CONGRESSO NAZIONALE FICIESSE, LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE DEL DIRETTIVO USCENTE GIANLUCA TACCALOZZI: "LA CRISI COME OPPORTUNITA' PER UNA NUOVA ITALIA"

venerdì 23 novembre 2012

IV Congresso Nazionale Ficiesse

RELAZIONE DEL PRESIDENTE DEL DIRETTIVO NAZIONALE USCENTE
GIANLUCA TACCALOZZI

LA CRISI COME OPPORTUNITA’ PER UNA NUOVA ITALIA”

 
1. IL BILANCIO DEGLI ULTIMI TRE ANNI. 

In questi ultimi tre anni l’associazione si è mossa, nel pieno rispetto degli obiettivi statutari, su tre direttrici principali: 1) miglioramento dell’azione e dell’organizzazione della pubblica amministrazione con particolare riferimento all’amministrazione finanziaria, 2) il riconoscimento dei diritti costituzionali in favore dei cittadini militari 3) iniziative in favore degli associati.

In relazione al primo e principale obiettivo, l’associazione, nella sua qualità  di organizzazione civica, ha intrapreso una serie di iniziative e di progetti volti a sensibilizzare le istituzioni, il mondo accademico, gli addetti ai lavori e l’opinione pubblica su un argomento sempre più importante e dibattuto quale è il miglioramento della pubblica amministrazione. In questo contesto vanno sicuramente ricordati: il progetto “E.D.P. Italia 2.0.” e le “partnership”con “Cittadinanza Attiva”, “SPI”, “A Buon Diritto”, “A.R.D.E.P.”, ecc..

Parallelamente ma sempre nel più ampio contesto di miglioramento della funzionalità  e della trasparenza della pubblica amministrazione, Ficiesse si è impegnata a promuovere il riconoscimento dei diritti costituzionali fondamentali a favore dei militari, quali il diritto di associazione, di libertà  di manifestazione del pensiero e di tutela dei diritti individuali e collettivi. In quest’ottica, si devono leggere, tra l’altro, le iniziative contro la proroga del X mandato della rappresentanza militare, il progetto di riforma dello modello della Rappresentanza Militare c.d. “doppio binario” e la “partnership”con la “Rete Legale”.

Non sono mancate, infine, iniziative a favore degli associati, quali, ad esempio, la costituzione della “Ficiesse San Matteo Onlus”, seppure la stessa non ha potuto ancora produrre effetti tangibili ed, ancora, la “partnership” con la “Rete Legale”.

Dal punto di vista dell’informazione e della capacità  di “fare opinione”, Ficiesse, attraverso il sito ed il relativo forum e la rivista periodica, ha sicuramente registrato un’enorme incremento, prova ne sia l’aumento dei contatti unici del sito e degli utenti registrati del forum. Tanto che oggi si può tranquillamente affermare che il sito Ficiesse.it è oggi un autorevole punto di riferimento nell’ambito del settore sicurezza e legalità  economico finanziaria.

In definitiva, tanto è stato fatto, anche se sicuramente si poteva fare di meglio e di più, ma ritengo che i risultati di questi ultimi tre anni siano in generale soddisfacenti, soprattutto se messi in relazione alle risorse di cui l’associazione dispone.

Credo però che questa in IV Assemblea congressuale, più pensare al passato, si debba necessariamente guardare al futuro, per progettare il ruolo di Ficiesse in un contesto sociale, economico e politico che è drasticamente mutato rispetto a tre anni fa e che se, da un lato, si presenta enormemente problematico, dall’altro, offre importanti opportunità  di riforma.  


2. LA CRISI COME OPPORTUNITà€ PER UNA NUOVA ITALIA.

La recente ed eccezionale crisi economica ha messo il Paese di fronte ad un’amarissima realtà , negli ultimi decenni il nostro Stato ha vissuto al di sopra delle sue reali possibilità , indebitandosi oltre ogni livello sostenibile per continuare a mantenere una spesa pubblica, da troppo tempo, fuori controllo.

