FISCO:GDF,ESPORTAZIONE ILLECITA CAPITALI E' MINACCIA A PAESE. BEFERA, RIVEDERE NORMATIVA. LIMITARE USO BANCONOTE 500 EURO COME GB - BLITZ GDF A NAPOLI, ARRESTATI 16 GIUDICI TRIBUTARI. COME SI DIVENTA GIUDICI TRIBUTARI

martedì 20 marzo 2012

FISCO:GDF,ESPORTAZIONE ILLECITA CAPITALI E' MINACCIA A PAESE
91% TRANSAZIONI IN ITALIA IN CONTANTI. CRESCE NUMERO BANCONOTE
   (ANSA) - ROMA, 19 MAR - L'esportazione illecita di capitali
all'estero e' una ''minaccia per il sistema paese'' poiche' mette
a rischio ''piu' interessi economici e finanziari'': dunque serve
una ''risposta unitaria'' delle forze di polizia e della
politica, che parta da un'intensificazione dell'azione di
contrasto per arrivare ad una rivisitazione della normativa,
ormai superata dai fatti. E' quanto emerge dal lungo studio su
come combattere il fenomeno, realizzato dalla fondazione Icsa e
dalla Gdf e presentato oggi alla Camera.
   ''La Guardia di Finanza - ha detto il presidente della
Fondazione Marco Minniti - sta facendo un lavoro straordinario
per evitare che l'Italia continui a pagare il prezzo altissimo
pagato in questi anni. Ma abbiamo una legislazione che e' ormai
di retroguardia e dunque va rivista e attualizzata''. Perche',
ha spiegato il comandante dei reparti speciali della Gdf, il
generale Giorgio Toschi, il trasferimento di valuta ''sottrae
risorse allo Stato, attraverso l'evasione fiscale, ed effetti
distorsivi al sistema economico''. Senza contare che per
trasferire capitali all'estero molto spesso si utilizzano canali
informali e rimesse dirette, come quelle attraverso i money
transfer. Un fenomeno che, ha sottolineato il comandante del
reparto operazioni della Gdf, il generale Bruno Buratti, non va
affatto sottovalutato. ''Nel 2002 in Italia c'erano 700
sportelli, oggi sono 35mila - ha detto - si tratta di strutture
che movimentano anche un milione di euro al giorno, 300 milioni
all'anno''.
   Nel rapporto c'e' un ampio capitolo dedicato anche alla
circolazione del denaro contante che ''favorisce la criminalita'
perche' agevola i pagamenti in nero, consente di aggirare le
misure finalizzate alla tracciabilita' dei capitali, puo' essere
utilizzato per costituire una 'riserva''' di denaro poi da
reinvestire. In Italia il 91% delle transazioni e' ancora
regolato in contanti - ricorda la Gdf - contro il 59% della
Francia ed il 65% della Gran Bretagna. Ma non solo: secondo la
nostra Banca centrale, ''al 30 dicembre 2002 erano in
circolazione 8,2 miliardi di banconote per un valore di 358,5
miliardi; nove anni dopo, nel 2011, il numero di banconote e'
cresciuto fino a 15 miliardi di pezzi (+83%), per un valore di
circa 870 miliardi''. Cosi' come il numero di banconote da 500
euro ''circolanti all'interno dell'Unione europea, e' passato da
167 milioni di pezzi del 2002 a oltre 600 milioni di pezzi del
novembre 2011, con un incremento significativo dell'incidenza
percentuale del valore complessivo delle banconote da 500 euro
sull'intera massa liquida di euro in circolazione (si e' passati
dal 23,27% al 34,57%). Per quanto guarda l'Italia, inoltre, c'e'
un altro dato che deve far riflettere ed e' strettamente legato
all'esportazione di capitali all'estero: dice infatti la Gdf che
la maggior parte delle banconote da 500 euro circolanti nel
nostro paese (i 4/5 del totale) ''sarebbe allocato in tre aree
ben definite'' e cioe' i comuni a ridosso del confine
italo-svizzero, la provincia di Forli', data la vicinanza con
san Marino, e il triveneto. ''Ovvero - sottolinea il rapporto -
le tre 'rampe' di fuga dei capitali dal nostro territorio, cosi'
come del loro rientro in Italia''.
   Quanto alle violazioni all'obbligo di dichiarazione
valutaria, nel 2011 la Gdf ne ha individuate 2.508, la maggior
parte riscontrate in sole 5 regioni: Lombardia, Toscana, Veneto,
Emilia Romagna e Lazio.(ANSA).
 
