REPLICA/APPELLO DEL MARESCIALLO GDF MARCHESE ALLA LETTERA DEL MARESCIALLO GDF PASCALE: COCER RIVEDI POSIZIONE SU ADOZIONE CIRCOLARE SANITA' MILITARE

martedì 28 giugno 2011

APPELLO AL LGT DORI,
AL COCER GDF E AL COLLEGA SAVINO

 

 

PREMESSA

 

Caro Savino, sono il Maresciallo Marchese, di cui, forse, conosci le vicende e la storia, oramai decennale, di aperta conflittualità  con l'Amministrazione G. di F. e con la stessa Sanità  Militare.

Premetto che sono stato riformato parzialmente ( anno 2005), a causa di un incidente occorso in servizio nel 1999, con iscrizione della mia patologia alla 7^CTG della Tabella A allegata al D.P.R. 834/81, su parere positivo e definitivo del Comitato di Verifica emesso nel 2003.

Ti assicuro che anche questi riconoscimenti sono stati frutto di estenuanti e logoranti battaglie condotte con l'ausilio di medici-legali, ricorsi al TAR, plurime presentazioni di diffide ed inviti ad adempiere, solamente grazie ai quali sono riuscito, all'epoca della riforma parziale ( anno 2005) a rimanere appartenente al Corpo con destinazioni a compiti d'ufficio - ex DPR 738/81 -: ma, ribadisco che l'Amministrazione, per il tramite di alcuni suoi rappresentanti molto influenti, fece di tutto pur di costringermi ad accettare il passaggio ai ruoli civili, anche perchà© all'epoca io non avevo maturato i requisiti temporali minimi per la pensione d'infermità  ( 12 anni di servizio effettivo) e se la patologia non fosse stata contratta a seguito di incidente in servizio e se non fosse stata riconosciuta già  dipendente da causa di servizio dal Comitato di Verifica, sarei stato costretto ad accettare il transito per non perdere praticamente tutto.

 Invece, essendovi tali presupposti di Legge ( parere positivo del Comitato di Verifica e prerogative di diritto che il DPR 738/81 concede esclusivamente a chi si fa male in servizio ed a causa del servizio), ho potuto lottare e ""costringere"" la G. di F. a non espellermi ed a destinarmi a svolgere esclusivamente compiti d’ufficio.

Tuttavia, senza nulla voler togliere alla gravità  delle infermità  di cui soffri e rifuggendo qualsivoglia paragone dai contenuti tecnico-medico-legali impossibili ( trattandosi di due problematiche completamente opposte ed inerenti apparati ed organi del tutto distinti ), ti dico ed affermo senza tema di smentita che, almeno attualmente, la mia patologia è ascrivibile, perlomeno, alla 4^ CTG della Tabella A, alla voce 17  " Labirintiti e labirintosi con stato vertiginoso di media gravità ".

Sono stato nelle migliori strutture pubbliche di tutt'Italia e nei migliori e pubblici Dipartimenti di Medicina Legale ( Napoli, Caserta, Cassino, Benevento, Bologna, Modena , Firenze ecc..,ecc..) ed il responso è sempre stato pressochà© unanime e concorde nell'indicare ( come testualmente mi è stato detto e scritto) la drammaticità  della mia situazione clinica, quantomeno  per ciò che concerne la oramai inesistente funzionalità  dei nervi vestibolari, organi che si trovano in fossa cranica posteriore e che presiedono al   conferimerito , all'organismo umano,  della facoltà  di mantenere l'equilibrio statico- dinamico: preclusa tale funzionalità , si è condannati a convivere con una costante ed assillante sindrome vertiginosa.

Qualora detti nervi non fossero già  del tutto deteriorati e fosse possibile ripristinare un minimo della di essi  funzionalità , occorrerebbe un intervento neuro-chirurgico che comporta rischi assai elevati, quantificabili nel 30% ( tra rischio vita, paralisi ed altre complicazioni, condizioni per le quali gli stessi medici sconsigliano l'intervento): tale intervento sarebbe atto a rimuovere il conflitto neuro-vascolare che altera irrimediabilmente la risposta dei vestiboli. Dunque, durante il corso di tutta la giornata, sono afflitto da una costante ed assillante sindrome vertiginosa che mina profondamente la qualità  della mia vita, delle relazioni e delle possibilità  di sviluppare una adeguata e ""normale" attività  lavorativa. Le sensazioni con cui si convive costantemente sono bruttissime, per rendere l'idea si potrebbero paragonare a quelle che un soggetto normale vive, ma solo per un periodo di tempo determinato e limitato, allorquando si viene a trovare in una barca di piccole dimensioni nel bel mezzo di un mare molto agitato e con onde molto alte.

