RIFLESSIONI SUL FENOMENO DELL' EVASIONE FISCALE: DIMENSIONI, CONTRASTO, RISULTATI, PROSPETTIVE DI EVOLUZIONE DI UN FENOMENO DIVENUTO INTOLLERABILE - di Carlo Germi
RIFLESSIONI SUL FENOMENO DELL' EVASIONE FISCALE: DIMENSIONI, CONTRASTO, RISULTATI, PROSPETTIVE DI EVOLUZIONE DI UN FENOMENO DIVENUTO INTOLLERABILE - di Carlo Germi
Nelle Scienze delle Finanze il termine evasione fiscale indica tutti quei metodi volti a ridurre o eliminare il prelievo fiscale da parte delloStato sul cittadino contribuente attraverso la violazione di specifiche norme fiscali da parte di quest'ultimo.
Più frequentemente avviene attraverso operazioni di vendita o prestazioni di servizi al cittadino effettuate senza emissione di fattura, ricevuta o scontrino fiscale (le cosiddette vendite "in nero") oppure attraverso false dichiarazioni dei redditi con conseguente mancata o errata dichiarazione fiscale e successivo mancato o inferiore versamento dell' imposta realmente dovuta.
Costituisce di fatto un evento deleterio all'interno della politica fiscale attuata dal governo che contribuisce a far perdere allo Stato una parte non trascurabile delle entrate a esso dovute (gettito fiscale) e necessarie per coprire la spesa pubblica alimentando così l'eventualedeficit nel bilancio dello Stato e il conseguente debito pubblico.
Per fornire una misura quantitativa sull'entità  del fenomeno dell'evasione fiscale, sia a livello individuale sia a livello collettivo, oltre a fornire direttamente il totale dei fondi evasi si può definire e calcolare l'indice o tasso di evasione come il rapporto tra fondi evasi e totale dei fondi dovuti allo Stato a titolo di tassazione. Altro indice macroeconomico è il rapporto tra fondi totali evasi e il PIL.
Esiste anche una variante molto più grave dell'evasione, la frode fiscale, che avviene con sofisticati meccanismi che creano un'apparenza di regolarità  , al di sotto della quale si cela però l'evasione, rendendo così più difficoltosa l'opera di accertamento dell'amministrazione finanziaria. Tipico strumento di frode fiscale è l'inserimento in contabilità  di fatture di acquisto false per ridurre l'imponibile fiscale. I redditi da evasione, frode fiscale rientrano nella cosiddetta economia sommersa.
L'evasione fiscale è punita con sanzioni pecuniarie e oltre una certa soglia di sottrazione di imponibile anche penalmente. La frode fiscale è invece punita molto più severamente della semplice evasione e sempre anche con sanzioni penali dato il suo livello di estrema pericolosità  tale da poter compromettere gravemente l'efficienza dell'attività  di accertamento tributario.
In Italia la "frode fiscale" direttamente collegata al reato di Falso in Bilancio è stata di fatto depenalizzata tramite esclusioni, eccezioni e introduzione di franchige con una serie di provvedimenti, ultimo dei quali il D.Lgs. 27 gennaio 2010, n. 39.
Basta un raffronto, per capire la gravità  della situazione, che mette a rischio la tenuta dello Stato, più che del Bilancio. Nel 1981 l’evasione fiscale in Italia ammontava a circa 28 mila miliardi di vecchie lire. Una cifra equivalente al 7-8% del Prodotto interno lordo. Trent’anni dopo, secondo il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, questa quota è salita fra il 16,3% e il 17,5% del Pil. Per un totale che oscilla fra i 255 e i 275 miliardi di imponibile sottratto all’erario. Praticamente il doppio, in percentuale e il quintuplo, in cifra assoluta, dal momento che i 28 mila miliardi certificati dall’allora ministro delle Finanze, Franco Treviglio, corrispondono a 54 miliardi di euro attuali.
Nel contesto descritto non è necessario essere cultori di Scienze delle Finanze o esperti di Diritto Tributario per capire che esiste un problema di struttura.
L' attuale sistema tributario italiano, introdotto nel 1973, necessita di una profonda riforma che tenga conto di due aspetti fondamentali:
da una parte la non più tollerabile misura dell' evasione fiscale, dall' altra la propensione ad evadere del “cittadino italiano”.
Il sistema che dovrà  essere elaborato dovrà  avere una maggiore incidenza rispetto all' attuale sui consumi piuttosto che sui redditi, dovrà  essere basato su poche imposte principali, sui beni posseduti e sui cosumi più diffusi, con poche eccezioni relative ai beni di prima necessità  , su tariffe trasparenti riferite alle singole prestazioni fornite ai cittadini. Dovrà  essere introdotto il principio del contrasto di interessi consentendo al consumatore, portatore di qualsiasi tipo di reddito, di detrarre dal proprio complessivo ogni singolo acquisto o prestazione ricevuta, certamente in percentuale a secondo del tipo di bene acquistato o di prestazione ricevuta. Allorquando il sistema sarà  a regime, quando cioè, l' evasione sarà  riportata ad un livello fisiologico, potrà  essere adeguato il tutto al criterio principe di ogni sistema tributario: il principio della progressività  . Non che non si debba considerare sin dalla prima applicazione, soltanto non nella misura che deve caratterizzare un sistema funzionanante. Sì perchè il criterio della progressività  in un sistema patologicamente caraterizzato da una fortissima evasione non fa altro che premiare i furbi incentivando da un lato l' evasione e dall' altro spingendo l' aumento esponenziale della tassazione che continuerà  a colpire i “soliti noti”.
