VIMINALE: MAIL IZZO; NO OMBRE,VADO VIA PER DIFENDERE POLIZIA. DIMISSIONI IZZO, CANCELLIERI LE RESPINGE. MANGANELLI,POLIZIA NON DEVE GESTIRE SOLDI. SAPPE, 110 MLN PER TRE BRACCIALETTI DETENUTI
martedì 06 novembre 2012
CONTRO DI ME LINCIAGGIO MEDIATICO
(ANSA) - ROMA, 5 NOV - "E' necessario che sulla polizia e sui
suoi vertici non vi siano ombre per poterla difendere. Per
questo vado via". E' un passaggio della mail con cui il vice
capo vicario della Polizia Nicola Izzo ha annunciato la sua
volonta' di lasciare al ministro Cancellieri e al capo della
Polizia Manganelli.
Nella lettera Izzo sottolinea inoltre che a spingerlo verso
questa decisione e' stato anche "il linciaggio mediatico attuato
nei miei confronti". (SEGUE)
VIMINALE:MAIL IZZO; NO OMBRE, VADO VIA PER DIFENDERE POLIZIA (2)
(ANSA) - ROMA, 5 NOV - Secondo quanto si apprende, Izzo aveva
gia' annunciato sabato le sue dimissioni, con una lettera alla
segreteria del ministro e una a quella del capo della Polizia.
Una richiesta reiterata questa mattina con una mail spedita,
oltre che a Cancellieri e a Manganelli, anche a diversi
direttori delle direzioni centrali del Dipartimento di Pubblica
Sicurezza.
Nella mail, datata 3 novembre, Izzo ritorna su quello che
poco prima aveva definito linciaggio mediatico chiedendosi se
"una lettera anonima...puo' formare oggetto di tali diffamanti
campagne di stampa" e conclude rivolgendosi direttamente al capo
della polizia: "mi accompagneranno l'affetto e la gratitudine
per te, per tutti i colleghi e i miei collaboratori, per tutti i
poliziotti".(ANSA).
VIMINALE: DIMISSIONI IZZO, CANCELLIERI LE RESPINGE
MINISTRO, NON SI CONDANNA IN BASE AD ANONIMO E MANGANELLI RESTA
(ANSA) - ROMA, 5 NOV - Il vice capo della polizia che si
dimette, con una lettera spedita sabato a Cancellieri e
Manganelli e reiterata questa mattina con una mail; il ministro
dell'Interno che prima si limita a dire ai giornalisti di ''aver
sentito qualcosa del genere'' e poi, due ore dopo, conferma di
aver ricevuto la lettera e respinge le dimissioni; il capo della
polizia che non parla e incassa la fiducia del titolare del
Viminale: "mai stato all'ordine del giorno un suo cambio".
Tre giorni dopo l'uscita sui giornali delle rivelazioni del
'corvo' sul presunto malaffare nella gestione degli appalti del
ministero, e' chiaro che la bufera sul Viminale e' soltanto
all'inizio. E poco possono le 'rassicurazioni' del ministro che,
infatti, ha ribadito la richiesta di "accelerare al massimo le
procedure di verifica" in modo da avere al piu' presto i
risultati dell'inchiesta interna e "fugare ogni dubbio".
Insomma: prima si capisce se c'e' del vero in quello che dice il
corvo, prima saranno chiare responsabilita' e ruoli, prima si
potranno fare scelte che al momento devono essere sospese. Senza
contare che le parole di Cancellieri su Manganelli sono la
conferma che la lotta per la successione alla guida della
polizia e' partita anche ufficialmente. Anche se l'intenzione del
governo tecnico era quella di lasciare al prossimo esecutivo che
si insediera' in primavera il compito di pianificare un
eventuale cambio del numero 1 della polizia, in carica dal 2007.
