PENSIONI, VERTICE TRA MINISTRI SUL "NODO" REQUISITI DEI MILITARI (Il Sole24Ore)
venerdì 27 aprile 2012
Il Sole24Ore – 24 aprile 2012
PENSIONI, VERTICE TRA MINISTRI SUL "NODO" REQUISITI DEI MILITARI
di Davide Colombo
Questa settimana, probabilmente dopo il Consiglio dei ministri di venerdì, Elsa Fornero incontrerà  i suoi colleghi della Difesa, della Giustìzia, dell'Interno e delle Politiche Agricole per definire i criteri di adeguamento della riforma della previdenza ai Comparti Difesa e Sicurezza. I tempi cominciano a farsi stretti per il varo del regolamento ministeriale, che la legge prevede entro giugno. Un provvedimento di armonizzazione il cui ultimo precedente risale al 1997 e per il quale è previsto un doppio passaggio in Consiglio dei ministri, dopo aver incassato i pareri delle commissioni parlamentari competenti e del Consiglio di Stato.
La materia è delicatissima. Attualmente il personale di questi comparti (pari al 15% circa dell'intero pubblico impiego) può contare su tre canali di pensionamento: vecchiaia con età  variabile tra 60 e 65 anni a seconda del grado, anzianità  con 40 anni di contributi o con almeno 57 anni di età  e 35 di contributi. Tra il 2009 e il 2011 queste regole hanno prodotto un flusso di pensionamenti in età  effettiva tra i 53 e i 55 anni di età  grazie al meccanismo della "maggiorazione", vale a dire un abbuono di cinque anni di contribuzione in più rispetto a quella maturata (per esempio, a fronte di 30 anni nidi servizio, un poliziotto 54enne è andato in pensione nel 2009 con 35 anni di contributi riconosciuti).
Per il solo settore della Difesa è poi ancora in vigore l'istituto dell'ausiliaria, cancellato nel '97 per la Polizia dopo la riforma Dini. Si tratta di questo: il militare, un volta in pensione con i requisiti necessari, resta a disposizione della sua amministrazione per cinque anni senza svolgere alcuna attività  , durante i quali percepisce, oltre alla pensione, un'indennità  pagata dal ministero della Difesa che copre la differenza tra ultimo stipendio e pensione. Non solo, nei cinque anni di ausiliaria si beneficia anche di una contribuzione piena con ricalcolo della prestazione pensionistica dopo i cinque anni che, mediamente, produce un aumento della pensione del 24%.
L'armonizzazione cui punta Elsa Fornero, già  illustrata in diversi incontri, prevede l'allineamento dei requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia, la modifica dei requisiti per quella anticipata e la cancellazione, dal 2018, dell'ausiliaria e, infine, riduzione a due anni della "maggiorazione" che eleva virtualmente gli anni di contribuzione. Finora i sindacati di categoria hanno contestato questa impostazione e, nel frattempo, il ministro della Difesa ha presentato il suo piano di riduzione del personale dell'Esercito e anche il ministro dell'Interno ha annunciato iniziative sul personale del Viminale. Si tratterà  di capire come queste diverse iniziative possano coniugarsi con l'applicazione della riforma delle pensioni.
PENSIONI, VERTICE TRA MINISTRI SUL "NODO" REQUISITI DEI MILITARI
di Davide Colombo
Questa settimana, probabilmente dopo il Consiglio dei ministri di venerdì, Elsa Fornero incontrerà  i suoi colleghi della Difesa, della Giustìzia, dell'Interno e delle Politiche Agricole per definire i criteri di adeguamento della riforma della previdenza ai Comparti Difesa e Sicurezza. I tempi cominciano a farsi stretti per il varo del regolamento ministeriale, che la legge prevede entro giugno. Un provvedimento di armonizzazione il cui ultimo precedente risale al 1997 e per il quale è previsto un doppio passaggio in Consiglio dei ministri, dopo aver incassato i pareri delle commissioni parlamentari competenti e del Consiglio di Stato.
La materia è delicatissima. Attualmente il personale di questi comparti (pari al 15% circa dell'intero pubblico impiego) può contare su tre canali di pensionamento: vecchiaia con età  variabile tra 60 e 65 anni a seconda del grado, anzianità  con 40 anni di contributi o con almeno 57 anni di età  e 35 di contributi. Tra il 2009 e il 2011 queste regole hanno prodotto un flusso di pensionamenti in età  effettiva tra i 53 e i 55 anni di età  grazie al meccanismo della "maggiorazione", vale a dire un abbuono di cinque anni di contribuzione in più rispetto a quella maturata (per esempio, a fronte di 30 anni nidi servizio, un poliziotto 54enne è andato in pensione nel 2009 con 35 anni di contributi riconosciuti).
Per il solo settore della Difesa è poi ancora in vigore l'istituto dell'ausiliaria, cancellato nel '97 per la Polizia dopo la riforma Dini. Si tratta di questo: il militare, un volta in pensione con i requisiti necessari, resta a disposizione della sua amministrazione per cinque anni senza svolgere alcuna attività  , durante i quali percepisce, oltre alla pensione, un'indennità  pagata dal ministero della Difesa che copre la differenza tra ultimo stipendio e pensione. Non solo, nei cinque anni di ausiliaria si beneficia anche di una contribuzione piena con ricalcolo della prestazione pensionistica dopo i cinque anni che, mediamente, produce un aumento della pensione del 24%.
L'armonizzazione cui punta Elsa Fornero, già  illustrata in diversi incontri, prevede l'allineamento dei requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia, la modifica dei requisiti per quella anticipata e la cancellazione, dal 2018, dell'ausiliaria e, infine, riduzione a due anni della "maggiorazione" che eleva virtualmente gli anni di contribuzione. Finora i sindacati di categoria hanno contestato questa impostazione e, nel frattempo, il ministro della Difesa ha presentato il suo piano di riduzione del personale dell'Esercito e anche il ministro dell'Interno ha annunciato iniziative sul personale del Viminale. Si tratterà  di capire come queste diverse iniziative possano coniugarsi con l'applicazione della riforma delle pensioni.