MANIFESTAZIONE A ROMA PER IL 17 APRILE, ORE 10, IN PIAZZA CAPO DI FERRO PER DIRE NO ALLA DISCRIMINAZIONE DELLA IV SEZIONE DEL CONSIGLIO DI STATO IN DANNO DEI CITTADINI MILITARI. CARTA: PARTECIPIAMO UNITI E NUMEROSI
MANIFESTAZIONE A ROMA PER IL 17 APRILE, ORE 10, IN PIAZZA CAPO DI FERRO PER DIRE NO ALLA DISCRIMINAZIONE DELLA IV SEZIONE DEL CONSIGLIO DI STATO IN DANNO DEI CITTADINI MILITARI. CARTA: PARTECIPIAMO UNITI E NUMEROSI
Pubblichiamo, di seguito, il comunicato dell’avvocato Giorgio CARTA che spiega i motivi dell’importante manifestazione convocata per martedì prossimo, 17 aprile, ore 10, a Roma, piazza Capo di Ferro, da associazioni, comitati e sindacati per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla preoccupante stretta data ai diritti dei cittadini militari dalla Quarta Sezione del Consiglio di Stato.
Un principio assurdo –spiega Carta – in ragione del quale la specificità  dei militari arriva addirittura a negare i diritti dei disabili che hanno familiari in servizio presso Forze armate e Forze di polizia a struttura militare.
IL 17 APRILE MANIFESTIAMO TUTTI INSIEME DAVANTI A PALAZZO SPADA
(di Giorgio Carta)
La misura è colma: il Consiglio di Stato, che da sempre limita i diritti di militari e forze dell’ordine, ora discrimina anche i loro parenti "disabili".
E’ ora che i cittadini in uniforme comprendano che il loro malessere ha spesso causa nella stretta giuridica data ai loro diritti dalla giurisprudenza della Quarta Sezione del Consiglio di Stato. Secondo quanto diramato dallo stesso Ministero della difesa, in Italia viene respinto il 95 per cento dei ricorsi proposti dai militari. Questo dato, già  in sà © allarmante ed anomalo, deve essere valutato considerando che nel 5 per cento dei ricorsi accolti sono compresi quelli puramente strumentali, proposti cioè per accedere ad atti amministrativi, per obbligare l’amministrazione a rispondere ad istanze o per chiedere l’ottemperanza di una sentenza.
Di conseguenza, il numero dei ricorsi utili vittoriosamente esperiti contro il Ministero della difesa è ben inferiore al 5 per cento. Le forze di polizia ad ordinamento civile, parimenti sottoposte alla giurisdizione esclusiva dei giudici amministrativi, non stanno molto meglio. L’ultima conferma, forse la più eclatante, dell’atteggiamento restrittivo assunto dalla quarta sezione del Consiglio di Stato nei confronti dei più fedeli servitori dello Stato è dato dall’assurda, quanto inspiegabile, interpretazione data alla recente modifica della legge 104 del 1992, che sancisce il diritto di ogni lavoratore che assiste un congiunto handicappato in condizione di gravità  di chiedere l’assegnazione alla sede più prossima al disabile. A partire dalla sentenza 2707 del 2011, il massimo consesso della giustizia amministrativa sta esprimendo il principio assurdo secondo cui la specificità  del servizio demandato a militari e forze dell’ordine li esclude dal riconoscimento dei diritti riconosciuti agli altri cittadini. In altre parole, i giudici della quarta sezione, vedono nei maggiori disagi e rischi del servizio militare o di polizia una ragione non per ampliare, ma addirittura per limitare diritti.
In tal modo, si discriminano altresì i disabili che, non solo devono fare i conti con la propria infermità  , ma per effetto di tali sentenze anche con la sventura di avere congiunti che vestano una divisa, cioè cittadini di serie B. Tale inammissibile interpretazione sta condizionando anche i TAR di tutta Italia che, invece, avevano riconosciuto il beneficio previsto dalla nuova versione della legge 104 del 1992. Per dire basta a tale stato di cose e per urlare ai giudici amministrativi che non sono cittadini di serie B, invito i militari e le forze dell’ordine, le loro associazioni, i sindacati, i partiti nonchà © gli organismi di tutela dei disabili, a manifestare il prossimo 17 aprile, alle ore 10,00, davanti al Consiglio di Stato. L’occasione è data dalla concomitante udienza che si terrà  lo stesso giorno per il caso di un agente penitenziario che chiede di assistere la madre handicappata grave, ma che si è visto sospendere dal Consiglio di Stato la sentenza favorevole ottenuta dal TAR Lazio.
Auspico che, oltre agli organismi che già  hanno aderito, partecipino alla manifestazione tutti i cittadini in uniforme e le associazioni di categoria, mettendo da parte i veti incrociati e gli schieramenti che notoriamente frazionano la platea di militari e forze dell’ordine. La discriminazione da parte dei giudici deve cessare prima che determini più gravi disordini in seno alle Forze armate e di polizia.
GIORGIO CARTA