IL PROBABILE PASSAGGIO AL CONTRIBUTIVO DAL 1° GENNAIO 2012: QUALCHE ESEMPIO CONCRETO SU COME IMPATTERA' SUL PERSONALE GDF

giovedì 24 novembre 2011

Sembra dunque deciso. Il passaggio al sistema di calcolo della pensione cosiddetto «contributivo» dal primo gennaio 2012 è destinato ad essere uno dei primi provvedimenti del nuovo governo Monti. Una volta sentite le parti sociali, il neo ministro Elsa Fornero metterà  in pratica un'idea che coltiva da tempo. Un cambio di sistema finalizzato all'equità  generazionale. Occorre infatti riconoscere che le pensioni retributive sono caratterizzate da uno scarso collegamento tra contributi versati e prestazioni ricevute. Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di un vero e proprio regalo a carico della collettività . Non è facile calcolarne l'ammontare, perchà© dipende da molti parametri. Se ne può ottenere una stima attraverso un indicatore della generosità  del nostro sistema pensionistico, che conferma i notevoli benefici garantiti a chi è già  in pensione, e chi vi andrà  nei prossimi anni.

Il sistema a ripartizione

Il generoso «retributivo» scomparirà  del tutto solo nel 2030, quando sarà  finalmente a regime il criterio «contributivo». Un sistema a ripartizione, come è il nostro (secondo cui si pagano le pensioni sulla base dei contributi incassati), è finanziariamente sostenibile quando restituisce al lavoratore, sotto forma di rendita, i contributi versati, capitalizzati a un tasso pari al tasso di crescita dell'economia. Ebbene, la formula retributiva ha per troppo tempo sistematicamente violato il principio della sostenibilità , offrendo un «rendimento» (un interesse annuo sui contributi) assai superiore a quello finanziariamente sostenibile.
Per quanto riguarda il calcolo della pensione, la riforma del '95 ha individuato tre tipologie di lavoratori:

1) I «fortunati» del 1995, esonerati dall'applicazione del contributivo grazie alla artificiosa demarcazione introdotta tra coloro che, al 31 dicembre 1995, avrebbero raggiunto almeno 18 anni di anzianità ;
2) I «parzialmente fortunati», con anzianità  inferiore a 18 anni nel 1996, la cui pensione sarà  calcolata secondo il pro rata, ossia in base alla regola retributiva per l'anzianità  maturata al 1995 e a quella contributiva per l'anzianità  dal 1996.
3) Gli «sfortunati», coloro che si sono affacciarti nel mondo del lavoro a partire dal 1996, la cui pensione sarà  interamente contributiva.
La prima conseguenza dell'introduzione del contributivo pro rata è un generale avvicinamento dei trattamenti tra le categorie. Si avrebbe così un aumento dell'età  minima di pensionamento, mentre sparirebbero le pensioni di anzianità  per i «fortunati» e i «parzialmente fortunati», i quali avrebbero almeno una parte di pensione contributiva, molto piccola per i primi, più grande per i secondi.
Il calcolo «pro rata»
àˆ bene precisarlo per non spaventare: l'introduzione del criterio contributivo per tutti, sarà  comunque effettuata in pro rata. Riguarderà  sì la totalità  dei lavoratori, indipendentemente dal numero degli anni di contributi accumulati al dicembre '95, ma varrà  solo per i versamenti futuri (cioè per la contribuzione versata dal primo gennaio 2012). Questo significa che gli effetti negativi (il sistema retributivo è certamente più vantaggioso), saranno maggiormente attenuati, quanto più è vicina la data del pensionamento. Ma quanto ci perdo passando al contributivo? Un interrogativo che si pongono in molti i questi ultimi giorni. Tentiamo quindi di dare una risposta, con l'aiuto qualche caso concreto.

Qualche esempio
Nulla cambia per chi è già  nel sistema interamente contributivo o misto. Nulla cambia ai fini del calcolo per chi è nel sistema retributivo ed ha già  maturato la percentuale massima 80% prevista dal nostro ordinamento (+ o - 36 anni di anzianità  Utile),  
Un Brigadiere Capo inquadrato nel sistema retributivo con 36 anni di anzianità  utile al 31/12/2011, e con una percentuale maturata di circa 79% perderebbe circa 150 € lordi annui, ma tenendo in considerazione che verrebbe a mancare la possibilità  in questo caso si andare a 53 anni se non si maturano i 40 anni di anzianità , e quindi costretti a rimanere qualche anno il più, la perdita si azzererebbe del tutto.
Pertanto, sembra eccessivo l’allarmismo di questi giorni che a quanto sembra toccherebbe minimamente il personale inquadrato nel sistema retributivo in procinto di maturare il diritto alla pensione.

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