Poi, c'è tutto il corollario sintomatologico consequenziale al trauma, costituito dalle correlate, ancorchà© temporanee, perdite di attenzione e di concentrazione, dai disturbi osteo-articolari dovuti al trauma, ad esempio la cervicobrachialgia cronica con deficit di forza dell'arto dominante destro ( spesso mi cadono gli oggetti da mano, faccio fatica ad avvitare e/o attaccare bottoni con la mano destra ed, ahimè, ho imparato sempre più ad utilizzare il braccio sinistro). 

Tuttavia, il problema principale rimane afferente agli organi principali della propriocezione, che presiedono a donare e dotare l’organismo umano della facoltà  di mantenere l'equilibrio statico-dinamico. Tali organi, nel mio caso risultano definitivamente compromessi: in primis, come sopra spiegato, i più importanti nervi vestibolari, ma anche la mandibola ed il rachide cervicale, che  contribuiscono in misura secondaria alla propriocezione, sono stati irrimediabilmente danneggiati dall'incidente subito . Mi reggo in piedi, praticamente, attuando delle strategie che rendono poco percepibile, agli occhi di coloro che non sono esperti in materia, la mie difficoltà  e la mia patologia, preparo ed anticipo mentalmente l’ esecuzione di alcuni movimenti fini  alterati ( dismetria), e limito e cerco di semplificare gli spostamenti per rimediare  alla perdita della coordinazione in alcuni movimenti (adiadococinesia), e/o cerco di mantenere sempre una base di appoggio molto ampia.

Chi non è un medico e/o non conosce e/o non nutre e non vuol nutrire alcun interesse per il problema, può non accorgersi di alcunchà©, ma io, se non fosse per la vista ( unico organo propriocettivo che mi funzioni), non riuscirei a stare in piedi, ed,  inoltre,  cadrei immediatamente anche ad occhi aperti, qualora fossi costretto a posizioni obbligate, soprattutto quelle che riducono la base di appoggio ( la classica posizione dell' ""attenti"").

 

Reputo necessaria la premessa che ho appena esposto circa il mio stato di salute perchà© essa può rendere l’idea, a te Savino, come a tutti i lettori ed in particolar modo ai membri del Cobar che stanno promuovendo l’allargamento dell’ambito di applicazione della circolare del Dipartimento di Sanità  Militare, prot. MDE24363/33204/Sez.Med.Leg./10.3.4.1 del 18/03/2009, della assoluta precarietà  del mio stato di salute e della assoluta indifferenza ed, anzi, della totale ostilità  che ho , da circa un decennio, sempre incontrato nelle strutture sanitarie militari. Dette strutture militari, infatti, mi hanno praticamente condannato ad una vita d’inferno, una vita in cui al palese e grave deficit organico causato dall’incidente occorso in servizio si sono dovuti aggiungere i deficit delle relazioni, della stabilità  emotiva e psicologica, dell’affanno economico, tutti causati dalle ingenti spese medico-legali e legali, dagli ostacoli deliberatamente frapposti proprio da quelle Istituzioni che hanno il compito di proteggere e tutelare le disabilità  mediante l’adozione di provvedimenti che dovrebbero andare nella direzione di salvaguardare il futuro, gli aspetti sociali e remunerativi di chi soffre.

La mia opinione, dunque,  Ã¨ che non ci si può e non ci si deve assolutamente fidare di tali Istituzioni, perchà© esse, per come ora e da sempre sono strutturate, nella realtà  concreta di tutti i giorni, non operano principalmente ed esclusivamente per la tutela della salute pubblica e per la cura di tutti quegli aspetti e diritti inerenti le persone militari sofferenti, ma, purtroppo e per davvero, non costituiscono altro che un ulteriore, quanto inutile, gravoso e dispendioso per lo stesso Stato, organo di controllo.