Non più tardi di qualche mese fa, il mercato e l’Europa, dopo tanti avvertimenti, ci hanno dato l’aut-aut: “o stabilizzate i conti pubblici o siete economicamente finiti”. Ed ecco che, come si fa solitamente in Italia, una volta visto il fondo del burrone si è corsi ai ripari, che, inevitabilmente, non potevano che essere repentini, dolorosi, disperati ed allora:

à˜ governo tecnico per fare quello che i politici non erano riusciti a fare (e probabilmente non sarebbero mai riusciti fare);

à˜ provvedimenti urgenti dettati dalla necessità  di ridurre la spesa pubblica, approvati senza tante discussioni con un Parlamento, di fatto, commissariato;

à˜ abbandono degli usuali schemi di concertazione.

In questa terribile situazione, connotata di pesantissimi sacrifici economici imposti a tutte (o quasi !) le categorie di cittadini, sono tornati prepotentemente in auge i mali atavici del Paese: inefficienza della pubblica amministrazione, evasione fiscale, corruzione, malaffare, privilegi, mala politica, ecc., ecc., ecc.

Una volta finita, speriamo presto, la fase emergenziale ed il compito urgente demandato al governo tecnico, il prossimo esecutivo (di qualsiasi colore sia) dovrà  inevitabilmente mettere in cantiere le riforme strutturali necessarie per allontanarsi definitivamente dal baratro, stabilizzare i conti pubblici e ridare crescita e credibilità  al Paese.

C’è bisogno di ridurre drasticamente il debito pubblico accumulato in anni di miope ed irresponsabile politica economica ed in questo senso la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio ed il c.d. fiscal compact impongono a chiunque governerà  nei prossimi anni, politiche di rigore dei conti pubblici.

Contestualmente, però, vi è anche la necessità  di ridare crescita all’economia e quindi di recuperare legalità , credibilità  ed equità . Per fare ciò, non bastano provvedimenti tampone ma bisognerà  agire sulle cause e sulle patologie che hanno portato fuori controllo il debito pubblico e disincentivato gli investimenti e depresso l’economia.

E allora !? riforma dello Stato e della pubblica amministrazione, contrasto all’evasione ed all’elusione fiscale, lotta alla corruzione ed ai crimini economici e finanziari, ecc., ecc., tutti temi che sono al centro dell’attività  di Ficiesse.

La situazione è disperata ed all’orizzonte già  si intravedono segnali di forte tensione sociale ma la storia ci insegna che è proprio in tali situazioni che si è trovato lo spazio per quelle riforme strutturali che Ficiesse invoca ormai da anni.

Dalle ceneri della crisi, è possibile edificare una nuova Italia. 


3. I MALI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. IL DISTORTO RAPPORTO RESPONSABILITà€/POTERE.

Parliamoci chiaro la pubblica amministrazione in Italia è stata quasi sempre considerata più un ammortizzatore sociale, un mezzo di ridistribuzione del reddito ed un serbatoio elettorale che una risorsa per la crescita del sistema Paese, tanto che tutti gli esperti indicano nel malfunzionamento della pubblica amministrazione una delle criticità  più importanti alla base dell’attuale crisi economica.

Troppi addetti, troppi dirigenti, troppe amministrazioni, troppi enti, troppi costi, nessuna misurazione della perfomance, pochissima trasparenza, troppe raccomandazioni, ecc., ecc.. Tutti conoscono i mali della nostra pubblica amministrazione (militare o civile che sia) e già  da diversi decenni anni si prova a risolverli.

Negli anni ’90, guarda caso al margine di un’altra crisi politica ed istituzionale, si avviò una profonda serie di riforme della pubblica amministrazione tese ad estendere al pubblico impiego le regole del lavoro privato ad aumentare la trasparenza della P.A. e ad incentivare la partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica.

Dopo alcuni anni possiamo tranquillamente affermare che lo spirito di quelle riforme è stato ampiamente tradito e che la“privatizzazione” del pubblico impiego ha portato grossi benefici a dirigenti e personale e pochissimi benefici alla collettività .

