A TESTA ALTA CONTRO IL MONDO: L'INCREDIBILE ODISSEA DI GIUSEPPE PASSARO, FINANZIERE TUTTA GRINTA E NIENTE PAURA

sabato 12 novembre 2011

Pubblichiamo di seguito il testo della lettera che ci ha inviato il Brigadiere Capo della Guardia di Finanza Giuseppe Passaro.

Le vicissitudini del Brigadiere Passaro sono state in parte già  anticipate dallo stesso Sovrintendente sui siti dell’Associazione Solidarietà  Diritto e Progresso (http://www.militariassodipro.org/news.php?extend.533) e di Ficiesse (http://www.ficiesse.it/home-page/5485/p4_-lettera-aperta-del-brigadiere-gdf-passaro-ad-assodipro_-mi-volevo-sparare-in-viale-xxi-aprile-e-mi-hanno-salvato-d’arrigo-e-gli-ufficiali-del-comando-generale_-auguro-a-bardi-un-bellissimo-processo-penale_-e-il-generale-annuncia-querela).

Si tratta di una vicenda drammatica che si è conclusa, fortunatamente, in modo positivo e che deve far riflettere tutti noi perchà© il suo epilogo non è stato tragico soltanto grazie alle eccezionali doti di caparbietà  e di dirittura morale, oltre che di notevole capacità  professionale in materia di polizia giudiziaria, del Militare che l’ha sofferta sulla propria pelle.
Una storia che ci fa intuire quanti sforzi debba fare ancora la Guardia di finanza per diventare l'organismo solidale, trasparente e coeso che serve al paese per vincere la sfida della modernità  e che non è possibile continuare a considerare l’associazionismo tra i militari come una minaccia per la coesione interna.

Signori, è esattamente il contrario: è il vecchio militarismo l’insidia mortale per la sopravvivenza del Corpo. Per mantenere uniti e reattivi uomini e reparti non c’è bisogno di prevaricazione e paura, c'èp bisogno di crescere e investire in professionalità , in trasparenza, in coesione e solidarietà , tutte cose che sembrano ancora assai carenti nella Guardia di finanza di oggi, come dimostra proprio e da ultima la dolorosa vicenda di Passaro.
Al nostro caro Brigadiere vanno comunque gli ammirati complimenti di tutta Ficiese e di tutti noi. A lui e alla sua Famiglia, che ha vissuto anni terribili riuscendo a rimanere unita. Come complimenti sono dovuti anche al Generale D’Arrigo e al Generale Suppa che si sono nettamente distinti, in positivo, in un mare, spiace dirlo, di disinteresse, di superficialità  e di disattenzione.
 
IL DIRETTORE DEL SITO


 
LETTERA A FICIESSE
DEL BRIGADIERE CAPO DELLA GUARDIA DI FINANZA
GIUSEPPE PASSARO
 
Cari Amici di Ficiesse, credo sia tempo di raccontare anche sul vostro bel sito la mia storia.
 
 1. COMINCIO DA QUI
 
 Sono un Brigadiere Capo della Guardia di Finanza, mi chiamo Giuseppe PASSARO in servizio presso la Compagnia Guardia di Finanza di Castellammare di Stabia (NA) - Nucleo Mobile . All’epoca dei fatti ero in servizio presso il Gruppo Operativo Antidroga del Nucleo Regionale di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli. 
La mia vicenda viene resa pubblica per la prima volta con un mio intervento nella nota trasmissione televisiva “Ricomincio da qui”andata in onda il 16 maggio 2007 sulla Rete 2 della Rai. Questo è il testo della lettera che la conduttrice Alda D’Eusanio legge in inizio di puntata:
<<Cara Alda, vengo da una famiglia modesta, sono figlio di un operaio, nell’ ottobre del 1974 sono entrato con passione ed entusiasmo nel Corpo della Guardia di Finanza, nel corso di questi anni mi sono sempre distinto in servizio conseguendo 20 encomi per il mio comportamento. Ho prestato servizio a Genova, Roma e nel 1987 sono entrato a far parte del Gruppo Operativo Antidroga di Napoli. Tutti questi anni della mia vita li ho dedicati alla lotta al traffico di droga in un territorio quello Campano che è ad alta densità  camorristica. Mi sono sempre esposto, per amore del servizio, ad ogni genere di rischio per perseguire gli ideali di dovere e di giustizia. Il 7 gennaio del 1994 ho partecipato ad una operazione antidroga, una delle tante, e lì è iniziato il mio calvario. Lo spacciatore che ho arrestato ha finto di collaborare con la giustizia e poi è arrivato ad accusare me di spaccio, unitamente ad altri due colleghi. Io, un servitore dello Stato trattato come un criminale e buttato fuori dal mio Corpo, fuori dalla Guardia di Finanza, dopo 23 anni di onorato servizio, solo per la menzogna di un finto pentito. Nessuno può sapere cosa ho sofferto, per sei anni ho subito processi, sono stato costretto a vivere con lo stipendio ridotto, mi hanno sospeso ed allontanato dal lavoro, senza soldi, ho dovuto vendere la macchina, ho impegnato persino l’oro dei miei figli, le collanine del battesimo e della cresima dei miei figli per dare da mangiare alla mia famiglia e per pagare l’affitto. Dopo sei anni di questo calvario è arrivata l’assoluzione piena, sono tornato in servizio poichà© sono stato reintegrato in quanto ritenuto innocente ed oggi sono di nuovo Brigadiere Capo.>>
La conduttrice mi chiede quale sia il problema oggi.
<<Il mio problema oggi, Alda, - rispondo - è che mi devo liberare di un peso che ho dentro lo stomaco per una sofferenza che mi hanno causato ingiustamente pubblici ministeri e la scarsa tutela dei miei superiori che mi hanno abbandonato totalmente, è arrivato il momento, per far sì che riacquisti la mia immagine, la mia serenità , la mia dignità , mi devo liberare di quello che ho dentro lo stomaco, e devo rendere pubblico ciò che mi hanno causato. Io quando sono rientrato in servizio, nel 2001, non volevo che i miei superiori mi mettessero il tappeto a terra, ma, quanto meno cercavo, dico saranno persone umane capiscono quello che io ho sofferto, mi daranno tutto quello che mi hanno tolto ingiustamente. Invece no, vedo che tutt’oggi loro sono ostili nei miei confronti>>.
<<Ahh, - chiede meravigliata la D’Eusanio - ancora oggi sono ostili nei suoi confronti?>>.
<<Eh sì, ecco perchà© è venuto il momento che tutti devono conoscere la verità >>.
Per semplicità  di narrazione affronterò la storia da due punti di vista distinti: il profilo giudiziario, con un breve racconto dei fatti che hanno condotto alla imputazione prima ed alla mia piena assoluzione poi, e il profilo amministrativo, con un più dettagliato excursus circa i rapporti intercorsi con l’Amministrazione.
 
