L'INTERVENTO DI DOMENICO BELCASTRO (COBAR LIGURIA): LA DEMOCRAZIA SI CONQUISTA DAL BASSO, VANNO COINVOLTI I RAPPRESENTATI E ANCHE PER QUESTO LA RAPPRESENTANZA VA FATTA A TEMPO PIENO
INTERVENTO DI DOMENICO BELCASTRO
PER L’ASSISE DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE GDF
IN CASTELPORZIANO
Premessa
Sono tre i motivi, di pari rango, che in questi anni non hanno permesso la naturale conquista dei diritti sindacali:
- il colpevole disinteresse della politica;
- la chiusura della gerarchia su posizioni anacronistiche, convinta di dover difendere l’autonomia del “sacro” esercizio del comando dal nemico usurpatore: la legge 382 e la rappresentanza;
- la storica scarsa attenzione dei delegati, ed in particolare il cocer, sulla inadeguata attività  dei consigli di base.
Intervento
A tre anni di distanza le decisioni prese all’unanimità  a L’Aquila sono sempre attuali. La richiesta di una struttura sindacale esterna all’amministrazione non può essere quindi messa in discussione.
I noti fatti poco edificanti, emersi dai quotidiani l’estate scorsa, e che hanno coinvolto alcuni esponenti di vertice della G.di F., danno maggior valore alla tesi secondo cui in un’organizzazione di lavoro la trasparenza e la rappresentanza sindacale non sono mai causa di disservizi, ma anzi potenziali fattori di certezza, equità  , miglioramenti.
Il nostro problema di oggi non è quindi di stabilire chi siamo e cosa vogliamo, per fortuna questa è una fase superata da tempo.
Siamo però chiamati a stabilire una questione altrettanto importante: come ottenere quanto ci spetta in qualità  di cittadini e di lavoratori.
Continuare ad insistere solo con generiche richieste a questa classe politica lo trovo frustrante oltre che umiliante.
Ritengo assolutamente più utile l’assunzione delle responsabilità  che la qualità  di rappresentante impone ad ognuno di noi.
La legge sui principi, nonostante gli eccessivi limiti, ha introdotto nel mondo militare numerose norme democratiche, ma grazie alla distrazione da una parte e ad interpretazioni eccessivamente rigorose d’altra, alcune tra queste sono rimaste sulla carta.
Forse è il caso d’iniziare proprio da qui, riappropriandosi del significato delle parole per inserirle nel loro naturale contesto razionale.
A tal proposito ognuno di noi, leggendo la 382 e relativi regolamenti, troverà  sicuramente un esempio da sottoporci.
Da parte mia oggi mi limito a portare all’attenzione di questa assemblea l’articolo 12 del rarm nel punto in cui recita:
“i membri dei consigli della rappresentanza devono essere messi in condizione di espletare le funzioni per le quali sono stati eletti ed avere a disposizione il tempo che si renda necessario, …….”.
Su questa frase chiedo una seria riflessione all’assise al fine di valutare se le ore impiegate dai singoli delegati risultano sufficienti ad adempiere l’arduo compito di rappresentare le infinite problematiche sofferte dal personale rappresentato, e rispondere al dovere di lavorare per conquistare i diritti sindacali, fatte salve le esigenze operative e di servizio.
Personalmente mi sono posto questa domanda circa 20 anni fa, e la mia risposta è stata allora e rimane ancora oggi la seguente:
Il delegato di ogni consiglio (di base, intermedio, centrale) per assolvere ai delicati e complessi compiti per i quali è stato eletto ha la necessità  di svolgere la funzione elettiva a tempo pieno.
Sarei quindi sufficientemente soddisfatto se nel documento finale di questa riunione venisse inserito ed approvato l’impegno di lavorare affinchà © in breve tempo si possa ottenere una rinnovata applicazione del citato art. 12 capace di dare le giuste risposte alle attuali necessità  .
La richiesta può apparire minimale ma se bene interpretata non lo è per nulla.
Sono fermamente convinto che l’agognata sindacalizzazione e/o smilitarizzazione non arriverà  per effetto di un’assemblea plenaria, o di una legge calata dall’alto, la democrazia si conquista dal basso e solo a condizione che la si vuole fermamente e si è disponibili a pagarne il prezzo.
Considero quest’assise, così come quella de L’Aquila, punto fondamentale, ma solo parte di una lunga serie di assemblee.
Per il futuro sono infatti auspicabili riunioni a livello Regionale con la testimonianza di un delegato Cocer, il coinvolgimento dei politici e degli attori principali: i rappresentati.
Mettere in scena la democrazia escludendo la partecipazione degli attori principali, come ampiamente testimoniato dalla storia della rappresentanza militare degli ultimi anni, è pura follia.
L’eccessiva insistenza su questo errore ci fa sconfinare nella farsa.
Oggi nel documento conclusivo è necessario chiarire che per la G.di F. i diritti sindacali passano necessariamente attraverso la smilitarizzazione, anche per garantire al cittadino una maggiore equità  fiscale.
Concludo ricordando a tutti noi le parole ed i suggerimenti conclusivi di cui il Professor Martone ha voluto farci regalo in quel freddo gennaio del 2008 a L’Aquila:
<<Il percorso per la sindacalizzazione … può essere fruttuosamente perseguito nell’ambito delle forze di polizia ad ordinamento militare, solo se e in quanto l’organizzazione militare, ed infondo il personale militare di ogni ordine e grado, realizzi almeno due condizioni:
a) una prima, consistente nella disponibilità  degli appartenenti al Corpo, ad affrontare, parallelamente agli innegabili vantaggi legati ad un processo di autentica (benchà © graduale e parziale) sindacalizzazione, anche i relativi oneri, ad esempio in termini di autofinanziamento;
b) una seconda, più generale, consistente nell’aver “sviluppato gli anticorpi”, dal punto di vista della mentalità  , per un graduale (e parziale) riconoscimento dei diritti sindacali o di rappresentanza, che non sia puro e semplice rivendicazionismo.
Ciò anche perchà © , soprattutto in questo delicato momento storico, il Paese ha quanto mai bisogno di “vedette insonni” lungo il fragile confine che separa la legalità  dall’illegalità  .>>
Io ….. posso aggiungere che oggi il momento storico si presenta ancora più delicato e assai più complicato di tre anni fa.
DOMENICO BELCASTRO