MILANESE:TREMONTI PAGAVA AFFITTO,NON C'ENTRO CON NOMINE

mercoledì 27 luglio 2011

 MILANESE:TREMONTI PAGAVA AFFITTO,NON C'ENTRO CON NOMINE
CONTRO ME FUMUS PERSECUTIONIS, MAI FAVORITO IMPRESE PER APPALTI
(ANSA) - ROMA, 26 LUG - Non e' vero che il ministro Tremonti
utilizzava la casa dietro al Parlamento senza pagare l'affitto e
non e' vero che lui e' l'uomo-chiave delle nomine nelle societa'
partecipate dal ministero dell'Economia. Cosi' come e' escluso
''nella maniera piu' assoluta'' che abbia favorito alcuni
imprenditori nell'acquisizione di appalti pubblici e che abbia
preso ''soldi e regali'' dagli imprenditori che ora l'accusano.
E' vero, invece, che esiste un ''fumus persecuitonis'' nei suoi
confronti che ''non ha nulla a che vedere con un complotto''
ordito dalla magistratura contro di lui o contro il Pdl e pero'
''si sostanzia in un'iniziativa giudiziaria che assume la veste
della persecuzione'' e che ''sembra esclusivamente dovuto agli
indagati appartenenti alla cosiddetta 'casta' politica''.
Marco Milanese si difende e nella memoria di 80 pagine
consegnata alla Giunta per le autorizzazioni a procedere della
Camera che si riunisce domani per discutere la richiesta
d'arresto avanzata dai magistrati napoletani nei suoi confronti,
contesta punto su punto le accuse mossegli dai pm. A partire da
una duplice constatazione: da un lato la ''mancanza e la
gravita' di indizi'' che sono il presupposto per ogni richiesta
d'arresto; dall'altro ''la deficienza, anche in termini di
concretezza, delle esigenze cautelari'' che sono a fondamento
della richiesta di arresto del gip del tribunale di Napoli.
LA CASA DI TREMONTI: secondo l'accusa Milanese avrebbe pagato
al Pio Sodalizio dei Piceni l'affitto, pari ad ottomila euro al
mese, di un appartamento in via Campo Marzio, utilizzato invece
dal ministro Tremonti. Nell'appartamento, inoltre, sarebbero
stati eseguiti lavori per 200mila euro dalla ditta Proietti che
quest'ultima non avrebbe fatto pagare a Milanese ottenendo, in
cambio, appalti da parte della Sogei. Tutt'altra la versione di
Milanese: Tremonti, dice, gli ha versato ''quale partecipazione
all'affitto dell'immobile, a partire dalla seconda meta' del
2008, la somma mensile di circa 4mila euro, corrispostemi
settimanalmente e in contanti''. Secondo il parlamentare del
Pdl, il ministro avrebbe pagato complessivamente 75mila euro.
''Io mantenevo l'immobile - aggiunge Milanese - sperando nella
vendita e nell'acquisto al prezzo scontato per gli inquilini'' e
''ho corrisposto la somma di 30mila euro versata regolarmente
con bonifici bancari. Quanto ai lavori, il parlamentare afferma
che ''da sempre'' Proietti e' l'impresa di fiducia del Pio
Sodalizio e che i rapporti con la Sogei ''risalgono al 2001''.
Dunque, ''escludo nella maniera piu' assoluta di aver favorito
lui o imprese a lui collegate nelle acquisizioni di appalti
pubblici''. In ogni caso, precisa, l'importo dei lavori
realmente eseguiti e' di 50mila euro e non di 200mila.
NON SONO UOMO-CHIAVE NOMINE: L'ex consigliere sostiene che
c'e' una ''strategia ben studiata'' messa in atto in modo tale
che ''si traesse il convincimento che anche semplici vicende
personali ed economiche, comuni a molte persone, siano state per
me invece il frutto di corruzione o finalizzate esse stesse
all'illecito''. E' in questo quadro che ''si e' finito per dare
per scontato'' che dentro le quattro cassette di sicurezza a lui
intestate ci siano 11 milioni di euro e che ''io potessi essere
il deus ex machina di tutte le nomine, anche quelle di primo
livello''. ''Ed invece voi sapete - scrive nella memoria
indirizzata ai colleghi parlamentari - che cosi' non e'''.
LE STERLINE E LA CASA DELLA FIGLIA: Cosi' come non sono
frutto di una tangente, sostiene sempre il parlamentare, le
mille sterline d'oro che erano nelle cassette di sicurezza del
deputato. ''Appartengono invece alla famiglia della mia ex
moglie e le provengono da una eredita paterna'' dice. E poi
spiega: ''a seguito della separazione ci siamo accordati che le
sterline le tenessi io per poi utilizzarle nell'acquisto di un
appartamento a Roma per nostra figlia, quando avrei venduto la
nostra casa di Cannes''. Ed e' quello che e' accaduto quando,
nel 2010, ha acquistato una casa a Brera, a Milano, per la
figlia Giulia, pagandola un milione di euro.
Nella memoria, pero', l'ex consigliere di Tremonti lancia
anche un paio di accuse. Contro alcune ''procure colabrodo''
dalle quali le ''notiziae criminis, le iniziative investigative
e gli atti processuali riservati'' finiscono direttamente sui
giornali; contro una campagna stampa ''feroce'' che, a suo dire,
sarebbe stata messa in atto contro di lui da parte di una
''certa stampa vicina al dottor Marra e al generale Adinolfi''
(il presidente dell'agenzia Adn Kronos e il capo di stato
maggiore della Gdf indagati entrambi nell'inchiesta P4, ndr) che
ha agito ''con maggiore acredine'' per ''gettare su di me quel
discredito necessario ad indebolire quanto avevo dichiarato al
dottor Woodcock circa le vicende della P4 e dei gravi contrasti
all'interno della Gdf che hanno sfiorato'' lo stesso Tremonti. E
contro chi vuole ''a tutti i costi trasformare un incontro
conviviale in un'occasione criminale''. Quest'ultimo riferimento
e' alla cena che si e' tenuta a casa dell'avvocato romano Luigi
Fischetti e alla quale parteciparono il ministro Tremonti, il
procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e lo stesso
Milanese. Secondo i pm il deputato sapeva gia' di essere
indagato e il procuratore aveva gia' sentito alcuni testimoni
d'accusa proprio contro di lui.(ANSA).