2. LA VICENDA GIUDIZIARIA
 
Tutto parte nel gennaio del 1994 quando, unitamente a colleghi del G.O.A. di Napoli eseguo una perquisizione su ordine dell’Autorità  giudiziaria nell’abitazione di un presunto spacciatore.
Da quella operazione ed a seguito di altri arresti negli stessi ambiti e dopo alcune informative che avevo fornito circa il coinvolgimento di alcuni operatori in traffici illeciti, nel febbraio del 1996 mi viene notificato l’inizio di azione penale unitamente ad altri due colleghi: insomma, soggetti da noi arrestati che ci accusavano di gravi reati.
Due richieste di custodia cautelare formulate dai pubblici ministeri inquirenti vengono respinte dal G.I.P. ma nel febbraio del 1997 vengo sospeso dal servizio unitamente ad altri colleghi. 
Già  nelle prime udienze preliminari ho modo di rilevare delle gravi lacune nelle formulazioni delle accuse e nelle prove acquisite, per cui invio dei promemoria al Ministro della Giustizia e al Ministro delle Finanze per denunciare i titolari delle indagini allegando quali prove gli atti dei pubblici ministeri dai quali emergono gravi irregolarità  nella conduzione degli accertamenti.
Dopo l’invio dei promemoria, indirizzati solo ai Dicasteri competenti, “grazie alla negligenza dei miei superiori diretti” i pubblici ministeri presentano denunzia/querela per diffamazione nei miei confronti e viene instaurato un ulteriore procedimento penale presso il Tribunale di Roma.
Gli esiti dei procedimenti sono stati i seguenti:
1) il processo di primo grado si conclude con sentenza di piena assoluzione perchà© “i fatti non sussistono” , 1° comma art. 530 cpp, sentenza emessa il 30 novembre del 2000 dal Tribunale di Torre Annunziata;
2) il processo di secondo grado conferma l’assoluzione, sentenza della Corte di Appello di Napoli, passata in giudicato il 21 settembre 2001;
3) il procedimento penale per calunnia si conclude con sentenza passata in giudicato il 31 ottobre 2003 con assoluzione con formula piena “perchà© il fatto non costituisce reato” su proposta dello stesso P.M.
Il Tribunale di Roma nella sentenza di assoluzione (Sez. 5^ n. 6971/99 R.G.) evidenzia gravi responsabilità  della Procura di Torre Annunziata. In particolare, si legge:
a) <<ai fini che interessano il processo per calunnia, scaturito dagli esposti, bisognerà  dunque ripercorrere, seppure in sintesi, le indagini che hanno portato alle gravi imputazioni a carico dei finanzieri, indagini che essi criticano negli allegati, parti integranti dei due esposti>>;
b) <<le indagini svolte presso la Procura di Torre Annunziata sono state quanto meno superficiali con vere e proprie lacune e i due esposti rispondevano a verità  in quanto le stesse sono state condotte a “senso unico”.Gli elementi evidenziati, costituiscono circostanze che avrebbero meritato maggior approfondimento in sede di indagini, invece, l’andamento delle indagini condotte dai PP. MM. hanno evidenziato grosse lacune che puntualmente i giudici di 1° e 2° grado hanno evidenziato e sottolineato: la superficialità  e la leggerezza; cosa, tra l altro già  sollevata dal G.I.P. del Tribunale di Torre Annunziata il quale ha rigettato le ordinanze datate 19 giugno 1995 e 11 marzo 1996, richieste dai PP.MM. per l’ applicazione di misure cautelari nei confronti degli imputati>>.
Ciò che si rileva dalla lettura delle sentenze è la circostanza che i fatti a me contestati non sussistono, al contrario, DA ESSE SI RILEVA LA PROVA DELLA TRASPARENZA E DELLA CORRETTEZZA NELL’ATTIVITà€ DI SERVIZIO SVOLTA E, NEL CONTEMPO, DELLE GROSSE LACUNE INVESTIGATIVE DA PARTE DEGLI ORGANI INQUIRENTI.
 
