TAV: PARTE PROCESSO NO TAV, PALAGIUSTIZIA SOTTO ASSEDIO. 46 IMPUTATI, 61 FRA POLIZIOTTI E FINANZIERI PARTE CIVILE - CARABINIERE SUICIDA, PARENTI DENUNCIANO VICECOMANDANTE ARMA
sabato 07 luglio 2012
TAV: PARTE PROCESSO NO TAV, PALAGIUSTIZIA SOTTO ASSEDIO
46 IMPUTATI, 61 FRA POLIZIOTTI E FINANZIERI PARTE CIVILE
(di Mauro Barletta)
(ANSA) - TORINO, 6 LUG - Parte il maxi-processo ai No Tav e
il Palazzo di Giustizia di Torino si ritrova sotto assedio:
almeno quattrocento militanti si radunano davanti all'ingresso,
bloccano il traffico, sventolano bandiere, cantano slogan e
danno vita a una rumorosa ''battitura'' contro i cancelli, sotto
gli occhi di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa.
L'occasione e' stata l'avvio dell'udienza preliminare a
carico di 46 indagati per gli scontri in Valle di Susa
dell'estate del 2011. Un processo che si annuncia lungo e
complicato anche perche' i No Tav rinunceranno ai riti
alternativi (finora c'e' stata un'unica proposta di
patteggiamento) e sceglieranno il processo pubblico nel
tentativo - spiegano - di trasformarlo in un momento politico di
rilancio della lotta contro l'odiato supertreno e, magari, di
puntare il dito contro le responsabilita' delle forze
dell'ordine.
''Abbiamo da dire cose importanti - annuncia uno degli
avvocati, Claudio Novaro - e, con le nostre prove, abbiamo di
che riempire le udienze con il nostro punto di vista''. Ma in
questa fase sono le forze dell'ordine ad essere ''persone
offese'': sessantuno fra poliziotti e finanzieri hanno chiesto
di costituirsi parte civile per le ferite riportate negli
incidenti del 27 giugno e del 3 luglio alla Maddalena di
Chiomonte. E al loro fianco ci sono i sindacati di categoria
Sap, Ugl, Sialp, Siulp e Cobar (il Comitato di base delle Fiamme
Gialle). Piu' Ltf, la societa' italo-francese che coltiva la
realizzazione del Tav Torino-Lione, e la curatela fallimentare
di Italcoge, ditta che stava svolgendo dei lavori e che lamenta
dei danni.
Nella maxi-aula al piano interrato, presidiata dagli agenti,
un solo imputato, Maurizio Paolo F., ha preso la parola: e' uno
dei tre detenuti, si trova in carcere a Cuneo e ha chiesto il
trasferimento a Torino per rendere il viaggio meno lungo e
faticoso. Fuori dal Palazzo, i No Tav hanno continuato a
rumoreggiare. A udienza finita (si riparte martedi') alcuni
attivisti si sono avvicinati alla camionetta che portava via i
loro compagni imprigionati e hanno tentato di bersagliarla con
una ''battitura'' di solidarieta'; c'e' stato qualche momento di
tensione con le forze dell'ordine e un poliziotto e' rimasto
leggermente contuso a un polso.
Fra i manifestanti c'erano gruppi di valsusini (arrivati in
pullman), molti frequentatori di centri sociali di Torino e
Milano, alcuni stranieri. La Digos, fra i quattrocento, ha
individuato una giovane anarchica siciliana che risultava
colpita da un foglio di via per un episodio precedente (non
legato alle proteste contro il Tav) e le hanno consegnato il
documento.
Nel frattempo il supertreno cerca di prendere il volo. La
societa' consortile Venaus Scarl e i sindacati Cgil, Cisl e Uil
hanno siglato un'intesa per la realizzazione di una delle opere
preparatorie, il cunicolo esplorativo di localita' Maddalena di
Chiomonte: ''Partira' a settembre - dice Antonio Castaldo, di
Filca-Cisl - con circa 70 lavoratori, molti dei quali assunti
dalle liste di mobilita' della Valle di Susa''.
TAV: PROCESSO NO TAV; 61 AGENTI PARTE CIVILE
(ANSA) - TORINO, 6 LUG - Sono sessantuno, fra poliziotti e
finanzieri, gli uomini delle forze dell'ordine che hanno chiesto
di costituirsi parte civile all'udienza preliminare a carico di
46 attivisti No Tav per gli scontri in Valle di Susa dell'estate
scorsa. Anche numerosi sindacati di categoria hanno chiesto di
essere ammessi.
Richieste di costituzione di parte civile sono arrivate da
Sap, Ugl polizia, Sialp, Siulp e, per quel che riguarda la
Guardia di finanza, il Cobar.
Analoga richiesta e' stata avanzata da Ltf, la societa'
italo-francese che cura la realizzazione della linea ferroviaria
ad alta velocita' Torino-Lione, e dai curatori fallimentari di
Italcoge, impresa edile che svolgeva dei lavori e che lamenta
danni alle attrezzature. (ANSA).
CARABINIERE SUICIDA, PARENTI DENUNCIANO VICECOMANDANTE ARMA
(ANSA) - ROMA, 4 LUG - I familiari del capitano dei
carabinieri Giuseppe Panariello, suicidatosi a Brescia lo scorso
5 giugno, hanno presentato una denuncia penale contro il
vicecomandante generale dell'Arma, generale Clemente Gasparri.
Lo rende noto il sito web GrNet.it.
La denuncia, spiega il sito, prende spunto da un articolo
pubblicato lo scorso 23 giugno dal 'Fatto Quotidiano': ''secondo
quanto riportato dal quotidiano - prosegue GrNet.it - durante un
intervento pubblico presso la scuola ufficiali dei Carabinieri,
il generale Gasparri avrebbe rivolto parole ingiuriose nei
confronti dei militari morti suicidi, arrivando ad affermare che
chi si e' dato alla morte lo ha fatto senza motivo, senza dare o
lasciare spiegazioni. Come si puo' affidare a queste persone
psicolabili la sicurezza delle nostre comunita' nazionali?''.
Secondo i denuncianti, rileva sempre il sito, ''il
riferimento alla vicenda del capitano Panariello sarebbe palese,
attesa la vicinanza temporale (due settimane), il ruolo di
comandante ricoperto dal militare suicida e la vasta eco
suscitata dalla sua vicenda. L'ufficiale, infatti, aveva invano
lamentato il senso di impotenza e di frustrazione determinato
dal fatto di non essere, da mesi, piu' destinato ad alcuna
mansione e costretto all'inattivita' nonostante la propria
vivida carriera, anche operativa''.
Pertanto i parenti hanno chiesto alla Procura ordinaria della
Repubblica ed a quella militare di Roma di perseguire il
vicecomandante generale per diffamazione.
I denuncianti sono assistiti dagli avvocati Giorgio Carta e
Francesco Desideri. Riferisce l'avvocato Carta, ex ufficiale
dell'Arma, che le affermazioni del generale Gasparri ''hanno
sconcertato il mondo militare e sono state aspramente criticate
da moltissimi carabinieri, tanto da suscitare la reazione delle
associazioni di categoria e finanche del Cocer che pure, da
troppo tempo, non dava segni di vita in difesa dei propri
rappresentati''. (ANSA).