INCHIESTA P4: IL RISCHIO, GRAVISSIMO PER LA DEMOCRAZIA, CHE NELLE FORZE DELL'ORDINE PREVALGA IL VINCOLO DI FEDELTA' AL SUPERIORE IN DANNO DEL VINCOLO DI FEDELTA' ALLA LEGGE - di Gianluca Taccalozzi

martedì 19 luglio 2011

Di seguito una libera manifestazione di pensiero di Gianluca Taccalozzi, presidente del Direttivo nazionale Ficiesse. Il titolo è della redazione del sito.

 

 

Ci risiamo, la barca Guardia di Finanza è di nuovo nella tempesta, colpita dall’ennesimo scandalo che ha visto coinvolti i suoi vertici. La fiducia e la credibilità  che le Fiamme gialle si sono guadagnate con anni di proficuo e costante impegno contro i crimini economici e finanziari sono di nuovo ai minimi storici.

 

E allora che fare? Aspettare che le acque si calmino, che l’opinione pubblica e media rivolgano le proprie attenzioni altrove (magari al prossimo fatto di cronaca o al prossimo matrimonio vip) per evitare di affrontare le patologie che causano tali scandali e ripartire, una volta ancora, cercando di recuperare la fiducia perduta con anni di impegno e qualche provvedimento di facciata (modello vecchio codice deontologico) fino al prossimo inevitabile scandalo?

 

No! Non c’è più tempo per difendere l’indifendibile, non ci sono più le condizioni per mantenere privilegi e meccanismi che favoriscono ingerenze e condizionamenti da parte di politica e malaffare e che, troppo spesso, rendono la Guardia di finanza e in generale tutte le Forze dell’ordine, più una “polizia del sovrano” al servizio dei potenti che una “polizia del cittadino” al servizio della collettività .

 

A chiederlo, anzi, a pretenderlo sono:

 

à˜       i comuni cittadini, stanchi di subire un trattamento diverso rispetto al potente di turno e di pagare generosi emolumenti per ottenere un servizio monco, forte con i deboli e debole con i forti;

à˜       e la stragrande maggioranza dei finanzieri che quotidianamente onorano il giuramento prestato e rispettano, anche oltre le regole stesse, le limitazioni imposte dalla loro particolare condizione di garanti e custodi della legalità ;

 

Occorre, immediatamente, una risposta decisa per restituire credibilità  ed onorabilità  a tutti i finanzieri, la Guardia di Finanza non può nascondersi dietro la presunzione di innocenza e deve trattare in propri alti Ufficiali come l’ultimo dei finanzieri, dimostrando quella stessa “ferocia” (per usare la terminologia dell’allora Comandante generale Zignani in una audizione alla Camera del giugno del 2002), quello stesso rigore che negli anni è stato (giustamente) riservato a tutti i finanzieri che sono incorsi in vicende simili.  Se davvero la condizione militare è un “quid pluris”, allora che non si affrontino le vicende che oggi interessano i vertici del Corpo come un qualsiasi ente civile.

 

Ma, subito dopo, per il bene della democrazia e dei finanzieri stessi, occorre affrontare seriamente la questione sicurezza, visto che problemi simili riguardano anche la Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri, ed, in particolare, la questione Guardia di Finanza.

 

Partiamo da alcune semplici considerazioni emerse dagli atti dell’inchiesta “P4”, dove:

 

à˜       in relazione alle comunicazioni alla gerarchia sulle indagini in corso, si leggono dichiarazioni tipo un conto è la teoria un conto è la praticaoppure è la prassi, quando, ci sono indagini che riguardano politici…” ;>

 

à˜       oppure, si legge che si chiede una sorta di “nulla osta” del Comando Generale per rappresentare all’Autorità  Giudiziaria la circostanza di avere in precedenza comunicato alla gerarchia notizie coperte da segreto istruttorio;

 

à˜       o, ancora, si legge di cordate e capi-cordate che operano nell’ombra per ingraziarsi la politica in vista della nomina del nuovo Comandante Generale della Guardia di Finanza;

 

à˜       e, infine, si legge di incarichi, di prestigio e ben remunerati, presso enti pubblici affidati a “chiacchierati ex appartenenti alla Guardia di Finanza”.

 

Tali circostanze fanno emergere come oggi, nelle Forze dell’ordine e nelle Fiamme Gialle in particolare, rischi di essere più importante il vincolo di fedeltà  verso il proprio superiore che non il vincolo di fedeltà  verso la legge e sia già  ora o possa tra breve diventare prassi costante mantenere rapporti, sotto traccia, con politica, mondo degli affari e dei media, per ottenere incarichi di vertice o incarichi di prestigio presso imprese, enti e istituzioni pubbliche e private.

 

Una situazione di estrema pericolosità  per la democrazia, non fosse altro per i delicati compiti che la Guardia di Finanza è chiamata a svolgere e per il ruolo che con competenza e professionalità  i suoi uomini si sono guadagnati nel corso degli anni, che ne fanno la forza di polizia in grado, più delle altre, di accertare i reati dei colletti bianchi, dei potenti, dei corruttori, della mala-politica e del malaffare e, pertanto, più di ogni altra istituzione, dovrebbe essere sempre al di sopra di ogni minimo sospetto ed al riparo da ogni possibile o potenziale ingerenza: condizione di imparzialità  ed indipendenza che oggi evidentemente non è garantita se è vero, come è vero, che non passa scandalo importante che non coinvolga o, quantomeno, sfiori un appartenente al Corpo, e spesso di grado elevato.

 

Se si vuole davvero dotare la Guardia di Finanza dell’indipendenza, della trasparenza e dell’imparzialità , necessarie per adempiere al meglio i propri compiti istituzionali, bisogna agire su queste patologie, altrimenti non c’è ordinamento - militare o civile - o Comandante Generale - interno o esterno - che tenga.

 

àˆ giunta l’ora che i cittadini ed i finanzieri pretendano riforme che rendano la Guardia di Finanza, più trasparente, più indipendente, meno autoreferenziale, meno separata dal resto della società  e dalle regole democratiche. Bisogna ancorare le carriere di tutti gli appartenenti, di qualunque ruolo e grado, a criteri oggettivi, misurabili e trasparenti, cosicchà© anche la competizione e le logiche di cordata diventino virtuose e non deleterie.


Le carriere si devono costruire con la competenza, l’impegno e la capacutà  non con le relazioni, i favori ed il servilismo
.

 

In due parole, va finalmente e compiutamente data applicazione a quell’art. 52 della Costituzione che da troppo tempo, ingiustificatamente (o giustificatamene, dipende dai punti di vista), rimasto inattuato.

 

 

GIANLUCA TACCALOZZI

Presidente del Direttivo nazionale Ficiesse

g.taccalozzi@ficiesse.it

 

 


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