3. LA VICENDA AMMINISTRATIVA
 
Gli aspetti amministrativi attengono a tre aspetti distinti: l’atteggiamento tenuto dai diversi superiori, le richieste di conferimento, il rimborso delle spese legali e una promozione per meriti di servizio.
 Già  nell’intervista televisiva avevo denunciato <<l’abbandono totale da parte della superiore gerarchia, nessuno ha mai voluto darmi ascolto e non hanno mai avuto una parola di conforto nei miei confronti>>. Ora, ed è il settembre del 1998, mentre sono ancora sospeso dal servizio e con il procedimento penale in corso CHIEDO DI CONFERIRE CON IL COMANDANTE GENERALE.
Ma con foglio del Comando G.O.A mi viene comunicato che il Comandante Generale “è oberato di lavoro” e può fissare un appuntamento per una data certa, pertanto vengo invitato ad esprimere le mie argomentazioni per iscritto ed in plico chiuso.
Mi rifiuto di mettere per iscritto le mie argomentazioni e RIPRESENTO ANALOGA RICHIESTA A GENNAIO DEL 2001, subito dopo la sentenza di primo grado che mi assolve in pieno. Ecco la risposta che ottengo: gli impegni del Comandante Generale non gli consentono di fissare un colloquio per data certa, le argomentazioni siano presentate per iscritto, in plico chiuso, in linea con le disposizioni vigenti. 


3.1. LE SPESE LEGALI INERENTI IL PROCESSO DI I GRADO A TORRE ANNUNZIATA



Nonostante tutte le ingiustizie subite, il mio attaccamento al Corpo rimane invariato e continuo nella mia linea di condotta. Mi accorgo, così, che i miei legali di fiducia per il primo procedimento penale tenutosi presso il Tribunale di Torre Annunziata (NA) hanno sbagliato a inoltrare all’Avvocatura Generale dello Stato le loro fatture. Queste, infatti, sono pari a euro 92.673 + 30.361, mentre io ho effettivamente pagato 14.668 euro (€ 5.383 + 9.284).

In merito, in data 05 giugno 2002, con nota nr. 3096/P/GRF, inoltro al Comandante pro-tempore del Nucleo Regionale P.T. Campania, una relazione di servizio per valutazioni ed eventuali provvedimenti della Superiore Gerarchia, nella quale rappresento di non aver mai pattuito a nessun titolo l’importo complessivo di 92.673 + 30.361 euro per la sua difesa nel processo di primo e secondo grado di giudizio.
Per evitare che possa essere commesso l’errore di pagare spese legali mai sostenute, in data24 settembre 2002 inoltro al Comando Generale della Guardia di Finanza - I Reparto, una RICHIESTA DI RIMBORSO SPESE allegando la relativa fattura n. 2, in originale, rilasciatami a “titolo di acconto” dal professionista per € 5.383,63. Alla stessa istanza, allego anche il preventivo di parcella, unitamente a una relazione di servizio dove espongo i fatti.
Grazie a tali mie precisazioni scritte, il pagamento delle spese legali viene rettificato con determinazione nr. 410830 datata 10 dicembre 2003.  
 
3.2. LE SPESE LEGALI INERENTI IL PROCESSO PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA PER MIE PRESUNTE CALUNNIE NEI CONFRONTI DEI PP.MM. 
 
Per la fiducia che nutrivo nei confronti della Superiore Gerarchia, feci in modo di non presentare, all’epoca dei fatti, una denuncia penale nei confronti dell’Amministrazione, o di coloro che avevano dato l’ordine di portare copia dei miei promemoria, indirizzati solo ai Dicasteri competenti, nelle mani dei magistrati che erano oggetto della denuncia stessa facendo, in questo modo, scaturire un ulteriore processo penale nei miei confronti, per diffamazione e calunnia, innanzi il Tribunale penale di Roma, processo dal quale sono stato assolto, da ogni fatto addebitatomi, con formula piena.
 A mio parere, non ritengo giusta e corretta la procedura adottata dai miei superiori diretti che in quella occasione, mostrando scarsa tutela nei miei confronti, trasmettevano copia dei sopra indicati promemoria, direttamente ai PP. MM. che non dovevano venire a conoscenza delle contestazioni da me esposte. Con tale comportamento i miei superiori diedero agli stessi la possibilità  di anticipare i tempi sporgendo subito querela nei miei confronti, adottando poi la migliore strategia difensiva, potendo falsare o addirittura far sparire ad arte alcuni atti (tutto documentabile) facendo scaturire un altro procedimento penale nei miei confronti. E’ VERGOGNOSO!!!
 
