LETTERA APERTA DELL'APPUNTATO GDF MARCELLO STRATI AL VICECOMANDANTE DEI CARABINIERI GASPARRI: UNA VIOLENZA MORALE CHIEDERE A UN MILITARE DI FINGERSI QUALCUN'ALTRO
Di seguito, la lettera aperta dell’Appuntato della Guardia di finanza Marcello Strati tratta dal forum internet di Ficiesse al vicecomandante dell’Arma Clemente Gasparri e l’articolo apparso su www.corriere.it di oggi.
In allegato, il pezzo pubblicato stamattina da l’unità  .
dal forum di www.ficiesse.it
Questa è la "Lettera Aperta al Vice Comandante dell'Arma dei Carabinieri" che ho mandato a 11 quotidiani. E' un po lunga
Lettera aperta al Vice Comandante dell’Arma dei Carabinieri Clemente Gasparri.
Buongiorno, Generale.
Chi le scrive si sente direttamente chiamato in causa dalle sue esternazioni alla Scuola Ufficiali dei Carabinieri di Roma.
Ma andiamo al dunque,
non so se sono io il “graduato” della Guardia di Finanza a cui si riferisce nel suo discorso che ha “ammesso” (come se si trattasse di una colpa) di essere gay. Forse si o forse no, chissà  . In ogni caso, caro Generale, eccomi qua, Appuntato Scelto della Guardia di Finanza Strati Marcello in servizio nel Corpo da 26 anni, attualmente a Como, al Gruppo di Ponte Chiasso , fiero di appartenere alle Fiamme Gialle. Servo il mio Paese con onestà  e senso del dovere. Ah, dimenticavo, sono omosessuale.
Si, come Lei accenna, sono gay su Facebook e su Twetter, sono gay davanti ai miei amici e ai miei colleghi. Ho “ammesso” questa vergogna (perchà © Lei, Generale, sembra considerarla tale) già  da parecchio tempo. In caserma sanno di me da circa 12 anni e, Le sembrerà  strano, ma pare che ai colleghi e soprattutto ai miei Superiori gerarchici non interessi proprio nulla del mio orientamento sessuale. E’ per questo che nell’anno del Signore 2012 mi ha fatto impressione leggere certe affermazioni da parte del Vice Comandante di una delle più importanti Istituzione della nostra Repubblica, l’Arma dei Carabinieri.
Cosa vuol dire, come dice in un passaggio del suo discorso, che “ammettere di essere gay non è pertinente allo status di Carabiniere”? Io non vado in giro con un cartello appeso al collo con su scritto “omosessuale” ne quando mi presento dico “piacere, sono l’App.Sc Strati e sono gay”. Io cerco di essere quello che sono davanti a tutti senza dovermi più nascondere e comportandomi con naturalezza, cercando di dimostrare ai colleghi che non c’è nulla di male nell’essere gay, che la vita sessuale di ciascun militare non condiziona in alcun modo l’attività  operativa.
Le sue affermazioni ci riportano indietro di decenni. Il suo “consiglio” (e noi militari sappiamo benissimo cosa significa questo termine quando proviene da un Superiore) a non palesare il proprio orientamento sessuale è un macigno che cade in testa a quei militari che magari dopo tanta fatica e sofferenza interiore avevano deciso di uscire alla luce del sole. Di essere e di vivere finalmente la loro vera natura senza dover più fingere di essere quello che non sono. Sperando di essere giudicati non per chi si portano a letto o per chi amano ma solo in quanto buoni militari.
Non so se la conosce, Generale, ma in Italia esiste una associazione a cui sono fiero di appartenere, Polis Aperta, che è composta da appartenenti gay e lesbiche di tutte le Forze dell’Ordine e Forze Armate, inclusa la sua, che vivono serenamente e apertamente la propria condizione di gay in un ambiente militare o militarmente organizzato. Ci conosciamo tutti e siamo sparsi per la Penisola. Provi a conoscerci, Generale, provi a parlare con un suo militare gay e vedrà  che si troverà  di fronte ad un Carabiniere come tutti gli altri, con gli stessi pregi e gli stessi difetti. Non impedisca ad un suo militare di amare. Nessuno dovrebbe vergognarsi di quello che è. Io non sono fiero di essere gay, così come non sarei fiero di essere etero. Io sono fiero di essere quello che sono. Punto.
Non so se la Sua posizione sia condivisa dal Comandante Generale dell’Arma ma spero vivamente di no.
Appuntato Scelto Marcello Strati
la discriminazione degli omosessuali in divisa. «ECCOMI, FIERO DI ESSERE GAY E FINANZIERE». LETTERA AL GENERALE FRATELLO DI GASPARRI
Il fratello del politico, vice comandante dell’Arma, ha suggerito agli allievi di non fare coming out.
“Le sue affermazioni ci riportano indietro di decenni”. L’accusa è rivolta al numero due dei Carabinieri, il vice comandante dell’Arma Clemente Gasparri (fratello del politico pdl Maurizio). E si riferisce alle parole pronunciate dal Generale durante una lezione alla Scuola Ufficiali di Roma: «Ammettere di essere gay, magari facendolo su un social network, come un graduato della Guardia di Finanza, non è pertinente allo status di Carabiniere». Riportate dal Fatto Quotidiano, e finora non smentite dall’Arma, hanno spinto a fare un passo avanti uno dei militari chiamati in causa, l’appuntato scelto Marcello Strati, 49 anni, in servizio alla dogana di Como.
«ECCOMI, FIERO» - «Non so se sono io il “graduato” della Guardia di Finanza a cui si riferisce nel suo discorso, e che ha “ammesso” (come se si trattasse di una colpa) di essere gay. Forse sì o forse no, chissà  . In ogni caso, caro Generale, eccomi qua, appuntato scelto della Guardia di Finanza Strati Marcello in servizio nel Corpo da 26 anni, attualmente a Como, al gruppo di Ponte Chiasso, fiero di appartenere alle Fiamme Gialle. Servo il mio Paese con onestà  e senso del dovere. Ah, dimenticavo, sono omosessuale», ha scritto Strati al Generale. Poi la denuncia: «Il suo “consiglio” (e noi militari sappiamo benissimo cosa significa questo termine quando proviene da un superiore) a non palesare il proprio orientamento sessuale è un macigno che cade in testa a quei militari che, magari dopo tanta fatica e sofferenza interiore, avevano deciso di uscire alla luce del sole. Sperando di essere giudicati non per chi si portano a letto o per chi amano, ma solo in quanto buoni militari».
ONLINE - La lettera aperta di Strati sta facendo il giro del web e ha alzato il coperchio su una questione che in Italia di rado si affronta apertamente: la discriminazione degli omosessuali in divisa. Mentre negli Stati Uniti fino all’anno scorso era ancora in vigore una legge che vietava ai militari di dichiarare la propria omosessualità  (il «Don’t Ask Don’t Tell» abolito dal presidente Usa Barack Obama tra il tripudio delle associazioni per i diritti civili), in Italia non c’è nessuna norma del genere. Ma secondo Strati esiste comunque una pressione al silenzio. «Faccio parte di «Polis Aperta», associazione che riunisce gay e lesbiche delle Forze armate e Forze dell’ordine», spiega a Corriere.it.
GLI ISCRITTI - «Nonostante le centinaia di simpatizzanti, abbiamo solo una quarantina di iscritti: gli altri temono di essere discriminati. Dei molti ufficiali omosessuali che conosco, nessuno è dichiarato: pensano che se venisse fuori la loro omosessualità  dovrebbero dire addio alla carriera. Purtroppo le parole del generale Gasparri danno loro ragione», aggiunge Strati. Tra tutti i tesserati di «Polis Aperta», solo due sono carabinieri. Stando alla ricostruzione del Fatto, il vice comandante Gasparri alla Scuola Ufficiali ha suggerito anche che gli omosessuali non siano una macchia per i Carabinieri: «L’Arma è come un treno in corsa, i passeggeri sono vincolati, prima di scendere, alla responsabilità  di lasciare pulito il posto occupato», ha detto, «gli omosessuali che ostentano la loro condizione sono in sintesi tutti passeggeri sciagurati dell’antico treno, potenzialmente responsabili della sporcizia o del deragliamento».
SCALFAROTTO - Un paragone inaccettabile secondo Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Pd e fondatore di Parks, società  che aiuta le aziende a non discriminare e a valorizzare i dipendenti lgbt (un acronimo che sta per lesbiche, gay, bisessuali e trans). «Le Forze armate rappresentano il nostro Paese. E tutti i cittadini devono poter rappresentare il proprio Paese con onore, indipendentemente dal colore della pelle, dal genere o dall’orientamento sessuale. Vale per lo sport come per l’esercito o i carabinieri», dice Scalfarotto. Alla «visibilità  » tiene particolarmente l’appuntato scelto Strati: «Si dice sempre che la sessualità  è un fatto privato. Non è vero: cosa faccio a letto è privato, ma chi mi porto a letto condiziona la mia vita sociale, è giusto che le persone sappiano. Devo mentire a tutti sempre? Non dire come ho passato il sabato sera? Chiedere a un militare di fingersi qualcun altro è una violenza morale. Spero solo che il comandante Generale dei Carabinieri non condivida le affermazioni del Generale Gasparri».
Elena Tebano
Il pezzo pubblicato da L'Unità  del 4 luglio 2012