La causa principale risiede, soprattutto, nella distorta e mai risolta questione del rapporto tra responsabilità  e potere. Se, infatti, al soggetto che detiene il potere di un’organizzazione, di un’articolazione o di un ufficio non si attribuisce una paritetica responsabilità  di gestione, ogni tipo di riforma sarà  sempre destinata a fallire.

Come può un dirigente la cui carriera non dipende dai risultati operativi ottenuti adoperarsi per migliorare l’organizzazione che dirige o misurare obiettivamente i propri collaboratori o, ancora, razionalizzare le risorse, ecc., ecc..

Ecco perchà© per la classe dirigente è stato, paradossalmente, sempre più importante curare le relazioni con la politica che attribuiva gli incarichi piuttosto che dirigere bene e, da questa distorsione traggono origine: una creta tolleranza dei c.d. “nullafacenti”, la mancanza di misurazione della produttività  individuale o di ufficio, le assunzioni clientelari, i premi produttività  distribuiti “a pioggia”, dirigenti ed addetti inadeguati, l’abnorme potere dei sindacati del pubblico impiego, ecc., ecc..

Ebbene, se l’opportunità  di ridisegnare lo Stato e la pubblica amministrazione offerta qualche anno fa dallo scandalo “mani pulite” è stata persa, oggi non ci possiamo più permettere di perdere anche l’opportunità  offerta dalla recente crisi economica, anche perchà©, stavolta, l’alternativa è il fallimento del Paese.  


4. UNA NUOVA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE CON AL CENTRO IL CITTADINO AZIONISTA E CLIENTE.

La pubblica amministrazione di domani dovrà  per forza di cose essere più snella, più efficiente, più trasparente e, soprattutto, dovrà  essere connotata da un corretto rapporto tra responsabilità  e potere.

Bisogna, in qualche modo spezzare quel pericolosissimo circolo vizioso che ha caratterizzato la gestione della pubblica amministrazione sino ad oggi, tra la politica alla ricerca di facili consensi che nomina i dirigenti e fa assunzioni su base clientelare, la dirigenza che gestisce cercando più di accontentare la politica che la nomina ed il cittadino che sceglie la politica sula base dei favori ricevuti.

Si dovrà , al contrario, creare un circolo virtuoso formato dal cittadino azionista che sceglie la politica in base ai risultati, la politica che nomina la classe dirigente in base alla competenza ed alla produttività , la classe dirigente che gestisce le risorse (umane e tecnologiche) con l’obiettivo di migliorarne l’efficienza e lo stesso cittadino, stavolta cliente, che controlla l’operato dei dirigenti operando giudizi che poi dovranno incidere sulla carriera dei dirigenti.

Per fare ciò è necessario che la pubblica amministrazione agisca in maniera trasparente ed al cittadino venga attribuito il potere di controllare l’operato della pubblica amministrazione e di incidere attivamente nei processi di pianificazione degli obiettivi e di controllo della loro attuazione.

Come? Beh! Proprio attraverso quelle “organizzazioni civiche” che già  rappresentano un fondamentale ed efficacie strumento di partecipazione in molti Paesi democratici, soprattutto di matrice anglosassone. 


5. PIà™ TRASPARENZA E PIà™ MERITOCRAZIA = PIà™ EFFICIENZA, PIà™ CONDIVISIONE, MENO CORRUZIONE E MENO CONFLITTUALITà€.

Solo una volta risolto il nodo relativo al distorto rapporto tra responsabilità  e potere, sarà  finalmente possibile rendere correttamente applicabili i principi fondanti delle riforme già  avviate negli anni novanta ovvero: trasparenza, partecipazione, meritocrazia ed efficienza.

