L'AMPIO E SIGNIFICATIVO INTERVENTO DI SALUTO DEL COMANDANTE GENERALE DI PAOLO: RAPPRESENTANZA CRESCIUTA MOLTO IN QUESTI DECENNI GRAZIE AL LAVORO E ALL'IMPEGNO DEI DELEGATI
Di seguito e in allegato, l’intervento di saluto all’Adunanza plenaria di Castelporziano del Comandante della Guardia di finanza, Nino Di Paolo; un documento ampio, approfondito e significativo che commenteremo nelle prossime ore su questo sito.
Assemblea Plenaria COCER--COIR--COBAR
Roma, 25 ottobre 2011
INDIRIZZO DI SALUTO DEL COMANDANTE GENERALE
DELLA GUARDIA DI FINANZA, GEN. C.A. NINO DI PAOLO
Porgo il mio saluto cordiale a tutti i delegati della Rappresentanza qui convenuti.
Gli incontri di oggi e di domani segnano il punto di arrivo di un percorso che ho seguito con grande attenzione ed interesse, iniziato dopo la seconda proroga del vostro mandato.
Sul punto, ho preso atto di quanto vi ha portato a non accogliere la richiesta di dimissioni avanzata da alcune parti; ho osservato come taluni si siano interrogati sull’opportunità  di continuare a svolgere la propria funzione in regime di proroga.
Ho infine apprezzato la volontà  di sviluppare un autentico confronto all’interno della Rappresentanza che vi portasse ad interrogarvi responsabilmente sulle prospettive e sulle modalità  di esercizio del vostro ruolo in uno scenario obiettivamente complesso.
A conclusione del meritevole ciclo di incontri del COCER con tutti i Consigli intermedi e di base, e dopo che questi ultimi hanno potuto elaborare il loro pensiero, quest’assemblea segna certamente un momento importante di dialogo e di confronto.
Il tema all’ordine del giorno, vale a dire quale posizione assumere dopo il deliberato de L’Aquila del 2008 alla luce dell’evoluzione dei lavori parlamentari, rappresenterà  indubbiamente la sintesi del pensiero del X° mandato, e costituirà  senza dubbio il testimone che passerete anzitutto ai
colleghi che vi seguiranno.
Ma le vostre riflessioni costituiranno anche un momento importante per coloro che, in ogni sede, di questo tema si sono e dovranno continuare ad occuparsi.
Parlare di riforma della Rappresentanza militare a trent’anni dal varo della legge 382 e dopo le tante legislature in cui se ne è discusso, potrebbe apparire da un lato scontato e dall’altro frustrante, quasi inutile.
Questa valutazione rischia di peccare di superficialità  .
Sono convinto, invece, che la Rappresentanza, in questi decenni, grazie al suo lavoro e ad una credibilità  conquistata con fatica sul campo, sia cresciuta ed abbia assunto un ruolo diverso da quello originario.
Si tratta di un percorso evolutivo maturato attraverso vie certamente tortuose – i processi evolutivi difficilmente seguono uno sviluppo lineare - ma nessun osservatore in buona fede può negare che molta strada sia stata utilmente percorsa, proprio grazie alla Rappresentanza.
L’architettura legislativa del 1978, coraggiosa per quei tempi, ha indubbiamente posto le premesse per un miglioramento delle condizioni di lavoro, di retribuzione e del clima organizzativo, il tutto a vantaggio del personale.
Possiamo, tuttavia, affermare di essere giunti ad una condizione ottimale? Certamente no: se ci trovassimo in una posizione ottimale non vi trovereste oggi qui riuniti ed il Parlamento non starebbe ancora lavorando su questo tema.
E allora, che fare per migliorare questo strumento? La via maestra è quella di una riforma organica dell’istituto, da attuarsi in Parlamento.
Nel contempo, a mio avviso non si può rinunciare a procedere lungo una strada fatta di piccoli passi, sin qui seguita con successo, per colmare quegli spazi di intervento e di trasmissione delle esigenze del personale che, pur se già  notevolmente fortificati dalle novelle legislative intervenute dal 1995 in poi, possono trovare ulteriori spunti di rafforzamento.
La legge 382 va infatti oggi letta alla luce delle innovazioni introdotte dal decreto legislativo n.195 del 1995 e dalle numerose successive integrazioni cui ho fatto cenno, cioè della riconosciuta capacità  della Rappresentanza di agire attivamente nella definizione delle condizioni di lavoro e che
consentono alla Rappresentanza stessa di incidere effettivamente nella definizione delle condizioni retributive e normative che regolano il rapporto di lavoro: cioè di sostenere e di far valere il suo punto di vista, costruendo l’accordo con le altre componenti del tavolo ove si svolgono le trattative.
