REPLICA DEL PRESIDENTE DEL MOVIMENTO DEI FINANZIERI DEMOCRATICI ALL’INTERVISTA DI ANTONIO ROBERTI APPARSA SULLA RIVISTA “FINANZIERI E CITTADINI”

lunedì 04 luglio 2005

Pubblichiamo la lettera che il Presidente del Movimento dei Finanzieri Democratici, Lorenzo Lorusso, ci ha inviato in merito ai contenuti dell’intervista al brigadiere in congedo della Guardia di Finanza, Antonio Roberti, apparsa sull’ultimo numero di “Finanzieri e Cittadini” con il titolo “Il Movimento dei Finanzieri Democratici”.

 

LETTERA DEL PRESIDENTE DI MFD

Egregio Direttore,

ho letto con estrema attenzione e con un pizzico di stupore l’intervista realizzata da Carlo Germi – per l’ultimo numero del periodico "Finanzieri e Cittadini" – sul Movimento dei Finanzieri Democratici.

Non credo che il brigadiere in congedo Antonio Roberti abbia titolo a rappresentare il Movimento dei Finanzieri Democratici nell’anno 2005, sarebbe la stessa cosa che La Margherita – partito politico erede della vecchia Democrazia Cristiana – oggi fosse rappresentata da Cirino Pomicino o da Giulio Andreotti.

Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta in questi anni, sia per la vecchia Democrazia Cristiana sia per il Movimento dei Finanzieri Democratici.

Noi, a differenza di quanto fecero Roberti ed altri esponenti del vecchio Movimento, abbiamo istituzionalizzato ed inquadrato la struttura in una vera e propria associazione con valenza nazionale, legalmente iscritta all’Ufficio Registro di Trieste; siamo riusciti a quantificare l’organizzazione con un cospicuo numero di iscritti; abbiamo ottenuto il riconoscimento politico da parte di alcune amministrazioni regionali, provinciali e comunali; ci poniamo, infine, in maniera politicamente trasversale nei confronti dei vari partiti dell’arco costituzionale.

Tuttavia, al contrario di quanto ha fatto Roberti nell’ambito dell’intervista, non riconosciamo alcuna effettiva, reale, innovazione all’interno del Corpo.

Per noi gli attuali vertici del Corpo rappresentano l’esatta fotocopia di tutti quelli che - in un passato recente o lontano - hanno rappresentato la Guardia di Finanza, costoro ricalcano e si sovrappongono pedissequamente a schemi e modalità che non sono in linea con i parametri delle altre polizie finanziarie europee.

Inoltre valutiamo, come subalterno ed estremamente inefficace, il ruolo che ha assunto dal 1978 in poi la Rappresentanza Militare, una struttura pseudo sindacale - ideata ed organizzata in maniera gerarchica e parallela ai Comandi - non potrà mai essere definita completamente democratica e pluralista: sarebbe come dire che l’operaio della nota casa automobilistica di Maranello avesse come rappresentante sindacale Luca Cordero di Montezemolo.

Non crediamo sia vera neppure l’asserzione fatta nell’ambito dell’intervista, nella quale le cosiddette forze politiche progressiste sarebbero quelle più propense a sindacalizzare ed a smilitarizzare la Guardia di Finanza. La C.G.I.L., per esempio, non molti anni fa, tramite un suo autorevole rappresentante, propose ad alcuni esponenti del Movimento dei Finanzieri Democratici di collocare al vertice dell’organizzazione un generale del Corpo, che era stato a capo del Co.Ce.R.. Ovviamente non accettammo. E per due importanti ragioni: la prima è senz’altro dovuta al fatto che il presidente del M.F.D. viene eletto dalla base e non calato dall’alto; la seconda ricalca in toto il discorso che è stato fatto fino ad ora, cioè quello relativo a Montezemolo ed agli operai della Ferrari, sarebbe impensabile infatti che un generale vicino ai vertici del Corpo gestisse contemporaneamente una associazione che propone la sindacalizzazione e la smilitarizzazione del Corpo.

Ci sembra, infine, che l’intervista di Roberti sia eccessivamente lusinghiera nei confronti dei vertici del Corpo, non si accenna neppure agli episodi di corruzione che hanno dilaniato le Fiamme Gialle dallo scandalo dei petroli in poi.

Poi, il riferimento che Roberti fa della presenza di Niccolò Pollari ai vertici del Sismi non tiene affatto conto che, ormai da qualche tempo, anche questa nomina riveste un carattere squisitamente politico e pertanto non è affatto indicativa di meriti eccezionali. Tuttavia riconosciamo l’elevata preparazione professionale di Pollari e ci auguriamo che lo stesso - qualora ce ne dovesse essere bisogno - riesca a dimostrare quanto prima la sua completa estraneità ai fatti che riguardano la cosiddetta "Gladio bis". Il riferimento, tra l’altro marginale, è al biglietto di auguri pubblicato dal quotidiano "La Repubblica" e che sarebbe stato inviato dall’ex generale, in data sconosciuta, ad uno degli arrestati. Pensiamo si tratti solo di una sgradevole casualità, che nulla ha a che vedere con le indagini della magistratura ligure.

Cordiali saluti.

Lorenzo Lorusso


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