IL REDDITOMETRO CAMBIERA' LE ABITUDINI DEI CONTRIBUENTI? SI', MA IN PEGGIO ! - di Salvatore Scino

mercoledì 23 gennaio 2013

IL REDDITOMETRO CAMBIERA' LE ABITUDINI DEI CONTRIBUENTI? SI', MA IN PEGGIO! – di Salvatore Scino

 

 

Di seguito, una libera manifestazione di pensiero di Salvatore Scino dell’11 gennaio scorso sul nuovo strumento varato dall’Agenzia delle entrate di cui tanto si discute in questi giorni. L’Autore è Ispettore della Guardia di finanza e Vicepresidente del Consiglio Comunale di Firenze.

 

 

Il redditometro è sicuramente uno strumento importante per la lotta all’evasione fiscale.

Almeno per quella relativa a quei tanti “furbetti” che dichiarano pochi euro e però hanno ville, barche e tenori di vita ben al di sopra di quanto risulterebbe da dichiarazioni dei redditi quasi da assegno sociale.

 

Ben venga in questo caso ogni tipo di strumento che possa stroncare il fenomeno.

 

Dopo l'annuncio del nuovo Redditometro, Attilio Befera, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, sta comunque cercando di tranquillizzare gli italiani, sottolineando come il Fisco non farà  controlli a tappeto e comunque li farà  solo quando la differenza tra i soldi incassati e quelli spesi sarà  superiore al 20% e comunque sopra i 100.000,00 Euro.

 

Tuttavia tale ultimo limite non è previsto dalla legge (che pone solo il paletto della differenza di almeno il 20% tra dichiarato ed accertato), ma solo consigliato, quindi non è detto che tutte le agenzie si adegueranno

 

Quasi a dire: tranquilli, continuate a spendere. Evadere sì, ma basta non esagerare.

 

La preoccupazione, infatti, è che se passa il messaggio che per non finire sotto la lente del Fisco è meglio non spendere, si potrebbe avere un effetto boomerang sui consumi.

 

Il nuovo Redditometro tiene conto degli investimenti netti. Significa che se un anno compro casa e per pagarla disinvesto, per esempio, del Btp o dei fondi d'investimento, il software ( in automatico?) prende in considerazione solo la spesa netta, depurata anche del mutuo. Il problema, però, sorge (come spesso accade in Italia) quando i genitori aiutano a comprare casa ai figli. Chi si trova in questa situazione e ha acquistato un'abitazione nel 2009, primo anno che finirà  sotto la lente del software, potrebbe dunque ricevere una letterina di convocazione per chiarimenti.

 

La mancata coerenza, del resto, non è automaticamente rappresentativa di evasione, dato che potrebbe avere mille giustificazioni, come, per esempio, eredità  o donazioni.

 

Il problema è che l’onere della prova spetterà  al contribuente, che dovrà  quindi fare in modo di avere e conservare con molta attenzione ogni utile documentazione.

 

Il nuovo strumento applicativo tiene conto, dunque, di 100 voci di spesa, con un metodo di ricostruzione del reddito che, a differenza del passato, non si basa su presunzioni originate dall’applicazione di coefficienti, bensì su dati certi (spese sostenute) e situazioni di fatto (spese medie di tipo corrente, risultanti dall’analisi annuale dell’Istat).

 

Alla molteplicità  delle informazioni utilizzate si aggiunge inoltre la garanzia del doppio contraddittorio obbligatorio. L’Agenzia è, infatti, tenuta a dialogare con il contribuente:

 

- in fase preventiva, chiedendogli di fornire chiarimenti e di integrare le informazioni già  a disposizione dell’Amministrazione;

 

- in una eventuale seconda fase, per definire la ricostruzione del reddito in adesione.

 

Tali strumenti si inseriscono del resto in un contesto in cui le dichiarazioni dei redditi incoerenti sono oltre il 20 per cento dei casi.

 

Come detto, quindi, ben vengano strumenti di contrasto all’evasione.Anzi ne vengano di sempre più raffinati ed efficaci. Speriamo soltanto, però, che non si tratti di un’operazione di sola facciata o marketing, tipo quelle di Forte dei Marmi o Cortina (a proposito, ma quest’anno non c’è andato nessuno in settimana bianca o a fare il veglione?).