In merito la Superiore Gerarchia ha commesso una “illecita divulgazione di notizie e atti del procedimento penale coperti dal segreto istruttorio” contravvenendo all’art. 326 1, 2 e 3 comma c.p per aver inviato i miei pro-memoria direttamente nelle mani dei PP.MM. inquirenti, in forma ufficiale, con lettera di trasmissione (nota n. 1696 del 16 marzo 1996 della Guardia di Finanza -Nucleo Regionale Polizia Tributaria di Napoli G.O.A.).
Ma oltre al danno anche la beffa, perchà© tale processo mi ha costretto a sostenere un esborso economico per le spese legali, sostenute per la mia difesa, pari a 12.642,86 euro.
 
L’amministrazione non solo non mi ha tutelato, ma ha ritenuto che il sottoscritto avrebbe avuto una “condotta autonoma”, non idonea a comprovare l’esistenza di un nesso di causalità /dipendenza tra il suo status e le sue attribuzioni, ed il giudizio penale per il quale ha chiesto la tutela legale.
 Per lo stesso procedimento penale, l’Amministrazione ha adottato anche il procedimento disciplinare nei miei confronti , riferimento alla nota 312/ prot. del 28 gennaio 2004, in quanto avrei violato gli art. 12 e 39 del Regolamento di Disciplina Militare: “Doveri attinenti alla dipendenza gerarchica”, “Relazioni con i superiori”, pertanto venivo invitato a presentare giustificazione entro le ore 48 dalla ricezione della nota.
Successivamente alla mia giustificazione, in data 13 febbraio 2004 con nota 5465/ P di prot. mi viene comunicato dall’Ufficiale competente che nei miei confronti è stato adottato il “richiamo verbale” ai sensi dell’art. 62 R.D.M. con il seguente invito: <<per il tratto avvenire, ad osservare un comportamento più consono allo status di militare, e, comunque nel rispetto del Regolamento di Disciplina Militare>>.
A questo punto è naturale chiedersi: è o non è una “condotta autonoma”? Mi si consenta di precisare che non ho mai posto in essere alcuna “condotta autonoma” nell’ambito dei procedimenti penali in cui sono stato coinvolto, ma ho solo riscontrato l’abbandono totale da parte della superiore gerarchia, nessuno ha mai voluto darmi ascolto e non hanno mai avuto una parola di conforto nei miei confronti.
Tutte le sentenze hanno decretato che i fatti contestati non sussistevano e comprovavano la trasparenza e la correttezza nell’attività  di servizio svolta da me mettendo, nel contempo, inevidenza grosse lacune investigative perpetrate dalla Procura di Torre Annunziata (NA).
Entrambe i procedimenti penali si sono conclusi con la piena assoluzione, in quanto “riferibili solo ed esclusivamente al mio status di brigadiere della Guardia di finanza ed al compimento delle attività  di P.G. svolte nell’esercizio delle mie funzioni”.
 
3.3. GUARDIA DI FINANZA: COME FUNZIONA LA TUTELA DELL’ERARIO?
 
Di contro, per lo stesso procedimento la superiore Gerarchia non ha ritenuto una “condotta autonoma” la richiesta di rimborso per le spese sostenute per le varie udienze dibattimentali, cui ho dovuto presenziare presso il Tribunale di Roma (pasti, pernottamenti e FF.SS.).
Tale richiesta è stata presentata in data in data 04 novembre 2003, in virtù della circolare del Comando Generale nr. 31666 del 03 agosto 1998, secondo la quale: <<il trattamento economico di missione previsto dalla legge 18 dicembre 1973, n. 836 e successive modificazioni compete al personale chiamato a comparire, quale indagato o imputato per fatti inerenti il servizio, dinanzi ad organi della Magistratura ordinaria, o militare o contabile ovvero a presentarsi a Consigli o Commissioni di disciplina o di inchiesta, solo alla conclusione del procedimento ed esclusivamente allorchà© l’interessato sia stato prosciolto o assolto in via definitiva”.
 
