TRE DOMANDE AL SOTTOSEGRETARIO ALLA DIFESA GUIDO CROSETTO, INTERVISTATO QUESTO POMERIGGIO DA LUCA COMELLINI NEL CORSO DI "CITTADINI IN DIVISA", LA TRASMISSIONE RADIOFONICA CHE ANDRA' IN ONDA MERCOLEDI' 6 LUGLIO SU RADIO RADICALE - di Giuseppe Fortuna
Questo pomeriggio, alle 16, sulle frequenze di Radio Radicale, Luca Comellini intervisterà  il sottosegretario alla Difesa, Guido Corsetto nel corso della trasmissione radiofonica "Cittadini in divisa" che sarà  trasmessa mercoledì 6 luglio.
Abbiamo inviato a Comellini le tre domande che seguono chiedendogli la cortesia di porle all’autorevole ospite.
PRIMA DOMANDA
Questa maggioranza ha emesso nel tempo due decreti legge che hanno prorogato per ben due volte il primo Cocer interforze che, dopo quindici anni, si è dichiarato favorevole, sebbe a maggioranza, a una riforma della legge sulla rappresentanza militare (sostanzialmente il testo del senatore Ramponi che si cerca di far approvare da tre legislature) gradita agli stati maggiori e ai comandi generali, in quanto escluderebbe ogni forma di associazionismo esterno e indipendente dalle gerarchie militari.
Se, come sembra probabile e, dal nostro punto di vista, auspicabile, tale inopinata riforma dovesse ancora ritardare, intendete riproporre un terzo decreto legge di proroga? Non crede che tali provvedimenti governativi siano illegittimi sotto il profilo costituzionale perchà © violano il fondamentale principio di democraticità  di organismi di rappresentanza elettivi e sono emessi in mancanza di una situazione “di necessità  e urgenza”?
SECONDA DOMANDA
Negli anni sessanta del secolo scorso, intellettuali del rango del sociologo Charles Wright Mills e dell’economista John Kennet Galbraith hanno animato negli Stati Uniti un importante dibattito sul controllo democratico dei vertici militari e sui pericoli derivanti dalla concentrazione di interessi tra uomini politici, industriali e alti gradi militari, così come dalla convergenza di interessi tra industria e difesa nel cosidetto “complesso militare-industriale”.
In Italia, diverse recenti inchieste giornalistiche e indagini giudiziarie hanno riproposto il problema, con particolare, anche se non esclusivo riferimento, a società  del potentissimo gruppo Finmeccanica, dove, come ad esempio documentato dal Sole 24 Ore (vgs.
http://www.ficiesse.it/home-page/4482/articolo-del-sole-24-ore-del-26_4_2008-su-finmeccanica_-sui-rapporti-con-le-gerarchie-di-partiti-e-forze-armate-e-sulle-assunzioni-di-alti-ufficiali-in-pensione-e-figli-di-politici-e-militari-_di-gianni-dragoni_), trovano impiego altissimi ufficiali in congedo, nonchà © molti figli, parenti ed affini di militari e di uomini politici che hanno e hanno certamente avuto responsabilità  e influenza nelle decisioni in materia di armamenti e sistemi d'arma.
Non ritiene che, come accaduto negli Usa, sia il caso di cominciare anche in Italia a parlare del problema e che magari sia opportuno prevedere, per legge, che a chi ha svolto funzioni di vertice massimo di organizzazioni militari o di polizia sia impedito di rivestire incarichi di qualunque natura, neppure a titolo gratuito, in enti pubblici o in aziende private come quelle del gruppo Fimeccanica, sia impedito di vedere impiegate in tali organizzazioni loro parenti o affini, o ancora, stavolta allo scopo di salvaguardare la necessaria funzione di terziatà  della giustizia amministrativa, che possano essere nominati consiglieri di Stato o della Corte dei Conti?.
TERZA DOMANDA
L’articolo 52 della nostra Costituzione prevede espressamente che “L’ordinamento delle Forze Armate è informato ai principi democratici della Repubblica”. Nel 1978 si è avuta una prima seppure parziale applicazione di tale fondamentale disposizione voluta, non a caso, dai padri costituenti.
Secondo lei è desiderabile o no, da parte dei cittadini, specialmente in Italia dove istituzioni militari (i 200mila Carabinieri e Guardie di finanza) svolgono anche funzioni di polizia di sicurezza, di polizia giudiziaria e di polizia economico-finanziaria, dare finalmente reale attuazione a tale disposizione costituzionale riconoscendo, come sta avvenendo in tutti i paesi europei (dove peraltro i militari svolgono soltanto le tradizionali funzioni di difesa) e come chiedono da anni all’Italia organizzazioni internazionali quali l’OSCE, quanto meno al diritto di associazione professionale?
Non crede che se alle forze armate e alle forze di polizia militare fosse riconosciuto il diritto di associazione ci sarebbe maggiore trasparenza interna e minori possibilità  che si verifichino scandali gravi come quello dei petroli degli anni ottanta e di mani pulite degli anni novanta che hanno sconvolto la Guardia di finanza?
GIUSEPPE FORTUNA
Presidente del Comitato Articolo 52
Militari tra la Gente
Direttore del sito www.ficiesse.it