P4: PASSA A ROMA INCHIESTA SU GENERALE ADINOLFI. CASSAZIONE ACCOGLIE RICORSO. LEPORE, CASSAZIONE CONFERMA CORRETTEZZA NAPOLI. P4: IL GENERALE ADINOLFI E QUELLA CENA ROMANA. DRAMMATICO CONFRONTO CON MILANESE, SCONTRO SULLA DATA

venerdì 12 agosto 2011

P4: PASSA A ROMA INCHIESTA SU GENERALE ADINOLFI
CASSAZIONE ACCOGLIE RICORSO, NAPOLI NON E' COMPETENTE AD INDAGARE
(ANSA) - ROMA, 11 AGO - Passa a Roma la parte dell'inchiesta
sulla P4 che riguarda il generale Michele Adinolfi: la procura
generale presso la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso
dell'ex capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza -
indagato per rivelazione del segreto e favoreggiamento - e ha
stabilito che la competenza ad indagare sia della procura della
capitale e non di quella di Napoli, che ha condotto finora gli
accertamenti sulla fuga di notizie che avrebbe consentito a
Luigi Bisignani di venire a conoscenza dell'indagine in corso.
Tutti gli atti relativi alla ormai famosa cena che si e'
tenuta nella foresteria dell'Adn Kronos in cui il generale
avrebbe detto al presidente dell'agenzia di stampa Giuseppe
Marra di avvisare Bisignani che sul suo conto erano in corso
delle indagini da parte dei magistrati napoletani, dovranno
dunque essere mandati alla procura di Roma (il fascicolo sara'
affidato al procuratore aggiunto Alberto Caperna, gia' titolare
di accertamenti sugli altri atti della P4 inviati per competenza
da Napoli nella capitale): una decisione pesante, come
dimostrano le motivazioni indicate dalla Cassazione, che e'
senza dubbio una vittoria per la difesa di Adinolfi e quantomeno
una battuta d'arresto per i pm Curcio e Woodcock.
''Sono molto soddisfatto - commenta non a caso il legale di
Adinolfi, il professor Enzo Musco - e' una vittoria importante
perche' la Cassazione ha riconosciuto in pieno la validita'
delle nostre argomentazioni e cioe' che noi eravamo nel giusto e
che la procura di Napoli era incompetente''. Noi, prosegue
l'avvocato ''pur sapendo perfettamente e dal primo minuto che i
magistrati napoletani erano incompetenti, visto che il fatto,
anzi il presunto fatto contestato ad Adinolfi e' stato commesso
a Roma, abbiamo voluto ugualmente sostenere l'interrogatorio
davanti a loro, per dimostrare che non abbiamo nulla da
nascondere''. Non e' dello stesso avviso il procuratore di
Napoli Giovandomenico Lepore, secondo il quale, invece, la
Suprema Corte ''ha confermato la correttezza dei magistrati
napoletani'' tanto che ''l'impianto dell'inchiesta, con
particolare riferimento alla competenza, resta solidissimo''. In
ogni caso, prosegue Lepore, ''credo che per quanto riguarda la
posizione del generale Adinolfi non sia stata adeguatamente
valutata la connessione dei reati''.
E' un fatto pero' che nelle due pagine con cui motiva il
provvedimento, il sostituto procuratore generale Francesco Mauro
Iacoviello smonta punto su punto le obiezioni della procura di
Napoli, secondo la quale sono sostanzialmente tre i motivi per i
quali la competenza e' radicata nel capoluogo campano. Il fatto
che e' vero che ''la condotta di Adinolfi e' stata commessa a
Roma'' ma ''questo dato sul piano giuridico non conta''; che
l'ipotesi d'accusa ''e' concorsuale'', avendo Adinolfi agito in
concorso con Marra, il generale Bardi e altri ufficiali e che,
dunque, la ''vicenda e' unitaria e trova il suo centro di
gravita' nella fuga di notizie verificatasi certamente in
Napoli''.
Motivazioni non condivise affatto dalla Cassazione, che
'bacchetta' i pm. Innanzitutto, scrive il sostituto Iacoviello,
''non esiste nel processo penale una 'vicenda' ma esistono reati
da accertare''. Ed inoltre ad Adinolfi sono contestati due reati
in continuazione, il 326 (rivelazione di segreto) e il 378
(favoreggiamento personale): ma ''il reato piu' grave (il
favoreggiamento) e' stato certamente commesso a Roma (dato
incontroverso per lo stesso pubblico ministero di Napoli)''.
Questo dato ''per il pm 'nulla conta'. Per questo ufficio 'conta
tanto'. Perche' e' la legge (art. 8, 12 e 16 cpp) che lo fa
'contare'.''. Oltre al fatto che ''non appare corretta ne' in
punto di fatto ne' in punto di diritto l'obiezione secondo cui
il richiedente avrebbe commesso i reati in concorso con il
Bardi''. Inoltre dagli atti ''emergono almeno due ipotesi'' di
favoreggiamento: ''una a favore del Papa e un'altra a favore del
Bisignani''. Ma questi due reati, allo stato, ''non sono in
continuazione e non sono stati commessi dalle stesse persone''.
Lo dimostra il fatto che ''il favoreggiamento a favore del Papa
(commesso certamente a Napoli, e' ascritto al Bardi, ma non
all'Adinolfi''. E quello a favore di Bisignani ''e' ascritto
all'Adinolfi ma non al Bardi''. Pertanto, e' la conclusione su
questo punto della Procura generale della Cassazione, ''la
vicenda non e' unitaria e la competenza per il favoreggiamento a
favore del Papa non puo' in alcun modo attrarre la competenza
per il favoreggiamento a favore del Bisignani''. (ANSA).