Spese che nel mese di dicembre 2003 mi sono state liquidate, dal Reparto Tecnico Logistico Amministrativo Campania, per un importo pari a Euro 491,43 riferito a sette fogli di viaggio.
Per quanto sopra, mi viene naturale chiedere: per quale motivo mi sono state liquidate solo le spese inerenti i viaggi effettuati per presenziare alle varie udienze, ritenute “per fatti commessi in connessione causale con le mansioni svolte”, cosa che l’Amministrazione non ha fatto per le intere spese legali sostenute, ritenendola una “condotta autonoma”?
Sottolineo che ho fatto presente a tutta la superiore Gerarchia, sino all’ex Comandante Generale Roberto Speciale, col ricorso Gerarchico per spese legali, presentato in data 28 maggio 2004, che mi erano stati liquidati solo i fogli di viaggio e non l’intera spesa sostenuta per la mia difesa.
 A tutt’oggi non mi è stata fatta alcuna richiesta di restituzione, da parte dell’Amministrazione, per percezione di somme indebite.
Successivamente al rigetto della richiesta di rimborso delle spese legali da me sostenute, ed avanzata al Comando Generale Guardia di Finanza relativo al suddetto procedimento penale (n. 6971/99 R.G.) procedo a dare mandato all’avvocato di fiducia affinchà© questi ricorra al T.A.R. di Roma in merito alla decisione presa in merito al rigetto.
Il ricorso al T.A.R. è presentato il 17 gennaio 2005 nr. Reg. Gen. 370/2005 Sez. 2 ed è tuttora in corso; in merito preciso che, allo stato, non è stata ancora fissata alcuna udienza.
 
Nell’aprile del 2004 chiedo ANCORA UNA VOLTA CHIEDE DI CONFERIRE CON IL COMANDANTE GENERALE, ma dopo sette mesi mi viene notificata la stessa risposta data nel 2001.
Vista l’indisponibilità  del Comandante Generale, nel novembre del 2004, presento una DOMANDA DI CONFERIMENTO CON IL COMANDANTE IN SECONDA.
Nel gennaio del 2005, mentre sono ancora in attesa di risposta dal Comandante in seconda, vengo convocato dal Comandante Regionale Campania perchà© la mia domanda di conferimento con il Numero 2 del Corpo àˆ RITENUTA POLEMICA.
Il Comandante Regionale (di allora) E’ IL PRIMO SUPERIORE CHE SEMBRA ASCOLTARMI E CAPIRMI. Dopo aver spiegato che la mia domanda non aveva alcun intento polemico, lamento come di essere stato sempre abbandonato dai miei superiori diretti e avanzo alcune richieste: 1) rimborso delle spese legali; 2) concessione del colloquio con il Comandante in seconda; 3) ripresa del procedimento di promozione per meriti di servizio instaurato prima che avesse inizio la sua vicenda giudiziaria; 4) trasferimento al Comando del Corpo della città  dove risiedo con la mia famiglia PER DIMOSTRARE A TUTTI CHE POSSO GIRARE IN DIVISA E A TESTA ALTA PERCHà‰ L’AMMINISTRAZIONE HA FIDUCIA IN ME.
Il Comandante Regionale pro-tempore corrisponde subito al trasferimento, in quanto atto di sua competenza, e promette di interessarsi personalmente per le altre situazioni ed io spero di aver finalmente concluso con onore e dignità  la mia odissea.
I Comandanti però cambiano. E riparte il calvario.
Nell’ottobre del 2006, infatti, CHIEDO DI CONFERIRE CON IL NUOVO COMANDANTE REGIONALE sperando in un atteggiamento simile a quello del predecessore, ma non ottengo risposta.
 
3.4. LA PROMOZIONE PER MERITI DI SERVIZIO
 
Premesso che:
a) Il Comandante del Comando Nucleo Regionale Polizia Tributaria aveva inviato in data 21 aprile 1995 con foglio numero 17746/1230 all’allora Comando di Zona Meridionale di Napoli, proposta di promozione al grado superiore per meriti di servizio a mio favore. La proposta giace ancora oggi presso il Comando Nucleo P.T. di Napoli, come disposto dall’allora Comandante della Zona Meridionale di Napoli, con foglio nr. 12348/P del 16/6/1995, congelando “la proposta e lasciandola in attesa di definirla non appena chiarito ogni aspetto della vicenda penale”.
b) In relazione alle mie istanze presentate in data 06.12.2001 e 04.11.2003 ai Comandanti pro-tempore riguardanti la proposta di avanzamento straordinaria per meriti di servizio, gli stessi comunicavano allo scrivente quanto di seguito riportato:
-in data 8.1.2002, il Colonnello allora Comandante del Nucleo Regionale P.T Campania con il foglio nr.510 di prot. comunica: <<preso atto delle considerazioni e delle direttive impartite a suo tempo dal soppresso Comando Zona; che le motivazioni rappresentate dallo scrivente erano meritevoli di attenzione e pertanto, avrebbe provveduto a formulare alla Superiore Gerarchia la promozione straordinaria al grado superiore a conclusione della riattivata procedura valutativa che lo riguardava>>;
 