Se, infatti, chi detiene il potere sarà  effettivamente responsabilizzato verso i risultati operativi oggettivamente e correttamente misurati e la sua carriera sarà  direttamente collegata ai risultati ottenuti, le decisioni che andrà  ad assumere in termini di gestione e valutazione del personale saranno inevitabilmente oggettive e pensate per il bene dell’intera organizzazione e non più basate su logiche di convenienza o relazione e, non da ultimo, lo stesso detentore del potere decisionale sarà  incentivato a renderle pubbliche ed a farle condividere a personale e cittadini.

Si potrà  così dare concreta attuazione alla misurazione delle perfomance di tutto il personale ed alla relativa premiazione in termini di carriera e retribuzione, senza che quelle stesse valutazioni vengano ripudiate o rifiutate dal personale perchà© ritenute non oggettive, diminuendo contestualmente l’enorme grado di conflittualità  oggi presente in quasi tutte le amministrazioni pubbliche ed aumentando parallelamente il grado di competitività .

Bisognerebbe far mutare il concetto di impiego pubblico da “lavoro sicuro poco pagato, sicuro ma poco competitivo” a “lavoro qualificato, ben pagato e meritocratico” ed arrivare all’assunto che la vittoria di un concorso per un lavoro statale rappresenti “un punto di partenza” e non “un punto di arrivo” come è stato, di fatto, sino ad oggi. 


6. LA LEGALITà€ QUALE FATTORE INDISPENSABILE PER LA CRESCITA.

Posto che, senza crescita, questo Paese è destinato inevitabilmente al declino, uno dei fattori che sono assolutamente necessari per la ripresa dell’economia è sicuramente quello del recupero della legalità . Quale investitore nazionale o estero che sia, investirebbe oggi in uno Stato, come il nostro, agli ultimi posti delle classifiche mondiali per malaffare, corruzione, evasione fiscale, malfunzionamento della giustizia ecc.???

La legalità  e la sicurezza, al pari della salute e dell’istruzione, è uno dei settori fondamentali sui cui investire se si vuole ridare credibilità  all’Italia. Pertanto, per i prossimi governi sarà  inevitabile mettere mano, oltre che alla giustizia, anche al modello sicurezza che, come tutti o quasi gli altri settori pubblici, soffre di tutte quelle patologie di cui si è detto nei precedenti paragrafi.

La riforma del modello sicurezza si dovrà  fare e si farà , partendo da due fondamentali presupposti: la razionalizzazione della spesa e, quindi, riduzione degli organici, degli sprechi e delle amministrazioni ed il contestuale miglioramento della gestione e, quindi, più tecnologia, più qualità , miglior coordinamento, più misurazione delle perfomance, ecc..

In quest’ottica, è assolutamente necessario che:

à˜ la politica si assuma le proprie responsabilità  ed inizi finalmente a pensare alle future generazione piuttosto che al consenso del momento;

à˜ le amministrazioni di giustizia e di sicurezza si aprano al confronto con il cittadino e rendano trasparente la loro gestione, pur nei limiti che ovviamente ne contraddistinguono la funzione e, contestualmente, si dotino di regole che garantiscano sistema di carriera, di misurazione, di retribuzione e di premiazione coerenti che permettano un’adeguata ed oggettiva premiazione della produttività ;

à˜ le rappresentanze del personale (sindacali o interne) adottino un atteggiamento costruttivo, responsabile e partecipativo, senza limitare la loro attività  alla mera lotta di categoria/corporazione ed alla logica del “no” a prescindere. 


7. LA GUARDIA DI FINANZA DEL FUTURO, QUESTIONE DI SOSTANZA E NON DI FORMA.

La Guardia di Finanza, al pari delle altre amministrazioni pubbliche, ha bisogno di profonde riforme che ne aumentino il grado di efficienza e di trasparenza ed, anzi, per la delicata funzione di polizia economico-finanziaria che è chiamata a svolgere, è forse l’amministrazione del comparto sicurezza che prima e più delle altre deve necessariamente affrontare un serio ed organico processo di riforma che, in primis, ne adegui la sua struttura organizzativa ai compiti istituzionali e, di conseguenza, ne ripensi la cultura ed le metodologie di lavoro.

