro” (il presidente della Confedilizia, parlando della nuova cedolare secca).

 

4.      Una riforma che farà  emergere il sommerso edilizio… che va a favore dei ceti medi, della gente a basso reddito, dei giovani” (IL GIORNALE di lunedì 10 gennaio 2011).

 

Poichà© dalla relazione tecnica allegata allo schema di decreto legislativo emerge che la cedolare secca costerà  640 milioni di euro, in termini di minori entrate per le casse dello Stato (notizia ripresa ed approfondita anche da “Il sole 24 ore” del 17 agosto 2010, pag. 22) - mi sono subito chiesto: “Se la cedolare si autofinanzia e la copertura è interna, chi pagherà  i 640 milioni di euro?” Successivamente, ho letto su una certa stampa che il Ministro intendeva dire che la copertura sarà  interna, nel senso che la riforma, probabilmente, si autofinanzierà  con i proventi che emergeranno, presumibilmente, dal sommerso. Nonostante questa precisazione, qualche dubbio mi è rimasto sulle ragioni dell’uso del verbo al presente da parte del Ministro.

 

Prima di esaminare le citate dichiarazioni, è necessario verificare sul campo gli effetti del nuovo metodo di tassazione dei canoni di locazione, lo farò, dopo una brevissima premessa, attraverso due simulazioni, in cui prenderò in esame l’impatto che avrà  la riforma su due distinte categorie di contribuenti: uno “povero” ed uno “ricco”, intesi dal punto di vista, esclusivamente, economico.

 

Si stima che in Italia siano presenti circa 3,5 milioni di seconde case, di esse circa il 60% appartiene a famiglie che hanno un reddito annuo inferiore a 26.000,00 euro ed il rimanente 40% circa appartiene a famiglie con reddito superiore (fonte Fimaa). A quella cifra vanno aggiunte tutte le prime case abitate da persone sole, vedove/i o singles, che decidono di affittare una porzione della loro abitazione al fine di “sbarcare il lunario”.

 

PRIMA SIMULAZIONE: disoccupato che concede in affitto una porzione del suo appartamento per 1.000 euro al mese con contratto di locazione a canone concordato.

 

Con il regime ordinario paga un’imposta pari ad euro 1.864,51 (di cui euro 1.642,20 per IRPEF (la sua aliquota marginale è del 23%), euro 84,00 per quota imposta di registro (la base imponibile per questa tipologia di contratti corrisponde al 70% del canone), euro 14,62 per quota imposta di bollo ed euro 123,69 per addizionale regionale e comunale). Per il calcolo degli importi delle addizionali, ho considerato il valore medio tra il minimo ed il massimo che le relative aliquote possono assumere (si consideri che la regionale può variare da 0,9% ad 1,4% e la comunale può variare da zero a 0,8%).

 

Se lo stesso contribuente opterà  per il nuovo metodo di tassazione, pagherà  un’imposta pari ad euro 2.280,00 che corrisponde al 19% del canone.

 

La tanto decantata cedolare secca, quindi, costerà  al contribuente “povero” ben 415,49 euro in più all’anno, rispetto al preesistente regime ordinario IRPEF, che, come detto, è informato al criterio di progressività .

 

SECONDA SIMULAZIONE: occupato con un reddito annuo superiore ad euro 75.000,00 che concede in affitto la sua seconda casa, alle stesse condizioni (canone pari ad euro 1000,00 al mese e contratto a canone concordato).

 

Con il regime ordinario paga un’imposta pari euro 3.292,51, di cui euro 3.070,20 per l’IRPEF (la sua aliquota marginale è del 43%) ed  euro 222,31 per addizionali ed imposte di registro e di bollo, che rimangono invariate rispetto alla precedente simulazione, in quanto proporzionali.

 

Se, invece, opterà  per il nuovo metodo di tassazione, pagherà  un’imposta pari ad euro 2.280,00 (il 19% del canone), cioè la stessa imposta che grava sul contribuente disoccupato e privo di altri redditi.

 

Quindi il nuovo metodo di tassazione della cedolare secca farà  risparmiare al nostro contribuente “ricco” ben 1.012,51 euro all’anno, rispetto al vecchio regime ordinario IRPEF che è informato al costituzionale criterio di progressività .

 

Tale risparmio, in contrasto con le intenzioni dei Padri costituenti, si riduce al diminuire del reddito dichiarato dal contribuente, fino ad azzerarsi per i contribuenti che dichiarino un reddito pari ad euro 26.000,00 circa, inoltre assume valore negativo, progressivamente crescente, nei confronti di tutti coloro che hanno un reddito inferiore a quella fascia.

 

Un precedente molto pericoloso!

 

Quindi il nuovo metodo di tassazione della cedolare secca farà  risparmiare al nostro contribuente “ricco” euro 1.012,51 all’anno (che diventano ben 2.106,00 euro, in presenza di contratto a canone libero), rispetto al vigente regime ordinario IRPEF, informato al costituzionale criterio di progressività .

 

3. CONSIDERAZIONI DELL’AUTORE

 

L’arcano è stato svelato, le dichiarazioni contengono un fondo di verità . Probabilmente è vero che “la cedolare si autofinanzia, cioè la copertura sarà  interna”, però, nei termini che seguono. Se solo gli appartenenti alle classi di reddito più elevate opteranno per la cedolare secca, si avrà  un costo per le casse dell’erario in termini di minor introiti, presumibilmente, pari ad un miliardo di euro. Se invece tutti i contribuenti, anche quelli meno abbienti, si faranno convincere ad esercitare l’opzione, allora i minori introiti per le casse dell’erario saranno più contenuti, forse, pari ad 640 milioni di euro; ciò in quanto le maggiori imposte versate dai contribuenti più poveri compenseranno, in parte, i risparmi di cui beneficeranno quelli più ricchi.

 

Questa è una delle ragioni per cui si sta facendo una gran propaganda al nuovo metodo di tassazione, esaltando il fatto che pone l’inquilino al sicuro dagli aumenti ISTAT ed assorbe le addizionali (comunale e regionale) e l’imposta di registro e di bollo. A tal proposito, sono certamente prive di fondamento le argomentazioni secondo cui l’inquilino è al sicuro dagli aumenti ISTAT: basta accorciare la durata dei contratti per aggirare il precetto.

 

Il nuovo metodo di tassazione dei canoni di locazione non porterà  come conseguenza l’emersione del sommerso e dei contratti irregolari. Infatti, se si voleva far emergere i contratti irregolari e con essi il sommerso, la riforma avrebbe dovuto porre gli interessi del conduttore in conflitto con quelli del locatore, offrendo al primo la possibilità  di detrarre una quota del canone pagato.

 

L’incentivo della detrazione, inoltre, dovrebbe essere efficace ed efficiente e non solo simbolico e figurativo come avviene oggi per i contratto d’affitto per studenti fuori sede e per le spese mediche.

 

Mi spiego meglio. L’evasione fiscale prima ancora di essere un comportamento deplorevole è un calcolo matematico. Attualmente, quando lo studente fuori sede si reca dal locatore per concordare il canone d’affitto, è consapevole del fatto che il contratto registrato gli offrirà  la possibilità  di recuperare al massimo euro 41,68 al mese (corrispondenti al 19% di euro 2.633,00 diviso i mesi dell’anno). Pertanto, se il locatore gli dirà : “il posto letto costa euro 250,00 con contratto registrato ed euro 200,00 con contratto irregolare (in nero)” – lo studente certamente sceglierà  di “mangiare l’uovo subito piuttosto che la gallina domani”.

 

Nel caso lo studente scelga la prima opzione, infatti, dovrà  anticipare subito la differenza, per riaverla, in parte, l’anno successivo, ammesso che il proprio genitore presenti il Mod. 730 e la sua IRPRF sia capiente.

 

Parimenti, quando il paziente si reca dal dentista per richiedere un preventivo di spesa e si sente dire: “Il lavoro costa euro 3.000,00 con fattura ed euro 2,500,00 senza fattura” – costui certamente sceglierà  la soluzione più conveniente, considerando che con la fattura dovrà  anticipare  euro 500,00 (l’uovo), per recuperare (la gallina) l’anno successivo euro 545,47 (corrispondenti al 19% dell’intero importo fatturato al netto della franchigia di euro 129,11), ovviamente, se presenta il Mod. 730, se la sua IRPEF è capiente e salvo eventuali rilievi per violazioni formali.

 

Come si può evitare che tali illecite proposte, continuino a riscuotere il consenso di chi le riceve?