Dette strutture, infatti, altro non sono che un’ appendice importante dell’apparato burocratico-militare  che, come sappiamo, in Italia, è caratterizzato da un bassissimo tasso di democrazia e trasparenza e mira sempre ad ottenere un diabolico controllo totale sulla vita dei propri appartenenti al fine di poter esporre e riprodurre, nella società , il proprio potere  particolare in maniera indisturbata e scevra da critiche, anzichà© puntare a valorizzare le risorse umane a disposizione , a migliorarne la professionalità , a curarne il benessere, a responsabilizzare il personale (a partire dai gradi più bassi), nella consapevolezza che, soltanto in questo modo, si migliora la produttività  e si perseguono, davvero, i compiti istituzionali.

Un apparato istituzionale davvero democratico e trasparente non può prescindere dall’esistenza, dalla prerogativa e dalla possibilità  anche  di un “” controllo dal basso”””, un controllo  esercitato nei confronti dei vertici solo ed esclusivamente nel solco del totale rispetto delle Leggi dello Stato, delle pronunce della Magistratura e, in sintesi, dei valori e principi fondanti la nostra Costituzione.

In Italia, specie negli apparati burocratici militari, esiste ciò???

E come potrebbe esistere ciò, alla luce dello spietato, assiduo e costante controllo totale dei vertici su ogni aspetto della vita professionale e privata del militare, a partire dalla redazione, con una discrezionalità  quasi infinita, delle note caratteristiche, per proseguire con il potere in tema di trasferimenti e la riduzione dei diritti del cittadino militare ben oltre i limiti previsti dalla Legge, per concludere, quindi, come spiegato poc’anzi, addirittura con la salute stessa che viene tutelata in maniera discriminante a secondo del gradimento della gerarchia verso la persona e in base a criteri militaristici di “” buon comportamento””????

Siamo, in detti apparati burocratici-militari,  veramente liberi di svolgere la nostra attività  lavorativa secondo coscienza e preparazione o, invece, il costante ricatto che subiamo in tema di avanzamento di carriera ( con ovvi riflessi economici), in materia di libero sviluppo della nostra vita relazionale e familiare      ( trasferimenti, riduzione dei diritti , atteggiamenti punitivi e di ossessivo controllo) ed , addirittura, in materia di mancata o scarsa tutela ( art. 32 Cost.) della salute, ci costringe ad eliminare qualsiasi margine di discrezionalità  e spirito critico e collaborativo improntato al sano rispetto delle Leggi???


NEL MERITO DELLA QUESTIONE

 

Tutto ciò premesso, passo alla disamina della predetta circolare del Dipartimento di Sanità  Militare, prot. MDE24363/33204/Sez.Med.Leg./10.3.4.1 del 18/03/2009, promuovendo appello ed invitando subito ed immediatamente il Cocer della G. di F., nelle persone del LGT. Dori ( con cui ho avuto modo di relazionarmi, apprezzandone la sensibilità , l’intelligenza e l’acume con cui si batte e si interessa dei diritti dei militari) e del Gen.D.  Minervini, firmatari della delibera con cui si chiedeva l’estensione dell’ambito di applicazione della suddetta circolare, a ritirare tale delibera e recedere immediatamente dai propositi in essa esposti, in quanto:

 

1)        La predetta circolare nel mentre proclama di volersi adoperare per un migliore trattamento nei confronti del personale affetto da patologie cardiache, cela intenti assai diversi e promuove procedure del tutto penalizzanti il personale militare tutto ( compresi coloro che hanno problemi al cuore) ed addirittura pienamente e totalmente contrarie alla Legge ed all’impianto normativo primario attualmente in vigore;

2)        Infatti, insistendo concettualmente nell’accentuare la distinzione tra il principio di “”idoneità ”” ed il principio di “”invalidità ””, il Dipartimento  di Sanità  finisce, a ben voler guardare, con l’ipotizzare per iscritto e, quindi, prevedere ciò che, mai, in precedenza , era stato solamente proposto verbalmente: con  una 6^ CTG della Tabella A annessa al DPR 834/81 ( = 50% di invalidità ), si può legittimamente ( secondo tale circolare) congedare un militare!!!!;

3)        Al di la delle chiacchiere, prive di significato reale e concreto, sul miglioramento delle tecnologie, sia in ambito diagnostico che all’atto delle cure, il Dipartimento di Sanità  abbassa di fatto la soglia minima di invalidità  che consente di congedare un militare, aumentando, così, realmente il potere di controllo sul personale ed aumentando a dismisura i già  notevoli margini di discrezionalità  medico-legale di cui godono gli Ufficiali Medici:  risulta “”gonfiata” ed esasperata, così, la paura  ed il terrore tra il personale dipendente, il quale deve stare sempre più attento a non ammalarsi per qualsiasi causa , in quanto anche patologie non gravissime e non inerenti la sfera psichica ( le quali, in ambito militare, hanno, da sempre, costituito, l’unica eccezione in grado di legittimamente produrre congedo anche in presenza di livelli infimi di invalidità ), potranno causarne il congedo;