Il contratto di lavoro, frutto del confronto fra le parti, anche nel nostro comparto è la sede nella quale si formano gran parte delle regole che sovrintendono ai diritti ed ai doveri dei singoli, ma è anche la sede nella quale le parti, entro certi limiti, stabiliscono le procedure per dare applicazione a quanto convenuto.
à ˆ innegabile che, contratto dopo contratto, la Rappresentanza ha saputo migliorare il proprio ruolo e la propria funzione rappresentativa, le cui effettive potenzialità  io credo abbiano ancora margini per essere pienamente espresse.
L’estensione operata nell’ultima tornata contrattuale dell’istituto delle commissioni paritetiche anche ai contratti del personale militare è un chiaro esempio di quanto sto dicendo.
Un altro profilo che mi preme sottolineare è che il tema della Rappresentanza non ha solo una dimensione legislativa, ma è anche fortemente evocativo di una dimensione culturale.
Ritengo che quello dell’atteggiamento culturale verso la Rappresentanza e della stessa Rappresentanza sia una questione estremamente importante, nel senso che non tutto può essere affidato alle leggi ed a nuovi modelli: una parte importante è da ascrivere alla preparazione, allo studio, alla completa dedizione dei rappresentanti al loro ruolo, come avete fatto voi sino ad oggi.
Altra parte importante è affidata ai quadri dirigenti, ai Comandanti, alla loro capacità  di dialogo, di approccio costruttivo e sinergico.
Su questi aspetti, “informazione” e “preparazione”, si può e si deve lavorare e investire di più, per avere cambiamenti concreti.
Ma questi temi ci riportano necessariamente allo scenario complessivo che connota in questa fase il nostro Paese, e non solo.
La crisi economica, che ha origini complesse, sta determinando effetti immediati sulle persone, sulle nostre famiglie, sulle prospettive dei nostri figli. Stiamo assistendo al mutamento di tutta una serie di fattori che per anni hanno costituito importanti punti di riferimento.
Abbiamo capito che le retribuzioni probabilmente non potranno crescere e che anzi, in assenza di nuovi provvedimenti, potrebbero addirittura ridursi in termini reali.
Abbiamo capito che, nell’immediato, sarà  difficile trovare spazi per riforme radicali, anche attese da tempo.
E’ ragionevole pensare che anche l’Amministrazione di cui facciamo parte, unitamente a tutte le altre, nel quadro generale di finanza pubblica, dovrà  fare degli sforzi importanti in termini di efficienza per continuare ad erogare i servizi che i cittadini si attendono.
Abbiamo però anche capito - e credo che, anche per merito vostro, sia ben chiaro a tutto il Paese - che la Guardia di Finanza, in tutte le sue componenti, è oggi un’organizzazione in grado di fornire risposte concrete proprio ai bisogni di sicurezza più urgenti: la sicurezza economica e finanziaria è, tra i tanti presupposti indispensabili per qualsiasi progetto di sviluppo, uno dei più importanti.
Tutti noi dunque, e voi oggi in questi lavori, siamo chiamati ad operare una difficilissima sintesi in un contesto di grande complessità  e delicatezza.
Questa complessità  e le difficoltà  che ne derivano, non ci devono paralizzare ma, responsabilizzare certamente si!
E’ anzitutto utile avere piena coscienza degli sforzi che si compiono ogni giorno, di un assiduo lavoro, spesso incompreso o sottaciuto in virtù di una semplificazione strumentale dei problemi.
Per il resto, ciascuno di noi, quotidianamente, prende decisioni non facili: in ufficio, durante una verifica o un’indagine, in una piazza percorsa da violenze oppure nel corso di operazioni in alto mare.
Credo che oggi decidere richieda più che mai equilibrio, concretezza, senso dello Stato e professionalità  , avendo ben presente:
- il rispetto della legalità  ; le decisioni devono muoversi all’interno delle regole date dall’ordinamento giuridico, nell’alveo di una giusta ed equilibrata applicazione del diritto;
- la responsabilità  , che deve essere sempre assunta in prima persona ed avulsa da ogni tipo di condizionamento;
- la fattibilità  dei contenuti, per non far cadere nel nulla le scelte da operare.
Queste sono le mie personali riflessioni che ho sentito il bisogno di enunciare in esordio ai vostri lavori.
Mi auguro che, ancora una volta, la Rappresentanza Militare sia in grado, attraverso il confronto dialettico delle diverse idee e posizioni, di fornire un contributo di qualità  che possa rivelarsi stimolante e proficuo per il benessere di tutti i nostri militari.
Grazie e buon lavoro a tutti!