P4: ATTI SU ADINOLFI NEI PROSSIMI GIORNI A ROMA
(ANSA) - ROMA, 11 AGO - Arriveranno nei prossimi giorni in
Procura, a Roma, gli atti dell'inchiesta di Napoli sulla P4,
relativi alla posizione dell'ex capo di stato maggiore della
Guardia Di Finanza, il generale Michele Adinolfi.
Il fascicolo sara' affidato al procuratore aggiunto, Alberto
Caperna, gia' titolare dei procedimenti di altri atti giunti
dalla procura napoletana nelle scorse settimane. All'attenzione
dell'aggiunto ci sono, dal 21 giugno scorso, anche gli atti che
riguardano l'appalto da nove milioni di euro per
l'informatizzazione degli uffici di Palazzo Chigi, i contratti
tra la societa' cartiera piemontese Ilte e le Poste, i rapporti
tra Luigi Bisignani e l'ex dg della Rai Mauro Masi circa il
contenzioso con Michele Santoro per la chiusura di Annozero. A
Piazzale Clodio anche la vicenda della pubblicita' al sito di
Roberto D'Agostino, Dagospia.
Nel quadro degli accertamenti sulla cosiddetta P4 effettuati
dai pm napoletani nel luglio scorso sono stati inviati a Roma
anche gli incartamenti relativi agli appalti della Societa'
generale di Informatica. Per questa vicenda il pm Paolo Ielo ha
proceduto all'iscrizione nel registro degli indagati, per i
reati di corruzione e finanziamento illecito dei partiti, di
Marco Milanese, parlamentare del Pdl ed ex consulente politico
di Giulio Tremonti, dell'avvocato veneziano ed ex presidente
della Sogei Sandro Trevisanato ed il costruttore romano Angelo
Proietti, titolare della societa' Edil Ars.(ANSA)

P4: LEPORE, CASSAZIONE CONFERMA CORRETTEZZA NAPOLI
(ANSA) - ROMA, 11 AGO - ''L'impianto dell'inchiesta, con
particolare riferimento alla competenza, resta solidissimo''.
Cosi' il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore ha
commentato il decreto con cui la procura generale della
Cassazione ha disposto l'invio degli atti della P4 relativi al
generale Adinolfi alla procura di Roma.
La procura generale della suprema corte, sottolinea inoltre
Lepore, ha confermato la ''correttezza della procura di
Napoli''. (SEGUE)

P4: LEPORE, CASSAZIONE CONFERMA CORRETTEZZA NAPOLI (2)
(ANSA) - ROMA, 11 AGO - ''La procura generale della
Cassazione - dice ancora Lepore - ha confermato la competenza
della procura di Napoli ad indagare per tutti i reati ipotizzati
nell'inchiesta P4, con una sola eccezione: i reati di
rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento personale a
carico del capo di Stato Maggiore della Gdf, generale Michele
Adinolfi''.
''Attendo di leggere le motivazioni del provvedimento, che
per larghissima parte confermano la correttezza del nostro
operato'' conclude il procuratore, sottolineando pero' che
''quanto alla posizione del generale Adinolfi credo che non sia
stata adeguatamente valutata la connessione tra i reati. Ma
l'impianto dell'inchiesta e della competenza resta
solidissimo''.(ANSA).