4)         Tale paura si trasforma in terrore se si pensa al contesto in cui tutti viviamo ed, in particolare, al sistema pensionistico, di tipo contributivo, che è stato introdotto, oramai già  da 15 anni: essere congedati solamente con una sesta categoria significa, per chi non ha raggiunto un’anzianità  contributiva di almeno 30 anni e per coloro che soffrono di patologie non dipendenti da causa di servizio, andare incontro a notevolissime perdite economiche in un periodo di crisi generale in cui già  i normali stipendi si rivelano inadeguati a ”” raggiungere la fine del mese””.  Inoltre, poichà© la soglia per ottenere la pensione di inabilità  a qualsiasi tipo di lavoro ( appannaggio della 1^, 2^ e 3^ CTG) si allontana di molto, vengono eliminate le speranze di ottenere, almeno nel medio termine, adeguati riconoscimenti economici e si è costretti ad accettare il passaggio ai ruoli civili senza alcuna garanzia sull’assegnazione di sede vicina al contesto familiare e/o all’ultimo reparto di appartenenza.  In merito, ricordo allo stesso LGT Dori che il Cocer aveva denunciato, questa volta , sì, giustamente con propria delibera, la prassi barbara, “”contra legem”” ed anticostituzionale con cui il Ministero delle Finanze, in spregio totale delle problematiche di salute e familiari del personale,  emetteva per ogni anno un vero proprio Decreto con cui, anticipatamente, notiziava la G. di F. delle uniche, specifiche e preordinatamente previste sedi di assegnazione dei militari che sarebbero transitati ai ruoli civili ( come dire “” o ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra….”””);

5)        In merito, basti pensare che la precedente Circolare della Direzione Generale della Sanità  Militare,   prot. nr. 4/1/ML1/102/2003/ML5-30 del 09/06/2003, prevedeva tassativamente il congedo dei militari solo in caso di assegnazione di 1^, 2^ o 3^ CTG ( giustamente perchà© tali categorie implicano l’inabilità  a qualsiasi tipo di lavoro, con  conseguente diritto al massimo della pensione) e proponeva, in linea con la “politica” portata avanti da sempre, che si potesse operare, con una discrezionalità  limitata a casi da valutare bene, la possibilità  di riformare il personale militare anche con altre ed inferiori CTG, guardandosi bene, però, dall’affermare per iscritto e mediante argomentazioni medico-legali, che una tale eventualità  potesse concretizzarsi anche solo per una 6^ CTG ;

 

6)        Il militare, infatti, all’atto dell’ arruolamento ed in costanza di servizio deve assicurare, per poter svolgere i più delicati e gravosi compiti d’istituto, requisiti d’idoneità  che sono certamente superiori a quelli di un “”normale” impiegato civile dei vari ministeri, ma tale sacrosanto concetto non deve, poi, ritorcersi contro il soldato all’atto del suo congedo per infermità , permettendo all’Amministrazione di poterlo espellere senza adeguate tutele economiche e sociali e solo in virtù di atteggiamenti punitivi che colpevolizzano chi già  soffre tanto.  Al contrario, proprio in virtù dei compiti gravosi che il militare ha espletato, dei duri addestramenti che ha sostenuto e dei sacrifici che ha dovuto sostenere, sin dall’inizio della carriera, in misura sicuramente maggiore rispetto ad un impiegato civile, egli non può e non deve essere penalizzato all’atto di un suo eventuale “””congedo per infermità ””” e si deve tener conto che un suo reinserimento nella società , dopo una riforma, è quanto mai difficile anche  e proprio per i delicati aspetti psicologici e di organizzazione della sfera individuale di professionalità , relazione e sentimenti acquisiti e “fatti propri” da personale abituato a rivestire uno “status” particolare;

 

7)        Ritornando alla Circolare della Sanità  Militare del 2009, essa è apodittica nell’affermare tale possibilità  di congedo anche per la 6^ CTG, svincolando tale prerogativa da qualsiasi concetto, argomentazione e percorso logico-giuridico e medico-legale e cerca di dissimulare il vero fine perseguito, esternando un quanto mai platonico e contraddittorio “nobile” intento di salvaguardare il posto ai malati di cuore curati con le ultime innovative tecnologie: ma se poi si prevede per iscritto il congedo anche solo per una 6^ CTG , non si rende il compito ancor più arduo ( un vero e proprio “”arrampicarsi sugli specchi””) trattenere il personale che, per quanto ottimamente curato e sotto controllo, presenta o ha presentato seri problemi al principale organo vitale del corpo umano????

