LA DOPPIA ANIMA DELLA GDF: AFFIDABILE NEI GRUPPI OPERATIVI, SPESSO INQUINATA AL VERTICE - di Eugenio Scalfari da L'Espresso

venerdì 01 luglio 2011

Espresso di giovedì 7 luglio 2011, pagina 158

BRAVI I FINANZIERI, I GENERALI MICA TANTO


di Eugenio Scalfari

Nell'affare Bisignani rispunta la doppia anima della Guardia di Finanza: affidabile nei suoi gruppi operativi, spesso inquinata al vertice. E’ una storia che comincia con lo scandalo petroli di Quarant'anni fa

L'AFFARE BISIGNANI (USO LA PAROLA AFFARE NEL SIGNIFICATO FRANCESE DEL TERMINE) FORNISCE UNO SPACCATO RACCAPRICCIANTE DI CORRUZIONE MORALE E DI BASSISSIMA QUALITà€ DELLA CLASSE DIRIGENTE DEL NOSTRO PAESE. I REATI CHE STANNO MAN MAN EMERGENDO DALL'INCHIESTA DELLA PROCURA DI NAPOLI SONO GRAVI MA ANCOR PIà™ DESOLANTE E IL LIVELLO DELLE PERSONE COINVOLTE, LA LORO CUPIDIGIA, LE LORO INVIDIE, LE LORO PAURE, LA LORO VOCAZIONE AL RICATTO, LA FLESSIBILITA’ DEI LORO COMPORTAMENTI E LA DUREZZA DELLE LORO VENDETTE.

A volte c'è grandezza perfino nel malaffare, ma nel sistema Bisignani c'è soltanto un'esasperante mediocrità  che disegna perfettamente l'epoca berlusconiana.
Una raffigurazione letteraria che descrive un sistema analogo si trova nel romanzo "La Curà©e" di Emile Zola, che prendeva di mira l'affarismo e la corruzione dei "palazzinari" e i faccendieri parigini durante l'impero di Napoleone III. Ecco un titolo - "La cuccagna" - che si attaglia perfettamente a questa "fin de rogne" berlusconiana. Un aspetto particolarmente inquietante di quanto finora è emerso dagli atti dell'inchiesta di Napoli riguarda la Guardia di Finanza. Questo corpo speciale delle forze armate italiane ha un singolare destino e una singolare struttura. A cominciare dalla gerarchia dalla quale dipende.
La dipendenza politica e funzionale risale al ministro delle Finanze, l'eventuale impiego per compiti di ordine pubblico riguarda le Prefetture e il ministro dell'Interno, la partecipazione ad azioni di guerra il ministro della Difesa. Infine per i compiti di polizia giudiziaria la Guardia di Finanza opera alle dipendenze delle Procure della Repubblica.
In quest'ultimo compito i finanzieri si sono guadagnati sul campo il rispetto della pubblica opinione. Le inchieste più delicate li hanno spesso visti protagonisti, alcuni magistrati inquirenti di alto rango si sono appoggiati a loro a preferenza dei Carabinieri e della Polizia di Stato. Insomma la Finanza è un corpo che merita lode e rispetto, ma non altrettanto si può dire per il suo Comando generale. Qui, al vertice di quel corpo, sono stati rari e brevi i periodi di pieno rispetto delle norme di correttezza e legalità .
La norma stabilisce che il Comandante generale non provenga dall'interno ma dall'esterno del corpo proprio per non accentuarne la separatezza e l'autoreferenzialità ; ciò nonostante i fenomeni di corruzione con traffici di contrabbando, con episodi di concussione, sono stati molto frequenti a cominciare con lo scandalo dei petroli di quarant'anni fa, quando il Comando generale fu identificato addirittura come il principale centro di contrabbando e di evasione fiscale. Da allora i casi di coinvolgimento del Comando generale e soprattutto dei Capi di Stato maggiore e dei generali della Guardia sono stati pressochà© continui. Ed ecco riapparire oggi il Capo di Stato maggiore Adinolfi e una decina di generali e alti ufficiali della Guardia in veste di favoreggiatori, informatori, complici del sistema Bisignani.
Strano destino che la Guardia di Finanza condivide in parte con analoghe deviazioni che hanno coinvolto i Capi di Stato maggiore e dei reparti speciali dei Carabinieri, a cominciare dal caso Sifar-De Lorenzo-Piano Solo. Sicchà© questi corpi separati sono quelli che riscuotono al tempo stesso la maggiore fiducia e la maggiore sfiducia degli italiani: fiducia nell'arma territoriale e operativa, sfiducia negli alti comandi che la guidano e la rappresentano. Tra le tante contraddizioni del nostro Paese questa è tra le più inquietanti.
 

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