P4, LE DECISIONI SU ADINOLFI E BARDI COLPO DURISSIMO ALLA COESIONE INTERNA DELLA GDF. VA RICONSIDERATA L'OPPORTUNITA' DI MANTENERE PER IL CORPO UNA MILITARITA' ORMAI IN DEGRADO EVIDENTE - di Giuseppe Fortuna

sabato 23 luglio 2011

Le decisioni di lasciare ancora per un anno il generale della Gdf Bardi regolarmente al suo posto a Napoli, come si legge sul Mattino di giovedì scorso, e di inviare tra un mese nell’importantissimo comando operativo di Firenze il generale Adinolfi, nonostante gli avvisi di garanzia da entrambi ricevuti, ci sembra costituiscano una palese violazione delle regole deontologiche e disciplinari del Corpo della Guardia di finanza, oltre che una soluzione che rischia di essere letta come una sorta di atto di sfida, se non di intimidazione, alla magistratura inquirente partenopea impegnata in questo momento in un'indagine delicatissima.

Al di là , infatti, della presunzione di innocenza, che qui non è in discussione, e dell’auspicio sincero che entrambi gli altissimi ufficiali possano uscire a testa alta dall’inchiesta, è chiaro che il vertice politico e il vertice dirigenziale delle Fiamme Gialle stanno usando con i due generali di corpo d'armata pesi e misure opposti rispetto a quelli sistematicamente utilizzati per gli appartenenti al Corpo dei gradi inferiori.

Un esempio? Quotidiano La Stampa di ieri, 22 luglio. Titolo: <<Finanziere innamorato possibile talpa No Tav trasferito in attesa esito indagine.>> Testo: <<Sembra essere stata identificata la "talpa" dei No Tav all'interno delle forze dell'ordine torinesi. Secondo quanto riportato dal quotidiano 'La Stampa' un maresciallo della Guardia di Finanza, che partecipava alle riunioni in Questura.>> Conclusione: <<immediatamente trasferito nel Nord-Est dai suoi comandanti>>.

 

Attenzione. Siamo pienamente d'accordo a che la Guardia di finanza sia molto più esigente di qualunque altra pubblica amministrazione con il proprio personale. Ne siamo da sempre convinti perchà© stiamo parlando di una amministrazione finanziaria che è nel contempo forza di polizia e organizzazione militare. Perciò è giusto congedare senza guardare in faccia a nessuno un finanziere trovato a fumare uno spinello o con in tasca una mela portata fuori dal supermercato senza pagare.

Ma lo si deve fare con tutti, non soltanto con i gradi bassi.

Anzi, come prevedono i regolamenti e l'etica militare, il rigore deve crescere con l'aumentare di peso delle spalline. Se queste regole, nobili, elementari e antichissime, non vengono rispettate proprio dai livelli al vertice, a che servono stellette, medaglie e nastrini multicolori e scintillanti orgogliosamente esibiti sulle divise?

Che differenza c’è, signor Ministro e signor Comandante generale, tra il maresciallo in servizio in Piemonte e trasferito in un battibaleno in Veneto e i generali Bardi e Adinolfi che sebbene anche loro inquisiti vengono mantenuti in posizioni delicatissime di comando?

La presunzione di innocenza prevista dalla Costituzione e dal codice penale scatta forse soltanto da un livello gerarchico a salire? O il maresciallo tacciato di essere una talpa dei No Tav (e per il quale auspichiamo ugualmente che venga con sollecitudine accertata l’estraneità  alle accuse) ha in realtà  soltanto la colpa di non poter contare su un irresistibile sistema di relazioni?


Ma questa palese diversità  di comportamento, ancor prima che sotto il profilo giuridico e dei regolamenti, ci sembra inaccettabile moralmente e quindi è pericolosissima per la tenuta interna di un'istituzione che ha avuto una storia gloriosa ma in alcuni momenti anche fortemente travagliata. Una storia che il generale Di Paolo dovrebbe conoscere meglio di ogni altro, per essere la Fiamma Gialla più anziana e il primo (e speriamo non l'ultimo) comandante generale proveniente dal Corpo.
 

Giriamo allora al Generale due brevi messaggi tra i centinaia postati sull'argomento nei vari topic del nostro forum; messaggi che vanno a sostituire le 13 domande, ormai superate dai fatti, per le quali spiace dover sottolineare che non c'è stata cortesia di risposta, come pure lo stile militare e il particolare momento ci sembrava imponessero e consigliassero. 
 

Messaggio del 21 luglio: <<Non uno dei FINANZIERI che lei Comanda voleva quello che lei ha deciso! Ci aspettavamo ben altro e quindi sappia lo stato d'animo in cui continueremo a lavorare, immagini la considerazione che avremo della vostra categoria e degli Ufficiali tutti. Non volevamo la testa di nessuno, non volevamo la forca, volevamo equità , perchà© da adesso in poi lei ha scisso definitivamente i FINANZIERI dalla vostra categoria.>>

Messaggio del 22 luglio. <<Buongiorno a tutti, ringrazio i Sigg. Generali dell'ennesima, umiliante, picconata alla nostra cara Guardia di Finanza. Conosciamo tutti i problemi che affliggono il Corpo, aggravati dalla prepotenza e arroganza che usano taluni Ufficiali, per i loro scopi puramente personali, dai metodi decisionali opportunistici e di interesse (non pubblico). Qual'è il senso di questi trasferimenti? Dimostrare al Ministro Tremonti che una decisione è stata presa e che quelli che prenderanno il loro posto sono migliori di questi? Personalmente non lo so e non mi interessa, avrei voluto sentire, vedere questi ufficiali sospesi, autosospendersi, per onore loro e nostro.>>

Ovviamente, non ci aspettiamo alcun riscontro dal generale Di Paolo. D'altra parte, non ci chiamiamo Eugenio Scalfari e sono passati i tempi in cui le stellette erano motivo di orgoglio ed esempio di stile.


GIUSEPPE FORTUNA
Presidente Comitato Articolo 52
Direttore del sito
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