L'INTERVENTO DI G.TACCALOZZI CON APPELLO AL GEN. DI PAOLO: IN QUESTI TEMPI DIFFICILI, PROPONIAMO INSIEME UNA RIFORMA CHE FACCIA DELLA GDF UN ORGANISMO DAVVERO MODERNO, TRASPARENTE E SEMPRE PIU' INDISPENSABILE PER I CITTADINI E PER IL PAESE

venerdì 11 novembre 2011

ADUNANZA PLENARIA ORGANISMI DELLA R.M. GDF
CASTELPORZIANO OTTOBRE 2011


L'INTERVENTO DI GIANLUCA TACCALOZZI

Questa adunanza plenaria è stata convocata, a seguito della seconda proroga concessa al X mandato, per discutere dei risultati e delle prospettive future del documento “… per una moderna rappresentanza”, approvato ALL’UNANIMITà€ in occasione della precedente adunanza planaria, svoltasi a L’Aquila il 22-23 gennaio 2008.

Con il documento finale approvato a L’Aquila (sintesi delle posizioni emerse nell’assise: smilitarizzazione, sindacalizzazione e rappresentanza interna più forte), stigmatizzando la diversità  (per compiti, dipendenza e funzioni) dei finanzieri rispetto ai soldati, la rappresentanza giallo verde ha chiesto uno strumento di rappresentanza:

à˜ ESTERNO ED AUTONOMO dall’amministrazione;

à˜ GIURIDICAMENTE IN GRADO DI CONTRATTARE, sia al primo che al secondo livello;     

à˜
CAPACE DI TUTELARE CONCRETAMENTE il personale, sia sul piano collettivo che individuale.

A tre anni e mezzo dall’adunanza di L’Aquila, oggi c’è chi propone di ridiscutere al ribasso quelle richieste, poichà© non sono state recepite o condivise dalla stragrande maggioranza delle forze politiche e, di conseguenza, non hanno portato alcun risultato. In parole povere, si dice “dimentichiamo riforme utopistiche e puntiamo all’ottenibile, cercando di migliorare, per quanto possibile, le proposte di legge in discussione presso la Commissione Difesa del Senato”. 

Una posizione che pare strategicamente inopportuna, se non addirittura pericolosa.

Prima di tutto perchà© non è affatto vero che il documento di L’Aquila non ha sortito effetto alcuno, in quanto è proprio grazie alla posizione pro sindacato/rappresentanza esterna espressa a livello centrale dai CoCeR Guardia di Finanza e A.M se, in questa legislatura, non si è addivenuti ad una (contro)riforma della rappresentanza militare basata sulla proposta Ramponi/Galioto, un testo che già  aveva avuto il sostanziale “benestare” dei Co.Ce.R. EI., CC e MM e dei vertici militari. 

Ma soprattutto perchà© dall’assise plenaria di L’Aquila ad oggi sono accaduti alcuni fatti che rendono i contenuti del documento “… per una moderna rappresentanza” ancora attualissimi e, per certi versi, più sostenibili oggi che allora: 

1. la crisi del debito pubblico che rende necessario ogni tipo di intervento volto a diminuire la spesa pubblica; in tale contesto, è tornato prepotentemente d’attualità  il dibattito sull’eccessivo numero di forze di polizia e di relativi addetti, con proposte di accorpamenti e razionalizzazioni;

2. l’approvazione della norma c.d. “specificità ” dei militari rispetto al resto dei pubblici impiegati, norma che sta producendo effetti nefasti sui diritti del personale mentre si sta rivelando del tutto inefficace dal punto di vista del trattamento economico e previdenziale; e adesso, pare, che se ne sia accorti anche le rappresentanze (EI, CC e MM) che fino a ieri consideravano la “specificità ” e le promesse ad essa sottese una conquista epocale;

3. le inchieste giudiziarie che hanno di nuovo investito figure di vertice della Guardia di Finanza, palesando, quanto meno, un deficit di “trasparenza” nella gestione di un’amministrazione che per la funzione espletata (polizia economico-finanziaria) dovrebbe essere al contrario connotata da un’affidabilità  e da una trasparenza al di sopra di ogni minimo sospetto o dubbio;

4. la storica nomina a Comandante Generale di una fiamma gialla che, se non altro, ha accentuato l’indipendenza della Guardia di Finanza dalle Forze Armate ed avrebbe potuto (e forse dovuto) garantire sensibili elementi di discontinuità  rispetto al passato a livello di gestione del personale;

5. l’entrata in vigore, dal 01.12.2009, del Trattato di Lisbona che ha tra l’altro sancito (art. 6) la diretta cogenza nell’ordinamento italiano della carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea c.d. carta di Nizza il cui art. 12 dispone:<<Ogni individuo ha diritto alla libertà  di riunione pacifica e alla libertà  di associazione a tutti i livelli, segnatamente in campo politico, sindacale e civico, il che implica il diritto di ogni individuo di fondare sindacati insieme con altri e di aderirvi per la difesa dei propri interessi>>;

6. le riforme che hanno interessato le omologhe forze di polizia ad ordinamento militare di Francia e Spagna, dove Governi di colore politico opposto hanno recentemente sensibilmente ampliato i poteri e le competenze degli strumenti di rappresentanza del personale militare impegnato in compiti di sicurezza; 

7. la situazione di estrema incertezza ed instabilità  che caratterizza l’attuale quadro politico del Paese, ben diversa dal 2008, quando l’attuale compagine di governo aveva appena vinto le elezioni con una maggioranza schiacciante;

8. il tendenziale aumento della conflittualità  interna tra Guardia di Finanza e dipendenti, testimoniata dall’enorme contenzioso in essere presso la giustizia amministrativa.