Quale CTG si dovrà  attribuire e quali garanzie ( perchà© più alta è la CTG più alte sono le garanzie e le tutele assicurate al paziente) si dovranno e si potranno, in tale penalizzante contesto, elargire a detto personale???

Se le tecnologie, diagnostiche e di cura, sono migliorate non dovrebbe, pariteticamente, essere innalzata ( anzichà© abbassata come prevede la circolare del 2009) la soglia minima di  invalidità  necessaria per poter congedare il militare???

Non è fortemente ed ulteriormente contraddittorio parlare di strumentazioni e cure tecnologicamente avanzate, allorquando, già  da parecchi anni, gli Ospedali Militari non eseguono, in sede ed in proprio, alcun accertamento strumentale e/o specialistico, limitandosi a vagliare la documentazione portata dal paziente, molto spesso eccedendo in formalismi e burocrazia che nulla ha a che vedere con la tutela della salute del militare????


Perchà© si offre una valutazione medico-legale a seconda del gradimento e del percorso di carriera della persona sofferente che si para innanzi al Commissione e non ci si limita a vagliare i documenti ed accertarne le risultanze alla luce delle professionalità  e delle preparazioni possedute dal collegio medico, il quale, in definitiva, ha sempre, la possibilità  di accorgersi e denunciare, in virtù della propria competenza e della propria perizia, eventuali falsità  in atti e truffe ????

Ad esempio , se vi sono certificati medici e risultanze strumentali di struttura pubblica di assoluto prestigio e relazioni medico-legali che attestano la possibilità  di poter continuare ad espletare il lavoro,  nonostante un problema al cuore giudicato completamente risolto e/o contenuto, e se ci si trova in presenza della volontà  del paziente ( che può anche tradursi in atti scritti…) di continuare a lavorare, perchà© ostinarsi nel trovare cavilli burocratici ed opporsi in maniera pregiudiziale ad un rientro in servizio????

Se contrariamente a tutto ciò, invece, ci si continuasse a pretendere il congedo della persona, perchà© non gli si offre una CTG di riforma adeguata che gli garantisce protezioni economiche, sociali e psicologiche???

 

Questi sono i veri problemi ed i veri quesiti che la Circolare non risolve affatto e non affronta per nulla, celando quelli che sono i propri veri intenti che possono essere scorti solo dopo un’analisi più approfondita e sulla scorta di una conoscenza minima del mondo della Sanità  Militare.

 

 

8)        Infine, l’ultimo ma non meno importante motivo, per cui rivolgo al Cobar tutto ed ad al collega Savino l’accorato appello ad impedire l’estensione dell’ambito di applicazione della circolare del Dipartimento di Sanità  Militare, prot. MDE24363/33204/Sez.Med.Leg./10.3.4.1 del 18/03/2009, risiede in un altro principio, del tutto “”contra legem”, privo di finalità  sociali, pericolosissimo e penalizzante nei confronti del personale tutto ( non esclusi i sofferenti al cuore), affermato in detta circolare: le infermità  temporanee ( paragrafo 6, lettera d, pagine 16-17) possono causare il congedo di un militare e non vi è più bisogno, tassativamente, di un giudizio medico-legale di permanente ed assoluta inidoneità  che attesti la perdita completa dei requisiti posseduti all’atto dell’arruolamento.

L’affermazione di tale aberrante principio apre degli scenari inquietanti, azzerando praticamente le tutele in materia di salute che possiede il cittadino militare ed ampliando, oltre ogni limite di decenza, il potere discrezionale e medico-legale degli Ufficiali Medici.