 

Speriamo soltanto che si consideri che chi vuole evadere davvero, di solito, i trucchi per non cadere nell’applicazione del redditometro li conosce e li sfrutta anche abbastanza agevolmente, magari intestando la supermacchina alla società  o a meri prestanome.

 

Speriamo soltanto che alla fine non si riveli solo un ulteriore strumento accertativo, figlio magari di buone intenzioni, che si rivelerà  poi mera burocrazia, fonte di difficoltà  per il contribuente onesto che magari non abbia sufficiente documentazione (o non si sia premurato di conservarla adeguatamente) ma che niente abbia effettivamente evaso, o comunque causa di nuovi contenziosi.

Se pensiamo agli studi di settore, del resto, un po’ di timori vengono.

 

Comunque, aspettiamo (fiduciosi nella giustizia, come si dice in questi casi) tante belle letterine a firma del dott. Befera.

 

Ma poi, a proposito di letterine, il dott. Befera non era quello stesso che non molto tempo fa, Ministro pro tempore Tremonti e Presidente del Consiglio Berlusconi, aveva avvertito tutti i suoi dipendenti, con una dettagliata lettera, che non sarebbero stati tollerati atteggiamenti vessatori nei confronti dei poveri contribuenti? Come a dire: va bene la lotta all’evasione, ma senza fare troppo clamore.

 

Ora, se è vero che l’Italia ha (ed aveva) un tasso di evasione fiscale tra i più alti al mondo e se è vero che a pagare questa evasione sono (ed erano) tutti quelli che le tasse le pagano, con una pressione tra le più alte al mondo, perchà© c’era bisogno di tutto questo “garbo”?

 

E che cosa è cambiato ieri rispetto ad oggi (a parte, naturalmente, i responsabili politici da cui dipendono incarichi e prebende)?

 

Forse, però, le letterine che ci avvertiranno che non siamo coerenti con quanto dice il redditometro saranno garbate e se qualcuno si sentirà  vessato, si vada a rileggere la letterina a suo tempo inviata dal Direttore ai suoi “cattivi” dipendenti del 5 maggio 2011 

 

Il punto è che il sistema Italia non può essere considerato come un sistema di furbi ed ingenui, non si può pretendere che tutti i cittadini debbano dimostrare allo stato la propria capacità  di spesa, basando la richiesta su mere varianti statistiche. E' una visione asettica che "premia" i furbi a scapito del resto della popolazione che non è ingenua ma forse solo concentrata a fare il proprio lavoro nel miglior modo possibile, e poca attenzione fa alla rendicontazione, forse solo perchè sottrae tempo all'attività  produttiva, economica e culturale che sta svolgendo.

 

Senza considerare i COSTI che il cittadino sarà  costretto a sostenere. 

Se è giusta ed auspicabile un' attività  di controllo da parte dell'agenzia, prevedere che le singole persone debbano per legge render conto allo stato della propria vita "personale" è una visione STATALISTA, che tra l'altro in un periodo di crisi è la peggiore visione per lo sviluppo e la crescita. 

 

Con ciò non voglio dire che lo strumento del redditometro non è in se applicabile, ma che potrà  essere utile solo abbinato ad una strategia istruttoria più complessa. L'inversione dell'onere della prova, può essere giustificata solo se il redditometro è abbinato ad altri indirizzi di evasione.


Quanto sopra è anche la posizione della recente sentenza della Corte di cassazione n.23554/2012, che afferma che il redditometro( vecchio e nuovo) è da inquadrare tra le presunzioni semplici, cioè l'onere probatorio incombe su colui che intende trarre giovamento dal ragionamento presuntivo (L'amministrazione finanziaria). 


Quello che è sicuramente da scongiurare è l'utilizzo di massa che può solo danneggiare la maggioranza, e limitare la fedeltà  fiscale.


Penso seriamente che il solo vero effetto che otterremo con l'utilizzo in "massa" del redditometro sarà  un aumento massiccio di richieste di pagamento in nero da parte dei cittadini.

 

Firenze,11 gennaio 2013

 

SALVATORE SCINO

Il Vicepresidente del Consiglio Comunale di Firenze
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