- in data 17.11.2003, il Generale allora Comandante del Nucleo Regionale P.T Campania, con il foglio nr. 40808 di prot. comunica: <<preso atto delle considerazioni e delle direttive impartite a suo tempo dal soppresso Comando Zona; la proposta per il conferimento della promozione straordinaria al grado superiore per “benemerenze di servizio” nei confronti del sovrintendente, potrà  essere riformulata dallo scrivente, qualora ritenuto opportuno, alla superiore Gerarchia, in presenza dei presupposti di legge e dei requisiti soggettivi, al termine della vicenda penale e delle conseguenti valutazioni sotto l’aspetto disciplinare nei confronti dello stesso, nonchà© della successiva riattivazione della procedura valutativa che riguarda il medesimo sovrintendente>>.
In data 10 novembre 2006, prendo visione della determinazione del Capo del I Reparto ­nr. 146532 datata 08 agosto 2006, registrata alla Ragioneria Generale dello Stato - Ufficio Centrale del Bilancio presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze al nr. 11941 del 28 settembre 2006, con la quale mi viene comunicata la promozione al grado di brigadiere capo, con decorrenza 31 dicembre 2003.
La precedente gerarchia, mi ha promesso per iscritto che, al termine della vicenda giudiziaria, disciplinare e della procedura valutativa di sovrintendente, avrebbe riformulato la mia proposta di promozione.
Ciò posto, essendo cessate tutte le condizioni giuridiche e fattuali ostative, in data 30 novembre 2006 presento istanza di definizione della proposta di promozione al grado superiore per “benemerenze di servizio”, di cui alla legge 13 luglio 1966, n. 558, presa in carico al nr. 1457 di protocollo in data 30 novembre 2006 dal Comando Compagnia Guardia di Finanza da cui dipendo, indirizzata al Comandante Regionale Campania.
L’istanza fa il suo corso per via gerarchica: Comandante della Compagnia, Comandante del Gruppo di Torre Annunziata, Comandante Provinciale di Napoli, Comandante Regionale Campania, per cui tutta la Superiore Gerarchia è venuta a conoscenza delle vicissitudini giudiziarie e amministrative (nonchà© delle intenzioni) del sottoscritto. Ovvero: NEL CASO CHE I SUPERIORI DOVESSERO CONTINUARE A NON ASSUMERSI LE PROPRIE RESPONSABILITà€ SAREI COSTRETTO A RAPPRESENTARE LE MIE VICISSITUDINI, SIA PENALI CHE AMMINISTRATIVE, A TUTTI I QUOTIDIANI LOCALI E NAZIONALI, A TUTTI GLI ORGANI SUPERIORI DELLO STATO, ANCHE PARTECIPANDO A TRASMISSIONI TELEVISIVE PER FAR CONOSCERE ALL’ITALIA INTERA LE MODALITà€ CON CUI LA GUARDIA DI FINANZA“TUTELA” I PROPRI MILITARI ED I SUOI STESSI INTERESSI.
Dopo aver atteso 90 (novanta) giorni, senza ricevere alcuna comunicazione, a marzo del 2007 presento una NUOVA ISTANZA DI RICHIESTE NOTIZIE, che viene presa in carico con il numero di protocollo 2354 datato 2 marzo 2007 del Reparto ove presto servizio.
Poichà© non ricevo alcun cenno da parte dei superiori do attuazione alle iniziative che più volte preannunciate in caso di silenzio per rendere pubblica la mia vicenda. E precisamente:
- il 15 aprile 2007 rilascio una intervista al quotidiano“Cronache di Napoli”;
- il 17 aprile 2007 invio un incartamento relativo alle sue vicende giudiziarie e amministrative al Ministro delle Finanze per mettere in evidenza la mancanza di tutela da parte dei miei superiori;
 - il 16 maggio 2007 partecipo alla puntata della trasmissione televisiva di Rai 2 “Ricomincio da qui” della quale ho parlato in apertura.
Ad aprile del 2007, dopo l’intervista su “Cronache di Napoli” mi viene notificata la RISPOSTA NEGATIVA ALL’ISTANZA DEL 30 NOVEMBRE 2006, istanza di definizione della proposta di promozione al grado superiore per “ benemerenze di servizio”12274/P datata 23 aprile 2007, cioè DOPO CIRCA 5 (CINQUE) MESI.
Nel maggio del 2007 RICEVO 2 + 4 GIORNI DI CONSEGNA con le seguenti motivazioni:
<<Militare appartenente ad una Compagnia, rilasciava dichiarazioni ad una testata giornalistica in merito ad una vicenda giudiziaria personale e ad una richiesta di promozione al grado superiore lesive del prestigio dell’istituzione di appartenenza>>;
<<Militare appartenente ad una Compagnia, produceva dichiarazioni nel corso di un programma televisivo trasmesso da una emittente televisiva nazionale considerate lesive del prestigio dell’istituzione di appartenenza>>.
Nel giugno del 2007 CHIEDO ANCORA UNA VOLTA IL CONFERIMENTO CON IL COMANDANTE GENERALE.
Passano 4 mesi e arriva la solita laconica risposta: mettere per iscritto in plico chiuso. Rispondo che non posso esporre per lettera questioni così rilevanti e che rimango in attesa della convocazione, precisando che, in caso di esito ulteriormente negativo, STAVOLTA MI SAREI RECATO PERSONALMENTE AL COMANDO GENERALE.
Nel gennaio del 2008 vengo finalmente convocato al Comando generale per conferire con il Capo Ufficio Personale il quale poi relazionerà  –così mi viene detto – il Numero Uno.
VENGO RICEVUTO, PERà’, DA DUE UFFICIALI PERCHà‰ IL CAPO UFFICIO àˆ ASSENTE E A LORO RACCONTO DETTAGLIATAMENTE LA MIA VICENDA concludendo con le seguenti richieste:
1) il rimborso delle spese legali rigettate per il procedimento penale di Roma per il ricorso al T.A.R;
2) di essere promosso al grado superiore per “benemerenze di servizio” come mi spettava, visto che all’epoca della proposta ero stato ritenuto meritevole ed in possesso di tutti i requisiti;
3) di essere tutelato dal Comando Generale nel caso si dovesse instaurare un procedimento civile di rivalsa da parte del legale di fiducia per gli importi errati delle fatture di cui alla relazione di servizio datata 05 giugno 2002 con nota nr. 3096/P/GRF, per parcelle gonfiate;
4) l’annullamento delle sanzioni di consegna di 4 e 2 giorni comminate dal Comandante della Compagnia Guardia di Finanza di Castellammare di Stabia e notificate il 21 maggio e 1° agosto 2007.
Inoltre, chiedo di conoscere le decisioni espresse dal Comandante Generale, in merito alle richieste da me formulate, come previsto dalla legge 241 del 1990.
  