MILANESE: DEPUTATO, CENA CON PM CAPALDO INCONTRO CONVIVIALE
(ANSA) - ROMA, 26 LUG - La cena alla quale parteciparono il
ministro Tremonti e il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo
Capaldo e Marco Milanese fu ''un incontro conviviale'' e non
''una occasione criminale''. Nella memoria difensiva consegnata
alla Giunta per le autorizzazioni della Camera, l'ex consigliere
di Tremonti affronta anche il nodo della cena a casa
dell'avvocato Luigi Fischetti nella quale, secondo l'accusa, il
deputato del Pdl sapeva gia' di essere indagato e il procuratore
aveva gia' sentito alcuni testimoni d'accusa proprio contro
Milanese.
L'argomento viene tirato in ballo, nella memoria, quando
Milanese parla del fumus persecuitonis che ci sarebbe nei suoi
confronti. ''Si pensi all'alchimia del magistrato il quale da
una parte fa leva sui miei rapporti con gli alti vertici della
Gdf per carpire notizie riservate - si legge nel documento -
dall'altro invece intende sostenere che avrei bisogno di
incontrare magistrati per carpirle''. Dunque ''il pericolo che
ne deriva e' immenso - prosegue Milanese - poiche' si vuole, a
tutti i costi, trasformare un incontro conviviale in
un'occasione criminale: peggio della colonna infame!''.(ANSA).

Tua email:   Invia a: