AVVENIMENTI, "FIAMME RIBELLI". LA COMMISSIONE DIFESA DELLA CAMERA AVEVA PROGRAMMATO DELLE AUDIZIONI INFORMALI, MA IL COCER DELLA FINANZA HA DETTO "NO" - di Sebastiano Gulisano

martedì 14 giugno 2005

Il generale Poletti: in assenza di novità, noi non veniamo. I "cittadini con le stellette" chiedono più diritti, al loro fianco si schiera anche Guglielmo Epifani

"Vieni anche tu". "No, io no". Si potrebbe sintetizzare cosÏ, ribaltando i termini della nota canzone di Enzo Jannacci, il gelido rapporto che si è determinato tra il Cocer della guardia di finanza e il Parlamento. A sancire questo clima c’è una lettera dai toni garbati ma fermi del presidente del Cocer, generale Paolo Poletti, indirizzata a un altro generale, Luigi Ramponi, che da qualche anno ha smesso divisa e alamari e, attualmente, presiede la commissione Difesa della Camera: ´Sgomberiamo il campo da equivoci sui rapporti personali, anzitutto. La stima ed il rispetto che si hanno per Lei, non sono in discussione - chiarisce Poletti -, come la consuetudine a rapporti franchi e leali. Proprio in questo segno, il Cocer ha deliberato (e ha comunicato con nota in allegato) di non ritenere nè tempestiva nè apportatrice di valore aggiunto, una ulteriore audizione sui temi già ampiamente dibattuti (e sui quali la posizione almeno del Cocer della Guardia di Finanza), in mancanza di elementi di novità. SalutandoLa cordialmente, La prego di informare della presente i membri delle Commissioni I e IVª.

La missiva porta la data del 18 maggio scorso.

I fatti. Le commissioni riunite Affari costituzionali e Difesa della Camera stanno esaminando i testi di alcuni disegni di legge che riguardano i militari (riordino dei ruoli, istituzione del comparto autonomo per le forze di polizia e le forze armate, armonizzazione del trattamento giuridico ed economico del personale) e dei quali i militari non sono per niente soddisfatti. Così come non sono soddisfatti del fatto che nelle due ultime legislature il Parlamento non sia riuscito a varare la tanto attesa riforma della rappresentanza militare, vecchia ormai di 25 anni.

Lo scorso 14 aprile, davanti alle commissioni riunite, era prevista la "audizione informale dei rappresentanti del Cocer interforze", l’organismo di rappresentanza di tutti i corpi militari, per sentire cosa ne pensavano dei tre testi legislativi. Il giorno precedente, perÚ, i rappresentanti dei finanzieri hanno deliberato, all’unanimità, di disattendere l’invito "a causa dell’intempestività della convocazione e della ripetitività degli argomenti oggetto dei lavori". Delibera che, oltre ai destinatari - i presidenti della I e della IV commissione, Donato Bruno e Luigi Ramponi -, è stata inviata anche al ministro dell’Economia. ». E' stato il generale Roberto Speciale, comandante della Gdf, a informare Siniscalco.

Quella del Cocer della Gdf è, per ora, l’ultimo atto dei contrasti tra politici e militari, e tra militari e militari. Il mese di maggio, sotto quest’aspetto, è stato prodigo di segnali: il Cocer dell’aeronautica delibera (17 maggio) ´di non partecipare in futuro ad alcuna assemblea del Cocer interforze in quanto la sua attività "continua a trasinarsi da diverso tempo in maniera banale e casuale, quasi insulsa"; il Cocer dell’Arma si smarca dagli altri organismi di rappresentanza per sollecitare (18 maggio) ai capigruppo della Camera un voto favorevole a un articolo della legge di conversione del decreto 45/2005 (Disposizioni urgenti per la funzionalità dell’amministrazione della pubblica sicurezza, delle forze di polizia e del corpo nazionale dei vigili del fuoco), che prevede il prolungamento di un anno della durata in carica dei delegati Cocer (da tre a quattro anni) e la rieleggibilità dei delegati. La norma, non prevista dal decreto, era stata inserita al Senato, grazie a un emendamento forzista; ma la commissione Difesa della Camera cassa la norma, grazie a un emendamento diessino. Punto e a capo. Se ne riparla in aula.

Proprio sulla legge di riforma della rappresentanza, un paio di settimane prima era addirittura sceso in campo Guglielmo Epifani. Il segretario della Cgil, insieme ai leader di alcune associazioni fra militari e civili (Assodipro, Amid e Ficiesse), ha scritto ai capigruppo di Camera e Senato per bocciare il testo licenziato dalla commissione Difesa di Montecitorio ("peggiora sostanzialmente la struttura dell’attuale normativa e non risponde alle aspettative del personale"), sollecitando una legge in grado "di elevare la dignità e la partecipazione del cittadino militare, favorendo la crescita democratica e la trasparenza nei rapporti interni" e concludendo invocando "il segnale di una svolta attesa. Chiediamo che il governo e il Parlamento ascoltino l’appello loro rivolto dal mondo del lavoro e delle associazioni dei militari per la democratizzazione di un settore che, deputato a difendere i diritti di tutti i cittadini, non ha ancora gli strumenti idonei per difendere i propri".

A chiarire quest’ultimo punto ci pensa un delegato dell’aeronautica: "Io esporto democrazia - dice ad Avvenimenti l’esponente del Cocer -, maneggio missili, ma non posso avere una penna per firmare un contratto: mi pare ci sia qualcosa che non va, in tutto questo". Mentre un suo collega della Gdf ricorda che "tre anni fa il Cocer interforze votò una carta dei principi in cui si auspicava, per gli organismi militari, le stesse competenze e gli stessi diritti dei sindacati di polizia". Ma, in Parlamento, solo Rifondazione comunista ha fatto proprie quelle posizioni sulla rappresentanza militare (esiste un apposito disegno di legge di Elettra Deiana). In un simile contesto, è assai probabile che di lettere come quella del generale Poletti ce ne saranno ancora. E non è detto che i toni restino sempre garbati.


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