GDF, LA POLEMICA COCER/STRACQUADANIO: GLI SPROLOQUI DI UNA CLASSE POLITICA DI NOMINATI INCAPACI DI COMPRENDERE COSA VOGLIONO E DI COSA HANNO URGENTE BISOGNO I CITTADINI ITALIANI – di Antonella Manotti

mercoledì 03 agosto 2011

Da settimane ormai le cronache giornalistiche ci raccontano di inchieste giudiziarie che documentano qualcosa di ben più grave di una storia di corruzione; raccontano di vincoli di fedeltà  e appartenenza di alti ufficiali della Guardia di Finanza non al paese ma a una parte politica, voci di cordate, di veleni, di talpe … di un Ministro dell’Economia che lascia il suo alloggio in una caserma della Guardia di Finanza perchà© si sente spiato….e di un sottosegretario che “teme” la Finanza perchà© ha troppo potere …

Non spetta a noi emettere sentenze perchà© saranno le indagini della magistratura ad appurare responsabilità  e verità , ma è indubbio che la Guardia di Finanza è nell’occhio del ciclone e con essa la dignità  ed il lavoro che quotidianamente 63mila finanzieri conducono nel rispetto delle leggi.
 
Una situazione preoccupante che ha portato, il Comandante generale del Corpo Nino Di Paolo, a recarsi personalmente nella sede del Cocer dove vi è rimasto per ben 7 ore. Segnale di un disagio e della preoccupazione per ciò che sta emergendo dalle inchieste giudiziarie e per lo sconcerto che tutto ciò sta determinando tra l’opinione pubblica e tra gli stessi appartenenti al Corpo.
 
Preoccupazione e sconcerto ben rappresentate da recenti prese di posizione delle Associazioni che si interessano del Comparto (Ficiesse, Assodipro e Comitato Articolo 52) tempestive e nette nel ribadire quanto da anni le stesse sollecitano, ovvero che: << Le Istituzioni preposte alla Difesa e alla sicurezza sono pilastri di un edificio democratico del nostro paese in cui debbono trovare piena applicazione quei principi costituzionali in grado di contrastare visioni neoisolazioniste e derive antidemocratiche >>.
 
Opportunità  ribadita dal Cocer della Finanza che, nel corso dell’incontro con il Comandante generale ha posto la necessità  <<nell’interesse dei singoli e dell’Amministrazione, di rivedere in senso attuale le forme di tutela degli interessi del personale….prevedendo l’introduzione di organismi esterni ed autonomi dall’Amministrazione … >> ed ha ribadito che << la messa a punto di un moderno ed efficace sistema di tutele può significativamente contribuire a innalzare il livello di trasparenza e quindi a prevenire ed affrontare situazioni di criticità  come quella attuale >>.
 
Richieste legittime che richiedono risposte non più eludibili.
 
Gli ostacoli al raggiungimento di tale obiettivo sono arcinoti e coinvolgono innanzitutto la responsabilità  di una politica debolenel contrastare le volontà  di conservazione e di chiusura provenienti dall’interno della struttura militare che hanno impedito finora la piena applicazione dell’articolo 52 della nostra Costituzione, laddove si afferma che “l’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”.
 
Politica debole e inconcludente ma che si permette di zittire il Cocer della Guardia di Finanza “reo” di aver considerato “inappropriate e inopportune” le dichiarazioni rese dal Sottosegretario alla Difesa Crosetto che, nel corso di una trasmissione radiofonica ha definito la Guardia di Finanza un'organizzazione di cui aver paura.
 
<< Parole che offendono - hanno affermato i delegati del Cocer - la dignità  dell'Istituzione e dei 63000 finanzieri che quotidianamente prestano la loro opera a tutela degli interessi del Paese >> invitando a non far diventare, la Guardia di Finanza, << per l'ennesima volta, il campo di battaglia di uno scontro politico che non la riguarda, perchà© questo fa male ai cittadini e al Paese >>.
 
Commenti che hanno infastidito un altro sottosegretario alla Difesa, l’on Cossiga, secondo cui << un organo consultivo di un comandante generale di un corpo armato dello Stato, non può permettersi anche solo di commentare le considerazioni di una autorità  politica di riferimento… >>.
 
Gli ha fatto eco il deputato Stracquadanio che, scandalizzato, ha considerato la presa di posizione del Cocer un atto irriverente invitandolo a << stare al suo posto e ad occuparsi di rancio e camerate pulite!!!>>
 
Insomma, la casta politica "nominata" che non perde occasione per difendere se stessa ed i suoi privilegi, "bacchetta" legittimi rappresentanti del personale che intendono solo difendere la dignità  dei propri rappresentati.
 
Non varrebbe nemmeno la pena di commentare simili dichiarazioni se non fossero pronunciate da chi siede in Parlamento e dovrebbe occuparsi di intercettare ed ascoltare le legittime istanze dei cittadini e fare le riforme che il paese si attende.
E vorremmo tanto sapere, da questi esponenti politici tanto solerti nel dire no al riconoscimento dei diritti costituzionali per i militari (vedi diritto associativo/sindacale nelle forze armate o iscrizione a partiti perchà© – a parer loro - tutto ciò minerebbe l’imparzialità  delle Forze Armate), come si pongono oggi di fronte a dichiarazioni di ministri che parlano di vere e proprie cordate politiche all’interno della GDF o alle indagini che fanno emergere rapporti anomali tra figure al vertice delle forze dell’ordine ed ambienti politico-affaristici?
 