3.5. LA NOTIFICA DI DUE FOGLI SENZA INTESTAZIONE E SENZA FIRMA
 
Nel febbraio del 2008 i miei superiori diretti MI NOTIFICANO DUE FOGLI DATTILOSCRITTI che, secondo quanto asserito dai notificatori, conterrebbero le risposte del Comandante Generale alle richieste da me formulate, tutte con esito negativo.
SI TRATTA DI FOGLI SENZA INTESTAZIONE DEL COMANDO E SENZA FIRMA.
Il successivo 4 giugno MI PRESENTO PRESSO IL COMANDO GENERALE E CHIEDO DI CONFERIRE CON I DUE UFFICIALIcon i quali avevo interloquito nel precedente incontro di gennaio 2008. Uno era assente, l’altro dopo avermi fatto fare anticamera per un‘ora, mi comunica che DOVEVO RECARMI PRESSO L’UFFICIO RELAZIONI CON IL PUBBLICO E RIFERIRE AD UN APPUNTATO CIà’ CHE AVEVO DA DIRE.
Ritenendo tale comportamento ancora una volta scorretto, OLTRE CHE DISUMANO, chiedo la presenza dell’Ufficiale di servizio e gli consegno una LETTERA APERTA, nella quale RINNOVO LA RICHIESTA DI CONFERIRE, CON URGENZA E ANCHE SOLO PER DIECI MINUTI, CON IL COMANDANTE GENERALE COSIMO D’ARRIGO.
La richiesta è tesa a verificare che i due Ufficiali o il loro Superiore Gerarchico abbiano davvero illustrato al Comandante Generale la mia vicenda, supportata dalla documentazione prodotta e presa in carico con il numero di protocollo del Comando Generale della Guardia di Finanza 0006073/08 del 09 gennaio 2008.
Inoltre, CHIEDO SE I DUE FOGLI DATTILOSCRITTI SENZA INTESTAZIONE E SENZA FIRMA NOTIFICATI DAL MIO COMANDO DI COMPAGNIA, SI RIFERISCANO REALMENTE ALLE DECISIONI ASSUNTE DAL COMANDANTE DEL CORPO GENERALE.
Nel luglio e poi nel settembre 2008, con una richiesta all’ Ufficio relazioni con il pubblico e poi con una mail direttamente al Comandante Generale CHIEDO ANCORA DI ESSERE RICEVUTO.
 
3.6. IL GESTO ECLATANTE DI FRONTE AL COMANDO GENERALE
 
Il 6 0ttobre 2008 presento la lettera presa in carico con il nr. di protocollo 0206004/08, CHIEDENDO PER L’ULTIMA VOLTA LA CONCESSIONE DEL CONFERIMENTO E SPECIFICANDO CHE SE NON MI FOSSE STATO CONCESSO ENTRO 30 GIORNI SAREI ANDATO DAVANTI AL COMANDO GENERALE PER COMPIERE UN GESTO ECLATANTE facendo intervenire giornali e televisioni.
Nella lettera chiedo anche i motivi per cui, in merito al mio comportamento tenuto in data 4 giugno 2008 non mi è stata notificata alcuna riservata personale da parte del Comandante del Reparto da cui dipendo.
Il successivo 16 ottobre, la Gerarchia locale MI CHIEDE CHIARIMENTI, in merito alla vicenda del 4 giugno 2008 e mi notifica una riservata personale con la seguente motivazione:
<<Militare appartenente a questo Comando, si presentava direttamente presso il Comando Generale per conferire con il Comandante Generale, disattendendo le disposizioni in materia di relazioni con i Superiori e lasciando contestualmente una lettera aperta indirizzata all’Autorità  di Vertice in cui evidenziava elementi di dubbio circa la veridicità  del documento contenente le decisioni del Comandante Generale in merito alle vicenda giudiziaria ed amministrativa che lo riguardava, che il Comandante della Compagnia di Castellammare di Stabia gli aveva notificato in data 21.02.2008. Il medesimo scritto conteneva espressioni poco consone allo status di militare e dispregiative nei confronti della superiore Gerarchia. Inoltre a pagina due del citato scritto si poneva dubbi sulla circostanza che gli ufficiali di Stato Maggiore L. e C. o il loro superiore Gerarchico avessero effettivamente illustrato la vicenda del Brig. Capo Passaro al Comandante Generale>>.
 