P4: IL GENERALE ADINOLFI E QUELLA CENA ROMANA
DRAMMATICO CONFRONTO CON MILANESE, SCONTRO SULLA DATA
(ANSA) - ROMA, 11 AGO - Ruota attorno a una cena l'accusa
mossa all'ex capo di Stato maggiore della Gdf Michele Adinolfi
di aver rivelato a Luigi Bisignani, tramite il giornalista Pippo
Marra, notizie coperte da segreto relative all'inchiesta
napoletana sullo stesso Bisignani.
E' il deputato del Pdl ed ex braccio destro del ministro
Tremonti a riferire la circostanza, affermando di averla saputa
da Adinolfi nel corso di una cena organizzata da Marra nella
foresteria dell'agenzia Adn Kronos. ''Non e' vero'', hanno detto
Bisignani, Marra e il generale, secondo il quale quella cena si'
ci fu, ma in un periodo precedente e non sospetto rispetto a
quanto asserito da Milanese.
Si era ''poco dopo le vacanze estive del 2010, intorno a
settembre-ottobre'', dice ai pm di Napoli Milanese, che
aggiunge: ''Ricordo perfettamente che durante la cena mi si
avvicino' Michele Adinolfi, il quale ...mi disse espressamente
che aveva 'mandato' Pippo Marra, amico del Bisignani, ad
avvisare il Bisignani stesso del fatto che la Procura della
Repubblica di Napoli 'gli stava addosso' e lo 'aveva sotto', e
cioe' che stava svolgendo indagini su di lui''. Anche Manuela
Bravi, compagna di Milanese, presente alla cena, la colloca ''in
autunno, ottobre-novembre 2010''.
Non cosi' il generale Adinolfi, che, sentito dai pm, precisa:
''eravamo nel dicembre 2009'', e spiega il perche'. Al tavolo
mancava la signora Marra (come ricorda anche Milanese), la quale
assisteva il figlio, ricoverato in ospedale. E dagli
accertamenti e' risultato che effettivamente questi, nel
dicembre 2009, era ricoverato.
Milanese e Marra, il 21 giugno scorso, sono stati messi a
confronto sul punto. Un confronto drammatico, durante il quale
ognuno e' rimasto sulle sue posizioni. Il parlamentare, in
particolare, ribadisce che Marra avrebbe informato Bisignani,
per conto di Adinolfi. Glielo avrebbe detto proprio il generale
nel corso della famosa cena.
PM: ''Allora, aspetti, puo' precisare quando e' avvenuto?''.
Milanese dice di non ricordare se fosse ''prima o dopo
dell'estate 2010'', ma visto che i pm gli fanno presente che
l'indagine su Bisignani e' successiva all'estate, allora osserva
''sicuramente sara' stata dopo...io non ricordo se faceva caldo,
se faceva freddo...''. Ma Adinolfi replica: ''Io ricordo
perfettamente la cena a casa di Pippo Marra, che e' il mio
migliore amico... come ricordo altrettanto bene quando e'
avvenuta, ma per un fatto molto particolare'', e cioe' l'assenza
della moglie di Marra a causa del ricovero in ospedale del
figlio. ''La mattina o il giorno prima io ero andato a trovarlo,
perche' l'ho battezzato... quindi mi ricordo perfettamente, ed
e' giusto, la cena che c'e' stata, pero' c'e' un piccolo
particolare che la cena c'e' stata nel dicembre del 2009, cioe'
proprio in epoca ben distante da tutte le indagini... va
bene?''. ''Mi sembra veramente impossibile'', ribatte Milanese.
Riguardo alla 'fonte' di Adinolfi questi sarebbe stato il
generale Vito Bardi, allora comandante interregionale di Napoli,
indagato a Napoli per favoreggiamento nei confronti del
parlamentare del Pdl Alfonso Papa. E' lo stesso Bardi a mettere
a verbale davanti ai pm di aver ''periodicamente riferito'' al
comandante generale delle Fiamme Gialle Nino Di Paolo ''in
ordine alle risultanze investigative riguardanti le indagini
sull'onorevole Papa e sul Bisignani'' e che ''in tali occasioni
era anche presente il capo di Stato maggiore generale
Adinolfi''. Una volta, in particolare, il 19 ottobre 2010, fece
un resoconto molto puntuale leggendo un appunto che gli era
stato consegnato dal comandante regionale della Gdf.
Alle osservazioni dei pm (suffragate dalle testimonianze di
alcuni alti ufficiali delle Fiamme Gialle) che la legge vieta
agli ufficiali di polizia giudiziaria di riferire delle indagini
delegate dalla magistratura ai superiori gerarchici, Bardi
risponde telegraficamente: ''Questa e' teoria. Nella prassi le
cose vanno diversamente''.(ANSA).

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