Qualcuno, tra i nostri deputati e senatori, che tante volte hanno fatto spallucce ignorando l’esigenza che il processo di democratizzazione delle Forze Armate e dei Corpi armati dello Stato si compisse nel pieno rispetto dell’articolo 52 della Costituzione, è in grado oggi di comprendere gli effetti devastanti della strategia di isolamento dalla società  in cui si vogliono mantenere queste Istituzioni, la cui trasparenza ed impermeabilità  viene compromessa da ricorrenti ingerenze politiche? 
 

Il problema è oggi veramente inquietante perchà© il ceto politico chiamato a sanare queste situazioni, è innervato di corruttela e affarismo, di interessi localisti e corporativi; una politica che si organizza come un mercato elettorale, fin dentro le aule parlamentari, ha la autorevolezza necessaria per esercitare una funzione di controllo democratico delle Istituzioni che svolgono compiti delicatissimi per la sicurezza dello Stato?

Questo è il problema vero: la questione morale come questione politica e sociale.

 

Seguendo i blog, i forum nella rete, ci si rende conto di quale sia il livello di sconcerto e di rabbia che serpeggia tra i cittadini con le stellette. C’è una opinione pubblica democratica della rete, dell’associazionismo, enormemente attiva e partecipe che chiede cambiamento, trasparenza. rigore e diritti e che propone una alternativa che non si regge più solo sulla gamba dei partiti.

 

Una comunità  che non vuole più vedere calpestata la propria dignità , che rivendica il diritto di poter esprimere la propria opinione…anche sui politici – una comunità  che compone la scena di una scissione ormai evidente tra le urgenze dei bisogni della collettività  e l’irresponsabilità  di chi ci governa.

 

Il ceto politico deve prendere atto di questa nuova dimensione che sta emergendo dal Paese e anche dal mondo militare, a cui vengono imposti sacrifici ed austerità , senza concedere nulla sul piano dei diritti.

Se non lo farà , dovrà  assumersi la responsabilità  del proprio fallimento frutto di una prevaricazione di interessi personali, di gazzarra e di spregio della dignità  delel Istituzioni; il fallimento che rischia di compromettere anche il tessuto democratico del Paese.

Cosa fare?

 

Difendere la democrazia, con una partecipazione attenta responsabile e capace di mobilitarsi al momento giusto e Рquesto - ̬ il momento giusto.

 

Bene ha fatto il Cocer della Guardia di Finanza ad esprimersi con determinazione sulle vicende che stanno coinvolgendo il Corpo; bene hanno fatto le Associazioni del settore che in un loro recente comunicato affermano con chiarezza che: << In un momento in cui il Paese è schiacciato dal peso di fenomeni di illegalità  e immoralità  diffusa che stanno indebolendo le fondamenta dello Stato di diritto è il momento di mettersi in gioco con idee propositive all’altezza della domanda di cambiamento profondo che proviene con tanta forza e chiarezza dalla Società  civile >>.

 

Condividiamo e sosteniamo questo appello di Assodipro, Ficiesse, Comitato Articolo 52 sul campo del diritto, della solidarietà , dell’impegno sociale e civile.

 

Siamo convinti – come loro - che << le Istituzioni militari non possono andare avanti per forza di inerzia ed operare al di fuori delle traiettorie democratiche poste dalla Costituzione alla base di una convivenza in cui Trasparenza, Legalità  e Giustizia devono essere valori condivisi e rispettati da tutti, tanto più da coloro che svolgono alte funzioni di responsabilità . >>

 

QUELLO CHE VOGLIAMO, e crediamo lo vogliano anche i cittadini con le stellette, E’ UNA VERA ALTERNATIVA DI VALORI PER UNA ITALIA MIGLIORE DI QUELLA CHE OGGI CI RAPPRESENTA NEL PALAZZO .


Vogliamo una politica che attui la svolta auspicata dal nostro Presidente della Repubblica, senza più alchimie, furbizie e arroganza del potere.

 

Ora è tempo di occuparci del nostro destino di cittadini e soltanto con il nostro impegno possiamo far soccombere chi punta all’imbarbarimento del Paese.

 
 
ANTONELLA MANOTTI
Direttore de “Il nuovo giornale dei Militari”
Vicepresidente del Comitato
Articolo 52 – Militari tra la Gente
Post scriptum: Un consiglio all’on. Stracquadanio.
 
Farebbe bene a ripassare un po’ la Costituzione e ad informarsi su cosa è il Cocer, che a suo avviso dovrebbe occuparsi di rancio e pulizia delle caserme e non permettersi di criticare un sottosegretario (?).
Su un punto il deputato Stracquadanio ha ragione: ovvero che le rappresentanze militari nella convinzione della maggioranza delle forze politiche dovrebbero occuparsi della scelta tra le mele e le pere.
Ed infatti in questi anni si è fatto di tutto per svuotarne la funzione di rappresentanza degli interessi legittimi del personale militare.
Ma si tranquillizzi onorevole, ha ragione lei: il Cocer non è un sindacato – purtroppo – perchà© l’ottusa ed arretrata legislazione italiana lo ha finora impedito. Una legislazione figlia di una politica sempre più chiusa nel Palazzo e lontana dall’evoluzione della società  civile che, per fortuna, comincia ad aprire gli occhi.

 

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