LETTERA APERTA AL DIRETTORE DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE. MORAL SUASION DISARMATA CONTRO L'INVADENZA DEL FISCO (di Nicola Rossi)

sabato 14 maggio 2011


Il Sole 24 ore – 13 maggio 2011

Lettera aperta a Befera

MORAL SUASION DISARMATA CONTRO L'INVADENZA DEL FISCO


di Nicola Rossi

Gentile dottor Befera,
ho letto con attenzione – come, penso, molti altri contribuenti italiani – la lettera che, in qualità  di direttore del l'agenzia delle Entrate, ha ritenuto di inviare agli uffici territoriali dell'amministrazione finanziaria. Ne ho apprezzato la forma e la sostanza. Ma temo di doverle segnalare che la sua lettera, lungi dal rappresentare la soluzione del problema, è piuttosto l'espressione compiuta del problema stesso.
L'idea che il rapporto fra Stato e cittadino possa essere definito in una lettera inviata da un valente funzionario dello Stato ai suoi collaboratori è in sà© espressione di un rapporto non paritario. Attraverso i suoi uomini migliori il Sovrano graziosamente concede al suddito un trattamento più umano ed equo.
àˆ una visione che temo non ci porti lontano. Perchà© il rapporto fra Stato e cittadino sia realmente paritario, deve esprimersi in primo luogo nei comportamenti quotidiani dello Stato (e l'accertamento non sempre fa parte di questa categoria). Ma soprattutto, la natura paritaria del rapporto fra Stato e cittadino, trova la propria espressione naturale in primo luogo nella lettera della legge.
Sotto il primo profilo, lo Stato italiano appare, agli occhi del cittadino, quotidianamente inadempiente e regolarmente impunito per le sue inadempienze. Appare tale agli occhi del cittadino che non ottiene giustizia, o che ricorre alla vigilanza privata perchà© l'ordine pubblico non è garantito come dovrebbe, o che vede nell'istruzione privata o nella sanità  privata l'unica costosa alternativa a un pubblico che ha imparato a chiedere (se non a pretendere) ma spesso e volentieri arrogantemente si rifiuta di dare. Ci si lamenta spesso dello scarso senso civico degli italiani, ma non altrettanto spesso si riconosce come sia lo Stato, in tutte le sue articolazioni, a manifestare scarso civismo.
Ma soprattutto, come dicevo, è la legge il luogo in cui Stato e cittadino vedono sancita la propria parità . E lei, dottor Befera, sa bene che le norme entro le quali da quindici anni a questa parte si esplica la sua attività  sono norme più da stato di emergenza (se non di assedio) che da stato di diritto. L'elenco è lungo e a lei ben noto. Si tratta, spesso e volentieri, di norme che non sarebbero nemmeno lontanamente concepibili in un rapporto fra privati (cioè in un rapporto fra pari) e che hanno sancito da quindici anni a questa parte la trasformazione del rapporto fra Stato e cittadino in un rapporto diverso: quello fra Sovrano e suddito.
Da quindici anni a questa parte, governanti di ogni tendenza hanno detto e ripetuto che questa trasformazione era ed è necessaria e dovuta se si voleva e se si vuole attaccare e sconfiggere il fenomeno dell'evasione. Un obbiettivo - sia detto senza la minima esitazione - che dovrebbe comparire ai primissimi posti nell'agenda di qualunque governo della Repubblica. Ebbene, a distanza di quindici anni, i comunicati delle amministrazioni che lei guida ci ricordano a cadenza regolare che da un lato cresce significativamente il recupero di imponibili evasi e, dall'altro, crescono gli imponibili evasi. Ben vengano, dunque, le sue istruzioni agli uffici territoriali.
Ma, mi creda, il problema non è il bon ton dell'amministrazione finanziaria. Il problema è l'impostazione esclusivamente coercitiva dei rapporti fra Stato e cittadino che i governi degli ultimi quindici anni - tutti, indistintamente - hanno fatto propria. Un'impostazione fuori dalla storia e, come si vede, destinata alla sconfitta.

Tua email:   Invia a: