ELEZIONI RAPPRESENTANZA MILITARE: AL VOTO CON GLI OCCHI APERTI PER NON RIMANERE INFINOCCHIATI DAI SOLITI DELEGATI SENSIBILI ALLE SIRENE DEGLI STATI MAGGIORI E DELLA POLITICA - di Gianluca Taccalozzi
Di seguito una libera manifestazione di pensiero di Gianluca Taccalozzi. Il titolo è della redazione del sito.
ELEZIONI RAPPRESENTANZA MILITARE: AL VOTO CON GLI OCCHI APERTI PER NON RIMANERE INFINOCCHIATI DAI SOLITI DELEGATI SENSIBILI ALLE SIRENE DEGLI STATI MAGGIORI E DELLA POLITICA – di Gianluca Taccalozzi
Qualsiasi modello di rappresentanza è tanto più forte ed efficace quanto più è indipendente dalla parte datoriale e dalla politica e quanto più è posto sotto il controllo democratico dei rappresentati.
E’ per tale motivo che tutte le organizzazioni sindacali e/o corporative sono sostanzialmente soggette solo ad autoregolamentazione interna senza alcuna interferenza esterna. Una condizione che, comunque, come sappiamo, è ugualmente riuscita solo in parte a tenere le organizzazioni dei lavoratori fuori dall’influenza politica, tanto che si è verificata la nascita di varie sigle tutte più o meno direttamente indirettamente collegate a partiti e/o correnti.
Non è così per la rappresentanza militare che, avendo carattere interno ed esclusivamente pubblicistico, può essere soggetta ad interventi esterni dell’amministrazione e della politica in quasi tutti i suoi aspetti.
Si tratta di una condizione di debolezza strutturale (dovuta alla specificità del settore militare) che, unita al progressivo allontanamento della società civile e dei media sul tema, negli ultimi anni è stata abilmente e furbescamente sfruttata da alcuni “delegati opportunisti”, dalla politica e dagli Stati maggiori, con i primi intenti ad utilizzare il mandato per avanzare istanze di tipo personale e/o clientelare ed i secondi intenti ad accoglierle in cambio di consenso e quieto vivere.
Si spiegano così le continue ingiustificate proroghe dei mandati, i continui ritocchi alle modalità di rieleggibilità , sino a quel certo “potere di intercessione” dei delegati (o di alcuni di essi) presso le amministrazioni. Il tutto, ovviamente, senza che lo strumento fosse minimamente potenziato dal punto di vista delle competenze e dei poteri nell’interesse dei rappresentati.
Ultimo esempio di questa nefasta tendenza è l'incredibile emendamento, bipartisan, dei senatori Scanu (PD) e Saltamartini (PDL) che, dietro la necessità di introdurre la categoria dei“sergenti/sovrintendenti” e la dichiarazione (formale) di evitare la“professionalizzazione” del delegato, ha di fatto consegnato l’ultimo“regalino” della doppia rieleggibilità per gli attuali delegati al secondo mandato, che sulla base della precedente normativa non avrebbero potuto ricandidarsi di nuovo.
Un ulteriore effetto indiretto della stessa tendenza, sempre figlio della natura interna della R.M., è la cristallizzazione del numero dei delegati Coir/Cocer aggiunta dal governo all’emendamento Scanu/Saltamartini.
Con questa mossa, infatti, il ministro ha inteso congelare il numero dei delegati al solo fine di evitare l’ampliamento di militari distolti dall’attività di servizio per dedicarsi a quella di rappresentante, in una sorta di rappresaglia nei confronti dei delegati che avevano spinto ad approvare l’emendamento in questione contro il parere del governo.
In sostanza, il ministro/ammiraglio ha equiparato il delegato Cocer/Coir della rappresentanza militare al sindacalista“in posizione di distacco”, senza tener conto che le due posizioni non in alcun modo sovrapponibili.
Al sindacalista distaccato, infatti, l’esclusività dell’attività sindacale è garantita per legge e lo stesso può avvalersi di una struttura autonoma pagata dall’associato. Mentre al delegato Cocer e soprattutto Coir l’esclusività dell’attività non è affatto garantita ed inoltre esercita il mandato in completa solitudine potendo contare solo sul proprio tempo e sulle proprie competenze.
Tra l’altro, è il caso di ricordare come i dirigenti sindacali sono molti di più dei delegati delle varie sezioni Cocer (per esempio nella Polizia di Stato sono 63) ed a scegliere i dirigenti distaccati sono i sindacati stessi sotto il controllo degli associati che possono, in qualsiasi momento, ritirare la tessera. Mentre i delegati Cocer sono eletti attraverso un sistema elettorale a tre livelli assolutamente poco democratico (in particolare, negli ultimi due passaggi) che privilegia cordate e capacità di relazione, deprime programmi e contenuti e non sono soggetti ad alcun tipo di meccanismo di sfiducia o controllo da parte dei rappresentati.
Ecco allora che non è un caso se la concezione della R.M. più diffusa tra il personale sia quella di un organo sostanzialmente inutile ed occupato da delegati intenti a perseguire i propri interessi e, pertanto, non degno della minima considerazione. Una tendenza a non occuparsi minimamente della rappresentanza e dei suoi delegati che ha però finito per avvantaggiare i “delegati opportunisti”, a tutto danno di quelli che invece hanno esercitato (o cercano di esercitare) il loro mandato nell’interesse esclusivo dei rappresentati.
Se questa tendenza venisse confermata, il risultato non potrà che essere una R.M. ancora più debole e divisa tra sezioni eterogenee (poliziotti e soldati) e tra categorie altrettanto eterogenee (oggi 4, anzichà © 3) e sempre più incrostata da relazioni con politica e vertici. Il tutto in un momento storico molto delicato, in cui avanzano i tagli a stipendi e pensioni, le razionalizzazioni, gli esuberi e le ulteriori compressioni dei diritti dei militari (in omaggio alla tanto decantata specificità ).
Per il bene dei militari, sarà quindi il caso che alle prossime elezioni si vada a votare tutti, a ranghi compatti, e lo si faccia valutando la professionalità , l’esperienza, il profilo e l’affidabilità dei candidati ed il contenuto dei loro programmi, perchà ©, per quanto debole, inadeguata e obsoleta è la R.M. l’unico strumento di tutela e partecipazione ad oggi riconosciuto ai militari e per essa bisogna inevitabilmente passare se si vuole iniziare a cambiare realmente le cose.
Un voto responsabile e cosciente oggi, può evitare che domani si rimpianga l’assenza di una tutela efficacie.
GIANLUCA TACCALOZZI
Presidente Direttivonazionale Ficiesse
gianlucataccalozzi@alice.it