Infatti, il Generale che ha firmato la predetta Circolare, un bel dì, ha deciso, contrariamente a tutto l’impianto normativo in vigore attualmente e  che, da sempre ha imposto limiti temporali precisi all’osservazione medico-legale dell’evoluzione delle patologie ed alla concessione dei relativi periodi di aspettativa ( DM 114/200, DPR 461/2001, DM 12/02/2004, DPR 90/2010 e D.Legisl. 66/2010), che il periodo massimo di temporanea inidoneità  concedibile non era più fissato in due anni nel quinquennio ( come tassativamente e senza ombra di dubbio stabiliscono le sopracitate fonti normative primarie) ma due anni più un periodo a discrezione degli Ospedali per casi particolari ( non delineati ma previsti in astratto) che prevedano adeguate motivazioni      ( non spiegate ma imposte in astratto).

Potrebbe sembrare una sciocchezza, ma vi assicuro che non lo è affatto.

Così, facendo gli Ospedali Militari si assicurano un formidabile strumento con cui esercitare il potere di controllo, in premessa esplicato, a vantaggio dell’apparato burocratico-militare tutto ed ad estrema penalizzazione di quel personale, che pur presentando reali, concreti e seri problemi di salute, non rientra nel gradimento della gerarchia, colpevole esclusivamente del proprio stato patologico ( ecco i casi particolari non delineati in circolare e le motivazioni eccezionali che non potranno mai essere trascritte perchà© contrarie alla Legge!!!!!).

In questo modo, si scindono i due momenti, quello del congedo da quello dell’emissione del giudizio-medico legale definitivo di permanente ed assoluta inidoneità  ( che sarà  emesso successivamente costringendo il personale alla presentazione di “” apposite e speciali”” domande – vd pag. 16 della circolare), cui per Legge è subordinata l’emissione delle categorie tabellari- ex DPR 834/81 – di pensionistica privilegiata.

Il militare si ritrova, così,  congedato per un’infermità  che non viene quantizzata e rimane “temporanea", contrariamente a tutti i principi cardine della medicina legale, secondo cui soltanto una patologia stabilizzata, a cui si ascrive una categoria e/o una percentuale, può produrre effetti definiti sull’idoneità  lavorativa, sull’invalidità  e sull’inabilità  del soggetto.

Le conseguenze dal punto di vista economico sono disastrose ed immediatamente nocive: tutti i militari cui viene applicato tale trattamento affermato diabolicamente dalla predetta circolare      ( anche coloro che hanno maturato i requisiti temporali - 12 anni di servizio effettivo- , anche coloro che hanno patologie gia riconosciute dipendenti da causa di servizio ed anche coloro che sono stati, fino alla fine del periodo max di temporanea inidoneità , riconosciuti affetti da infermità  già  dipendenti da causa di servizio o in corso di riconoscimento), si ritrovano ““congedati per infermità ””  senza possedere il diritto alla pensione d’infermità  e alla distinta pensione privilegiata, poichà© tali diritti sono giustamente subordinati e vincolati all’emissione di un giudizio di permanente ed assoluta inidoneità  . Infatti, la stessa Circolare 44000/102 del Comando Generale della G.d.F. (capitolo 5, paragrafo 2, lettera K,  pagina 18), conformemente alle fonti primarie e secondarie del diritto vigente e recente in materia ( DPR 90/2010 artt. 579 e 582,  D.Legisl. 66/2010 artt. 905, 923 e 929) prescrive l’immediata restituzione alle CMO di quei verbali di accertamento eventualmente sprovvisti di detto inderogabile giudizio medico-legale di inidoneità  permanente ed in modo assoluto al servizio d’istituto, per consentirne la rettifica e l’integrazione;

 

Invece, mediante l’applicazione della predetta Circolare della Sanità  Militare dell’anno 2009, vengono del tutto sconfessati tali principi tanto elementari quanto fondamentali per ogni ordinamento militare e si contraddicono apertamente le più recenti e successive (anno 2010) fonti normative primarie in materia, tra cui in particolare l’art.579 del DPR 90/2010, il quale, così, testualmente recita: “Il giudizio di inidoneità  permanente è emesso immediatamente per le imperfezioni gravi e le infermità  croniche ovvero al termine del periodo massimo di inidoneità  temporanea concedibile per quelle che, ritenute presumibilmente sanabili, permangono oltre tale periodo”.

       Con la Circolare della Sanità  militare del 2009, vengono negati dei diritti basilari che spetterebbero d’ufficio ( anche secondo le normative primarie in vigore e più recenti – anno 2010) al personale militare, al quale viene “””proposta”””, attraverso un vero e proprio ricatto morale ed economico, la presentazione di una nuova domanda per andare in pensione e per poter sanare tutti gli abusi commessi con l’adozione di una procedura totalmente sballata.