Il tutto ovviamente secondo quei principi di corretto rapporto tra responsabilità  e potere, trasparenza e meritocrazia di cui si è detto nei precedenti paragrafi e quindi: carriere e retribuzioni legate alla produttività , meno addetti ma più qualificati e meglio pagati, carriere completamente aperte, sistemi di misurazione delle perfomance oggettivi e numericamente individuabili, sistemi premiali oggettivi e legati ai risultati, obiettivi chiari e tarati sul territorio e sulle risorse a disposizione, ecc., ecc..

Non è un mero problema di forma dell’ordinamento (militare o civile) ma di organizzazione e cultura del lavoro.

Certo che un ordinamento militare tradizionale, estremamente gerarchizzato e, per sua stessa natura, poco trasparente, mal si attaglia alle necessità  di una polizia economico finanziaria ma smilitarizzare il Corpo al solo fine di garantire maggiori tutele al personale, 1) non risolverebbe di certo tutte le patologie di cui soffre la Guardia di Finanza e 2) non è nemmeno una proposta credibile e spendibile di fronte a politica e collettività .

Non a caso, anche nel 1981 quando si ridisegnò il modello l’amministrazione della pubblica sicurezza non si fece la semplice sindacalizzazione del personale ma si adottò una riforma dell’intera struttura dell’amministrazione di sicurezza.

Una cosa però è pacifica, non è possibile ed opportuno regolare con le stesse medesime regole di impiego, di status e di carriera, il poliziotto, il poliziotto economico finanziario ed il soldato e, posto che lo strumento di difesa sta per essere completamente rivisto (DDL delega per la revisione dello strumento militare) è assolutamente necessario che la Guardia di Finanza e l’Arma dei carabinieri vengano distinte da quel processo che è pensato esclusivamente per i compiti di difesa e, contestualmente, dotate di propri e specifici ordinamenti (militari o civili che siano) pensati esclusivamente per le loro funzioni.  


8. FICIESSE PROTAGONISTA DEL CAMBIAMENTO: PIà™ ORGANIZZAZIONE CIVICA E MENO CORPORATIVISMO.

Nell’ambito delle opportunità  di cambiamento offerte la recente crisi economica, Ficiesse può e, a mio avviso, deve diventare protagonista nei processi di riforma che, per forza di cose, interesseranno la pubblica amministrazione nel prossimo futuro.

In questo contesto, se si vuole assumere un ruolo autorevole, credibile e non strumentalizzabile, di fronte all’opinione pubblica, alle istituzioni ed alla politica e partecipare attivamente o costruttivamente ai processi di riforma dei prossimi mesi, l’associazione deve ritagliarsi un ruolo che necessariamente non può e non deve essere quello di portatrice di interessi particolari o di corporazione, bensì quello di soggetto super partes portatore degli interessi della collettività , con la veste di organizzazione civica formata sì in larga parte da finanzieri ma che però parlano in nome e per conto della collettività .

Nel dibattito pubblico che attiene al settore della sicurezza e dell’amministrazione finanziaria, infatti, manca, da sempre, o almeno da alcuni decenni, un soggetto esterno che, con la competenza e la formazione di addetto ai lavori, parli da organizzazione civica ed, allo stesso tempo, informi il cittadino su tali materie.

Questo tipo di organizzazioni, infatti, si sono già  formate in altri settori, quali ad esempio la sanità  (“Cittadinanza Attiva”), i trasporti, la giustizia (esempio “A Buon diritto”), l’amministrazione locale (“Comitati di Quartiere”), ecc, ed hanno portato positivi e tangibili risultati (un esempio per tutti il C.U.P. nella sanità ), mentre non si sono formate (forse proprio tranne Ficiesse) in settori come quelli della sicurezza della difesa, vuoi per l’isolamento culturale e giuridico imposto ai militari, vuoi per l’estrema tecnicità  della materia, vuoi per gli enormi interessi che ruotano attorno a questi settori.

