IN DIFESA DEL DELEGATO COCER SOSPESO DAL SERVIZIO, LETTERA APERTA DI FERDINANDO CHINE'

lunedì 02 maggio 2011

Titolo originale
 
“EFFETTI COLLATERALI. I DUE POLIZIOTTI, IL BUONO E IL CATTIVO, IL SINDACALISTA E IL COCERISTA”
 
di Ferdinando Chinè
 
In questi giorni giunge la notizia di un collega del COCER sospeso dal servizio per i soliti problemi amministrativi. Lo conosco personalmente e mi sento di spendere una parola in suo favore in attesa che la questione si chiarisca. Non è la prima volta che mi imbarco in difese incredibili, laddove nessuno dice niente e tutti gridano al colpevole. Ricordo a memoria i casi che mi hanno visto difensore, prima fu la volta di Berdozzo, poi di Ciavarelli, Comellini ed ora di Emilio. Non è facile argomentare in momenti del genere, nel mezzo di una inchiesta tutta da fare.
 
Leggo un articolo e con sommo dispiacere trovo cattiveria e superficialità . La questione che si discute è insidiosa, buttarla “in caciara” non giova a nessuno, non si capisce se è un’accusa che spara alla “casta” dei sindacati o equiparati, oppure il solito qualunquismo.
 
Si legge dai giornali che la Sua iscrizione nel registro degli indagati è stata fatta per i seguenti reati: “Truffa e falso in fogli di viaggio”. Un classico delle disgrazie dei “coceristi”. Basta poco, una partenza ad un’ora piuttosto che un’altra, la presenza in un luogo invece di un altro, il tempo di viaggio impreciso e il gioco è fatto. Niente di sostanziale e diverso se paragonato all’attività  del poliziotto sindacalista. I colleghi sindacalisti poliziotti sono in aspettativa, in rimborso forfettario spese e non hanno problemi e riflessi sul servizio. Escono, entrano, partono ed arrivano alla sede sindacale senza problemi amministrativi. Agli incontri istituzionali arrivano con il taxi, il pranzo e la cena non ha tempo e limiti, gli incontri preparatori tra sindacati, politici e rappresentanze militari sono liberi, sono fuori l’orario di servizio poichà© non esiste. Non c’è un giorno in cui si lavora di più ed uno di meno, un’ora più produttiva ed un’altra in cui riposare, basta prendere il traffico di un telefonino o una casella di posta e-mail di un Delegato CoCeR ed un Sindacalista per accorgersi che non esistono differenze. A tutte le ore della giornata e per tutto l’anno vi è un traffico di informazioni in entrata e in uscita propedeutico all’attività  rappresentativa. E’ un’attività  autonoma, libera, esclusivamente soggetta al consenso degli iscritti al sindacato. In questo “modus operandi” c’è troppa libertà  oppure trattasi del cosiddetto “minimo sindacale” per un lavoro con dinamiche particolari? A chi serve imbrigliarlo, con quali limiti e con quali spazi?
 
Ad esempio, che significa “..Per i vantaggi e i benefit derivanti dalla funzione che si svolge, quella dei delegati delle rappresentanze militari potrebbe essere paragonata ad una vita da benestante..”, percepire 110 euro di “forfettaria” al giorno (16 giorni al mese) per mangiare, bere e dormire a Roma, sono tanti? Per una funzione che si interfaccia quotidianamente con Ministri, Parlamentari, Politici, Sindacalisti e Stati Maggiori?
 
Aggiungo questo particolare, non per vezzo, non siamo Dirigenti, semplicemente ci interfacciamo con loro e si dà  il caso che giacche, cravatte, camice e scarpe sono a carico dei Delegati. E’ una situazione anomala la nostra, siamo militari ed allo stesso tempo rappresentanti “pseudo sindacali”. Da un lato abbiamo la divisa, la gerarchia, gli obblighi dello status, dall’altro, la consuetudine vuole che certi formalismi siano superati.
 
E faccio solo un esempio, all’interno dei Consigli di singola Forza Armata, del Comparto Difesa (Esercito, Marina ed Aeronautica), o del CoCeR Interforze (EI, MM, AM, CC e GDF), dalla notte dei tempi si presenzia in borghese. Questa (buona o cattiva) abitudine si è mutuata per una serie di ragioni. Sin dall’inizio, si è preferito lasciare fuori dalle aule consiliari, per quanto possibile, gradi, mostrine, anzianità  tra pari grado, in virtù di un concetto di pari dignità  tra delegati che prescinde il servizio, per cui, diversamente, ognuno è chiamato a fare. Finanzieri, carabinieri, marinai e soldati, generali, marescialli ed appuntati tutti insieme appassionatamente, dove teoricamente “la forza della ragione dovrebbe avere la meglio sulla ragione della forza”. Affiancato a questo motivo “nobile”, ve ne sono altri più spiccioli e di tutti i giorni, in cui, l’Amministrazione non è solerte nell’approvvigionarti divise, servizio lavanderia, gradi, scarpe e mostrine pronte all’uso. Non ha sempre il mezzo a disposizione per lasciarti spostare, oppure il fax, la macchina fotocopiatrice, la carta o il toner per la stampante. Di automezzi scalcinati e stampanti gracchianti si potrebbero scrivere pagine di commedia all’italiana. Insomma, occorre fare di necessità  virtù, ci si arrangia, tra principi ed esigenze, tra status di militare e funzioni di Rappresentante.
 
La domanda sorge spontanea, a chi giova questa confusione dei ruoli, status e regole democratiche? E’ evidente che conviene all’Amministrazione, alla politica, poichà© tutto appare democratico e consentito, salvo poi richiamarti quando qualcosa non va.
 
Dopo trent’anni di Rappresentanza, che qualcuno definì “delle pere e delle mele”, siamo ancora qui a discutere se è meglio una Rappresentanza interna all’apparato militare oppure esterna come un Sindacato, un’associazione professionale. In altri paesi europei il problema è già  stato risolto. In mezzo a questo ritornello si insinuano ragionamenti paralleli al limite della ragionevolezza, c’è chi per superare la Rappresentanza a favore del Sindacato è convinto che abbattendo i Rappresentanti il gioco è fatto, non è così e non è corretto.
 
Abbattendo i singoli Delegati si ha proprio l’effetto opposto, il pensiero che cambiate le persone la Rappresentanza funzionerebbe bene, si insinua il triste adagio “..è una questione di uomini non di istituzioni..” . Non è così, ci sono meccanismi che ad un certo punto seguono un’evoluzione sociale naturale e sono superati a prescindere dagli uomini. Il dittatore illuminato, l’unto dal signore che potrebbe far funzionare una dittatura con pace e libertà  per tutti non esiste, altrimenti non sarebbe una dittatura. Altrimenti non si spiegherebbero le suddivisioni dei poteri in uno Stato democratico. Un tempo in ambito militare esistevano le punizioni corporali, sono state superate non perchà© c’era qualche superiore picchiatore di troppo perchà© non più conferenti con il concetto di dignità , pena e società .
 
Una Rappresentanza interna è una contraddizione di termini, occorre separare i ruoli, quello di chi amministra e fa lo Stato Maggiore da quello di chi difende e si fa portavoce dei militari/lavoratori. Come è già  avvenuto nei restanti paesi europei. Fin quando si fa pappa e ciccia tra le due funzioni i veri truffati sono i Delegati COBAR, COIR e COCER, per non dire i militari tutti.
 
Pensare che tra i Rappresentanti Militari ci siano più malizie, opportunismi degli equiparati sindacalisti, per non parlare di altre categorie, mi sembra veramente fuori da ogni buon senso. Gridare alla casta tra le caste, ai benestanti corrotti che difendono i poveracci, non ha onore e ne giustizia. Attenzione ai puri che epurano, ai ritornelli con effetti collaterali.
 
Per certi versi questo tipo di epurazione e godimento delle disgrazie altrui, mi ricorda che avviene qualcosa di simile nella mafia.
 
Ad un certo punto, non si capisce come e perchà© vengono catturati boss pericolosissimi che per 20/30 anni sono stati latitanti. Anziani e in buona salute, con l’aria dimessa e trasecolata, sono catturati in circostanze paradossali e con tutti che gioiscono al colpo duro alle cosche. Ho l’impressione che anche loro vorrebbero gioire, meglio un boss arrestato che decapitato da un altro in ascesa. Salvo poi prendere atto che chiuso un ciclo se ne crea un altro e fra venti anni un altro boss sarà  arrestato con onori e riconoscenza di tutti. Qual è l’effetto collaterale?
 
Nonostante gli arresti eccellenti, le forze internazionali messe in gioco, dai primi del novecento ad oggi, la mafia vive e si ingrandisce. Ahimè, è una holding internazionale. Ci manca solo affermare che la colpa è di Emilio perchà© facendo la Rappresentanza non ha arrestato i malavitosi e poi il vaso è colmo. Nel frattempo, il pensiero che una Rappresentanza con colleghi diversi da Emilio potrà  fare scintille si fa strada nella mistificazione totale.
 
Vorrei ricordare che l’istituto della “forfettaria” in luogo del rimborso spese albergo, pranzo e cena è una opzione che conviene principalmente all’Amministrazione. In effetti, per un militare che può usufruire di albergo quattro stelle a Roma più il rimborso pasti il costo totale è ampiamente al disopra, nella misura quasi doppia. Laddove i costi analitici sono inferiori della spesa “forfettaria” l’Amministrazione sceglie il rimborso spese. Tutto il populismo, qualunquismo che gira attorno non giova a nessuno. La Rappresentanza è superata a prescindere dai Delegati e dalle loro vicissitudini.
 
Concludo questa riflessione ricordando a tutti il comune denominatore tra i colleghi da me difesi, ovvero, essere Rappresentanti del personale militare (Cobar, Coir, Cocer) non porta fortune, per un motivo o per un altro si trova sempre l’occasione per metterli alla gogna con sorpresa e sollazzo di alcuni. Questi colleghi non sono gli unici ad aver subito l’incoerenza di un “ruolo di parte sociale” che manca, altri amici come Luca, Pasquale, Silvestro hanno avuto noie, sono stati in silenzio e si è concluso tutto a loro favore. Per quanto conosco Emilio posso dire che è un carabiniere che fino a pochi mesi fa, in venti anni di carriera, è stato sempre apprezzato dai superiori e colleghi che l’hanno votato. Sempre presente alle riunioni e in tutte le occasioni di incontro fuori l’orario lavorativo. E’ una brava persona che prima della Rappresentanza era di esempio e considerazione, oggi le cose stanno cambiando ma la storia non si può cancellare. Spero che Emilio non venga lasciato solo e non sia l’ennesimo capro espiatorio di una Rappresentanza che non va.
 
Cordiali Saluti
 
Roma, 29.04.2011
 
FERDINANDO CHINàˆ
Delegato Cocer Aeronautica Militare
 

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