INCHIESTA P4 AL BIVIO CASSAZIONE: I MAGISTRATI ANCORA AL LAVORO PER INDIVIDUARE GLI ESPONENTI GDF CHE PASSAVANO NOTIZIE RISERVATE A MILANESE (Il Sole 24 Ore)
Il Sole 24 Ore – 7 agosto 2011
I legali di Papa si sono appellati alla Suprema Corte per il no alla scarcerazione del deputato. Il Riesame si esprimerà  sull'associazione per delinquere: ricorsi scontati
INCHIESTA P4 AL BIVIO CASSAZIONE
LE«TALPE»
I MAGISTRATI DI NAPOLI ANCORA AL LAVORO PER INDIVIDUARE GLI ESPONENTI DELLA GDF CHE PASSAVANO NOTIZIE RISERVATE A MILANESE
NAPOLI - Sarà  la Cassazione a imporre un assetto definitivo al magmatico movimento giudiziario dei vari filoni dell'inchiesta P4, sia dal punto di vista della difesa che dell'accusa. E questo anche perchà © il collegio difensivo di Alfonso Papa, composto dagli avvocati Giuseppe D'Alise e Carlo Di Casola, ha già  annunciato il ricorso alla Suprema Corte contro il provvedimento del Tribunale del riesame che ha rigettato l'altro ieri la richiesta di scarcerazione del deputato del Pdl, detenuto ormai da tre settimane nella casa circondariale di Poggioreale.
Analoga istanza sarà  di certo avanzata anche quando un'altra sezione del Tribunale del riesame si esprimerà  – la decisione è attesa in queste ore – sull'appello presentato dai pubblici ministeri Woodcock e Curcio per l'inasprimento della misura cautelare nei confronti di Luigi Bisignani, dai domiciliari al carcere, e per il riconoscimento dell'associazione per delinquere. Reato, quest'ultimo, escluso dalla misura cautelare a firma del gip Luigi Giordano con la seguente motivazione: «Il materiale probatorio raccolto, ad avviso del giudicante, sul piano oggettivo non consente di ritenere configurabile, con sufficiente tranquillità  , la gravità  indiziaria dell'illecito associativo, non essendo emerso un programma criminale comune tra tre o più persone. Sotto il profilo soggettivo, inoltre, non è sufficientemente dimostrata la consapevolezza da parte degli associati di entrare a far parte di un gruppo associato dedito al compimento di un numero indeterminato di illeciti».
Dunque: se il Riesame dovesse dare ragione alla Procura, saranno gli avvocati dei quattro indagati a ricorrere in Cassazione. Viceversa, se il Riesame bocciasse la ricostruzione investigativa, resterebbe ferma l'intenzione da parte dell'ufficio inquirente partenopeo di discutere il proprio impianto accusatorio davanti ai giudici di terzo grado. La pronuncia del Riesame dovrebbe comunque arrivare all'inizio della prossima settimana. Ma, se da un lato può dirsi definitivamente acquisito il materiale probatorio relativo alla parte iniziale dell'inchiesta, quella sulle posizioni di Alfonso Papa, Luigi Bisignani, Enrico La Monica e Giuseppe Nuzzo, a vario titolo accusati di rivelazione di segreto, favoreggiamento, corruzione, concussione, ricettazione e altri reati minori, dall'altro lato è in pieno svolgimento il lavoro inquirente finalizzato a identificare le "talpe" all'interno della Guardia di finanza che avrebbero avvisato Papa e Bisignani, secondo i pm, delle attività  di intercettazione telefonica ai loro danni.
Sul punto nelle carte sulla P4 compare come teste il deputato Pdl Marco Milanese, a sua volta indagato a Napoli e a Roma per vari reati tra cui associazione per delinquere, rivelazione di segreto, corruzione, finanziamento illecito ai partiti. à ˆ questo il filone più delicato dell'indagine, che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di alti ufficiali delle Fiamme gialle e che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe avere sviluppi clamorosi nelle prossime settimane. Peraltro ora proprio in Cassazione pende il ricorso del generale della Gdf Michele Adinolfi, indagato per rivelazione di segreto, per trasferire l'inchiesta sulla fuga di notizie da Napoli a Roma. Adinolfi, assistito dal professor Enzo Musco, è accusato da Milanese di aver girato la notizia dell'inchiesta P4 al suo amico Pippo Marra, direttore e presidente dell'agenzia di stampa AdnKronos, perchà © ne informasse Bisignani.
La Procura dà  la caccia anche ai cosiddetti «mercanti di notizie» che, approfittando della loro qualifica di polizia giudiziaria, avrebbero procacciato notizie d'indagine ancora coperte da segreto da girare a Papa il quale, a sua volta, secondo l'accusa le avrebbe utilizzate come forma di pressione e di ricatto nei confronti di politici e imprenditori al fine di conseguire vantaggi economici e di carriera. Certo è che la Procura ha tutta l'intenzione di chiudere entro il prossimo ottobre questa parte di inchiesta, chiedendo contestualmente il rinvio a giudizio degli indagati. Alcune parti del procedimento, come la vicenda Rai/Annozero e gli appalti Italgo/Presidenza del Consiglio, sono già  state inviate per competenza territoriale alla Procura di Roma.
Simone Di Meo