LOTTA ALL'EVASIONE, I CONTI NON TORNANO. VA DISTINTO ACCERTATO DA INCASSATO, DIVIDENDO LE SOMME PER ANNUALITA' (ItaliaOggi)

mercoledì 18 luglio 2012


ItaliaOggi – 16 luglio 2012

LOTTA ALL'EVASIONE, I CONTI NON TORNANO


Le rilevazioni di Dirpubblica: va distinto accertato da incassato, dividendo le somme per annualita'

di Valerio Stroppa
I risultati concreti della lotta all’evasione fiscale sono inferiori a quelli pubblicizzati dall’Agenzia delle entrate. Questo j’accuse arriva da Dirpubblica, Federazione del pubblico impiego, che dopo aver approfondito i dati diffusi dall’amministrazione finanziaria sia pubblicamente lo scorso 29 marzo (si veda ItaliaOggi del 30 marzo 2012), sia attraverso la rete intranet accessibile agli uffici, evidenzia alcune incongruenze. Non nella veridicità  delle somme incassate, quanto piuttosto nella metodologia utilizzata per la loro determinazione. Criteri che, secondo la sigla, rendono la rappresentazione numerica della lotta all’evasione fuorviante rispetto agli importi effettivamente recuperati. Ma andiamo con ordine.

I risultati ufficiali. I dati resi noti dall’Agenzia delle entrate sull’attività  anti-evasione svolta nel 2011 parlano di 12,7 miliardi di euro complessivamente incassati, con una crescita di oltre il 15% rispetto agli 11 miliardi messi in cassa nel 2010. Di questi 12,7 miliardi, i versamenti diretti ammontano a 8,2 miliardi (erano 6,6 nel 2010), mentre il totale riscosso mediante ruolo dagli agenti del gruppo Equitalia risulta pari a 4,5 miliardi (contro i 4,4 miliardi del 2010). Numeri, questi, che racchiudono le entrate erariali e non erariali (imposte, sanzioni e interessi) derivanti dalla complessiva azione di contrasto degli inadempimenti tributari. Attività  che si sostanzia sia nell’accertamento vero e proprio (dal quale le casse pubbliche hanno incamerato lo scorso anno 7,2 miliardi di euro) sia nella liquidazione delle dichiarazioni (dalla quale sono giunti 5,5 miliardi). Le statistiche, come riportato nel «book sul recupero dell’evasione» pubblicato nei mesi scorsi da via Cristoforo Colombo, testimoniano un graduale e costante incremento degli incassi da attività  di controllo (dai 2,9 miliardi nel 2007 ai 7,2 miliardi del 2011). E anche per quanto attiene ai versamenti diretti, la crescita a partire dal 2009 è lampante: nel 2007 erano pari a 1,9 miliardi, nel 2011 hanno superato quota 5,5 miliardi, accrescendo peraltro l’incidenza sul totale del riscosso (dal 67% del 2007 al 77% del 2011).

La posizione di Dirpubblica. Secondo la Federazione, tuttavia, «bisogna stare molto attenti ai vocaboli utilizzati perchà© l’evasione fiscale prima si accerta (attività  propria dell’Agenzia delle entrate) e poi si incassa (attività  spontanea del contribuente accertato oppure attività  dell’esattore)». Tra la prima e l’ultima fase, naturalmente, possono verificarsi diverse ipotesi: versamento spontaneo, anche avvalendosi dei vari istituti deflativi a disposizione, esecuzione coattiva da parte di Equitalia o contenzioso. Fattispecie che possono trasformare l’accertato in incassato con una misura percentuale variabile tra il 100 e lo 0%. Nonchà© generare il procrastinarsi, anche di numerosi anni, del versamento tributario. «Per cui», sottolinea il sindacato, «stando al significato letterale dei termini usati nel comunicato dell’Agenzia, l’ammontare incassato e/o riscosso nel 2011 (12,7 miliardi di euro) quale risultato di recupero dell’evasione fiscale non può riguardare il 2011, ma può essere in parte il frutto di un’attività  risalente addirittura al 2001». Una considerazione che porta Dirpubblica a invocare maggiore chiarezza. «Si deve chiedere all’Agenzia delle entrate i seguenti dati (che non ha mai fornito neppure al Dipartimento delle finanze del Mef): la quantità  di miliardi di euro accertati negli ultimi dieci anni, divisi per annualità , e la quantità  di miliardi di euro incassati nel rispettivo arco temporale, divisa per annualità . Solo così sarebbe possibile calcolare una percentuale media di incassi effettivi sugli accertamenti e verificare in questo modo il reale recupero dell’evasione nell’annualità ».

Il 36-bis e 36-ter. C’è poi il tema delle comunicazioni di irregolarità , che scaturiscono dal controllo sistematico da parte delle Entrate delle dichiarazioni presentate dai contribuenti. Nello specifico, i controlli automatici (ex articoli 36-bis del dpr n. 600/1973 e 54-bis del dpr n. 633/1972) verificano la correttezza del modello o l’eventuale presenza di errori. I controlli formali (ex articolo 36-ter del dpr n. 600/1973) appurano la rispondenza tra i dati indicati e la documentazione conservata dal contribuente o le informazioni presenti nelle dichiarazioni trasmesse da altri soggetti (datori di lavoro, enti previdenziali ecc.). Infine, vi è la liquidazione delle imposte sui redditi soggetti a tassazione separata (tfr, arretrati ecc.), per le quali il contribuente ha già  versato delle somme a titolo di acconto.

Negli ultimi cinque anni si è verificata un'inversione di tendenza nell'incidenza percentuale degli incassi derivanti da queste attività  ordinarie rispetto all’accertamento vero e proprio. Nel 2007 esse pesavano per il 55% (3,5 miliardi sui 6,4 totali riscossi), nel 2011 per il 43% (5,5 miliardi su 12,7 incassati). Ma secondo Dirpubblica «come si evince chiaramente in tutti questi casi non si può sostenere che si tratti di recupero di evasione fiscale in quanto il reddito o l'imponibile Iva sono dichiarati, sebbene siano stati commessi errori materiali. In sintesi, l'evasione recuperata nel 2011 è di soli 7,2 miliardi derivanti da accertamento e non di 12,7».

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