PASSARO, UNA VICENDA CHE FA ARROSSIRE - di Carlo Germi

sabato 12 novembre 2011

Penso che nulla possa spiegare questa incredibile vicenda meglio della trasmissione televisiva con l’intervista al Brigadiere Capo Giuseppe PASSARO, o, per chi non l’ha vista, della lettera che il sottufficiale ha inviato alla D’Eusanio e che la stessa ha letto prima dell’intervista.

Opportunamente il Brigadiere PASSARO riporta quel contenuto nella lettera che ha inviato a FICIESSE perchà© la sua storia fosse pubblicata.

La vicenda che sembra ampiamente documentata e corredata da documenti, sentenze, atti protocollati, articoli ed interviste ha dell’ incredibile e solo ad uno come chi scrive, che ha trascorso 40 anni nel mondo militare, non desta meraviglia ma solo sdegno profondo al pari di tutte le altre traversie che il mio ruolo, sia di ufficiale, sia di cofondatore, già  segretario generale e ora presidente onorario di FICIESSE, mi ha consentito di leggere e più spesso di ascoltare.

Ritengo importante che l’odissea del Brigadiere PASSARO venga portata a conoscenza di tutti perchà©, in futuro, possano essere evitate situazioni simili e perchà©, soprattutto, coloro che hanno responsabilità  di uomini comprendano che anche nell’animo di un militare esistono sentimenti, dignità , orgoglio, amor proprio, attaccamento all’Istituzione e che tutti gli esseri umani in difficoltà  devono essere aiutati.

La vicenda che ad oggi non ha avuto ancora conclusione, lascia aperti numerosi interrogativi. Come è possibile avere comportamenti simili nei confronti di propri dipendenti, peraltro già  provati da situazioni dalle quali sono stati dichiarati completamente estranei? Quale umanità  si dimostra? Quante volte un povero cristo deve fare domanda per essere ascoltato?

L’amministrazione di appartenenza dovrebbe essere fiera di Passaro, da solo e senza l’aiuto di nessuno, ha dimostrato la sua onestà  e professionalità , combattendo la sua battaglia fino all’ultimo.

La conclusione? Amara! Anche se in linea con quasi tutti gli atteggiamenti tenuti nei confronti del sovrintendente.

La riflessione che al termine della lettura mi sento di esprimere è la conferma che le condotte e le azioni delle gerarchie intermedie a volte contrastano con le linee dettate dalla gerarchia centrale. Ne è chiara dimostrazione la circostanza messa in luce dalla tenacia e dalla costanza del Brigadiere e relativa alle risposte attribuite al Comandante Generale e notificate all’interessato su fogli non intestati e privi di firma, smentiti poi, clamorosamente, dallo stesso Generale D’Arrigo.

Quante altre volte e nei confronti di quanti militari può essere accaduta la stessa cosa?

Tutto questo sulla pelle di soggetti già  deboli per lo status ricoperto, privi di tutele e di fondamentali diritti, spesso ancor più provati da vicende personali e familiari gravissime, che dovrebbero meritare tutta l’ attenzione possibile dei superiori ad ogni livello.

Che ciò che è capitato al Brigadiere PASSARO non deve capitare più a nessuno!

 

CARLO GERMI
Presidente onorario Ficiesse
c.germi@ficiesse.it


Tua email:   Invia a: