UN FISCO FERMO AGLI ANNI 70 (Il Sole 24 Ore)
giovedì 07 febbraio 2013
Il Sole 24 Ore - 7 febbraio 2013
Un Fisco fermo agli anni 70
di Enrico De Mita
Le incertezze che regnano sul futuro del redditometro saranno in parte risolte con la circolare che l'Agenzia delle Entrate sta elaborando e che presumibilmente non sarà  pronta prima della fine di marzo. E senza circolare non potranno essere avviati i controlli.
L'Agenzia cerca di smussare gli angoli del decreto ministeriale del 4 gennaio 2013 con indicazioni (franchigia, pensionati, lavoratori con un solo reddito) che dovranno trovare formulazione appropriata nelle fonti normative. Ma prima della emanazione della circolare ci saranno le elezioni politiche a fine febbraio e poi la formazione del nuovo governo che non potrà  ignorare l'interrogativo posto da Mario Monti circa l'opportunità  di conservare l'istituto del redditometro. Ad ogni modo l'emanazione della circolare non potrà  avvenire senza un ministro delle Finanze che sia nella pienezza delle sue funzioni e che sul punto possa esprimere una qualche opinione. Negli ultimi tempi la legislazione fiscale è stata prevalentemente opera della burocrazia con il governo preoccupato soltanto di coglierne i vantaggi e col Parlamento prigioniero dei decreti legge e dei voti di fiducia. Giacchà © il fisco è una istituzione non meno importante delle altre, col nuovo governo il principio costituzionale di legalità  deve essere rispettato in modo che il governo faccia le proposte di legge, il parlamento le approvi e la burocrazia le applichi anche con circolari che non siano arbitrarie. La vera configurazione del redditometro sarà  data da una circolare con quanta attenzione da parte del futuro governo non è dato sapere. Il confronto fra professionisti e Agenzia delle Entrate sta toccando una serie di profili che renderanno più ardua la stesura delle circolari.
Come dimostrano gli interrogativi di teorici e pratici il meccanismo del redditometro è difficile da capire e ancora più difficile da applicare. C'è un interrogativo fondamentale: quando si parla di "nucleo familiare" di quale famiglia si tratta, di quella legale o anche di quella di fatto? Senza dimenticare che in Italia la famiglia non è soggetto d'imposta. L'applicazione graduale ed equilibrata che si annuncia sfocerà  , secondo me, prevalentemente nel ricorso generalizzato al concordato (non per caso richiamato nell'articolo 38 modificato) e al quale i contribuenti messi alle strette saranno indotti. Se ci saranno dei contribuenti o dei funzionari ostinati si avrà  un limitato contenzioso, sicchà © dovremo aspettare una decina d'anni per avere una decisione della Cassazione e della Corte costituzionale. Circolare e concordato: il diritto tributario è ancora quello degli anni Settanta, quando fu fatta la riforma tributaria.
Ad ogni modo non si può prescindere da una visione, sia pure sintetica, delle norme in vigore, al fine di verificare la loro rispondenza ai principi dell'ordinamento soprattutto di quelli costituzionali.
à ˆ stata inventata una specie di catasto della spesa media della famiglia con basi incerte dove il dato statistico è stato utilizzato in modo selettivo. L'ex ministro Vincenzo Visco ci ricorda che «i dati statistici adoperati per il controllo di massa sono molto incerti nel loro funzionamento». Se si propone una modifica di questo profilo, questa va collocata negli atti normativi.
Con questo catasto la spesa, che nell'accertamento sintetico deve essere provata concretamente, diviene a sua volta presunta sicchà © avremo l'assurdità  giuridica di una doppia presunzione. Il contribuente, prima di dare la prova contraria alla presunzione di reddito, deve dare la prova contraria, pressochà © impossibile, alla presunzione di spesa. Di qua nasce il problema che sta agitando non solo gli addetti ai lavori ma la gente comune: viene addossato al contribuente l'onere di predisporre la documentazione per provare le spesa reale ma anche quello di programmare la spesa allo scopo di farla corrispondere al reddito. Da questo punto di vista non possono non impressionare le dichiarazioni di uno storico prestigioso come Giuseppe Galasso quando teme che di fronte alla libertà  di spendere si avrebbe una intromissione intollerabile nella vita dei cittadini e nelle loro preferenze di condotta di vita. Gli fa eco una giornalista spiritosa con osservazioni che riguardano il costume e la spesa della gente. Questo dell'onere imposto al contribuente per predisporre la prova contraria alla presunzione di spesa è la novità  giuridica più irragionevole in un sistema che ha invece solo la funzione dell'accertamento sintetico del reddito rispetto a spese rappresentative di esso ma che devono essere provate nella loro esistenza e consistenza di volta in volta e con l'onere della prova contraria da parte del contribuente.
Per il resto i cittadini sono liberi di scegliere le loro spese sapendo che nel nostro ordinamento, come in altri come la Francia, la spesa può essere assunta, secondo la comune esperienza, a presunzione di reddito. Quindi la revisione, già  da noi richiesta subito dopo la riforma del 1973, doveva consistere passando dalla previsione di spese arcaiche e folcloristiche come la riserva di caccia, a spese più moderne e più diffuse nel costume. In quest'ordine di idee due sono i profili giuridicamente più critici del redditometro: la doppia presunzione e l'alterazione del concetto di reddito che diventa quello di spesa presunta: il reddito calcolato col redditometro c'entra poco con quello reale.
Un risultato di dubbia costituzionalità  . La nostra Costituzione definisce l'imposta concorso alla spesa pubblica come dovere di solidarietà  (articoli 2 e 53). Fondato su tali principi il nostro sistema tributario richiede leggi accettabili e comprensibili dai cittadini, non solo secondo la logica giuridica ma secondo il senso comune.