DDL CORRUZIONE, PER I PUBBLICI DIPENDENTI ARRIVA IL DIVIETO DI RICEVERE REGALI (Il Messaggero)
domenica 28 ottobre 2012
Il Messaggero - 18 Ottobre 2012
DDL CORRUZIONE, PER I PUBBLICI DIPENDENTI ARRIVA IL DIVIETO DI RICEVERE REGALI
di Claudio Marincola
ROMA - à ˆ una rivoluzione anche per la pubblica amministrazione quella che metterà  in moto il disegno di legge approvato ieri al Senato.Il provvedimento, che tornerà  alla Camera per la quarta lettura, rimanda al governo le deleghe ad adottare i decreti legislativi anche in materia di prevenzione. Ed è proprio su questo terreno, secondo i tecnici che hanno lavorato al testo del ddl, che la sfida contro la corruzione sarà  più impegnativa.
Segretari anti-corruzione. L’Autorità  nazionale detterà  le linee guida. Amministrazioni pubbliche ed enti locali dovranno a loro volta darsi un piano per assicurare il massimo della trasparenza. Il responsabile del piano verrà  individuato tra i dirigenti amministrativi di prima fascia. In nessun caso comunque potranno essere coinvolti soggetti estranei all’amministrazione. Negli enti locali, «salvo altra motivata determinazione», il ruolo verrà  ricoperto dal segretario comunale (o provinciale). Dovrà  elaborare un piano triennale e trasmetterlo al Dipartimento della funzione pubblica.
Parenti e redditi sul web. Oltre a definire i criteri per la rotazione dei dirigenti nei settori classificati a rischio, le amministrazioni saranno chiamate a monitorare i tempi della burocrazia interna sul loro sito istituzionale. Chi non lo farà  sarà  passibile di sanzioni. à ˆ un punto, questo dei tempi di lavorazione delle pratiche, ritenuto molto delicato e importante.
Spesso proprio nella dilazione all’infinito dei tempi di concessione di permessi, licenze o di qualsiasi altra documentazione, si rileva l’indizio di un rischio-corruzione. Semplicità  e velocità  delle procedure assicurano viceversa livelli di trasparenza più elevati negli uffici pubblici. Il governo dovrà  poi adottare, senza ulteriori costi, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, un decreto legislativo per riordinare gli obblighi di pubblicità  e di trasparenza.
Tra le novità  che dovranno essere introdotte ci sarà  anche l’obbligo «per i titolari di incarichi pubblici di carattere elettivo o comunque di esercizio di poteri» di pubblicare su Internet la situazione patrimoniale. Case, terreni, redditi, situazione all’inizio e alla fine del mandato, titolarità  in imprese, partecipazioni azionarie proprie, del coniuge, persino dei congiunti entro il 2° grado di parentela. Per i segretari comunali o chi per loro insomma il lavoro non mancherà  .
Le attività  a rischio. Viene elencato anche il core business della malavita organizzata, i settori più sensibili alle infiltrazioni mafiose: trasporto di materiale a discarica per conto terzi; smaltimento rifiuti; estrazione, fornitura e trasporto di materiali inerti e terra; guardianìa dei cantieri; fornitura di ferro lavorato e autotrasporto per conto terzi.
Denunce on line. La commissione anti-corruzione, coordinata dal capo di gabinetto Roberto Garofoli, si è ispirata a modelli europei, fermo restando la forte tipicità  italiana. Dove per «tipicità  » si intende ’ndrangheta, camorra e ogni genere di infiltrazione mafiosa. Il documento parla chiaro: per tornare ad essere un Paese «normale» il nostro dovrà  sottoporsi a dosi massicce di trasparenza. Non potrà  accollarsi in futuro i costi della corruzione, secondo un calcolo della Corte dei Conti, circa 60 miliardi di euro l’anno. Ogni amministrazione dovrà  dunque dotarsi di un indirizzo di posta elettronica certificato al quale i cittadini potranno segnalare eventuali anomalie.
