PERCHE' E' VITALE PER LA GDF MODIFICARE IN FRETTA LE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI CONFERIMENTI DEL PERSONALE - di Giuseppe Fortuna

giovedì 24 novembre 2011

La Guardia di finanza sembra faccia ancora molta fatica, specialmente ai livelli intermedi, a dare la necessaria attenzione ai problemi del personale dipendente. Lo dimostrano alcuni “casi” di cui il nostro sito ha dato notizia, come quello, più recente, del Brigadiere Capo Giuseppe Passaro (http://www.ficiesse.it/sezioni-tematiche/108/il-caso-del-brigadiere-passaro) e quello, emerso lo scorso anno, del Maresciallo Pascal Scatigno (http://www.ficiesse.it/sezioni-tematiche/98/il-caso-del-maresciallo-scatigno), due appartenenti al Corpo che hanno dovuto penare non poco per poter anche soltanto parlare con i comandanti dei livelli superiori, giungendo addirittura a porre in essere scioperi della fame e altre azioni eclatanti, che fortunatamente non hanno avuto luogo. 

Si tratta di un problema di centrale e improcrastinabile rilievo per ogni Istituzione pubblica che, come la Guardia di finanza, aspiri ad evolversi verso logiche di partecipazione, coesione interna e solidarietà ,: che sono poi requisiti imprescindibili per tentare di vincere la sfida dell’efficienza, della produttività  e della qualità .

La questione non è di certo nuova, tanto che la necessità  di un’urgente inversione di rotta l’aveva già  indicata, in modo autorevole e lungimirante, il Comandante generale Roberto Speciale in una circolare del 16 febbraio del 2007 indirizzata ai comandanti interregionali del Corpo e che abbiamo avuto modo di leggere in questi giorni.

Scriveva Speciale 1uattro anni fa: 
<<i Comandanti, a tutti i livelli, devono costantemente dialogare con i militari dipendenti, (…) coglierne le aspettative e, nei limiti del possibile, assecondarle, percepire eventuali stati di disagio e di malessere ed adoperarsi concretamente per porvi rimedio, investendo, se del caso, la Superiore Gerarchia>>.<<E’ necessario – aggiungeva il Comandante di allora - porre in essere tutte le iniziative possibili affinchà© l’ambiente di lavoro ed i nostri collaboratori siano sereni, abbiano fiducia nell’Amministrazione e nella propria gerarchia. I Comandanti devono contraddistinguersi per la loro attiva presenza, per il loro fervore operativo, per la loro incondizionata disponibilità  e vicinanza ai propri collaboratori. I militari dipendenti devono essere consapevoli di potersi rivolgere con fiducia, sempre e comunque, al proprio Superiore Gerarchico>>.

Ma allora, come mai, nonostante disposizioni tanto chiare e autorevoli è ancora così difficile aprire il Corpo al dialogo interno? Non è il caso di passare dalle parole ai fatti sottoponendo le attuali rigide, fredde e formali disposizioni (istanze di conferimento, radiomessaggi, richieste di precisazioni, plichi chiusi, ecc.) a una profonda rivisitazione? 

Noi, da organizzazione civica attenta a quello che avviene all’interno di un organismo prezioso e determinante per la democrazia e la società  civile com’è la Guardia di finanza, avanziamo due proposte: quella di conferire ai rappresentanti del personale la funzione (attualmente non prevista) della “TUTELA INDIVIDUALE DI CONCILIAZIONE” e quella della piena “LIBERTà€ DI ASSOCIAZIONE TRA MILITARI”.

Siamo convinti che queste aperture siano di vitale importanza innanzi tutto per la Guardia di finanza e che se il Corpo vuole sopravvivere a questa terribile stagione, la sua dirigenza dovrà  adoperarsi, in modo consapevole e coeso, per superare le ancora troppe (e non del tutto disinteressate) resistenze al cambiamento.

 

GIUSEPPE FORTUNA
Direttore del sito www.ficiesse.it


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