Contemporaneamente alla riforma fiscale dovrà  essere avviato un programma di educazione della società  alla cittadinanza responsabile e consapevole secondo il principio che chi evade non è un “furbo” bensì un “ladro” che in pratica danneggia tutti. Tale “rieducazione”,che non potrà  che avere tempi lunghi, dovrà  essere indirizzata soprattutto ai ragazzi delle scuole ed ai giovani che stanno per essere avviati ai vari lavori ed alle diverse professioni.
Attualmente in Italia al sistema di controllo e contrasto all' evasione, viene affidato un compito che, a dir poco, può essere definito improbo. Come può un dispositivo che è collocato alla fine del ciclo dell' imposizione recuperare una così alta percentuale di evasione?, si tratta di una chiara visione del concetto “si chiude il recinto quando i buoi sono già  usciti”.
Il controllo sarà  efficiente e positivo e soprattutto credibile se dovrà  e sarà  in grado di occuparsi di quella percentuale di evasione che ogni sistema considera tollerabile e fisiologica: un due-tre per cento.
In questi giorni, grazie anche alla campagna elettorale, varie fonti, più o meno ufficiali, hanno sciorinato i risultati conseguiti dagli Organi preposti al contrasto all' evasione fiscale in Italia.
Purtroppo questi dati non tengono conto di un fattore che risulta determinante ai fini del risultato.
Si tratta di un elemento sempre nascosto, mai evidenziato, più volte cercato ma mai divulgato con l' enfasi almeno pari a quella che caratterizza i risultati accertati annualmente. Quanto della massa accertata diventa introito definitivo per lo Stato? La risposta è veramente sconcertante, tale da far dire che la lotta all'evasione fiscale non decolla. A dirlo, cifre alla mano, è la Cgia di Mestre, per la quale solo il 10,9% delle somme accertate è risultato effettivamente riscosso negli ultimi sei anni.
A fronte di un'evasione accertata da parte del Fisco italiano pari a 19,3 miliardi di euro, l'Erario al termine delle procedure ha incassato solo 2,1 mld nel periodo dal '98 al 2003. "Alla luce di questi dati e' difficile pensare - osserva il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - che grazie alla lotta all'evasione, seppur intensificata, aumenteranno le entrate fiscali cosi' come previsto nei vari Dpef".
L'attivita' di recupero ha portato i migliori risultati nel 1998, quando la quota delle somme riscosse sull'accertato fu del 16,3%. Il dato più modesto, sempre stando alle elaborazioni della Cgia di Mestre, si è registrato nel 2003 con il 7,5%, quale conseguenza dei vari condoni fiscali.
Questi risultati sono in massima parte da attribuire al Contenzioso che caratterizza gli accertamenti effettuati. Nel 2011 sono state 86.312 le cause davanti alla Commissione tributaria di primo grado nelle quali ha avuto completamente ragione il contribuente, in altri 25.154 le contestazioni mosse sono state riconosciute parzialmente illegittime. In secondo grado 24.715 contestazioni completamente a favore del contribuente e 4.840 parzialmente illegittime.
Difficile risulta avere i dati delle definizioni che avvengono prima dell' avvio dei gradi di contenzioso attraverso l' istituto del “contradditorio” che avviene tra contribuente ed Agenzia delle Entrate. Esistono i dati relativi al 2010, 59.898 totalmente illegittimi e 82.742 parzilamente illegittimi. Si tratta in temini assoluti, di 170.000 contribuenti, tacciati di evasione e risultati poi onesti, costretti a difendersi con costi spesso non indifferenti e per iquali quasi sempre non viene riconosciuto il diritto al rimborso spese sostenute nei vari giudizi.
Diversa è la situazione dei funzionari che effettuano le verifiche fiscali e i relativi accertamenti che vengono “valutati” sulla base di quanto accertato e non di quanto effettivamente viene recuperato all' erario.
Al cospetto di uno scenario simile non si può che essere d' accordo con coloro che auspicano una completa rivisitazione dell' intero sistema tributario del Paese, rivisitazione sempre annunciata in momenti di difficoltà  da tutti i responsabili dei Governi che si sono succeduti negli ultimi decenni ed inserita nei programmi dei principali partiti nelle diverse campagne elettorali, ma mai attuata.
Auspichiamo che la situazione economica che si è determinata in questi ultimi anni e la misura intollerabile raggiunta dall' evasione fiscale inducano il prossimo Governo a varare, finalmente una moderna ed efficace riforma tributaria.
CARLO GERMI