ORGOGLIOSI DI ESSERE "FASTIDIOSIâ". L'IMPORTANZA DI ASSOCIAZIONI E SITI DI INFORMAZIONE CHE TENTANO DI TOGLIERE IL "VELO" ALL'OSCURO MONDO MILITARE
lunedì 05 marzo 2012
ORGOGLIOSI DI ESSERE "FASTIDIOSI". L’IMPORTANZA DI ASSOCIAZIONI E SITI DI INFORMAZIONE CHE TENTANO DI TOGLIERE IL “VELO” ALL’OSCURO MONDO MILITARE
L’ennesima proroga e le nuove regole imposte con l’emendamento Scanu/Saltamartini hanno di nuovo riportato in alto il dibattito sulla questione della rappresentanza militare e, più in generale, sull’assoluto isolamento dal resto del mondo civile/politico/accademico di cui soffre l’intero mondo militare.
L’ennesima proroga e le nuove regole imposte con l’emendamento Scanu/Saltamartini hanno di nuovo riportato in alto il dibattito sulla questione della rappresentanza militare e, più in generale, sull’assoluto isolamento dal resto del mondo civile/politico/accademico di cui soffre l’intero mondo militare.
Infatti dalla fine degli anni ’90, dopo i movimenti degli anni ’70 e le storiche riforme degli anni ‘80/’90, il mondo militare è progressivamente caduto nel dimenticatoio del dibattito politico ed accademico, come se tutti quei problemi di democratizzazione, diritti, trasparenza ed isolamento dal resto mondo civile che tanto avevano interessato la politica, l’opinione pubblica e gli stessi militari nei decenni precedenti, fossero stati risolti con la Legge 382/1978 e con la Legge 121/1981.
Le motivazioni di tale progressivo regresso sono complesse e molteplici, ma a nostro avviso si possono sintetizzare con l’esame di due storiche sentenze della Corte Costituzionale, la n. 277 del 1991 e la n. 449 del 1999, con le quali, di fatto, si è chiusa un’intera stagione di dibattito e riforme.
Con la prima sentenza del 1991 la Corte Costituzionale, trovandosi a decidere su una questione molto sentita da tutti i militari ed ancora al centro del dibattito pubblico, stabilì i principi di sostanziale equiparazione ed allineamento dei trattamenti economici dei poliziotti militari (carabinieri e finanzieri) e dei soldati con quelli sensibilmente più vantaggiosi in precedenza riconosciuti ai poliziotti civili con la c.d. smilitarizzazione. Tali principi furono poi effettivamente attuati con la decretazione delegata del 1995.
Con la seconda sentenza del 1999, la stessa Consulta, che a differenza del 1991 si trovava a decidere in un momento in cui il malcontento dei militari era stato di fatto annacquato dai riconoscimenti economici e di carriera del 1995 e che il dibattito pubblico sulla questione era molto meno vivace, negò ai militari (soldati e carabinieri e finanzieri) gli stessi diritti dei poliziotti civili.
Il risultato combinato di queste due sentenze è stato quello di riconoscere ai militari lo stesso trattamento economico dei poliziotti civili (il raccolto) e di negare agli stessi il mezzo (la zappa) con cui tutelare i propri interessi collettivi o individuali: l’estrema sintesi della c.d. “specificità ”.
Con il venir meno dei movimenti per la democratizzazione delle amministrazioni militari nel dibattito pubblico ed il contemporaneo avvento della seconda Repubblica si è poi verificato il progressivo distacco della politica (soprattutto di area progressista), dei media e degli stessi militari sull’argomento e si creato il terreno ideale per chi (politici, vertici e delegati della rappresentanza) ha anteposto gli interessi personali a quelli generali, a tutto danno dei cittadini e dei militari stessi.
Ecco, infatti, che si è verificata la moltiplicazione dei gradi al vertice e l’esponenziale aumento dei relativi trattamenti economici, la proliferazione delle proroghe e delle rieleggibilità per i delegati, il vertiginoso aumento dei militari nelle cariche amministrative e/o politiche ed il progressivo isolamento del mondo militare dalle regole democratiche, con l’aumento degli atteggiamenti autoreferenziali, autoritari, paternalistici, clientelari e poco trasparenti.
Ecco, infatti, che si è verificata la moltiplicazione dei gradi al vertice e l’esponenziale aumento dei relativi trattamenti economici, la proliferazione delle proroghe e delle rieleggibilità per i delegati, il vertiginoso aumento dei militari nelle cariche amministrative e/o politiche ed il progressivo isolamento del mondo militare dalle regole democratiche, con l’aumento degli atteggiamenti autoreferenziali, autoritari, paternalistici, clientelari e poco trasparenti.
Una tendenza pericolosa e preoccupante, soprattutto in un momento di crisi economica e forti tensioni sociali, in cui non si può rischiare di far gestire l’ordine e la sicurezza pubblica ad addetti che, all’interno delle proprie amministrazioni, respirano autoritarismo e cieca obbedienza, ovvero a forze dell’ordine che si avvicinano più a polizie del sovrano che non a moderne polizie del cittadino.
In tale contesto a tentare di sollevare il velo sono rimaste poche coraggiose associazioni come la nostra e/o pochi isolati siti specializzati di informazione che, con immensa fatica e poche risorse, tentano di portare a conoscenza dei militari e dell’opinione pubblica gli inciuci e gli imbrogli perpetrati a loro danno da chi, a vario titolo, detiene il potere del settore militare; non a caso tali attività d'informazione è considerata “fastidiosa” da più di un politico, da più di un generale e da più di un delegato.
Bene, se il “fastidio” che rechiamo deriva dal fatto di sollevare le questioni in maniera chiara e trasparente e dal fatto di informare cittadini e militari e chi si sente “infastidito” non ha la coscienza a posto (visto che se l’avesse non riceverebbe che vantaggi da una informazione trasparente), possiamo dire di aver assolto in pieno la missione e di essere ORGOGLIOSI DI ESSERE CONSIDERATI FASTIDIOSI.