E’ proprio questa la vera forza e la vera unicità  di Ficiesse, nel panorama dei soggetti che a vario titolo partecipano al dibattito che ruota intorno al settore sicurezza e difesa, la sua qualità  di associazione formata il larga parte da cittadini-addetti ai lavori e, quindi, informati e formati in materia ma che, allo stesso tempo, mettono la propria competenza al servizio della collettività  e non o non solo, dei finanzieri.

Sotto questa veste l’associazione potrà  diventare un interlocutore autorevole, credibile e non strumentalizzabile, mentre, al contrario, se si riprenderà  o si continuerà  a parlare e proporre solo in nome e per conto dei finanzieri, utilizzando la forma di organizzazione civica come“schermo giuridico” e sovrapponendosi al ruolo della rappresentanza militare, la credibilità  e l’autorevolezza delle proposte avanzate sarebbe sicuramente inficiata.

Per fare un esempio, è come se “l’ex Tribunale del Malato” avesse individuato i mali della sanità  pubblica solo e soltanto nei diritti e nella retribuzione degli addetti ai lavori e proposto come soluzione il solo aumento di stipendio per dottori ed infermieri. Quale credibilità  avrebbe avuto una tale rivendicazione?

In definitiva, ritengo che Ficiesse debba sempre più avvicinarsi fattivamente e realmente al concetto di organizzazione civica, senza, tuttavia, abbandonare la richiesta di maggiori diritti per i finanzieri e di maggiore trasparenza delle amministrazioni del comparto, ma elaborando e presentando queste richieste come esigenza della collettività , prima ancora e più ancora che dei finanzieri e dei militari.

Per essere ancora più chiari, Ficiesse dovrebbe essere un contenitore di idee, proposte, iniziative e progetti, che fa opinione e cultura attraverso la formazione, l’informazione e partecipa nei dibattiti e nei luoghi dove si forma il pensiero e si discutono le riforme ed i provvedimenti che interessano i settori di competenza. 


9. IL RAPPORTO TRA CARICHE DELL’ASSOCIAZIONE E CARICHE POLITICHE, RAPPRESENTATIVE E DI RESPONSABILITà€.

Il ruolo di organizzazione civica “super partes” a solo favore della collettività , impone una seria e ponderata riflessione in ordine al corretto ed opportuno rapporto tra le cariche dell’associazione ed altre cariche/incarichi in organismi corporativi o enti/istituzioni.

Non è, infatti, opportuno che lo stesso soggetto parli in nome del cittadino in qualità  di esponente di un’organizzazione civica ed, allo stesso tempo, parli a nome di una collettività  ben definita (come esponente di un amministrazione locale) o di una corporazione (come delegato della rappresentanza militare) o di un’amministrazione pubblica (come responsabile), in quanto tale duplicità  di ruoli inficerebbe inevitabilmente l’autorevolezza e la credibilità  delle proposte o delle osservazioni avanzate, rendendo difficile, per ogni eventuale interlocutore, distinguere la natura delle stesse proposte e prestando il fianco a possibili strumentalizzazioni.

E’, pertanto, necessario che chi assume cariche di rilievo nazionale nell’associazione non assuma cariche esecutive o di responsabilità  nella politica, negli enti locali, nelle istituzioni e nella rappresentanza corporativa.

In tal modo, si consentirebbe, da un lato, all’associazione di perseguire liberamente e senza compromessi di opportunità  o di relazione i propri obiettivi statutari e, dall’altro, si permetterebbe al socio che assume determinate cariche di responsabilità  e potere esterne all’associazione di esercitare l’incarico libero da ogni vincolo o condizionamento.

Il “collante” tra l’associazione ed i soci che assumono cariche di responsabilità  esterne dovrebbe essere, a mio avviso, rappresentato, non dalla doppia carica, bensì dalla formazione, dalla cultura e dalla condivisione delle proposta dell’associazione.

Il progetto è ambizioso, la strada è lunga e tortuosa ma credo che valga pena intraprenderla cogliendo al volo le opportunità  di riforma offerte dalla crisi..

GIANLUCA TACCALOZZI
Presidente del Direttivo nazionale uscente


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