No regali. I rapporti tra l’amministrazione e i soggetti che stipulano contratti andranno monitorati per verificare eventuali relazioni di parentela fra titolari, amministratori e soci. Ai dipendenti sarà  fatto divieto di chiedere o di accettare «a qualsiasi titolo compensi o altre utilità  in connessione con l’espletamento delle proprie funzioni», «fatti salvi si spiega regali d’uso purchà © di modico valore e nei limiti delle normali relazioni di cortesia». Andranno indicate anche durata e misura dei compensi; un’attestazione verificherà  «l’insussistenza» di eventuali conflitti di interessi. E non è finita: ai magistrati ordinari, contabili e amministrativi ma anche agli avvocati e ai procuratori dello Stato e ai componenti delle commissioni tributarie, sarà  vietata la partecipazione a collegi arbitrali. Pena la decadenza.
Segretari anti-corruzione. L’Autorità  nazionale detterà  le linee guida. Amministrazioni pubbliche ed enti locali dovranno a loro volta darsi un piano per assicurare il massimo della trasparenza. Il responsabile del piano verrà  individuato tra i dirigenti amministrativi di prima fascia. In nessun caso comunque potranno essere coinvolti soggetti estranei all’amministrazione. Negli enti locali, «salvo altra motivata determinazione», il ruolo verrà  ricoperto dal segretario comunale (o provinciale). Dovrà  elaborare un piano triennale e trasmetterlo al Dipartimento della funzione pubblica.
Parenti e redditi sul web. Oltre a definire i criteri per la rotazione dei dirigenti nei settori classificati a rischio, le amministrazioni saranno chiamate a monitorare i tempi della burocrazia interna sul loro sito istituzionale. Chi non lo farà  sarà  passibile di sanzioni. à ˆ un punto, questo dei tempi di lavorazione delle pratiche, ritenuto molto delicato e importante.
Spesso proprio nella dilazione all’infinito dei tempi di concessione di permessi, licenze o di qualsiasi altra documentazione, si rileva l’indizio di un rischio-corruzione. Semplicità  e velocità  delle procedure assicurano viceversa livelli di trasparenza più elevati negli uffici pubblici. Il governo dovrà  poi adottare, senza ulteriori costi, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, un decreto legislativo per riordinare gli obblighi di pubblicità  e di trasparenza.
Tra le novità  che dovranno essere introdotte ci sarà  anche l’obbligo «per i titolari di incarichi pubblici di carattere elettivo o comunque di esercizio di poteri» di pubblicare su Internet la situazione patrimoniale. Case, terreni, redditi, situazione all’inizio e alla fine del mandato, titolarità  in imprese, partecipazioni azionarie proprie, del coniuge, persino dei congiunti entro il 2° grado di parentela. Per i segretari comunali o chi per loro insomma il lavoro non mancherà  .
Le attività  a rischio. Viene elencato anche il core business della malavita organizzata, i settori più sensibili alle infiltrazioni mafiose: trasporto di materiale a discarica per conto terzi; smaltimento rifiuti; estrazione, fornitura e trasporto di materiali inerti e terra; guardianìa dei cantieri; fornitura di ferro lavorato e autotrasporto per conto terzi.
Denunce on line. La commissione anti-corruzione, coordinata dal capo di gabinetto Roberto Garofoli, si è ispirata a modelli europei, fermo restando la forte tipicità  italiana. Dove per «tipicità  » si intende ’ndrangheta, camorra e ogni genere di infiltrazione mafiosa. Il documento parla chiaro: per tornare ad essere un Paese «normale» il nostro dovrà  sottoporsi a dosi massicce di trasparenza. Non potrà  accollarsi in futuro i costi della corruzione, secondo un calcolo della Corte dei Conti, circa 60 miliardi di euro l’anno. Ogni amministrazione dovrà  dunque dotarsi di un indirizzo di posta elettronica certificato al quale i cittadini potranno segnalare eventuali anomalie.
No regali. I rapporti tra l’amministrazione e i soggetti che stipulano contratti andranno monitorati per verificare eventuali relazioni di parentela fra titolari, amministratori e soci. Ai dipendenti sarà  fatto divieto di chiedere o di accettare «a qualsiasi titolo compensi o altre utilità  in connessione con l’espletamento delle proprie funzioni», «fatti salvi si spiega regali d’uso purchà © di modico valore e nei limiti delle normali relazioni di cortesia». Andranno indicate anche durata e misura dei compensi; un’attestazione verificherà  «l’insussistenza» di eventuali conflitti di interessi. E non è finita: ai magistrati ordinari, contabili e amministrativi ma anche agli avvocati e ai procuratori dello Stato e ai componenti delle commissioni tributarie, sarà  vietata la partecipazione a collegi arbitrali. Pena la decadenza.