RISPOSTA A UN ARTICOLO DE "IL RIFORMISTA: I MILITARI, IN SERVIZIO E IN CONGEDO, CHE SI IMPEGNANO IN POLITICA SONO UN BENE PER I CITTADINI ITALIANI E PER LA DEMOCRAZIA - di Giuseppe Fortuna

lunedì 30 maggio 2011

Gli attacchi arrivano da tutte le parti con una parola d’ordine: contrastare i militari che vogliono impegnarsi in politica, a meno che non siano i partiti a "nominarli".

L’ultima bordata è del Riformista di sabato scorso. Un titolo suggestivo (“A Milano violato il codice per la campagna in divisa”) e un testo esplicito per richiedere addirittura interventi disciplinari nei confronti di due luogotenenti candidati a fianco della candidata Moratti, uno dei Carabinieri, Giovanni Mola, l’altro della Guardia di Finanza, Gianni La Stella, e tenta di bacchettare sulle dita il maresciallo Pasquale Di Nardo, anch’egli delle Fiamme Gialle, che ha avuto il gravissimo torto di mandare delle e-mail, come può fare ogni cittadino italiano, per sostenere la candidatura del collega La Stella presso i colleghi. E, a sproposito, si evocano perfino il nuovo codice dell’ordinamento militare e la normativa sulla privacy, che dicono tutt’altro.

C
i sono poi alcuni colleghi che ci mettono del loro, criticando nei forum internet i delegati dei consigli della rappresentanza militare che hanno avuto l’ardire di candidarsi nei consigli comunali di alcune città  d’Italia, piccole e meno piccole, riuscendo peraltro ad essere eletti.

Ma una cosa è fissare qualche regola di compatibilità  e di non discriminazione, altro è vietare un diritto così alto come quello di elettorato.


Davvero un strano paese, il nostro. I giudici amministrativi possono ricevere incarichi dalle pubbliche amministrazioni che devono controllare. Generali e prefetti sono nominati consiglieri di stato e della corte dei conti. Ufficiali in servizio e in congedo possono essere eletti deputati, senatori, presidenti di commissioni parlamentari e perfino diventare sottosegretari. Proprietari di reti televisive nazionali possono entrare in politica e arrivare a fare i presidenti del consiglio dei ministri. Come anche magnati industriali di livello mondiale. E magistrati, medici di famiglia, avvocati e addirittura pregiudicati. Ma caporali, appuntati, marescialli e luogotenenti no: scandalo, reato o almeno gravissimo illecito disciplinare.

Noi riteniamo invece che sia un bene che i cittadini con le stellette che lo vogliano si impegnino in attività  sociali, comprese quelle politiche, che portino la loro esperienza, le loro capacità  e la loro passione al servizio dei cittadini specialmente per cercare di migliorare i risultati delle amministrazioni sul territorio. 
I militari italiani sono ormai completamente maturi e pienamente consapevoli e anche queste sono forme alte ed evolute di attuazione dell’articolo 52 della Costituzione.


GIUSEPPE FORTUNA
Presidente Comitato
Articolo 52 - Militari tra la Gente
giuseppefortuna@hotmail.com
340.2813453


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