SCATTA TIMER,DA AMMORTIZZATORI A DEF LE PRIME EMERGENZE. NIENTE GOVERNO MA BRUXELLES ASPETTA RIFORME; NODO FISCO
lunedì 18 marzo 2013
SCATTA TIMER,DA AMMORTIZZATORI A DEF LE PRIME EMERGENZE
NIENTE GOVERNO MA BRUXELLES ASPETTA RIFORME; NODO FISCO
(di Francesco Carbone)
(ANSA) - ROMA, 16 MAR - Le incertezze politiche che hanno
tenuto inchiodato il Parlamento nell'elezione dei presidenti di
Camera e Senato e che ancora tengono in sospeso la nomina di un
esecutivo, rischiano di pesare come un macigno sulla cosiddetta
'economia reale' e di ritardare di non poco il mantenimento
degli impegni presi in Europa. A partire dalla predisposizione e
trasmissione a Bruxelles del piano nazionale delle riforme
(atteso da Bruxelles entro aprile) e del Documento di Economia e
Finanza. Il Def nel quale il Governo in primavera (entro giugno)
aggiorna le stime macro (la crescita del Pil 2013 e' ancora
ferma nelle stime ufficiali allo 0,2% con un calo ormai scontato
piu' prossimo al 2%) e traccia la rotta anche in termini di
riforme da adottare.
Ma se l'Europa potra' essere piu' tollerante sulle scadenze
la stessa tolleranza non potra' certo essere chiesta a chi
perdera' il lavoro se non trovera' adeguati ''ammortizzatori''
sui quali poter contare. Il precedente governo ha infatti
rifinanziato il fondo per gli ammortizzatori ma solo fino a
giugno. Il che vuol dire che la seconda meta' dell'anno e'
scoperta. E date le lungaggini parlamentari, anche nel caso in
cui un futuribile esecutivo dovesse intestarsi il tema, i tempi
sono decisamente strettissimi. Non a caso i sindacati da mesi
battono sull'argomento. Ultima in ordine di tempo e' la Uil
che parlando della cassa integrazione in deroga spiega: ''gia'
da questi primi mesi dell'anno, in molte regioni si segnala il
rischio che i 520 milioni assegnati vadano rapidamente ad
esaurimento tenendo conto, soprattutto, che con questo trend e'
prevedibile una spesa, per quest'anno, di oltre 1.5 miliardi.
In mancanza di segnali concreti e duraturi di ripresa non e'
neanche ipotizzabile che non siano garantite le risorse
necessarie''. Se non bastasse la carenza di risorse per capire
quanto il tempo stringa si puo' anche fare la spunta delle crisi
aziendali che via via esplodono: dalle singole aziende a interi
settori (vedi l'allarme lanciato oggi dall'edilizia) oppure il
caso Bridgestone.
Ma le 'bombe ad orologeria' innescate sono anche di natura
fiscale. Dopo i molti progetti ascoltati in campagna elettorale
c'e' infatti da capire come e se si evitera' il gia'
programmato, ulteriore, aumento dell'Iva che darebbe un
ulteriore colpo (forse quello mortale) ai consumi gia' ridotti
al lumicino. Se scattera' l'aumento dell'imposta ordinaria sara'
dal 21% al 22% dal prossimo primo luglio e interessera' prodotti
di larghissimo consumo come l'acqua minerale, la birra e il
vino. E bisognerebbe capire anche chi e come intende intervenire
sull'Imu entro i termini dell'acconto, cioe' entro giugno, dopo
che e' sfumata nelle urne l'offerta di restituzione avanzata dal
leader del Pdl. E anche su Equitalia, dopo le varie discussioni
preelettorali, non si capisce quale sara' la direzione mentre da
una parte la promessa e' di maggior attenzione e dall'altra si
stringono, per legge, le maglie del redditometro e dei
controlli. Resta poi sul tavolo di un eventuale esecutivo il
problema del maxi-debito dello Stato verso le aziende
fornitrici: una montagna da 70 miliardi dei quali solo 3 milioni
sarebbero stati certificati e restituiti. Proprio su questo il
ministro dello Sviluppo Corrado Passera interviene: ''faremo il
possibile anche in questa coda di legislatura, per accelerare le
procedure di pagamento. Ma anzitutto auguriamoci che si esca
velocemente dalla situazione di stallo nella quale ci troviamo.
Il Parlamento ha il dovere di dare al Paese un governo, di
eliminare quest'enorme incertezza che oggi grava sull'Italia''.
Intanto, in attesa che i mercati si accorgano bene della
situazione della Penisola, lo spread ricomincia a salire, le
aste non vanno benissimo e il debito pubblico continua a
macinare record (ormai viaggia a 2.022,7 miliardi). La speranza
e' quella di ricontrattare in Europa i tempi e i modi del
rientro dei conti. Ma il vertice di ieri non sembra aver dato
nessun frutto per il nostro paese. Ne' si capisce chi dovrebbe
essere a ricontrattare.(ANSA).