Per tali motivi, oggi ancora di più che nel 2008, LE RICHIESTE CONTENUTE NEL DOCUMENTO DI L’AQUILA SONO QUANTO MAI ATTUALI e ci sembra assolutamente inopportuno ridiscuterle verso il basso anche alla luce delle immutate posizioni intransigenti ed ultraconservatrici espresse dagli Stati Maggiori nelle audizioni tenute nelle commissioni parlamentari (su tutte quella del Generale Roggio che ha invitato a negare ai militari la possibilità  di ricorrere alla giustizia amministrativa). 

Se l’obiettivo è arrivare al c.d. sistema del “doppio binario” (associazioni professionali esterne/rappresentanze interne), che anche noi riteniamo un risultato soddisfacente, bisogna assolutamente rimanere sulle posizioni espresse a L’Aquila e non arretrare di un solo millimetro. Mentre abbassare l’asticella potrebbe, al contrario, voler dire dare il definitivo via libera alla (contro)riforma della rappresentanza militare ed alla completa attuazione del progetto neo-isolazionista che si cela dietro la “specificità ”. Un errore strategico assolutamente da evitare, soprattutto in reiterato regime di proroga.  

Anzi, quel documento andrebbe aggiornato, contestualizzato e reso maggiormente condivisibile agli occhi della politica, degli Stati Maggiori e dell’opinione pubblica, ponendo l’accento, più che sui diritti del personale, sugli effetti positivi che un valido ed indipendente strumento di rappresentanza potrebbe produrre sulla gestione dell’intera amministrazione. 

La Guardia di Finanza oggi riveste un ruolo fondamentale nel sistema Paese che è quello della polizia economica-finanziaria, ruolo che assume un’importanza, se possibile, ancora maggiore in tempi di crisi economica. Un ruolo che il Corpo si è guadagnato sul campo, attraverso la dedizione, i sacrifici, la competenza e la professionalità  dei propri uomini e delle proprie donne, unici in Italia a saper coniugare le diverse caratteristiche di figure professionali diverse quali quella del poliziotto e quella dell’esperto tributario, commerciale, bancario, ecc. . Un ruolo che, oggi come oggi, nessuno (politica, media, magistratura, altre forze di polizia, ecc.) mette in discussione, ma che fa gola a molti e, pertanto, va difeso e consolidato, mantenendo sempre al massimo gli standard di produttività , affidabilità  e credibilità  che hanno permesso di raggiungere questa prestigiosa posizione. 

Ebbene, per mettere l’indipendenza della Guardia di Finanza al riparo da ogni possibile progetto di riforma del comparto sicurezza o, nell’immediato, anche per mantenere una fiamma gialla al vertice del Corpo, è necessario che la Guardia di Finanza aumenti il proprio grado di trasparenza, affidabilità  e condivisione della “mission” istituzionale, tutti ambiti in cui un valido strumento di rappresentanza può sensibilmente e positivamente incidere. Una moderna, efficiente e affidabile Guardia di Finanza, impermeabile ad ogni tipo di ingerenza politico-affaristiche non può prescindere da un necessario presidio democratico quale è una rappresentanza esterna, autonoma ed efficace

L’attuale strumento di rappresentanza è, paradossalmente, più forte nel confronto con la politica e le istituzioni (per esempio a livello di concertazione contrattuale dove non ha nulla da invidiare ai sindacati di polizia come dimostra per esempio l’ottenimento del c.d. “premio antievasione”)e mostra i suoi limiti maggiori nel rapporto con l’amministrazione.

Non è un caso se l’esigenza di avere una forma di rappresentanza di tipo sindacale è avvertita dal personale in presenza di provvedimenti o atteggiamenti iniqui, ingiustificati e finanche illegittimi, troppo spesso attuati dall’amministrazione non tenendo minimamente conto delle esigenze e degli effetti sul personale (es. distacchi, concorsi interni, ricompense morali, diversità  di trattamento tra personale non dirigenti e dirigenti, ecc.).

SONO QUESTI I CASI E LE CIRCOSTANZE CHE HANNO DETERMINATO IL FORTE AUMENTO DELLA CONFLITTUALITà€ INTERNA, DEL CONTENZIOSO AMMINISTRATIVO E DELLA MANCANZA DI CONDIVISIONE ALL’INTERNO DEL CORPO, CON ENORME DANNO PER LA FUNZIONALITà€ E PER L’EFFICIENZA DELLO STESSO.

E’ in questo contesto, nel rapporto Amministrazione/personale e Comandanti/dipendenti, che vanno potenziati i poteri e le prerogative della rappresentanza, più che nel rapporto rappresentanza/istituzioni, FACENDO DIVENTARE “REGOLA” QUELLE ECCEZIONI CHE ESISTONO PER MERITO DI UN COMANDANTE ILLUMINATO E DI UNA RAPPRESENTANZA RESPONSABILE.

Per tali motivi, proponiamo al Comandante Generale, quale prima Fiamma Gialla, di condividere le richieste della rappresentanza e di PROPORRE, INSIEME, PER IL BENE DELLA GUARDIA DI FINANZA, UN NUOVO E PIà™ IDONEO MODELLO ORGANIZZATIVO PER LA GUARDIA DI FINANZA, che tenga conto della diversità  del finanziere rispetto al soldato e dell’esigenza di trasparenza nella gestione di un’amministrazione così importante come la polizia economico-finanziaria e scongiuri ogni possibile rischio di riforme più traumatiche ed invasive.

Inoltre è necessario ed imprescindibile che nel documento finale venga, una volta per tutte, presa una posizione chiara, inequivoca e perentoria, avverso la proroga “ope legis” di un organismo elettivo come quello della rappresentanza militare, da chiunque richieste e comunque giustificate.   
 

GIANLUCA TACCALOZZI


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