3.7. IL COLLOQUIO COL GENERALE D’ARRIGO
Il successivo 5 novembre, non avendo avuto alcun riscontro, sto per partire per il Comando Generale per compiere il gesto preannunciato quando vengo contattato telefonicamente dal Comandante del Quartier Generale, che mi convoca a Roma.
Qui mi viene notificato il contenuto del radiomessaggio nr. 365924/08/1290/3 datato 5 novembre 2008 del Comando Generale – I Reparto – Ufficio Pe.I.S.A.F.: sono ammesso a conferire con il Comandante Generale per il giorno 11 novembre 2008 alle ore 11,30.
L’11 novembre 2008 sono a colloquio con il Generale D’Arrigo e mi rendo subito conto CHE IL COMANDANTE GENERALE àˆ DEL TUTTO E COMPLETAMENTE ALL’OSCURO DELLA MIA VICENDA.
Gli mostro allora i due fogli (quelli senza intestazione e senza firma) che mi sono stati notificati a febbraio del 2008 riguardanti sue presunte decisioni, CIOàˆ DECISIONI DEL COMANDANTE GENERALE D’ARRIGO, che mi avrebbero riguardato.
Il Generale D’Arrigo convoca i responsabili dell’Ufficio Pe.I.S.A.F e il responsabile dell’Ufficio Contenzioso del Personale e chiede loro spiegazioni.
Mostro allora al Comandante Generale e agli alti ufficiali convocati il vero carteggio giudiziario e amministrativo, passato nelle mani di diversi Comandanti del Nucleo Regionale P.T. Campania e del Comandante Regionale Campania. Ognuno di questi ha contribuito ad ingarbugliare la situazione e nessun ufficiale superiore si è preso mai la briga di fare chiarezza sulle loro responsabilità , nessun Ufficiale ha letto con attenzione il carteggio e tutti alla fine si sono incartati con le loro stesse mani.
IL GENERALE COMANDANTE ASCOLTA LE MIE RAGIONI PER OLTRE DUE ORE e alla fine dispone:
1) di definire immediatamente la questione delle fatture in modo ch’io non debba dare nulla a nessuno;
2) di attendere, per le spesi legali relative al procedimento penale di Roma per la presunta (e inesistente) diffamazione e per il ricorso presentato al T.A.R., le decisioni dell’organo amministrativo e, nel caso di esito positivo, di non far presentare ricorso al Consiglio di Stato da parte del Comando generale;
3) di procedere all’annullamento in via autotutela delle sanzioni disciplinari;
4) di avviare ex novo, non appena annullate le sanzioni disciplinari, la richiesta di avanzamento al grado superiore per il Brigadiere.
Successivamente, IL COMANDANTE GENERALE PROVVEDE PERSONALMENTE AD ANNULLARE LE SANZIONI DISCIPLINARI.
Il 15 gennaio 2009, il Comandante di Compagnia CHIUDE ANCHE IL TERZO PROCEDIMENTO DISCIPLINARE inerente alla mia decisione di presentarmi autonomamente a Roma.
Infine, il Generale D’Arrigo dispone l’EROGAZIONE DI UN SUSSIDIO A MIO FAVORE DA PARTE DEL FAF DI 2500 EURO.
 
4. CONCLUSIONI
 
Mi ha fatto più male il comportamento tenuto nei miei confronti da alcuni Ufficiali superiori, che sei (6) anni di ingiusti processi. Probabilmente avrebbero preferito che mi avessero condannato in modo da evitare un mare di scartoffie?
Per quanto sopra il sottoscritto è stato a lungo dentroun tritacarne giudiziario-mediatico-disciplinare scontando tutta l'indifferenza della sua linea di comando e ogni ostilità  messe in campo per lasciarmi sulla gogna a scopo di annientarmi, senza peraltro raggiungere il loro obbiettivo.
Vi sarò grato se vorrete pubblicare integralmente la presente lettera sul sito www.ficiesse.it e vi autorizzo espressamente in tal senso a ogni effetto di legge.
Vi ringrazio
 
Castellammare di Stabia, 11 novembre 2011
 
 
GIUSEPPE PASSARO
giuseppe.passaro26@libero.it

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