Tra i nomi che circolano, quello dei prefetti Pasquale
Piscitelli (attualmente al Dis), Giuseppe Procaccini e
Alessandro Pansa, del capo della Protezione civile, Franco
Gabrielli, dell'ex questore di Milano Alessandro Marangoni.
Che la tensione nelle stanze del Viminale abbia ormai
raggiunto livelli molto alti lo dimostra anche il modo in cui e'
stato gestito l'ultimo capitolo della vicenda, con le dimissioni
del prefetto Nicola Izzo piombate sull'apertura dell'Assemblea
dell'Interpol a Roma. Un evento voluto fortemente dall'Italia e
dal capo della polizia Manganelli, che per la prima volta nella
sua storia ha ospitato una riunione dei ministri dell'Interno di
oltre cento paesi e che nelle intenzioni dei vertici della
sicurezza non sarebbe dovuta certo essere l'occasione per
parlare di corvi ed esposti anonimi.
"Vado via perche', per poterla difendere, e' necessario che
sulla polizia e sui suoi vertici non ci siano ombre" ha scritto
Izzo nella mail inviata questa mattina prima dell'apertura dei
lavori al ministro, al capo della polizia e ai vertici delle
direzioni centrali del Dipartimento. Parole identiche a quelle
usate nella lettera spedita sabato e rimasta senza risposta. Il
vicario di Manganelli parla anche di "linciaggio mediatico"
attuato nei suoi confronti e si chiede se "una lettera anonima"
come e' l'esposto che il corvo ha fatto arrivare alla
Cancellieri, "puo' formare l'oggetto di tali diffamanti campagne
di stampa". Izzo infine si rivolge direttamente al suo
superiore, sottolineando che una volta fuori dalla polizia "mi
accompagneranno la gratitudine per te, per tutti i colleghi e
collaboratori, per tutti i poliziotti".
Quando pero' i giornalisti hanno chiesto al ministro delle
dimissioni, Cancellieri si e' limitata a dire di "aver sentito
qualcosa del genere" e che, in ogni caso, non c'era nulla di
concreto: "non si condanna un uomo per un esposto anonimo o per
delle parole". Due ore dopo, invece, la conferma: "Apprezzo il
senso di responsabilita' del prefetto Izzo ma respingo le sue
dimissioni perche' credo che una persona non possa essere
giudicata sulla base di un esposto anonimo sul quale non abbiamo
ancora riscontri".
Vicenda chiusa? Niente affatto, visto che e' lo stesso
ministro a far capire che sono ancora molte le cose da chiarire.
"Ci stiamo guardando dentro e fin dall'inizio abbiamo preso
molto seriamente la vicenda. Lavoreremo al massimo affinche'
venga fugato ogni dubbio e al termine di tutto questo vedremo.
Ma siamo determinati a non avere alcuna ombra sul Viminale, che
e' una casa di vetro, un punto di riferimento per i cittadini e
non accetteremo mai che non sia cosi'. La trasparenza e'
fondamentale negli uffici pubblici". Parole che ne sottintendono
altre: solo quando si sapra' chi e' il corvo, "se e' uno o sono due
o sono tre", solo quando si avra' chiaro fino come sono stati
gestiti gli appalti e da chi, solo quando si conoscera' come sono
stati utilizzati i fondi, solo allora si tireranno le somme.
Sempre che non vi siano sviluppi giudiziari. Izzo e' stato
sentito oggi dai pm di Roma come testimone: ha detto di non
sapere chi sia il Corvo e che consegnera' a breve una dettagliata
relazione con tutte informazioni a sua disposizione. Ma i
magistrati nei prossimi giorni ascolteranno anche l'ex direttore
dell'ufficio logistico del Dipartimento, Giuseppe Maddalena -
anche lui chiamato in causa dal corvo nell'esposto anonimo - e,
soprattutto, si confronteranno con i colleghi napoletani che da
oltre un anno indagano sul Centro elaborazione dati della
Polizia (Cen). Un'indagine in cui e' indagato lo stesso Izzo e
che e' tutt'altro che archiviata.(ANSA).
VIMINALE: MANGANELLI,POLIZIA NON DEVE GESTIRE SOLDI
ANCHE IO AVEVO SENTITO CERTE VOCI.VOGLIONO DIMISSIONI?LO DICANO
(ANSA) - ROMA, 04 NOV - ''Ho sempre detto che noi della
Polizia dobbiamo smarcarci da questioni che abbiano a che fare
con i soldi. Non ci dobbiamo proprio mettere in mezzo anche solo
per evitare che la nostra immmagine possa essere danneggiata da
possibili commenti negativi''. Lo afferma, in un colloquio con
Repubblica, il capo della Polizia, Antonio Manganelli, sulla
vicenda degli appalti sospetti al Viminale. ''E' difficile dar
retta alle voci - spiega Manganelli -. Anche a me, a volte,
arrivano voci su questo, su quell'altro. Poi penso che sul mio
conto voci non ce ne sono. Su di me non s'e' mai detto ''quello
ruba'', e mi viene da riflettere. Io sono come appaio. Di me si
potra' dire di tutto tranne che sono un trafficone. Purche' mi
si riconosca questo, tutto il resto..''. Alla domanda se abbia
il sospetto che qualcuno punti alle sue dimissioni, Manganelli
replica: ''Non so per che cosa tifare: rimanere o cambiare.
Scelga il prossimo ministro, ma me lo dica per tempo''. Sul suo
vice, Nicola Izzo, coinvolto nella vicenda degli appalti svelata
da una lettera anonima di un 'corvo' divenuta poi oggetto di un
esposto alla magistratura, Manganelli afferma: ''Devo dire che
tutte le volte che abbiamo affidato un incarico a Izzo, ci ha
fatto fare bella figura. Complessivamente e' una bella
persona''. Tuttavia, aggiunge, ''e' giusto che gli
approfondimenti li faccia l'autorita' giudiziaria''.
VIMINALE: SAPPE, 110 MLN PER TRE BRACCIALETTI DETENUTI
(ANSA) - ROMA, 5 NOV - ''Il braccialetto elettronico fino al
31 dicembre 2011 e' costato 110 milioni di euro'' e ne sono
stati applicati ''solamente tre. Quindi e' un fallimento ed e'
uno scandalo''. Lo afferma al Gr3 Donato Capece, segretario
generale del sindacato di polizia penitenziaria Sappe.
Alla domanda su come sia stato possibile spendere questa
somma cosi' ingente, Capece risponde che ''bisognerebbe chiedere
spiegazioni sia a chi ha firmato la convenzione, ministro della
giustizia, ministro dell'Interno, il direttore generale della
Telecom; ma soprattutto chiedere notizie alla magistratura, che
doveva applicare il provvedimento per deflazionare il sistema
carcere''.
La convenzione con la Telecom e' scaduta a dicembre ed
e'stata rinnovata. Con quali costi? ''Il contratto - dice Capece
- e' secretato. Ma da fonte dipartimentale conosciamo i costi: 9
milioni di euro in 5 anni per circa 500 braccialetti
elettronici. A tutt'oggi questo braccialetto e' diventato un
gioiello preziosissimo e nascosto, non si vede, non si usa...
tant'e'che solamente sei detenuti hanno il braccialetto
elettronico. Sono applicati in Molise, nella citta' di
Campobasso perche' in quella citta' e' stato assegnato un nuovo
Procuratore che, guarda caso, ha studiato il braccialetto
elettronico al Dipartimento''.
Del braccialetto elettronico si parla anche nella lettera del
''corvo'' del Viminale, citato come esempio di sprechi. ''Il
ministro della giustizia Severino - rileva Capece - non era
assolutamente d'accordo sul rinnovo di questo braccialetto
elettronico che e' piovuto dal cielo con un atto d'imperio del
Ministero dell'Interno''. (ANSA).