Naturalmente, tale domanda implica la sottoposizione a nuovi accertamenti medico-legali, cui il militare si dovrà  assoggettare, dopo un ulteriore lasso temporale, in condizioni totalmente svantaggiose ed in uno stato di pieno terrore per le condizioni economiche in cui è stato immesso e da cui difficilmente uscirà  senza pagare dazio sotto tutti i punti di vista ed in termini di diritti essenziali.

Si tratta essenzialmente di una procedura ideata per scoraggiare i ricorsi al Tar ed impedire, al personale non gradito, di andar via dal corpo militare senza subire danni economici, al contempo avvertendo tutti i dipendenti che anche il futuro pensionistico è determinato, con ferocia ed implacabilità , dalla gerarchia, cui viene riconosciuto il potere di raggirare e capovolgere anche le situazioni di diritto più granitiche.

In definitiva, concluso il congedo senza riconoscere alcun diritto contestuale al dipendente, l’Amministrazione si riserva la prerogativa di chiudere per sempre la vicenda conflittuale con il lavoratore nella maniera che più gli aggrada, con nuovi e distinti accertamenti medico-legali, i quali essendo totalmente svincolati dal giudizio sull’idoneità  al servizio, potranno rivelarsi ancor più parchi in tema di attribuzione di categorie tabellari e potranno non tener conto della storia clinica del soggetto sviluppatasi durante i periodi di aspettativa, finanche capovolgendo o evitando di tenere in debita considerazione le risultanze dei riconoscimenti, già  ottenuti, della dipendenza da causa di servizio: il lavoratore sarà  costretto ad accettare qualsivoglia verdetto, temendo di perdere finanche il diritto alla pensione d’infermità  ed avendo paura di vedersi, a stento, riconosciuto il diritto alla pensione per gli anni contributivi maturati. Inoltre, il militare che fosse malauguratamente incappato in tale apocalittica disavventura, se anche volesse opporsi a tutto ciò, avendo perso ciò che gli spettava, in termini economici, d’ufficio, avrebbe grandissime difficoltà  ad organizzare ricorsi e resistenza, soprattutto se con famiglia monoreddito a carico.

Si viene letteralmente “”gettati in mezzo ad una strada””, e, privati delle competenze economiche, ci si vede costretti ad accettare tutto ciò che impone la gerarchia.

L’Ospedale  Militare si sostituisce al Corpo del dipendente emettendo, direttamente ed in assenza di validi ed efficaci giudizi medico-legali, i provvedimenti di natura tecnico-amministrativa   ( adozione di perifrasi “” cessa dal servizio permanente”””) di esclusiva competenza dell’Amministrazione di appartenenza.

L’Amministrazione di appartenenza si sostituisce all’Ospedale Militare, congedando il militare e conferendo, in maniera del tutto abusiva,  un regime di definitività  all’inefficace ed invalido, vieppiù in quanto “”temporaneo”, giudizio medico-legale emesso in precedenza!!!!


CONCLUSIONI


Si concretizza un apocalittico e veramente diabolico scambio di ruoli e competenze da cui il povero militare, già  di per sà© gravato da infermità  serie, risulta completamente stritolato.

Cosa c’è di umano in tutto ciò???

E’ veramente eccessivo utilizzare i termini “diabolico” ed “apocalittico” per descrivere una procedura di stampo feudale che costituisce, in termini concreti, una vera e propria retrocessione, indietro nel tempo di almeno un secolo, in materia del diritto essenziale alla salute???

Vi assicuro che tutto ciò è vero e possibile, perchà© è accaduto a me!!!


Mi appello, quindi, a tutte le coscienze libere del Cocer ed allo stesso Savino affinchà© rifuggano, con tutte le loro forze, i principi feudali affermati nella sopradetta circolare ed impediscano che gli effetti della stessa vengano estesi ufficialmente anche al personale della Guardia di Finanza, in quanto detti principi sono totalmente nocivi per tutto il personale, ivi compresi le persone che soffrono o hanno sofferto di problemi al cuore.

 
Aversa ( CE), lì 28/06/2011                   

IN FEDE

M.O. (in congedo, forse temporaneo!!!) MARCHESE Vincenzo 

 


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