LA STAMPA: "CARABINIERI, OGNI GIORNO INGERENZE DELLA POLIZIA. LA DENUNCIA DEL COCER DURANTE UN CONVEGNO NELLA CASERMA DI TOR DI QUINTO"

venerdì 08 luglio 2005

Pubblichiamo l'articolo apparso su La Stampa di Torino, il 7 luglio scorso, a pagina 12. Ringraziamo "Anomino e Silente" che l'ha inseriuto nel forum. 

 

LA STAMPA, 7 luglio 2005, pagina 12.

 

CARABINIERI: OGNI GIORNO INGERENZE DELLA POLIZIA.

LA DENUNCIA DEL COCER DURANTE UN CONVEGNO NELLA CASERMA DI TOR DI QUINTO.

Il generale Liberati: «Dopo la legge di riforma forse si teme l’autonomia dell’Arma»

 

ROMA - Clonazioni, emarginazione, attacchi, inserimenti inopportuni, doppioni, dispendio di risorse. I carabinieri si sentono sotto attacco e non trovano altre parole, più leggere, per denunciare il loro stato di malessere. Ce l’hanno in particolare con il Capo di stato maggiore della Difesa e con il Capo della polizia. «Il Cocer, specialmente dopo la legge di riforma, continua a registrare quotidianamente “attacchi” che vengono portati da più parti alle funzioni proprie dei carabinieri, forse temendo quella tanto sbandierata e non ben individuata autonomia dell’Arma», scandisce il generale Serafino Liberati. L’occasione è un grande convegno nella caserma in via di Tor di Quinto dove hanno sede i reparti speciali dell’Arma, a cui partecipano un centinaio di carabinieri-delegati di ogni città e regione, più i parlamentari che si occupano di sicurezza. Seduti in prima fila, un po’ ospiti, un po’ protagonisti, il comandante generale Luciano Gottardo e il capo di stato maggiore Mario Toscano. E non solo loro: c’è anche una sfilza di colonnelli e generali dell’Arma ad ascoltare l’intemerata di Liberati, che presiede il Cocer e che dunque parla a nome dell’organo di rappresentanza. Il primo «nemico» dell’Arma, quello tradizionale, siede al Viminale. Da lì, infatti, il Capo della polizia ha, per legge, il compito di coordinare tutte e le tre forze di polizia. Ma evidentemente i carabinieri pensavano che la nascita della quarta forza armata li emancipasse da questa dipendenza gerarchica. «Non ha comunque evitato - dice il generale - che l’Arma continuasse a dipendere dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza». Questo tanto per capire l’umore. Ma i carabineri avrebbero una loro ricetta. «Tale dipendenza sarebbe stata senz’altro più efficace e più convinta se, in virtù di una terzietà necessaria nella direzione delle forze di polizia, a capo del Dipartimento fosse stato previsto un prefetto proveniente dalle tre forze di polizia, in carica per periodi predeterminati». Un sistema simile, a rotazione, di quello utilizzato tra i capi di stato maggiore delle diverse forze armate. Non si creda, però, di converso, che i rapporti all’interno delle forze armate siano idilliaci. Tutt’altro. Anche lì, molte attese innescate dalla legge sulla quarta forza armata si sono rivelate illusorie. La rotazione tra capi di stato maggiore, infatti, è preclusa espressamente ai generali dalla divisa nera. «Si verifica così l’assurda situazione che questa Istituzione, da sempre considerata come capacità organizzativa, preparazione dei quadri e disponibilità totale del personale verso la popolazione, non possa candidare nessuno dei suoi al vertice delle forze armate né al vertice delle forze di polizia». Ci sono poi alcuni aspetti che potrebbero apparire formali, magari pure secondari, ma che evidentemente hanno indispettito l’Arma. La questione delle parate, ad esempio. «In tutte le cerimonie militari - dice un indignato generale Liberati - i carabinieri vengono collocati dopo le tre forze armate sulla scorta di un asserito principio cronologico di nascita delle forze armate». Un tempo erano la prima arma dell’esercito. Ora si scoprono quarta forza. Quarti anche negli sfilamenti.E che dire della storia dei servizi d’onore? Pochi se ne sono accorti, ma «spuntano ovunque drappelli con uniformi storiche reintrodotte e i servizi d’onore sono diventati appannaggio di tutti». Ahi, è evidente il riferimento a quei reparti dell’esercito, in primis i lancieri di Montebello, che oggi indossano un colbacco d’antica foggia e prestano servizio nel cortile d’onore di palazzo Chigi. Ma Liberati si lamenta: «Tra le prerogative dell’Arma vi sono i servizi d’onore in modo esclusivo». Conclusioni: «Tutto ciò sta determinando disagio nel personale dell’Arma da tempo abituato a non vivere di solo pane, che si è sentito trascurato dalla legge di riordino e che interpreta i segnali di cui ho accennato come iniziative finalizzate a ridimensionare il ruolo ed anemizzare le funzioni dell’Arma». Poi, certo, nel discorso di Liberati e degli altri esponenti del Cocer c’è tutto il resto: stazioni a cui si lesinano personale e fondi, stipendi in affanno, eccessiva rigidità della gerarchia, proliferazione di associazioni pseudosindacali, carriere da rimodellare. Tra i parlamentari presenti, c’è Filippo Ascierto, di An. Al malumore dei generali offre una piccola personale ricetta: «C’è un pericolo di collassamento delle carriere. Vedremo se qualcuno può transitare nei ruoli diplomatici o prefettizi, in modo da liberare qualche casella».

 

Francesco Grignetti


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