 

La percentuale di detrazione ammessa non dovrebbe essere nota nel momento in cui si riceve la proposta, ma comunicata dall’erario solo l’anno successivo, dopo l’approvazione della legge finanziaria; tale percentuale, dovrebbe variare di anno in anno e dovrebbe dipendere dall’emersione del sommerso e dalle risorse che in quell’anno si intendono mettere sul tappeto per combattere l’evasione. Di conseguenza la liquidazione delle dichiarazioni dei redditi dovrebbe avvenire in due momenti distinti: una prima “liquidazione in acconto” nell’anno di presentazione della dichiarazione dei redditi (in cui si lasciano in sospeso tali voci) ed una seconda “liquidazione a saldo” l’anno successivo, dopo l’approvazione della finanziaria, in cui verranno decise e comunicate le percentuali di detrazione e, quindi, saldate le voci lasciate in sospeso.

 

Quanti, non conoscendo a priori l’incentivo offerto dal fisco, hanno accettato, per pochi spiccioli, di scendere a patti con l’evasore, certamente l’anno successivo si accorgerebbero di aver fatto un pessimo affare e vi porrebbero rimedio; in questo modo, di anno in anno, come in una spirale virtuosa, si dilaterebbe la percentuale di detrazione d’imposta, favorita dall’emersione crescente del sommerso.

 

Ritengo che il miglior controllore per ogni locatore sia il suo conduttore e per ogni dentista il suo paziente. Se 640 milioni di euro, anzichà© distribuito alle fasce di reddito più elevate, fosse stato utilizzato per finanziare i conflitti d’interesse come sopra descritti, sarebbe emerso molto più sommerso di quanto non ne emergerà  con la cedolare secca a regime.

 

 

4.            CONCLUSIONI

 

Mi sembra evidente che la riforma non va a favore dei ceti medi, della gente a basso reddito. Se si voleva favorire la gente a basso reddito si sarebbe dovuto prevedere una roussoniana “no tax area” a tutela effettivamente delle fasce più deboli; in altre parole, “chi possiede soltanto il necessario” non avrebbe dovuto pagare nulla.

 

La cosa che più mi ha colpito della fase di approvazione del nuovo metodo di tassazione dei canoni di locazione, non è stato il comportamento della maggioranza di governo, la quale ha fatto gli interessi dei suoi elettori, ma, piuttosto, l’inerzia di un’opposizione talmente ossessionata dai peccati del Premier da far venire in mente le parole di una vecchia canzone di De Andrà© nella quale si parla dei consigli di chi non è nella condizione di dare il cattivo esempio.

 

I risultati cui si è giunti con le due simulazioni fanno venire in mente la storia di Robin Hood, però, letta al contrario; nel senso che la cedolare secca toglie il necessario ai contribuenti poveri per dare il superfluo a quelli ricchi.

 

Il lettore accorto, a questo punto, potrebbe dire: “Se il nuovo metodo è opzionale, perchà© nel titolo di questo scritto si legge che la cedolare secca toglie ai poveri per dare ai ricchi?”

 

Personalmente non so quale sarà  il costo della riforma, presumo che nessuno lo sappia, in quanto è impossibile prevedere il comportamento di una moltitudine di contribuenti; sono certo, però, che il costo di questa riforma inciderà  sulla qualità  dei servizi offerti dai singoli Comuni e sulle aliquote dell’IMU (Imposta Municipale Unica) che è nata dalle ceneri dell’ICI, entrerà  in vigore dal 2014 e, soprattutto, non sarà  opzionale; in quel caso il titolo di questo scritto sarà  pienamente realizzato.

 

Concludo queste brevi riflessioni, riportando il testo di un “midrash ebraico”.

 

I midrash sono delle storielle che vengono utilizzate dai rabbini ebrei per tramandare la fede ai bambini; sono delle vere e proprie perle di saggezza, che destano grande interesse storico e culturale, in quanto si tramandano verbalmente da migliaia di anni.

 

Questo midrash si intitola “le ragioni del diluvio”. Nella tradizione ebraico-cristiana per diluvio universale non si intende uno “tsunami planetario” ma il diluvio è il simbolo dell’ira divina scatenata dall’egoismo e dalla malvagità  umana.

 

“C’era un povero che sostava ai margini delle strade e per vivere non aveva altro che un cesto di fagioli. Ognuno che passava gli rubava un fagiolo. Per lui era la fine di tutto. Ma essi non vedevano proprio dov’era il male: prendere un fagiolo a qualcuno secondo voi è rubare? Ma colui che è al di sopra di tutti e veglia su tutti, qualificò questo atteggiamento come violenza, e fu deciso il diluvio”.

 

CLETO IAFRATE

Associazione civica Ficiesse

 


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