LA GUARDIA DI FINANZA AGILE, TRASPARENTE E AFFIDABILE CHE DAVVERO SERVE AL PAESE: QUESTO IL TEMA CHE FICIESSE DEVE SUBITO RIUSCIRE A METTERE AL CENTRO DEL DIBATTITO PUBBLICO NAZIONALE - di Gianluca Taccalozzi

martedì 30 agosto 2011

Di seguito, un intervento di Gianluca Taccalozzi, presidente del Direttivo nazionale Ficiesse. Il titolo è della redazione del sito.

 

 

Per evitare la devastazione dell’economia nazionale, c’è bisogno di ridurre drasticamente l’enorme debito pubblico accumulato in anni di miope ed irresponsabile politica economica. Bisogna fare cassa, subito e senza esitazioni, ma non bastano, super tasse, contributi di solidarietà  e congelamenti dei salari pubblici, misure una tantum non strutturali che rappresentano solo palliativi temporali, bisogna agire sulle cause e sulle patologie che hanno reso, che rendono e che renderanno, se non curate alla radice, insostenibili i conti dello Stato.

 

E allora? Liberalizzazioni, privatizzazioni, riforma del welfare, ma soprattutto riforma della pubblica amministrazione, contrasto all’evasione ed all’elusione fiscale e lotta alla corruzione ed ai crimini economici e finanziari. Tre fondamentali aspetti che impattano sull’organizzazione e sui compiti istituzionali della Guardia di Finanza, più che su ogni altra amministrazione pubblica.

 

In un tale contesto sarebbe fondamentale che l’amministrazione cui l’ordinamento demanda in via prioritaria i compiti di polizia economica e finanziaria sia indipendente, trasparente, al riparo da ogni ingerenza di politica e degli affari, efficace ed efficiente.

 

E’ su questo tema che dovrebbe essere incentrato il dibattito sul ruolo e sul futuro della Guardia di Finanza.

 

Al contrario, sulla scia delle recenti inchieste giudiziarie che hanno visto coinvolti i vertici delle Fiamme Gialle, si è ritornati a parlare di Comandante Generale interno o esterno, di smilitarizzazione e/o di accorpamento con la Polizia di Stato, come se fossero questi e solo questi i problemi della Guardia di Finanza.

 

Nessuno, e dico nessuno, dalla politica agli organi di informazione, passando per il mondo accademico, pone l’accento sui reali problemi che affliggono il Corpo e più in generale le Forze di polizia: come l’eccessiva gerarchizzazione e centralizzazione, l’assenza di sistemi di oggettivi sistemi di valutazione e misurazione della produttività , l’assenza di collegamento tra i meccanismi di avanzamento di carriera ai reali risultati operativi prodotti, l’eccessiva dipendenza degli avanzamenti di carriera a logiche di appartenenza, se non di vero e proprio servilismo, l’eccessiva e sproporzionata presenza di posizioni dirigenziali (costruite non di rado per giustificare posizioni dirigenziali), l’eccessiva ed ingiustificata presenza di uffici non direttamente operativi, la sovrapposizione di compiti affidati a più Forze di polizia spesso senza adeguato coordinamento, l’eccessiva attenzione alla fase di repressione a discapito di quella di prevenzione (oggi, in termini di prestigio e carriera, è più remunerativo fare accadere il reato, trovare il colpevole e finire sulle prime pagine dei giornali che non evitare che lo stesso reato si compia), l’autoreferenzialità  e l’eccessivo isolamento delle istituzioni militari, delle quali fanno parte Carabinieri e Guardia di finanza, dalla società  civile.

 

La sensazione è che ancora una volta si affronti una tematica di così grande importanza, all’italiana, tenendo conto solo e soltanto dei vari interessi, più o meno corporativi e particolari, che investono la stessa:

 

à˜       dei vertici della Guardia di Finanza, che vedono in pericolo la “poltrona di Comandante Generale” e la riduzione delle posizioni dirigenziali;

 

à˜       del personale della Guardia di Finanza, che, con la preoccupazione tipica di chi è disinformato e non adeguatamente rappresentato (per l’inadeguatezza strutturale dell’attuale strumento di rappresentanza), guarda con timore ad ogni possibile cambiamento;

 

à˜       della Polizia di Stato, che guarda con interesse ad un’eventuale annessione della Guardia di Finanza nei propri ranghi o forse si dovrebbe dire alle proprie dipendenze;

 

à˜       dell’Arma dei Carabinieri, che vede un’eventuale smilitarizzazione della Guardia di Finanza e/o il suo accorpamento alla Polizia di Stato, come una minaccia per il mantenimento del proprio ordinamento militare e del proprio “peso” politico nel settore della sicurezza interna;

 

à˜       dei vertici delle Forze Armate, che vedono con fastidio le richieste di maggiore trasparenza e democratizzazione avanzate dal personale delle fiamme gialle, quasi temano un rischio di “contaminazione” e di resistenza verso il progetto neo isolazionista del settore militare portato avanti negli ultimi anni;

 

à˜       delle lobby politico-affaristiche, che temono una Guardia di Finanza più trasparente e, quindi, meno “gestibile”;

 

à˜       della politica, che è ormai talmente debole, da non riuscire a produrre provvedimenti che seppure utili e necessari, potrebbero risultare “impopolari”. 

 

Tra l’altro, in un dibattito che, come ormai consueto quando si tratta del comparto sicurezza e difesa, rimane chiuso e circostanziato a pochi addetti ai lavori (politica, vertici, sindacati di polizia e, seppure in misura molto inferiore, CoCeR), senza che nessuno (politica e media compresi) abbia la forza, la competenza e, soprattutto, la voglia, di portare in esso l’interesse del cittadino.

 

Fare emergere alla ribalta pubblica nazionale tale dibattito e rappresentare nello stesso la voce del cittadino azionista e cliente della pubblica amministrazione: è questo l’ambizioso obiettivo che deve porsi Ficiesse, senza sovrapporsi alle amministrazioni o alle rappresentanze militari, che per loro stessa natura, sono portatrici di interessi particolari e di parte.

 

GIANLUCA TACCALOZZI

Presidente Direttivo Nazionale Ficiesse

gianlucataccalozzi@alice.it


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