FISCO: BEFERA, RIVEDERE NORMATIVA SU ESPORTAZIONE CAPITALI
FERMA A ANNI '80. PM GRECO, REATI FISCALI IN PRESCRIZIONE PRESTO
   (ANSA) - ROMA, 19 MAR - Di fronte ad una ''evoluzione
rapidissima'' dei sistemi per esportare illegalmente capitali
all'estero, l'Italia ''ha una legislazione ferma agli anni
ottanta''. L'allarme arriva dal direttore dell'Agenzia delle
Entrate Attilio Befera nel corso di un convegno organizzato
dalla Fondazione Icsa con la Guardia di Finanza proprio per fare
il punto su come combattere l'esportazione di capitali.
   Passi avanti, sottolinea Befera, sono stati fatti con il
decreto 'Salva Italia': ''ma e' solo una parte'' di quel che
serve. Befera indica come ''indispensabile'' la trasparenza
contabile e dei flussi finanziari, cosi' come e' necessario
''indagare sul contenuto e sulle finalita' dei trust
internazionali'' e ''intervenire sulla compensazione dei
capitali''.
   C'e' poi il problema dei reati fiscali che vanno in
prescrizione, sollevato anche dal procuratore aggiunto di Milano
Francesco Greco. ''Non si puo' contrastare la criminalita'
economica - ha detto quest'ultimo - se la maggior parte dei
reati che riguarda questo settore si prescrive dopo 7 anni e
mezzo. Anche perche' si tratta di reati che, di media, si
scoprono dopo 4/5 anni dalla commissione e dunque ogni indagine
rischia di finire nel nulla''. ''I reati fiscali - conferma
Befera - vanno sostanzialmente in prescrizione e questo perche'
vengono rilevati al massimo in sede di dichiarazione. Significa
nella migliore delle ipotesi due anni dopo che sono stati
commessi''. Dunque, e' la conclusione di entrambi ''va rivista''
la normativa sui reati fiscali. ''E' completamente superata dai
fatti'' ha detto Greco.
   ''Il problema dell'evasione fiscale e' pesantissimo - ha
concluso Befera - produce distorsione della concorrenza e
reinvestimento dei capitali illeciti. Se poi a questo si
aggiunge la fuoriuscita di denaro verso l'estero, si hanno
effetti pazzeschi sulla nostra economia''.(ANSA).
 
FISCO: BEFERA, LIMITARE USO BANCONOTE 500 EURO COME GB
   (ANSA) - ROMA, 19 MAR - ''La Gran Bretagna ha limitato l'uso
delle banconote da 500 euro, accettandolo solo per determinate
operazioni e pagamenti: forse anche noi potremmo fare qualcosa
in questo senso''. Lo ha detto il direttore dell'Agenzia delle
Entrante, Attilio Befera ribadendo che l'uso del denaro contante
resta uno dei principali problemi per il contrasto all'evasione
fiscale. ''La base dei 300 miliardi di economia sommersa - ha
aggiunto - e' sempre il contante: finche non riusciamo a
limitarne l'uso, continueremo ad avere questo sommerso''.(ANSA).
 
BLITZ GDF A NAPOLI, ARRESTATI 16 GIUDICI TRIBUTARI
RICICLAGGIO SOLDI CLAN, SEQUESTRO UN MLD BENI A HOLDING RAGOSTA
   (ANSA) - NAPOLI, 19 MAR - C'e' voluta un'inchiesta su un clan
tra i piu' radicati e potenti della Campania, il clan
Fabbrocino, per aprire uno squarcio nel mondo ovattato delle
commissioni tributarie. E comprendere che molti giudici
tributari, oltre a essere anche consulenti di aziende piu' o
meno compromesse, scambiavano favori con i colleghi componenti
delle commissioni: io aiuto il tuo cliente che fa ricorso contro
gli accertamenti della Finanza, tu aiuti il mio. Un vero e
proprio ''mercato delle sentenze''. Un ''segnale grave'', ha
commentato il ministro dell'interno Annamaria Cancellieri.
    Sono sedici i giudici tributari arrestati dalla Guardia di
Finanza, di cui tredici ai domiciliari e tre in carcere; a loro
si aggiungono altri dieci funzionari pubblici, sessanta in tutto
gli indagati. Tra i giudici tributari arrestati c'e' Anna Maria
D'Ambrosio, considerata l'ideatrice del sistema do ut des.
Consulente della famiglia Ragosta, la quale e' ritenuta
prestanome del temibile clan Fabbrocino, la D'Ambrosio, secondo
il gip Alberto Capuano, ha tessuto una rete che attraverso uno
scambio reciproco di favori, segnalazioni ed aggiustamenti di
sentenze e di pilotaggio delle assegnazioni a giudici relatori
compiacenti e disponibili a barattare l'esito dei ricorsi
tributari in cambio di merce dello stesso tipo, sentenze spesso
addirittura falsificate e scritte dallo stessa parte privata
ricorrente, hanno per lungo tempo e con assoluta costanza
turbato l'esercizio della giustizia tributaria. Il risultato e'
stato ''l'indecoroso spettacolo di un vero e proprio mercato
delle sentenze'', come ha scritto il gip Alberto Capuano.
 Sono state eseguite complessivamente 22 ordinanze di
custodia in carcere, 25 ai domiciliari e 13 divieti di dimora a
Napoli. L'inchiesta - coordinata dal procuratore aggiunto
Federico Cafiero de Raho e dai pm Francesco Curcio, Alessandro
Milita e Ida Teresi - e' incentrata soprattutto sull'attivita'
della holding Ragosta: una azienda partita dal nulla che nel
corso degli anni ha esteso i suoi affari dalla siderurgia ad
altri settori, come quello alberghiero-immobiliare, rilevando
aziende come la Acciaierie Sud e il biscottificio Lazzaroni. Per
gli inquirenti le fortune del gruppo hanno una sola spiegazione:
riciclaggio di denaro di provenienza illegale. Gli investigatori
ritengono infatti che i Ragosta reimpiegassero, attraverso
versamenti in contanti su conti esteri, il denaro del clan
Fabbrocino. Ordinanze di custodia in carcere sono state emesse,
tra gli altri, nei confronti dell'imprenditore Fedele Ragosta e
e di Franco Ambrosio, gia' detenuto, ritenuto un esponente
apicale della cosca.
   Un miliardo e' il valore dei beni sequestrati dai finanzieri
di Napoli, che hanno ricevuto il ''vivissimo compiacimento'' del
comandante generale della Guardia di Finanza, generale Nino Di
Paolo. Sigilli a un importante albergo a Taormina, due hotel a
Vietri sul Mare, nel salernitano, un palazzo a Roma.
   Le accuse vengono respinte con fermezza dai Ragosta. ''La
procura non puo' accusare il gruppo Ragosta di essersi
arricchito con l'evasione tributaria e, contestualmente, di non
riuscire a giustificare la provenienza della sua ricchezza'', ha
detto l'avvocato Mario Papa, difensore dell'imprenditore Fedele
Ragosta.
   Tra gli arrestati figura anche un noto professore
universitario: l'avvocato Enrico Potito, docente di Diritto
tributario alla Federico II. E' accusato di aver scritto, per
conto di privati, sentenze sui ricorsi che poi i giudici
tributari firmavano. Dalle carte dell'inchiesta e' anche emerso
che uno dei giudici tributari, Corrado Rossi, aveva raccomandato
il padre dello scrittore Roberto Saviano.
   ''La corruzione e' un fenomeno piu' diffuso di quanto si
immagini''. E per fronteggiarla occorre ''mettere la giustizia
in grado di funzionare'' investendo in risorse e adeguando gli
organici, in primo luogo quello del personale amministrativo, ha
sottolineato Alessandro Pennasilico, procuratore reggente di
Napoli. (ANSA).
 
ARRESTI NAPOLI: COME SI DIVENTA GIUDICI TRIBUTARI
CONCORSO PER TITOLI E SANZIONI DISCIPLINARI SE VIOLANO NORME
   (ANSA) - ROMA, 19 MAR - Sino a 20 anni fa erano scelti dal
presidente del tribunale e decisivi erano i rapporti di
conoscenza e le raccomandazioni; ma dal 1992 e' cambiato tutto:
la selezione dei giudici tributari avviene con un concorso
pubblico basato sui titoli.E non e' piu' possibile, come era in
passato, diventare giudice tributario per i dipendenti
dell'amministrazione finanziaria.
   Restano pero' tante le categorie per le quali sono aperte le
porte di accesso ad una professione che oggi ha subito un grave
colpo d'immagine con l'arresto di 16 giudici tributari a Napoli.
Magistrati ordinari, amministrativi o militari, in servizio o in
pensione; avvocati e procuratori dello Stato, a riposo,
innanzitutto. Ma anche dipendenti pubblici (anche ancora al
lavoro) con qualifiche per le quali e' richiesta la laurea in
giurisprudenza o economia, ufficiali della guardia di finanza
(non piu' in servizio attivo), iscritti negli albi dei
ragionieri e dei periti commerciali, tutti con esperienza
decennale. E non basta: docenti in materie giuridiche ,
economiche o tecnico-ragionieristiche, i laureati in queste
discipline, gli iscritti agli albi degli ingegneri, architetti,
geometri, periti edili, industriali, e agrari che hanno
esercitato per almeno 10 anni le loro professioni. E nelle
Commissioni tributarie regionali e' prevista anche la presenza
di notai.
 Non aver superato i 72 anni di eta' al momento della domanda
(ma si resta sino ai 75), non avere condanne: questi alcuni dei
requisiti generali per chi vuole fare il giudice tributario.
L'incarico dura 9 anni; e in caso di violazioni di doveri
deontologici sono previste sanzioni disciplinari. Per i danni
causati nell'esercizio delle funzioni, si applica anche ai
giudici tributari la legge sulla responsabilita' civile che
riguarda tutti i magistrati.
 

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